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Tasso di disoccupazione, per sesso ed età (Indicatori di contesto nazionale)

ECONOMICA DURATURA, INCLUSIVA E SOSTENIBILE, UN’OCCUPAZIONE PIENA E

SDG 8.5.2 Tasso di disoccupazione, per sesso ed età (Indicatori di contesto nazionale)

A completare il quadro del mercato del lavoro in Italia sono stati selezionati altri indicatori di contesto nazionale. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro4, andando oltre la rigida distinzione tra disoccupati e inattivi, appare particolarmente utile per rappresentare in chiave strutturale la realtà del mercato del lavoro italiano. L’indicatore, più esteso rispetto al tasso di disoccupazione, tiene conto anche di quella parte di popolazione inattiva che è potenzialmente disponibile a lavorare (forze di lavoro potenziali), un aggregato che assu-me una rilevanza particolare in Italia, dove esiste una estesa area di inattività determinata da diffusi fenomeni di “scoraggiamento” e comportamenti meno dinamici e più attendisti degli esiti di passate azioni di ricerca del lavoro, soprattutto per alcuni segmenti di popo-lazione e in talune aree geografiche. Nel 2018, il tasso di mancata partecipazione al lavoro,

4 Rapporto percentuale tra la somma di disoccupati e inattivi “disponibili” (persone che non hanno cercato lavoro nelle ultime 4 settimane ma sono disponibili a lavorare), e la somma di forze lavoro (occupati e disoccupati) e forze di lavoro potenziali disponibili a lavorare.

0,2

0,4

2,1

-0,2 Agricoltura, silvicoltura

e pesca (A) Industria in senso stretto (B-E) Costruzioni (F) Servizi (G-U)

Figura 8.11 - Tasso di crescita annuo del valore aggiunto in volume per occupato, per settore di attività. Anno 2018

(valori concatenati)

pari al 19,7%, in leggero calo rispetto allo scorso anno (-0,8), presenta comunque valori quasi doppi rispetto al tasso di disoccupazione, con differenziali più consistenti, rispetto al tasso di disoccupazione, a livello sia internazionale, sia di genere. Nel 2017, il differenziale italiano del tasso di mancata partecipazione rispetto alla media dell’Ue a 28 è pari a +9,2 punti percentuali, più che doppio rispetto allo scostamento in termini di tasso di disoccu-pazione. Il gap tra uomini e donne ammonta a 7 punti (dato 2018), con quasi 1 donna su 4 (23,6%) che ricade nella categoria dei disoccupati e degli inattivi che vogliono lavorare, contro il 16,6% per gli uomini.

Il tasso di occupazione5 costituisce un indicatore di contesto nazionale che, quantificando la partecipazione al lavoro, misura quanta parte della popolazione in età attiva contribuisce a produrre reddito. La classe di età 20-64 anni, oltre a risultare più adatta a descrivere la situazione italiana, considerata l’elevata partecipazione giovanile al sistema di istruzione nella fascia 15-19 anni, rappresenta il riferimento dell’obiettivo occupazione della Strategia Europa 20206.

La ripresa economica degli ultimi anni ha avuto ripercussioni positive sull’occupazione, segnando, sia per l’Unione, sia per l’Italia una crescita che ha portato al recupero dei livelli pre-crisi, per l’Ue sin dal 2016, per il nostro paese solo nell’ultimo anno (Figura 8.12). Dopo la fase di decrescita compresa tra il 2009 e il 2013, quando il tasso di occupazione italiano ha perso oltre 3 punti percentuali (quasi -2 punti per l’Ue), l’indicatore è tornato a crescere fino ad attestarsi, nel 2017, a 62,3% per l’Italia e 72,2% per l’Ue. Nel 2017, lo scarto tra il tasso di occupazione italiano e quello medio europeo è dunque pari a 10 punti percentuali a svantaggio del nostro paese, più ampio per la componente femminile (14%) e inferiore per quella maschile (6%). L’Italia si colloca al penultimo posto della graduatoria del tasso di occupazione, seguita solo dalla Grecia.

5 Rapporto percentuale tra gli occupati in una determinata classe d’età e la popolazione totale di quella stessa classe d’età. 6 L’innalzamento al 75% del tasso di occupazione dei 20-64enni rappresenta, come noto, uno dei cinque obiettivi macro

della Strategia 2020 (COM(2010) 2020 definitivo), tradotto, a livello nazionale italiano, in un obiettivo pari al 67%. 67,3 67,9 68,9 69,8 70,3 69,0 68,6 68,6 68,4 68,4 69,2 70,1 71,1 72,272,2 61,4 61,4 61,4 61,4 62,4 62,7 62,9 61,6 61,061,0 61,061,0 60,9 59,7 59,9 60,5 61,6 62,3 63,0 75,0 67,0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Ue28 Italia Target Ue28 Target - Italia

Figura 8.12 - Tasso di occupazione dell’Ue e dell’Italia. Anni 2004 - 2018

Il tasso di occupazione italiano continua a crescere anche nel 2018 (+0,7), raggiungendo la quota di 63 occupati per 100 20-64enni, un valore record rispetto all’intero arco temporale considerato, ma ancora inferiore di 4 punti percentuali al target 2020. Nonostante la ripre-sa degli ultimi anni, le asimmetrie strutturali del mercato del lavoro italiano, in taluni casi rafforzate durante la fase economica negativa, si evidenziano anche rispetto all’andamento dell’occupazione per genere, età e a livello territoriale. Il gap occupazionale di genere si è andato lievemente assottigliando nel corso del tempo; nondimeno, nel 2018, la distanza tra percentuale di occupati maschile (53,1%) e femminile (72,9%) è ancora pari a 20 punti percentuali. I divari generazionali e territoriali si sono invece acuiti nel tempo, rendendo sempre più ampia la distanza dal livello medio dei tassi di occupazione giovanili e della ri-partizione meridionale. Nel 2018, il Mezzogiorno presenta una percentuale di occupati sulla popolazione 20-64enne inferiore al 50%, laddove il Nord-Est (73%) ha raggiunto il livello medio europeo. Le regioni più penalizzate sono Sicilia (44%), Campania (45%), Calabria (46%) e Puglia (49%); la quota di occupati sfiora l’80% nella provincia di Bolzano e risulta comunque molto alta in Emilia-Romagna e nella provincia di Trento (74%) (Figura 8.13).

Nell’ultimo decennio, nel nostro paese, si è assistito a una ricomposizione dell’occupazio-ne alla luce delle trasformazioni socio-demografiche legate alla dinamica migratoria e al progressivo invecchiamento della popolazione, nonché dei mutamenti della struttura pro-duttiva del nostro paese, legati anche alle fasi del ciclo economico. L’occupazione dipen-dente è aumentata considerevolmente rispetto al lavoro autonomo, che ha invece subito un drastico ridimensionamento, specie nella componente a tempo determinato (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, “Il mercato del lavoro 2018”). E’ cresciuto il lavoro part-time – per lo più involontario - sia a seguito dell’indebolimento della domanda di lavoro, sia per la contrazione subita da settori in cui prevale l’occupazione a tempo pieno, quali l’industria in senso stretto e le costruzioni e, al contrario, al maggior peso assunto da taluni settori del terziario. Benché sia aumentato il peso delle professioni a bassa qualifica, tra gli occupati è aumentata l’incidenza gli individui con titolo di studio elevato, grazie al turn over generazionale in favore di leve sempre più istruite e che

sem-44,1 45,3 45,6 49,4 53,3 56,1

56,1 57,457,4 62,2 65,3 67,3 67,7 69,4

70,7 71,0 71,3 71,5 72,6 72,9 73,6 74,4 76,3 79,0 Italia

Figura 8.13 - Tasso di occupazione per regione. Anno 2018

pre più spesso incorrono nel rischio di mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il peso della componente più anziana dell’occupazione si è accresciuto a detrimento di quella più giovane, non solo per effetto dell’aumento dell’età pensionabile, ma anche per le accre-sciute difficoltà di inserimento occupazionale e, al contempo, per la maggiore permanenza nell’istruzione, delle nuove leve di popolazione. E’ aumentata proporzionalmente anche la presenza delle donne, più concentrate nel terziario, e diminuita quella degli uomini, anche a causa del ridimensionamento subito dall’industria e dalle costruzioni. Sono cresciute, infine, sia l’incidenza complessiva dei lavoratori stranieri, sia la loro concentrazione nei comparti produttivi (servizi alle famiglie, agricoltura, alberghi e ristorazione) e nelle profes-sioni (a bassa qualificazione) in cui già erano più elevate.

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