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L’industria alimentare emiliano-romagnola secondo i dati del censimento intermedio

Nel documento Volume Rapporto 1998 (.pdf 1.6mb) (pagine 172-184)

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

7.3. L’industria alimentare emiliano-romagnola secondo i dati del censimento intermedio

La disponibilità dei dati provinciali del Censimento intermedio dell’industria dell’artigianato e dei servizi, svoltosi alla fine del 1996, permette di compiere l’analisi strutturale sui principali comparti ali-mentari dell’Emilia-Romagna. In questo paragrafo verranno, per l’appunto, posti a confronto i risultati degli ultimi due Censimenti de-cennali, quindi quelli effettuati nel 1981 e nel 1991, e del Censimento intermedio per i diversi comparti dell’industria alimentare e delle be-vande, sia a livello delle singole provincie che di aggregato regionale.

L’analisi vuole evidenziare le più importanti differenze strutturali in-tervenute nel periodo e contemporaneamente descrivere i livelli di specializzazione peculiari delle diverse provincie o di gruppi di esse.

Le prime considerazioni riguardano l’industria manifatturiera:

l’ultima rilevazione censuaria descrive circa 52.500 imprese che im-piegano poco più 510.000 addetti (tab. 7.1). Le provincie che mag-giormente contribuiscono alla composizione della compagine indu-striale della regione sono Modena (21,7%) e Bologna (20,6%) che, in uguale misura, danno lavoro ad un complessivo 47% degli addetti.

L’evoluzione della situazione per l’industria manifatturiera - dal confronto dei tre riferimenti temporali che, ricordiamolo, delimitano

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due periodi di differente durata -, si caratterizza per una riduzione com-plessiva del numero di imprese di poco inferiore ad un quinto (-19,6%) alla quale si accompagna una riduzione del numero degli addetti fortu-natamente molto più contenuta (-6,7%). L’intensità con cui si sono ve-rificate queste contrazioni è però differente: il numero delle imprese è sceso più repentinamente durante il primo intervallo temporale, il nu-mero degli addetti ha accentuato, invece, la sua diminuzione nei cinque anni compresi tra le ultime due rilevazioni.

Nel complesso le variazioni sopra descritte concretizzano la loro somma algebrica nella scomparsa di quasi 13.000 imprese e nella sop-pressione di oltre 36.000 posti di lavoro.

La differente velocità di evoluzione delle due variabili descritte porta naturalmente ad un aumento della dimensione media aziendale, la quale si avvicina, ma non raggiunge i 10 addetti per impresa.

Tab. 7.1 - Imprese e addetti – 1996, 1991, 1981

Industria alimentare e delle bevande

Piacenza 404 3.174 380 2.904 415 2.927 358 35 22 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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L’andamento del numero di imprese è negativo in tutte le provin-cie, ma in particolare Ferrara, Piacenza, Modena e Bologna presentano decrementi compresi tra il 21 e il 25,5%. Il numero di addetti vede protagoniste sempre Ferrara, Modena e Bologna con decrementi com-presi tra il 15 e il 20%. L’intensità con cui si sono verificate la contra-zioni nei due periodi contigui è generalmente, in queste provincie, an-data crescendo, con l’eccezione di Piacenza, che ha sostanzialmente concluso l’assestamento in concomitanza della seconda rilevazione. La sola provincia di Bologna rappresenta circa i quattro quinti della scomparsa complessiva dei posti di lavoro: ha perso poco meno di 29.000 addetti, situazione che non trova corrispondenza nella varia-zione del numero di imprese, in seguito alla quale, con la chiusura di circa 3.700, si colloca sugli stessi livelli della vicina Modena.

Le provincie di Parma, Reggio Emilia e Forlì sono le sole che, dal 1981, vedono in costante ascesa il numero degli addetti, nel complesso circa 8.700 nuovi posti.

L’industria alimentare della regione presenta andamenti completa-mente differenti da quelli dell’intero settore manifatturiero, infatti, ve-de aumentare, e con intensità crescente, il numero ve-delle imprese (+21% = 1.244 unità), e complessivamente aumenta anche il numero degli addetti (+2,2% = 1.405 unità); questi ultimi però, dopo la buona crescita (+5,9%) negli anni ’80, subiscono una contrazione nella prima metà degli anni ’90 (-3,5%).

Analizzando la situazione a livello di disaggregazione geografica evidenziamo che le provincie manifestano la tendenza generale all’aumento del numero delle imprese; una fase di assestamento si è verificata, tra il 1981 e il 1991, per Modena, che si trova nel 1996 in fase di forte recupero e per Piacenza. Nel lustro compreso tra le ultime due rilevazioni l’unica contrazione si manifesta a carico della provin-cia di Bologna (-5,4%). Nel corso dei 15 anni considerati, le provincie di Forlì, Ferrara e Ravenna hanno realizzato incrementi, nel numero delle imprese, rispettivamente superiori al 60%, al 70% e al 90%, complessivamente pari a 969 unità produttive. Analizzando la situa-zione relativa ai posti di lavoro, troviamo una situasitua-zione molto diver-sa: nelle provincie di Ravenna e Ferrara, con contrazioni rispettiva-mente superiori al 36 e al 42%, vediamo scomparire oltre 5.000 addet-ti, soprattutto a causa dell’andamento dell’ultimo quinquennio consi-derato. Le provincie di Forlì e soprattutto di Parma con incrementi,

ri-177

spettivamente, superiori al 39 e al 33%, vedono nascere circa 7.100 nuovi posti di lavoro.

La provincia di Parma conferma ancora una volta la sua rinomanza di Food Valley: detiene, infatti, oltre il 23% delle imprese e oltre il 32% degli occupati del settore a livello regionale. La vocazione della provincia emerge dal calcolo dell’indice di specializzazione (Is), che da 2,2 è passato a 2,3 per attestarsi infine al 2,5. Ravenna, l’altra pro-vincia che presentava un buon grado di specializzazione, vede dimi-nuire il valore dell’indice dalla rilevazione dell’81, pari a 2, a quella del ‘91, pari a 1,95, per giungere con l’ultima a 1,5.

La provincia di Forlì si presenta né specializzata né despecializzata, mentre tutte le altre vengono collocate nell’area di despecializzazione e per di più sempre più accentuata.

Naturalmente i processi di ristrutturazione in atto in molti comparti, ad esempio l’introduzione di nuove tecnologie, che hanno la conse-guenza di sostituire capitale a lavoro e quindi di realizzare forme di ri-sparmio sull’impiego di mano d’opera, emergono solamente in parte e senza un’indagine specifica mirata l’interpretazione delle situazioni potrebbe travisare la realtà.

Facendo riferimento all’evoluzione, tra il 1991 e il 1996, della di-mensione aziendale rilevata in funzione del numero di addetti, segna-liamo che a fronte di una contrazione complessiva del numero di im-prese pari al 5,6%, la classe dimensionale al di sotto di 9 addetti dimi-nuisce del 6,5%, quella compresa tra 9 e 19 addetti del 2% e la classe di dimensione maggiore di appena lo 0,9%.

L’industria alimentare, al contrario, in forte espansione numerica (+9,9%) vede una intensa affermazione di imprese a carattere artigia-nale, la classe dimensionale inferiore ha un incremento superiore all’11%, e anche quella intermedia è fortemente positiva (+7,7%), mentre è la classe a carattere industriale che presenta una riduzione del numero delle imprese di poco inferiore all’8%.

7.3.1. L’industria delle carni e dei prodotti a base di carne

L’industria di produzione, lavorazione e conservazione delle carni rappresenta uno dei comparti più importanti della realtà economica re-gionale: vi sono infatti localizzate la maggior parte delle principali im-prese del Paese. Nella Regione svolgono la loro attività più di 1.000

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aziende, circa un settimo delle imprese alimentari, che occupano il 23% degli addetti (tab. 7.2). L’evoluzione regionale evidenzia situa-zioni piuttosto differenziate nelle diverse provincie, ma nel complesso vede diminuire costantemente il numero di imprese e, dopo un deciso sviluppo, vede evidenziarsi una brusca inversione di tendenza a livello occupazionale: in cinque anni si perdono circa 800 posti di lavoro.

Questo tipo di industria si è sviluppato, per quanto attiene ai com-parti delle carni suine e bovine, in com-particolare in Emilia: le provincie di Parma, Reggio Emilia e Modena contano sul loro territorio più di 750 imprese, che, nonostante la diminuzione avvenuta tra il 1991 e il 1996, costituiscono ancora oltre il 75% del totale regionale. La situazione re-lativa al numero di addetti, vede in costante crescita la provincia di Parma, che dà lavoro a poco meno di un quarto del complesso dei di-pendenti del comparto a livello regionale; Modena, che vede impiegati nelle imprese del suo territorio un terzo circa dei dipendenti del com-parto, dopo un forte sviluppo realizzato nel primo confronto censuario, subisce, al contrario, un leggero ridimensionamento.

Una situazione di sviluppo è riscontrabile per la provincia di Forlì che, particolarmente specializzata nella filiera avicola, enumera 74 imprese, che occupano però quasi 2.500 addetti.

Il comparto presenta uno sviluppo che evolve nella direzione di una forte concentrazione a livello di imprese medio grandi, classi per le Tab. 7.2 - Imprese e addetti dell’industria di produzione, lavorazione e con-servazione di carne e di prodotti a base di carne – 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. <9 9-19 >20

Piacenza 54 596 49 574 57 743 32 14 11 Parma 389 3.277 415 3.625 412 3.650 307 70 35 Reggio E. 136 2.499 136 2.276 115 1.445 84 19 12 Modena 233 3.307 250 5.125 230 4.938 160 35 35 Bologna 96 1.292 74 1.549 69 1.260 49 9 11 Ferrara 36 293 25 283 26 219 17 7 2 Ravenna 40 586 35 455 25 399 14 - 11 Forlì 72 1.911 66 2.009 74 2.447 58 9 7

Emilia R. 1.056 13.761 1.050 15.896 1.008 15.101 721 163 124 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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quali la contrazione del numero di imprese si presenta più intensa.

7.3.2. L’industria del pesce e dei prodotti a base di pesce

Questo comparto era rappresentato, nel 1991, da 16 imprese sola-mente; dai risultati del 1996 scaturisce che in quel periodo hanno ini-ziato la loro attività altre 10 società (tab. 7.3). L’analisi dei dati relativi all’occupazione manifesta un andamento molto negativo con una con-trazione di 312 addetti su 795. Da un punto di vista strutturale questo comparto continua ad avere un peso estremamente contenuto sul totale dell’industria alimentare: per le due variabili di riferimento, infatti, è rispettivamente pari allo 0,35% e allo 0,7%.

Il comparto presenta un notevole sviluppo che si realizza a livello delle imprese con numero di addetti compreso tra 9 e 19 unità, la clas-se per la quale la contrazione del numero di impreclas-se si preclas-senta più in-tensa è quella più strettamente industriale, la maggiore. In particolare è la provincia di Forlì che sta costantemente incrementando la presenza di questa specifica attività nel suo territorio.

7.3.3. L’industria ortofrutticola

Questo comparto è di importanza fondamentale per la regione Emi-Tab. 7.3 - Imprese e addetti dell’industria di lavorazione e conservazione di pesce e di prodotti a base di pesce – 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza - - - - - -

Parma 5 95 3 179 3 56 1 1 1

Reggio E. 2 75 - - - - - - -

Modena - - - - 1 11 - 1 -

Bologna 2 24 4 172 2 182 - - 2

Ferrara 1 131 4 355 4 118 1 1 2

Ravenna - - - - 2 18 1 1 -

Forlì 4 171 5 89 7 49 4 3 -

Emilia R. 14 496 16 795 26 483 7 7 5 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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lia-Romagna e per la sua agricoltura, anche se in Italia solamente una quota compresa tra il 20 e il 30% della produzione ortofrutticola viene conferita all’industria per essere trasformata in conserve vegetali e succhi di frutta. Inoltre la trasformazione dell’ortofrutta è una attività caratterizzata da cicli di lavorazione stagionali e quindi obbligata a un forte impiego di mano d’opera avventizia.

Con l’ultima rilevazione censuaria risultano in Emilia-Romagna 164 imprese con 6.173 addetti, pari ad una media di 37,6 occupati per azienda, un valore nettamente inferiore rispetto a quello espresso dalla rilevazione precedente (-43%) (tab. 7.4). Confrontando i dati di questo comparto con quelli del settore alimentare, si riscontra una incidenza del 2,3% per quanto riguarda il numero di imprese, a cui corrisponde il 9,3% degli addetti. Rispetto al 1991, questi valori, già in calo in prece-denza, hanno avuto un ulteriore forte contrazione.

A livello provinciale, Parma risulta avere il territorio maggiormente ricco di aziende del comparto, Modena e Bologna hanno perso il pri-mato, mentre Reggio Emilia rappresenta la provincia meno attiva nel settore, in 15 anni ha visto chiudere oltre il 70% degli stabilimenti.

Dal punto di vista evolutivo il comparto ha accentuato il già forte ridimensionamento iniziato nel periodo d’analisi precedente che aveva interessato Piacenza, Ravenna, Bologna e Ferrara; le ultime tre conta-vano oltre il 50% del numero complessivo delle imprese ed impiega-Tab. 7.4. - Imprese e addetti dell’industria di lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi – 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza 20 706 12 241 12 298 7 1 4 Parma 34 1.303 24 1.583 35 1.577 17 6 12 Reggio E. 15 115 9 61 4 87 3 1 Modena 26 1.154 32 1.608 29 362 20 5 4 Bologna 59 1.880 35 1.099 25 1.403 14 3 8 Ferrara 36 2.218 15 793 19 258 9 8 2 Ravenna 32 5.703 27 4.157 20 1.470 8 3 9 Forlì 27 1.100 24 1.285 20 718 10 5 5

Emilia R. 249 14.179 178 10.827 164 6.173 88 31 45 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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vano poco meno di 10.000 addetti. All’ultima rilevazione sono sola-mente 64 le imprese, il 39% del totale regionale, alle quali corrispon-dono poco più di 3.000 posti di lavoro.

Il comparto presenta uno sviluppo che evolve nella direzione di una forte concentrazione a livello di imprese medio grandi: le classi di-mensionali che vedono incrementare il loro numero di imprese sono infatti quelle inferiori a 20 addetti, mentre la classe maggiore denuncia una contrazione relativa molto accentuata del numero di imprese.

7.3.4. L’industria degli oli e dei grassi vegetali

Il comparto è rappresentato in regione da 52 imprese, 8 in più della precedente rilevazione, meno dello 0,7% del totale alimentare, e dall’impiego nell’attività specifica di 759 addetti, pari a poco più dello 0,7%; il peso del comparto sulla struttura industriale della regione è dunque relativo (tab. 7.5). Sono due le provincie nelle quali l’attività è maggiormente concentrata: Forlì con il maggior numero di imprese, 24, pari al 46%, e Ravenna come numero di occupati, che anche con il forte ridimensionamento, -57% rispetto al 1991, mantiene oltre il 55%

degli addetti del settore.

Dal punto di vista evolutivo il comparto si è caratterizzato per una ulteriore contrazione dell’8% del numero delle imprese ed un calo del

Tab. 7.5 - Imprese e addetti dell’industria di fabbricazione di oli e grassi vegetali – 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza - - - - 1 16 - 1 -

Parma 5 69 8 61 7 94 4 - 3

Reggio E. 6 39 5 76 5 62 4 - 1

Modena 6 40 2 26 6 15 6 - -

Bologna 3 14 3 15 4 8 4 - -

Ferrara 1 6 - - 1 1 1 - -

Ravenna 9 743 5 967 4 418 1 - 3

Forlì 25 134 21 118 24 145 22 - 2

Emilia R. 55 1.045 44 1.263 52 759 42 1 9 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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40% degli occupati; questo risulta da andamenti diversificati a livello provinciale, anche di una certa rilevanza, come l’aumento di addetti del 54% della provincia di Parma e la comparsa dell’unica azienda nel-le provincie di Piacenza e Ferrara. Crescono nel-le imprese del comparto, sostanzialmente le artigianali: infatti le appartenenti alla classe dimen-sionale maggiore non mutano il loro numero, mentre le imprese con 10-19 addetti si riducono ad un unico rappresentante.

7.3.5. L’industria lattiero-casearia

Comparto fondamentale dell’industria alimentare regionale, compo-sto da 1.380 imprese che danno occupazione a poco più di 7.500 addet-ti, è concentrato soprattutto nell’area emiliana della regione: 98% del numero delle imprese e oltre il 99% degli addetti (tab. 7.6). Sull’intero settore alimentare il peso di questo comparto risulta strutturalmente su-periore al 12,8% per numero di imprese e poco susu-periore all’11,4% per numero di occupati. Nel complesso risulta una forte contrazione del numero di imprese, -33% in quindici anni e –8,3% tra le ultime due levazioni, e una contrazione superiore al 24% nel numero di addetti, ri-scontrabile nel secondo intervallo temporale di analisi.

Le provincie in cui troviamo il maggior numero di imprese sono nell’ordine Parma, Reggio E. e Modena, che infatti ne rappresentano

Tab. 7.6 - Imprese e addetti dell’industria lattiero-casearia - 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza 81 619 67 561 55 452 54 9 3 Parma 492 3.520 395 4.703 414 3.435 413 25 10 Reggio E. 348 2.173 264 1.827 222 1.666 205 17 10 Modena 325 1.440 206 1.059 170 1.019 165 11 3 Bologna 70 1.034 45 1.655 38 882 35 5 2 Ferrara 16 40 3 9 4 14 6 1 1 Ravenna 12 45 5 28 5 33 3 2 - Forlì 30 145 18 148 12 66 11 1 - Emilia R. 1.374 9.016 1.003 9.990 920 7.567 892 71 29 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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oltre l’87,6%, impiegando l’81% degli addetti: sono le tre provincie che sostanzialmente corrispondono all’area di produzione del Parmi-giano R. Risulta particolarmente intensa la contrazione complessiva del numero di addetti, ma in particolare la gran parte della perdita, 2.041 unità, verificatasi tra le due ultime rilevazioni, avviene a carico delle provincie di Parma (-27%) e Bologna (-46,7%),

La ristrutturazione in atto a livello dell’industria casearia, intensifi-catasi negli ultimi anni, viene camuffata nell’insieme, dalla forte cre-scita delle realtà di tipo artigianale: nel 1991 le realtà propriamente in-dustriali superavano le 850 unità, nel 1996 sono esattamente 623: la ri-sultante delle dinamiche proprie delle due tipologie produttive rac-chiude una diminuzione delle imprese industriali pari al 27% e un in-cremento di quelle a carattere artigianale pari al 94%.

7.3.6. L’industria delle granaglie e dei prodotti amidacei

Il comparto mantiene a livello regionale una certa importanza: 241 imprese e 1.817 addetti, che pesano sul totale alimentare rispettiva-mente per il 4,1% e il 3,4% (tab. 7.7). Questo comparto si caratterizza per un valore medio di addetti per impresa piuttosto contenuto, 7,5, che si colloca tra i più bassi riscontrabili nella scala dimensionale tra i comparti analizzati. A livello provinciale le imprese sono distribuite abbastanza uniformemente: il valore massimo lo troviamo a Modena (16,2%) e il minimo, di 22 imprese pari al 9,1%, nelle provincie di Piacenza e Ferrara. Per quanto attiene al numero di addetti li troviamo, per il 30% circa, occupati nelle imprese del forlivese e solamente per il 4,6% riferiti alle imprese del piacentino.

Dopo il forte ridimensionamento subito tra il 1981 e il 1991, quan-do scomparvero oltre il 55% delle imprese e con loro circa 1.300 posti di lavoro, assistiamo a una più limitata contrazione degli stabilimenti (-9,7%) e ad un lieve aumento degli occupati. Ferrara e Reggio Emilia sono le provincie che, in controtendenza, hanno visto crescere il nume-ro di imprese, rispettivamente del 15,8% e del 13,3%.

Diminuiscono le imprese del comparto, sia quelle di dimensioni in-feriori, che le grandi imprese; quelle con 10-19 addetti, invece, non mutano il loro numero.

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7.3.7. L’industria per la fabbricazione di altri prodotti alimentari In questo comparto sono incluse le imprese che operano nei com-parti alimentari che non hanno trovato una collocazione nei raggrup-pamenti precedentemente descritti: con 3.947 imprese e 27.189 occu-pati rappresenta un peso complessivo sull’alimentare di tutto rilievo, e le due consuete variabili valgono rispettivamente il 55,1% e il 41%

(tab. 7.8).

L’andamento evolutivo evidenziato nel confronto con il 1981 mo-stra un incremento nel numero di aziende pari a 1.854 unità (+88,6%) e di 11.708 posti di lavoro (+75,6%); mentre la prima delle due varia-bili, durante i cinque anni che dividono la seconda e la terza rilevazio-ne, ha diminuito l’intensità dell’incremento, la voce addetti ha mante-nuto una intensità di crescita piuttosto coerente con quella manifestata in precedenza. Le provincie in cui troviamo maggiore presenza di que-ste imprese sono Forlì (19,7%), Bologna (17,9%) e Piacenza (5,7%).

La distribuzione provinciale degli addetti segnala in modo partico-lare Parma, che con i suoi oltre 8.000 occupati rappresenta più del 30% del complessivo regionale, seguita da Bologna con 5.722 unità.

Si assiste ad un forte e generalizzato incremento del numero delle imprese, in particolare però l’aumento relativo maggiore favorisce le imprese di dimensione compresa tra 9 e 19 addetti.

Tab. 7.7 - Imprese e addetti dell’industria delle granaglie e dei prodotti a-midacei - 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza 91 196 33 110 22 83 21 1 -

Parma 78 326 36 313 36 339 28 5 3

Reggio E. 58 213 30 167 34 154 31 3 -

Modena 96 461 39 210 39 231 31 5 3

Bologna 88 647 44 235 26 116 25 - 1 Ferrara 52 318 19 198 22 154 18 2 2 Ravenna 51 244 27 277 24 196 20 2 2

Forlì 86 559 39 174 38 544 35 - 3

Emilia R. 600 2.964 267 1.684 241 1.817 209 18 14 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

185 7.3.8. L’industria delle bevande

L’ultimo comparto considerato, l’industria delle bevande, è costi-tuito in Emilia-Romagna da 241 realtà produttive che occupano oltre 3.600 addetti, per una media di occupati per impresa di 15 unità; il comparto, a livello di industria alimentare, rappresenta il 3,4% delle imprese e il 5,5% degli occupati (tab. 7.9). La provincia con più im-prese è Reggio Emilia (21,6%) seguita da Modena, Ravenna, Forlì e Bologna, che hanno tutte valori superiori al 10% del totale regionale.

Dal 1991 il numero delle imprese ha continuato a scendere, di un ulteriore 16,3%, come risultato di una prevalente diminuzione verifica-tasi in quasi tutte le provincie: crescono infatti solamente Reggio Emi-lia (+10,6%), Modena (+14,6%) e Ravenna (+18,8%).

Il numero degli addetti complessivo prosegue il suo ridimensiona-mento perdendo un ulteriore 20%; la diminuzione è generalizzata, so-lamente Modena e Ravenna recuperano rispettivamente l’8,3% e il 12,8% per un totale di 164 addetti.

Il comparto evolve verso una contrazione complessiva del numero di imprese, ma l’intensità della contrazione è molto più accentuata per le imprese che appartengono alle classi con meno di 20 addetti; la classe delle imprese di maggiori dimensioni segna un –2,4%.

Tab. 7.8 - Imprese e addetti dell’industria per la fabbricazione di altri pro-dotti alimentari - 1996, 1991, 1981

1981 1991 1996 Classe di addetti - 1996

n. a. n. a. n. a. < 9 9-19 > 20

Piacenza 131 471 193 738 224 700 217 6 1 Parma 205 4.283 324 4.975 326 8.268 297 16 13 Reggio E. 159 803 355 1.892 417 2.148 384 17 16

Modena 486 1.700 511 2.160 594 2.632 552 30 12 Bologna 443 5.211 698 5.066 706 5.722 620 58 28 Ferrara 126 904 396 1.696 383 1.548 358 19 6 Ravenna 148 608 414 1.729 519 2.164 490 21 8 Forlì 395 1.501 661 2.985 778 4.007 724 43 11

Emilia R. 2.093 15.481 3.552 21.241 3.947 27.189 3.642 210 95 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Censimento intermedio dell’Industria e Servizi, 1996.

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7.4. La sopravvivenza delle imprese alimentari in Italia e in

Nel documento Volume Rapporto 1998 (.pdf 1.6mb) (pagine 172-184)