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Tassi di frequenza di infortuni mortali e non mortali, per sesso

ECONOMICA DURATURA, INCLUSIVA E SOSTENIBILE, UN’OCCUPAZIONE PIENA E

SDG 8.8.1 Tassi di frequenza di infortuni mortali e non mortali, per sesso

L’indicatore che misura il numero di infortuni mortali e con inabilità permanente corrispon-de all’obiettivo di protezione corrispon-dei diritti corrispon-dei lavoratori e, in particolare, di promozione corrispon-della sicurezza nei luoghi di lavoro, in vista, sia dell’adozione di nuove misure preventive rispetto alle aree di rischio identificate, sia della valutazione delle misure in atto.

In Italia, il numero di infortuni mortali e inabilità permanenti per 10.000 occupati mostra un andamento decrescente a partire dal 2010, passando da 15,4 a 11,6 nel 2016, con una variazione percentuale del 25% (Figura 8.14). Nello stesso periodo, il decremento relativo dell’indicatore è stato superiore per le ripartizioni settentrionali e centrali, che hanno re-gistrato variazioni pari a -26,6% e -26,1%, che non per quella meridionale (-19,3%). Nel 2016, il tasso di infortuni è più alto nel Mezzogiorno con 13,8 infortuni mortali e inabilità permanenti ogni 10.000 occupati, e comunque superiore alla media nel Centro 12,2, e inferiore nel Nord (10,2). A livello regionale, le situazioni di maggiore criticità rispetto alle condizioni di sicurezza si riscontrano in Basilicata (24) e Calabria (19), mentre Lombardia, Lazio e Piemonte risultano le regioni più sicure d’Italia. Anche in questo caso, tuttavia,

15,4 15,3 15,4 14,3 13,4 13,3 12,7 12,1 11,6 15,4 15,3 15,4 14,3 13,4 13,3 12,7 12,1 11,6 0 5 10 15 20 25 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia Nord Centro Mezzogiorno Maschi Femmine

Figura 8.14 - Tasso di infortuni mortali e inabilità permanente, per sesso e ripartizione. Anni 2008-2016 (per 10.000 occupati)

occorre tenere presente l’effetto di diverse specializzazioni produttive delle regioni italiane. Gli elevati differenziali di genere tendono a ridursi nel corso del tempo, nondimeno ancora nel 2016 il valore registrato dagli uomini risulta più che doppio rispetto a quello femminile (15,5 vs. 6,2). Lo scarto dipende anche dalle più rischiose condizioni di lavoro in settori dove la componente maschile prevale sulla femminile, quali, ad esempio, le costruzioni o l’agricoltura.

SDG 8.10.1 - Numero di sportelli bancari commerciali per 100.000 adulti e sportelli automatici

(ATM) per 100.000 adulti

Il target 8.10 dell’Agenda 2030 mira a “rafforzare la capacità delle istituzioni finanziarie nazionali per incoraggiare e ampliare l’accesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti”. La diffusione dei servizi finanziari formali sul territorio risulta essenziale per con-sentire alla popolazione di accedere a prestazioni quali risparmio, assicurazioni, pagamenti, credito, rimesse, con benefici sulla qualità della vita e il benessere. Le banche restano una delle istituzioni chiave per l’accesso ai servizi finanziari formali: indicatori relativi alla disponibilità, rispetto ai potenziali fruitori, di filiali e altri punti di accesso, quali gli sportelli automatici (ATM, Automated Teller Machine), sono quindi rilevanti in vista del monitorag-gio dell’obiettivo di sostegno delle istituzioni finanziarie.

Nel 2017, in Italia risultano operanti 538 banche (che coprono 5.526 comuni), 27.358 sportelli operativi e 41.284 ATM. Negli ultimi anni, la rete dei servizi bancari sul territorio ha subito una netta e repentina contrazione (Figura 8.15). Tra il 2012 e il 2017, il numero di banche è passato da 1,2 ogni 100.000 abitanti a 0,9, con una perdita pari al 25%. Gli spor-telli operativi sono scesi da 55,4 a 45,2 (-18,4%), il numero di ATM da 73,9 a 68,1 (-7,1%). Si tratta dell’effetto di molteplici fattori, in parte legati alle ripercussioni della crisi finanziaria globale sul sistema bancario nazionale: l’aumento esponenziale del credito problematico dovuto alla chiusura delle imprese e alle difficoltà delle famiglie nel pagamento delle rate mutui e prestiti; la fusione e incorporazione delle banche piccole fuori dai parametri di

Basi-1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 1,2 1,1 1,1 1,1 1,0 0,9 73,9 71,9 67,5 71,3 69,3 68,1 55,4 53,2 50,6 49,8 47,8 45,2 0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 0 10 20 30 40 50 60 70 80 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Numero di banche Numero di ATM Numero di sportelli operativi

Figura 8.15 - Numero di banche, sportelli operativi e di ATM. Anni 2012-2017 (per 100.000 abitanti)

lea nelle grandi; il crescente ricorso da parte degli utenti a procedure online per la gestione di molte operazioni bancarie.

I differenziali territoriali sono marcati: il numero di sportelli operativi e di ATM per 100.00 abitanti è particolarmente basso nel Mezzogiorno (rispettivamente 28,4 e 44,5), dove gli in-dicatori raggiungono valori pari alla metà di quelli registrati nella ripartizione nord-orientale (61,6 e 86,1) (Figura 8.16). Nel confronto regionale, appaiono più critiche le condizioni di Calabria, Campania e Sicilia e più favorevoli quelle del Trentino-Alto Adige, in particolar modo la provincia di Trento, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia.

In sintesi

Nel 2018 segni di ripresa del PIL pro capite, ma resta ancora ferma la produttività del lavoro.

Il tasso di crescita annuo del PIL reale pro capite mostra un miglioramento negli ultimi tre anni (+1,0% nel 2018). Sostanzialmente stazionario, invece, il valore aggiunto per occupato.

Consumo di materia in netto calo rispetto a quindici anni fa.

Il consumo di materia interno pro capite, cosi come per unità di PIL, si è quasi dimezzato nel corso degli ultimi quindici anni, attestandosi nel 2017, sulle 8,16 tonnellate per abitante e 0,31 tonnellate per migliaio di euro.

Continua la continua la crescita dell’occupazione, ma con differenziali di genere e per età.

Il tasso di occupazione continua a crescere anche nel 2018 (63%; +0,7 rispetto al 2017), recuperando, per il primo anno, i livelli pre-crisi. I differenziali rispetto alla media Ue, di genere e per età sono però ancora rilevanti.

Il tasso di disoccupazione continua a calare, ma ancora nel 2018 è più elevato rispetto ai livelli pre-crisi. 53,0 61,6 47,6 28,4 79,9 86,1 75,8 44,5

Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno

Numero di sportelli operativi Numero di ATM

Figura 8.16 - Numero di sportelli operativi e di ATM, per ripartizione. Anno 2017 (per 100.000 abitanti)

Nel 2018, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,6% (-0,6 punti rispetto al 2017; +3,9 rispetto al 2008). Tuttavia, il divario tra tasso di disoccupazione italiano ed europeo è pari a +3,6 punti percentuali e l’Italia si colloca al terzo posto della graduatoria europea per livello del tasso di disoccupazione.

In Italia, la mancata partecipazione al lavoro è quasi doppia rispetto all’Europa, con differenziali superiori rispetto al tasso di disoccupazione.

In crescita rispetto al 2004 la quota di giovani senza occupazione pur non essendo inse-riti in un percorso di istruzione o formazione (NEET).

Sebbene in calo a partire dal 2015, la quota di NEET tra 25-29enni, nel 2018, raggiunge il più elevato valore nell’Ue (30,9%).

Nell’ultimo anno, in calo la spesa pubblica per occupazione e protezione sociale dei disoccupati

Nonostante la crescita rispetto al 2010, la quota della spesa pubblica per misure occupazio-nali e per la protezione sociale dei disoccupati diminuisce, nel 2017, sia rispetto alla spesa pubblica sia rispetto al PIL.

R i f .

SDG Indicatori lungo termine medio termineVARIAZIONI breve termine

2007-2017 2007-2012 2012-2017 2016-2017

8.4.2

Consumo materiale interno pro capite Consumo materiale interno per unità di PIL 8.5.2

Tasso di disoccupazione a b c d

Tasso di mancata partecipazione al lavoro a b c d

Tasso di occupazione (20-64) a b c d

8.6.1

Giovani che non lavorano e non studiano (NEET)

(15-29 anni) a b c d

8.8.1

Tasso di infortuni mortali e inabilità permanente e f

8.10.1

Numero di sportelli operativi per 100.000 abitanti 8.b.1

Quota della spesa pubblica per misure occupazionali e protezione sociale dei disoccupati (sulla spesa pubblica)

LEGENDA NOTE

Netto miglioramento (a) Variazione 2008-2018 (b) Variazione 2008-2013 (c) Variazione 2013-2018 (d) Variazione 2017-2018 (e) Variazione 2011-2016 (f) Variazione 2015-2016 Lieve miglioramento Stabilità Lieve peggioramento Netto peggioramento

1

Il Goal 9 si focalizza su infrastruttura, innovazione e industrializzazione, volani essenziali dello sviluppo sostenibile. Si tratta di un obiettivo trasversale rispetto all’Agenda 2030 e propedeutico al raggiungimento di molti altri obiettivi di sostenibilità. Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture è necessario a sostenere nel tempo l’erogazione di quei servizi - sanità, istruzione, approvvigionamento energetico e idrico, sicurezza e giusti-zia, trasporti, gestione dei rifiuti, ecc. - che favoriscono la crescita economica e il migliora-mento del benessere sociale. Lo sviluppo di infrastrutture “di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti” deve garantire equità nell’accesso da parte di tutti i potenziali fruitori. La pro-mozione dell’industrializzazione e, più in generale, dell’attività produttiva - fonte primaria di occupazione e reddito e sostegno agli standard di vita – deve essere associata a obiettivi di inclusione e sostenibilità. L’industrializzazione inclusiva e sostenibile, in particolare, viene favorita dagli investimenti nell’ammodernamento delle infrastrutture, ma anche dalla ca-pacità tecnologica, innovativa e di ricerca dell’apparato produttivo. Al rafforzamento della funzione di ricerca e sviluppo (R&S) è specificatamente dedicato il target 9.5, costituendo il progresso scientifico e tecnologico un importante fattore di crescita economica e produt-tiva, di sviluppo sociale e di tutela ambientale. Ai paesi in via di sviluppo sono indirizzati target di promozione di ricerca, innovazione, infrastrutture e tecnologie, in particolare ICT (Information and Communications Technology), attraverso il sostegno economico e tecni-co dei paesi più sviluppati.

1 Goal 9 - Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation.

Questa sezione è stata curata da Paola Ungaro e hanno contribuito Gaetano Proto, Chiara Rossi, Giampiero Siesto e Valeria Mastrostefano.

GOAL 9

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