• Non ci sono risultati.

Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

L’ACCESSO A SISTEMI DI ENERGIA ECONOMICI, AFFIDABILI, SOSTENIBILI

SDG 7.3.1 Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

Il tema dell’efficienza energetica è divenuto sempre più rilevante rispetto all’esigenza di ottimizzazione del rapporto tra fabbisogni energetici e livello di emissioni, al fine di ridurre gli impatti sul clima legati all’uso dei prodotti energetici. L’incremento di efficienza energe-tica – oggi sempre più possibile grazie anche alle grandi opportunità offerte dall’innovazio-ne tecnologica dall’innovazio-nel produrre soluzioni sempre più avanzate di efficientamento di strutture, processi e prodotti - rappresenta un importante obiettivo per la sostenibilità energetica e ambientale, un mezzo di risparmio economico e di contrasto della povertà energetica, of-frendo al contempo elevati vantaggi per le attività produttive.

L’Agenda 2030 prevede, tra gli obiettivi del Goal 7, il raddoppio del tasso globale di mi-glioramento dell’efficienza energetica, adottando l’intensità energetica primaria (data dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo; CIL/PIL) come indicatore del consumo di energia di un’economia e della sua efficienza energetica com-plessiva. L’indicatore, sia pur parziale2, misura l’efficienza con cui un’economia è in grado di utilizzare l’energia per generare output produttivi, tenendo conto anche dell’efficienza con cui il settore residenziale consuma energia.

Nel 2015, l’intensità energetica primaria è diminuita a livello globale del 2,9% rispetto al 2014, mentre il decremento rispetto al 2000 è pari a oltre il 20% (Figura 7.1). Affinché l’o-biettivo di raddoppio del tasso di miglioramento dell’efficienza energetica dettato

dall’Agen-2 L’intensità energetica costituisce un indicatore parziale di efficienza energetica, in quanto influenzato da una serie di fattori, come quelli meteo-climatici, la struttura dell’economia, la natura delle attività economiche, le abitudini di consumo, ecc.. -50 -45 -40 -35 -30 -25 -20 -15 -10 -5 0 Variazione % 2015/2000 Variazione % 2015/2014

Figura 7.1 - Intensità energetica primaria per area geografica (variazione percentuale 2015 rispetto al 2000 e al 2014)

Fonte: https://unstats.un.org/sdgs/indicators/database/ (a) Escluse Australia e Nuova Zelanda

da sia raggiunto, i risparmi energetici dovranno mantenere un tasso di crescita sostenuto nel periodo 2016-2030.

Le aree geografiche a più elevata intensità energetica sono l’Asia centrale e l’Africa sub-sahariana: fatta pari a 100 l’intensità energetica mondiale, la prima si caratterizza per un va-lore pari a 172; la seconda per un vava-lore di 137 (Figura 7.2). Intensità energetiche inferiori alla media globale caratterizzano invece l’Africa del Nord (71), l’America latina e i Caraibi (74) e l’Asia sud-orientale (77).

Il livello di intensità energetica raggiunto condiziona, com’è ovvio, le possibilità di ulterio-re progulterio-resso. Le aulterio-ree geografiche che hanno beneficiato dei più ampi avanzamenti sono quelle a maggiore intensità energetica rispetto al livello medio globale: l’Asia Centrale, che ha dimezzato, rispetto al 2000, il valore dell’indicatore registrando un decremento del 3%, nell’ultimo anno, e l’Africa sub-sahariana (rispettivamente, -26,2% e -1,5%). Miglioramenti assai più limitati caratterizzano, all’opposto, le aree a minore intensità energetica. Tra il 2000 e il 2015, l’Asia Occidentale, caratterizzata da un andamento di intensità energetica discontinuo, ha visto decrescere l’indicatore di meno dell’1%, nonostante la lieve ripresa dell’ultimo anno (-1,3%). Anche il Nord-Africa e l’America latina hanno visto decrescere l’indicatore in maniera sensibilmente inferiore alla media: rispettivamente, -4,4% e -8,9%, rispetto al 2010, e -2,6% e – 1,3% nell’ultimo anno).

L’Agenda 2030 trova rilevanti elementi di convergenza con le politiche in ambito energetico e climatico adottate a livello di Unione Europea. Con l’obiettivo di realizzare la transizione a un’economia decarbonizzata, le politiche europee sono state orientate da vincoli progres-sivamente più stringenti, sino ad arrivare alla determinazione degli “Obiettivi 20-20-20” del Pacchetto Clima-Energia che, nell’ambito della più ampia Strategia Europa 2020, ha comportato per i paesi dell’Unione la definizione di differenziati target nazionali, il cui con-seguimento concorre al raggiungimento dei target europei. Tra gli obiettivi, l’incremento del 20% dell’efficienza energetica ai fini della diminuzione del fabbisogno di energia primaria

171,9 137,0 122,6 116,1 100,0 96,4 95,4 93,9 85,6 76,9 73,6 70,8 Asia centrale Africa Sub-Sahariana Oceania (a) Asia orientale Mondo Australia e Nuova Zelanda Europa e Nord-America Asia meridionale Asia occidentale Asia del Sud-Est America latina e Caraibi Nord-Africa

Figura 7.2 - Intensità energetica primaria per area geografica. Anno 2015 (numeri indici, mondo=100)

Fonte: https://unstats.un.org/sdgs/indicators/database/ (a) Escluse Australia e Nuova Zelanda

(Direttiva 2012/27/Ue)3, successivamente innalzato al 27% entro il 2030 (Quadro per il clima e l’energia 2030)4 e, ancora, al 32,5% (Direttiva (UE) 2018/2002). Il “Clean Energy for all Europeans package”, un pacchetto di misure approvato dalla Commissione Europea nel 2016 in vista degli impegni assunti nell’ambito della COP-21 del 2015, ribadisce inol-tre l’investimento dell’Ue, proponendo un modello di governance dell’energia focalizzata sull’efficienza energetica (“putting energy effiency first”), in quanto mezzo di promozione economica e occupazionale, oltre che di sostenibilità.

Nel contesto italiano, i più recenti orientamenti delle politiche europee sono stati recepi-ti dalla Strategia Energerecepi-tica Nazionale 2017. La SEN investe sull’efficienza energerecepi-tica in quanto strumento privilegiato di realizzazione della transizione energetica nel nostro paese, semplificando e potenziando le politiche di incentivazione, così da accompagnare l’Italia verso un obiettivo di risparmio energetico al 2030 del 30%5. Grazie all’ampliamento degli investimenti in efficienza energetica incentivato dalla SEN 2017 si prevede un risparmio complessivo di consumi di energia finale, entro il 2030, pari a 10 milioni di tonnellate equi-valenti di petrolio (Mtep).

Nel 2016, il consumo interno lordo di energia (CIL), in Italia, è stato pari a 154,7 milioni di tonnellate equivalenti petrolio, in leggero calo rispetto al 2015 (-1,4 Mtep, pari a -1%). La domanda di energia, in crescita fino al 2007, ha iniziato a decrescere nel 2008, subendo un drastico calo nel 2009, in concomitanza con la prima fase della “doppia crisi” terminata nel 2014, stabilizzandosi negli ultimi anni sui livelli registrati dei primi anni Novanta (Figura

3 Gli altri due obiettivi 20-20-20 mirano a soddisfare i consumi energetici per almeno il 20% con energia prodotta da fonte rinnovabile (Direttiva 2009/28/CE) e ridurre del 20% i gas serra rispetto ai livelli del 1990 (Direttiva 2009/29/CE). 4 I target «40-27-27» approvati nell’ambito del Quadro per il clima e l’energia 2030 prevedono, inoltre, il 40% di

riduzione di gas serra e il 27% per il consumo di rinnovabili, quest’ultimo innalzato al 32% nel 2018 (Direttiva (UE) 2018/2002). Nel 2018 sono stati inoltre approvati dal Parlamento Europeo nuovi target che prevedono un ulteriore innalzamento al 35% per le rinnovabili e al 35% per l’efficienza energetica.

5 La SEN 2017 prevede inoltre un obiettivo del 28% al 2030 per la quota di consumi da fonti rinnovabili e un decremento di emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050.

80 85 90 95 100 105 110 115 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 Ue28 Italia

Figura 7.3 - Consumo interno lordo di energia dell’Ue e dell’Italia. Anni 2000-2016 (numeri indici, 2000=100)

7.3). L’andamento del CIL italiano è confrontabile a quello europeo; nondimeno il decre-mento percentuale dell’Italia rispetto al 2000, pari a -11,2%, risulta doppio rispetto a quello registrato in media nell’Unione Europea a 28 (-5,2%), segno di come i paesi membri debba-no ancora investire per andare incontro agli obiettivi di riduzione dei consumi di energia pri-maria e finale dettati dalla normativa europea. In termini di intensità energetica, i guadagni rispetto al 2000 dell’Ue ammontano a una variazione di -23%, mentre la riduzione registrata nell’ultimo anno è dell’1,2%. Tra il 2000 e il 2015, i paesi che hanno acquisito progressi più consistenti sono Slovacchia, Romania e Irlanda (-50% circa), Lituania (-47%), Malta e Bulgaria (-44%). I paesi che invece presentano minori avanzamenti rispetto al 2000 sono l’Austria (-6%), la Finlandia (-11%) e Portogallo, Italia e Grecia (-12%).

In Italia, il rapporto tra consumo interno lordo di energia e PIL è diminuito, tra il 2000 e il 2016, da 112 a 98,4 tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro (Tep/M€). L’an-damento decrescente dell’intensità energetica primaria italiana si deve in parte all’effetto combinato delle dinamiche del prodotto interno lordo e del consumo interno lordo, e in particolare alla maggiore contrazione subita dal CIL rispetto al PIL nella fase recessiva. Ciononostante, il decremento dell’intensità energetica italiana può essere principalmente ascritto al contributo delle politiche di incentivazione, finanziaria e fiscale, dell’efficienza energetica portate avanti nel nostro Paese, che hanno dato luogo a un risparmio di energia finale, nel 2017, di poco più di 8 Mtep/anno, pari al 52% dell’obiettivo nazionale al 2020 previsto dal Piano nazionale di Azione per l’Efficienza Energetica 2014 e confermato nel PAEE 20176 (ENEA, “Rapporto Annuale Efficienza energetica” 2018).

6 Nel periodo 2011-2017, tra le varie misure previste, quelle che hanno dato luogo ai maggiori risparmi energetici sono i Certificati Bianchi (2,97 Mtep/anno), che hanno interessato in particolar modo il settore industriale, e le Detrazioni fiscali (2,13), utilizzate soprattutto nel residenziale.

154,6 154,6 154,7154,7 152,6 153,7153,7 151,5 149,0 145,0 145,0 138,4 137,4 135,3135,3 137,5 130,3 129,8 128,1 121,3 120,1 118,6 112 110,5 111,2 116,7116,7 115,3115,3 116,6116,6 113,2 111,5 111,6 110,1 110,9 106,9 106,9 105,7105,7 103,5 97,9 100,2100,2 98,498,4 80 90 100 110 120 130 140 150 160 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Ue28 Germania Spagna Francia Italia Regno Unito

Figura 7.4 - Intensità energetica primaria, per Paese. Anni 2000-2016 (tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro)

L’Italia ha manifestato nel corso del tempo una traiettoria di sviluppo caratterizzata da minor dinamismo e da performance inferiori rispetto alla media Ue, ma anche rispetto a paesi a noi più prossimi che, invece, hanno mostrato livelli iniziali più alti e risparmi più consistenti (Fi-gura 7.4). Il tasso di variazione medio annuo dell’Italia è stato pari, nell’intervallo 2000-2006, a -0,8%, inferiore a quello della Francia (-1,3%), dell’Ue a 28 (-1,6), della Spagna (-1,6), della Germania (-1,7) e del Regno Unito (-2,9). Margini elevati di risparmio permangono in Italia soprattutto nei settori terziario, che nel 2017 risulta aver conseguito solo il 17,5% dell’obiettivo atteso al 2020, trasporti (30,7% del risparmio atteso) e industria (49,0%), laddove il settore residenziale risulta aver quasi raggiunto (oltre 99%) il risparmio atteso al 2020. D’altra parte il buon posizionamento del nostro paese in termini di livello medio di intensità energetica concorre a rendere più complicato implementare ulteriori decrementi.

92,2 93,4 88,1 90,1 89,5 84,1 86,4 111,4 112,5 108,1 109,1 105,9 96,6 100,2 95,6 97,4 94,7 97,7 94,094,0 90,2 90,2 92,9 125,2 128,4 125,5 123,8 116,9 118,2 115,1 176,2 173,1 162,7 157,3 141,0 145,8 134,4 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Nord-ovest Nord-Est Centro Sud Isole

Figura 7.6 - Intensità energetica primaria per ripartizione. Anni 2009-2015 (tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro) Fonte: http://ec.europa.eu/eurostat 50 56 70 74 77 83 90 93 94 98 98 99 100110 112 113 124150 153 157 171 172 176 181195 195 202 292 356 0 50 100 150 200 250 300 350 400

Figura 7.5 - Intensità energetica primaria per Paese. Anno 2016 (numeri indici, Ue=100)

Nel confronto europeo, l’Italia si caratterizza infatti per una bassa intensità energetica: fatto pari a 100 il valore medio dell’Ue, l’intensità energetica italiana assume un valore pari a 83 (Figura 7.5), collocando il nostro paese al sesto posto della graduatoria internazionale dopo l’Irlanda (50), la Danimarca (56), Malta (70), il Lussemburgo (74) e il Regno Unito (77). Con-tribuiscono invece consistentemente a innalzare il livello medio i paesi dell’Europa dell’est, quali la Bulgaria, con un valore di intensità energetica pari a oltre 3,5 volte la media Ue, l’E-stonia (292), ma anche la Repubblica Ceca (202), l’Ungheria e la Polonia (195 per entrambe). Il contributo maggiore alla decrescita dell’intensità energetica primaria italiana è arrivato, nel periodo 2009-2015, dalle Isole, che hanno visto diminuire il rapporto CIL/PIL da 176,2 a 134,4 Tep/M€, con una variazione percentuale pari a -23,8% e un tasso di variazione me-dio annuo di -4,4% (Figura 7.6). Riduzioni relative superiori alla media sono state inoltre conseguite nella ripartizione nord-orientale (-10,1%; da 111,4 a 102 Tep/M€), mentre il Sud (-8,0%), il Nord-ovest (-6,4) e il Centro (-2,8) mostrano variazioni inferiori alla media nazionale. La Sardegna ha visto calare l’intensità energetica del 38%, distinguendosi come la prima regione italiana; notevoli anche i valori di Molise (-30%), Marche (-29) e Abruzzo (-28; Figura 7.7). Se si esclude il Lazio, unica regione che nel periodo considerato ha visto aumentare l’indicatore (+13%), a registrare performance inferiori sono la Campania, il Pie-monte, la Basilicata, la Calabria e la Lombardia.

Nel 2015, l’intensità energetica primaria disegna una geografia piuttosto eterogenea a li-vello regionale (Figura 7.8). Le regioni più virtuose sono le Marche, che registrano un’in-tensità energetica pari a 67 tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro, il Lazio (75), il Trentino-Alto Adige (76), la Liguria e la Campania (rispettivamente 78 e 79) e, a seguire, Lombardia (91) e Abruzzo (82). All’estremo opposto, la Puglia, con 176 Tep per milione di euro, registra il rapporto più elevato tra CIL e PIL in Italia, seguita dalla Sicilia (137), nono-stante i miglioramenti del periodo 2009-2015, e, nella fascia compresa tra 120,1 e 130 Tep/ M€, Toscana, Molise, Sardegna e Basilicata.

-38,1 -29,9 -28,6 -28,2 -20,1 -17,2 -17,0 -12,8 -12,4-10,0 -9,0 -7,4 -7,4 -7,0 -6,7 -5,6 -4,7 -3,8 -3,1 -1,3 12,9

Figura 7.7 - Intensità energetica primaria per regione (variazione percentuale 2015 rispetto al 2009)

L’andamento dell’intensità energetica risente d’altra parte di numerosi ulteriori elementi: le condizioni meteo-climatiche (che influiscono sulle esigenze di climatizzazione), la strut-tura economica e la relativa diffusione di attività produttive più o meno energivore, e altri ancora. Tali fattori agiscono sui fabbisogni energetici delle singole regioni, così come dei vari paesi, condizionando le prestazioni. L’indice ODEX7 - che misura i progressi nei vari settori depurati da effetti strutturali e congiunturali e da altri fattori non connessi all’effi-cienza – conferma il positivo andamento nel tempo del nostro paese. Fatto pari a 100 il valore dell’indice ODEX dell’intera economia nel 2000, nel 2016 l’Italia raggiunge un valore di 84,3, registrando quindi un miglioramento del 15,7%, grazie soprattutto al contributo dei settori industriale e residenziale.

7 L’indice ODEX, elaborato nell’ambito del progetto ODYSSE-MURE (http://www.odyssee-mure.eu/), è stato sviluppato a partire da indicatori di consumo unitario differenziati sulla base di caratteristiche relative all’uso finale, al tipo di sistema/apparecchiatura, ecc., successivamente ponderati per ricostruire il loro peso sui consumi finali per settore.

Regioni italiane Fino a 80,0 80,1 - 100,0 100,1 - 110, 0 110,1 - 120,0 120,1 - 130,0

Figura 7.8 - Intensità energetica primaria per regione. Anno 2015 (tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro)

Altri indicatori

Outline

Documenti correlati