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Incidenza delle infezioni da HIV per 100,000 residenti (per regione di residenza)

E IL BENESSERE PER TUTTI

SDG 3.3.1 Incidenza delle infezioni da HIV per 100,000 residenti (per regione di residenza)

A livello globale, l’incidenza dell’HIV si è dimezzata rispetto al 2000, scendendo a 0,26 nuovi casi per 1000 persone non infette nel 2016 (erano 0,51 nuovi casi nel 2000).

Nonostante il calo del 67% rispetto al 2000, l’Africa sub-sahariana rimane la zona più pe-santemente colpita dall’HIV, con un’incidenza di 1,28 nuovi casi per 1000 persone non infette nel 2016 (Figura 3.3), che sale a 2,58 nuovi casi tra le donne in età riproduttiva della stessa zona.

La diffusione della terapia antiretrovirale (ART) è stata il principale fattore di diminuzione dei decessi per HIV, che hanno subito un calo del 48% rispetto al picco di 1,9 milioni di decessi nel 2005. Tuttavia, alla fine del 2016, l’ART aveva raggiunto solo il 53% delle per-sone che vivono con l’HIV, e, per raggiungere l’obiettivo di porre fine all’epidemia di Aids entro il 2030, è ancora necessario, insieme agli interventi di prevenzione, diagnosi e cura, un incremento della copertura del trattamento.

Per il monitoraggio degli SDGs a livello europeo, Eurostat considera un unico indicatore per le malattie trasmissibili: il tasso standardizzato di mortalità per tubercolosi, HIV e epatite. Anche questo indicatore mostra un calo costante: in particolare, tra il 2002 e il 2015 i de-cessi per queste malattie scendono da 4,8 a 2,9 per 100.000 persone (Figura 3.4).

L’Italia, con un tasso pari a 5,5 decessi per queste cause ogni 100.000 persone, si colloca al di sopra della media europea. Tassi più alti si rilevano in Portogallo, Romania, Lituania e

3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Nord Centro Mezzogiorno Italia

Figura 3.2 - Probabilità di morte sotto i 5 anni, per ripartizione geografica - 2010-2017 (per 1000 nati vivi)

Lettonia. Olanda, Slovenia. Danimarca e Slovacchia presentano i tassi più contenuti, infe-riori a 1 decesso ogni 100.000 abitanti. Anche la variazione percentuale del tasso, rispetto al 2006, mostra in Italia un decremento più contenuto, con una diminuzione dell’11% ri-spetto al decremento medio europeo del 27,5%.

I dati italiani mostrano come l’incidenza delle infezioni da HIV sia scesa da 7 nuovi casi ogni 100.000 residenti nel 2012 a 5,7 nel 2017, in linea con l’incidenza media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (5,8 nuovi casi per 100.000)3. L’andamento, tuttavia, è

presso-3 Il Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stato istituito con il Decreto del Ministero della Salute del 31 marzo 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 175 del 28 luglio 2008). A partire dal 2012, tutte le regioni italiane hanno attivato un Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, raggiungendo così una copertura del Sistema di sorveglianza del 100%. Per ulteriori informazioni, si veda il Supplemento del Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità. Volume 31 - Numero 9 - Supplemento 1 (2018).

-1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 -100 -50 0 50 100 150 Africa

Sub-sahariana Oceania Europa Mondo America Latina e Caraibi AmericaNord Asia Orientalee Sud-orientale

Asia Centrale e Meridionale

Australia e

Nuova ZelandaSettentrionaleAfrica e Asia Occidentale

Variazione 2000-2016 2016

Figura 3.3 - Incidenza delle infezioni da HIV per area geografica - Anno 2016 (asse dx) e variazione percentuale 2000-2016 (asse sx) (per 100.000 residenti)

Fonte: UN global database

1 2 3 4 5 6 7 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Italia Ue28 Spagna Germania Francia

Figura 3.4 - Tasso standardizzato di mortalità per tubercolosi, HIV e epatite in alcuni paesi europei - Anni 2006-2015

(per 100.000 residenti)

ché stabile dopo il 2015. Nel 2017, le incidenze più alte sono state registrate nel Centro e nel Nord-ovest (Lazio, Liguria e Toscana soprattutto). Al Nord-ovest si osserva la più rapida di-minuzione rispetto al 2012 (Figura 3.5). In linea con l’Europa, i valori tra i maschi (8,9 nuovi casi per 100.000) sono superiori rispetto a quelli rilevati fra le femmine (2,6 nuovi casi).

SDG 3.4.1 - Tasso di mortalità attribuita a malattie cardiovascolari, cancro, diabete o malattie

respiratorie croniche

La maggior parte dei decessi è, ai nostri giorni, causata da malattie non trasmissibili. In particolare, nel 2016, circa 32 milioni di persone in tutto il mondo sono morte a causa delle principali malattie non trasmissibili: malattie cardiovascolari, tumori maligni, malattie re-spiratorie croniche e diabete mellito. Il rischio di morte per una di queste cause tra 30 e 70 anni è ancora in calo ed era pari a 18,3% nel 2016 (21,6 tra i maschi e 15 tra le femmine), con una diminuzione del 18% rispetto al 2000.

I progressi più rapidi negli ultimi anni si registrano in Europa, in Australia e Nuova Zelanda, dove la percentuale è scesa di circa il 30% tra il 2000 e il 2016; la stessa variazione percen-tuale si rileva anche in Italia.

In Italia, l’indicatore utilizzato per monitorare questo target è il tasso standardizzato di mor-talità tra 30-69 anni per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche. Tra il 2004 e il 2016, la mortalità per queste cause è diminuita, soprat-tutto tra i maschi, che tuttavia ancora presentano tassi del 70% più alti rispetto alle femmine. Nel 2016, il tasso è sceso a 284,4 decessi per 100 mila residenti tra i maschi (era 386,7 per 100 mila nel 2004), e a 166,5 decessi per 100 mila tra le femmine (era 201,4 nel 2004) (Figu-ra 3.6). L’obiettivo proposto per il 2030 in Italia ((Figu-raggiungimento di un tasso standardizzato pari a 258 decessi per 100 mila per i maschi e a 134 per le femmine) sembra raggiungibile, nell’ipotesi che si mantengano i tassi di decremento medi osservati tra il 2004 e il 2016. In particolare, tra il 2015 e il 2016 è ripresa la diminuzione del tasso di mortalità per queste

2 3 4 5 6 7 8 9 10 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole

Figura 3.5 - Incidenza delle infezioni da HIV in Italia per ripartizione geografica - Anni 2012-2017

(per 100.000 residenti)

cause (variazione percentuale -3,8% tra il 2015 e il 2016, rispetto alla sostanziale stabilità ri-levata nel 2015). Dal punto di vista territoriale, il tasso più elevato si registra nel Mezzogiorno (246 decessi per 100 mila rispetto a 208,3 decessi nel Nord e 219,7 nel Centro), che è anche la ripartizione geografica in cui il calo dal 2004 è più lento (Figura 3.7).

284,4 166,5 208,3 219,7 246,0 223,3 0 50 100 150 200 250 300

Maschi Femmine Nord Centro Mezzogiorno Italia

Figura 3.6 - Tasso standardizzato di mortalità per le maggiori cause di morte tra 30-69 anni in Italia per genere e per ripartizione geografica - Anno 2016 (per 100 mila abitanti)

Fonte:Istat, Indagine sui decessi e cause di morte

200 220 240 260 280 300 320

Nord Centro Mezzogiorno Italia

Figura 3.7 - Tasso standardizzato di mortalità per le maggiori cause di morte tra 30-69 anni in Italia per ripartizione geografica - Anni 2004 - 2016 (per 100 mila abitanti)

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