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Lo scenario nazionale

Nel documento Volume Rapporto 1998 (.pdf 1.6mb) (pagine 46-57)

2. LE POLITICHE PER IL SETTORE AGRO-ALIMENTARE

2.2. Lo scenario nazionale

La produzione lorda vendibile dell’agricoltura nel 1998 è cresciuta in termini reali dell’1,5%. Tutti i comparti presentano un andamento positivo ad eccezione delle piante industriali (-0,4%). In particolare ri-sulta buono il riri-sultato per il comparto delle arboree con una crescita del 3,1%. (tab. 2.7), ancora più apprezzabile considerando l’inversione

49 di tendenza degli ultimi anni.

Nelle regioni settentrionali, secondo le stime effettuate dall’Inea, si sono avute rilevanti perdite per le colture cerealicole (-2,9% nel Nord Ovest e –6,8% nel Nord Est ) controbilanciate però dai buoni anda-menti nelle regioni centrali e meridionali (+6,1% per il Centro e 18,1%

per il Mezzogiorno). Diminuzioni ancora più consistenti si sono avute per la produzione di mais (-12% in Piemonte, -7% in Lombardia e Ve-neto, -16% in Emilia-Romagna) causata principalmente dalla forte ri-duzione della superficie investita.

L’aumento del valore delle produzioni arboree vede contributi completamente diversi per circoscrizione geografica con una forte cre-scita di quasi il 29% nel Nord Est, un aumento molto più contenuto nel Centro (4%), e una riduzione di oltre il 5% sia nel Mezzogiorno che nel Nord Ovest.

Il comparto zootecnico ha avuto invece un andamento sostanzial-mente stazionario con un lievissimo aumento dello 0,2%, anche se diffe-renziato con un +1,6% nel Mezzogiorno e un –1,5% nell’Italia centrale.

Nel corso del 1998 l’industria alimentare ha accresciuto la sua pro-duzione (nei primi sette mesi del 1998) del 3,3%, quindi più del settore industriale nel suo complesso (+2,6%), ciò malgrado una congiuntura difficile, dettata da una domanda interna ormai statica e dalla rivaluta-zione della lira. Il valore dell’export è cresciuto nel periodo considerato del 6,6%, contro una lieve flessione dell’import (-1,4%). Quindi il sal-do della bilancia commerciale per il 1998 (nei primi 5 mesi) risulta an-Tab. 2.7 - Variazione percentuale della Produzione Lorda Vendibile 1998/1997 a prezzi costanti per comparti produttivi e ripartizioni territoria-li

Cereali Ortaggi Piante industriali

Arboree Alleva-menti

Totale

Italia 1,98 1,71 -0,41 3,11 0,20 1,48 Nord Ovest -2,86 -0,31 -0,17 -5,17 0,35 -0,32 Nord Est -6,76 6,07 -1,78 28,62 -0,21 5,75 Centro 6,14 -0,57 0,90 4,44 -1,53 0,98 Mezzogiorno 18,14 1,35 0,96 -5,24 1,57 -0,65 Fonte: INEA.

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cora più positivo, con 1.966 miliardi rispetto agli stessi mesi del 1997.

L’azione dello Stato a favore dell’agricoltura ha portato all’approvazione nella finanziaria 1999 di uno stanziamento comples-sivo di 3.050,34 miliardi, di cui 1.250 sono per la regolazione debitoria delle quote latte. La riduzione rispetto al 1997 è stata modesta (47 mi-liardi). Due sono le novità più rilevanti della finanziaria 1999: la prima è contenuta nel collegato e riguarda la sanatoria previdenziale con l’introduzione dell’articolo 70-bis, sulla regolarizzazione contributiva in agricoltura; la seconda si riferisce all’aumento di 25 miliardi, da 125 a 150 miliardi, a favore della bieticoltura.

Nell’ambito della discussione al Senato è stato inoltre confermato il rinvio al primo gennaio del 2000 dei termini per la ridefinizione delle zone svantaggiate e l’estensione al settore agricolo degli sgravi contri-butivi Inps per i nuovi assunti al Sud. La proposta di ridefinizione del-le zone svantaggiate considerata dal Mipa, sulla base deldel-le elaborazio-ni effettuate da esperti (Caire), aveva sollevato forti dissensi e portato ad uno slittamento nell’adozione di tale zonizzazione, poiché prevede-va una riduzione delle zone sprevede-vantaggiate del 18% sul territorio nazio-nale, con punte del 29% in Puglia, del 20% nel Lazio e del 17% in To-scana. Inoltre tale zonizzazione, effettuata anche sulla base dei criteri di appartenenza all’obiettivo 1 e all’obiettivo 5b, poteva comportare ulteriori modifiche in quanto la zonizzazione comunitaria dovrà essere effettuata sulla base dei nuovi criteri di appartenenza agli obiettivi che saranno stabiliti dopo l’approvazione di Agenda 2000.

Un importante contributo alla politica agraria nazionale si è avuto con l’approvazione della legge 441 del dicembre 1998, il così detto

“pacchetto giovani”, per cui la finanziaria del 1999 ha previsto lo stan-ziamento di 150 miliardi in tre anni. Questa legge per la valorizzazione dell’imprenditoria giovanile in agricoltura prevede agevolazioni fiscali e creditizie a favore dei giovani con età inferiore ai 40 anni. Sono pre-visti aiuti al subentro nella conduzione aziendale o al primo insedia-mento anche per società o cooperative che si impegnano nell’attività per almeno 5 anni. Si introducono esenzioni fiscali sulle successioni e donazioni e si destina il 60% delle risorse della Cassa per la proprietà contadina a favore dei giovani. Gli interventi della Cassa possono es-sere cofinanziati anche dalle Regioni.

L’attenzione all’occupazione giovanile è stata riaffermata anche da un recente regolamento con cui si estendono le agevolazioni previste

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dalla legge 44/86 per favorire gli imprenditori agricoli di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Gli interessati devono avere la residenza nei territo-ri compresi negli Obiettivi 1, 2 e 5b. I progetti sono finanziabili per un massimo di 2 miliardi e l’attività dovrà essere svolta per un periodo di almeno dieci anni. La tipologia dei finanziamenti è diretta a progetti di produzione, commercializzazione e trasformazione, con contributi in conto capitale, con mutui agevolati e, per un periodo massimo di due anni, con contributi per le spese di gestione.

Il 30 aprile 1998 è stato approvato il decreto legge n. 173 sul con-tenimento dei costi e sul rafforzamento strutturale delle imprese. Esso prevede, da un lato, disposizioni dirette al contenimento dei costi del carburante agricolo, dall’altro, per aumentare la competitività delle imprese agricole italiane, l’istituzione del Marchio Italia per identifica-re e valorizzaidentifica-re il prodotto nazionale con particolari caratteristiche di qualità e tipicità. Sono inoltre previste misure per l’energia rinnovabi-le, e l’anagrafe delle imprese, nonché la delega al Cipe per la determi-nazione dei limiti, criteri e modalità, di applicazione anche alle impre-se agricole, degli strumenti della programmazione negoziata, degli in-terventi regolati dall’articolo 2, comma 203, lettere d) Patti territoriali, e) Contratti di programma, e dei contratti di area della legge 23 dicem-bre 1996, n. 662. Il provvedimento persegue le linee guida del Gover-no per incentivare e sostenere lo sviluppo d’impresa, per rafforzare la competitività e sostenere il ruolo multifunzionale dell’agricoltura.

Va sottolineato che per quanto riguarda i patti territoriali e i contratti d’area sembra essere proposta una logica d’integrazione piena del setto-re agricolo con gli altri settori economici. Infatti, le impsetto-rese agricole po-tranno presentare progetti insieme a imprese di altri settori. Ovviamente la corretta applicazione di questi nuovi strumenti non può che rappre-sentare un evidente beneficio per il sistema agroalimentare italiano.

Il 1998 è stato il secondo anno di applicazione dell’OCM ortofrutta ed il bilancio può considerarsi positivo rispetto all’anno precedente con ben 868 piani operativi presentati. Inoltre, la legge del 24 aprile 1998 stabilisce i parametri secondo cui le Organizzazioni dei produttori po-tranno o meno presentare i piani operativi, in particolare devono asso-ciare almeno 100 produttori e commercializzare 10 milioni di ECU.

Nell’ambito della riforma della PAC, come abbiamo già accennato nei paragrafi precedenti, sono state assegnate all’Italia importanti con-cessioni, come un aumento pari a 600.000 tonnellate di quote latte

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(vedi paragrafo sulle quote latte), ed anche 12.933 ettari di diritto di reimpianto per nuovi vigneti.

2.2.1. I finanziamenti all’agricoltura

La legge finanziaria ‘99 approvata dalla Camera il 20 dicembre 1998 ha stanziato per l’agricoltura 3.590 miliardi di lire, contro i 3.151 miliardi dello scorso anno. Le principali novità apportate dal collegato alla finanziaria riguardano: il nuovo condono previdenziale, la proroga al 31 dicembre del 1999 per l’accatastamento dei fabbricati che non hanno i requisiti di ruralità, e le nuove norme per la registrazione dei contratti d’affitto. Inoltre con la finanziaria sono stati stanziati circa 180 miliardi destinati a coloro che intendono iniziare l’attività agricola.

Analizzando gli importi stanziati dalla finanziaria del ‘99 si può ri-levare che dei 3.590 miliardi destinati all’agricoltura circa 1.352 sono per le spese correnti del Ministero, di cui 1.250 per la regolazione della situazione debitoria. In particolare 750 miliardi serviranno per la terza fase delle multe per le quote latte, mentre, a partire dal 2000 circa 500 miliardi serviranno per pagare i debiti nei confronti dei consorzi agrari che hanno gestito gli ammassi prima dell’AIMA.

Gli 833 miliardi riportati nella tabella 2.8B finanzieranno, oltre alla prima annualità della pluriennale di spesa, il piano agrumicolo, i mutui per il miglioramento fondiario, l’imprenditorialità giovanile e le modi-fiche per la disciplina della pesca marittima.

Le dotazioni annue stabilite all’interno della legge finanziaria (tab.

2.8C) per il ‘99 non variano rispetto al ‘98, in particolare aumentano gli stanziamenti per il fondo di solidarietà nazionale e per il piano na-zionale per la pesca, mentre diminuiscono di 60 miliardi i finanzia-menti all’AIMA.

Per incentivare l’attività nel settore agricolo la finanziaria ha desti-nato circa 80 miliardi di lire, di cui 29 (tab. 2.8A) serviranno per fi-nanziare la legge 44 per la nuova imprenditoria, mentre i rimanenti 50 miliardi per finanziare il nuovo pacchetto giovani (tab. 2.8B, 50 mi-liardi per il ‘99 e altrettanti per il 2000 e 2001). I finanziamenti sono rivolti agli imprenditori agricoli a titolo principale, o che si impegnano a diventarlo entro i primi due anni, che hanno una età compresa tra 18 e 35 anni. Le imprese che beneficiano dei finanziamenti devono essere collocate nelle aree degli Obiettivi 1, 2 e 5b. In particolare le

agevola-53

Tab. 2.8 - Finanziamenti e dotazioni per l’agricoltura 1998-99 (dati in mi-lioni di lire) Tabella A (Accantonamenti di parte corrente per leggi da approvare nel corso dell’anno)

Regolazione debitoria 1.250.000 1.250.000 500.000 275.000

Altro 79.000 - - -

Totale 1.329.000 1.352.550 622.790 362.790

Tabella B (Accantonamento in conto capitale per leggi da approvare nel corso dell’anno)

Di cui limiti di impegno di soggetti non statali

- 40.000 40.000 40.000

Totale 446.000 833.500 961.800 961.800

Tabella C (Leggi la cui dotazione annua è stabilita dalla legge finanziaria) L.590/92 Fondo di sol. Naz.le consorzi

di difesa

195.000 200.000 200.000 200.000 L.185/92 Fondo di sol. Naz.le (regioni) 400.000 280.000 280.000 280.000 L.549/95 – Enti Vigilati 11.000 11.00 11.000 11.000 L. 610/82 – Aima 300.000 360.00 360.000 360.000 Dl 391/90 conv. L.48/91 - Aiuti

nazio-nali e Cee per lo zucchero

138.000 150.000 125.000 125.000 L.267/91 art.1 co.1 - Piano nazionale

pesca marittima

45.000 96.900 90.000 90.000 L.267/91 art.1 co.2 - Credito

pesche-reccio

1.000 1.000 1.000 1.000 Totale 1.090.000 1.098.900 1.067.000 1.067.000 Tabella D (Rifinanziamento annuale di leggi di investimento)

L.817/71 - Cassa formazione proprietà contadina

- 45.000 - -

L.845/80 - Subsistenza Ravenna - 25.000 - - Rifinanziamento opere irrigue - 25.000 - -

Totale 150.000 95.000 - -

Tabella F (Stanziamento per leggi pluriennali di spesa) Rimodulazione stanziamenti legge

Totale 136.000 210.000 230.000 253.000

Totale generale 3.151.000 3.589.950 2.881.590 2.644.590 Fonte: Finanziaria 1999, 29 dicembre 1998, Legge 23 dicembre 1998 n. 448 e 449.

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zioni consistono in finanziamenti in conto capitale e in mutui per studi di fattibilità, opere di miglioramento fondiario, opere murarie, acquisti di piante, macchinari e impianti. Inoltre, per i prossimi tre anni nelle regioni della Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia e Sardegna si preve-de l’azzeramento preve-dei contributi per le nuove assunzioni, l’incremento sulle nuove assunzioni sarà effettuato sulle unità effettivamente occu-pate al 31 dicembre del ‘98.

Il collegato alla finanziaria prevede, anche, che i datori di lavoro agricoli, i coltivatori diretti, i coloni, i mezzadri, gli imprenditori agri-coli, possano regolarizzare la situazione debitoria nei confronti degli enti previdenziali. In particolare l’oggetto della sanatoria riguarda i contributi omessi e non colpiti da prescrizione relativi a tutto il ‘97. Il condono implica anche l’estinzione delle obbligazioni dovute a somme aggiuntive, interessi e sanzioni amministrative non ancora pagate.

Con la finanziaria ‘99 è stato prorogato al 31 dicembre 1999 il ter-mine per l’accatastamento dei fabbricati che non presentano più i re-quisiti di ruralità, poiché con la nuova legge devono essere applicati solo ai fabbricati ad uso abitativo, ad eccezione dei fabbricati strumen-tali non abitativi che restano rurali, purché utilizzati per attività agrico-la o per agriturismo, ma non adibiti ad attività d’impresa.

2.2.2. Il rapporto Stato Regioni

Nel corso del 1998, con il trasferimento delle competenze in mate-ria di agricoltura alle Regioni, sancito dal D. Lgs. 143, e con l’istituzione del Ministero per le Politiche Agricole si sono determinate le condizioni per un radicale riassetto della struttura di governo del set-tore primario nel nostro Paese.

D’altra parte l’evoluzione della politica agricola sia a livello nazio-nale che comunitario, la ricerca di una nuova efficienza operativa, la piena valorizzazione di tutte le risorse disponibili, impongono la messa a punto di un nuovo modello organizzativo, fortemente orientato sui principi del federalismo e della sussidiarietà, in grado di coniugare la crescita della qualità dell’intervento della pubblica amministrazione e la capacità di autogoverno dei produttori.

Tuttavia l’attuazione di quanto previsto da questo importante stru-mento legislativo ha incontrato una serie di difficoltà che non hanno consentito di conseguire gli obbiettivi previsti. Le scadenze temporali,

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puntualmente indicate dal Decreto, per la riorganizzazione del Mini-stero e degli Enti strumentali ad esso collegati, e per il trasferimento alle Regioni di personale e risorse non più necessarie a livello centrale sono state altrettanto puntualmente disattese.

Il 1998 si è quindi chiuso senza che nessuno di questi processi, strategici per il futuro del comparto agricolo nazionale e per affrontare una situazione internazionale e comunitaria in rapida evoluzione, sia giunto a conclusione. Il rischio reale, accentuatosi nel corso del 1998, è quindi quello di uno scadimento progressivo, strettamente connesso alla indeterminatezza della situazione ed alle conseguenti incertezze di carattere politico amministrativo, della struttura di governo dell’agricoltura e dell’agro-industria nazionale.

In alcuni casi il dibattito Stato-Regioni ha comunque compiuto im-portanti passi avanti, come nel caso del Decreto legislativo relativo al-la soppressione dell’AIMA ed alal-la istituzione dell’Agenzia per le ero-gazioni in agricoltura (AGEA). La proposta di riforma, oltre a sancire la definitiva soppressione di un Ente che si è trovato al centro di infini-te polemiche ed ha dimostrato in numerose occasioni scarsissima effi-cienza operativa, ha aperto la strada alla effettiva regionalizzazione degli organismi pagatori ed alla creazione di un unico soggetto nazio-nale, estremamente agile, con la funzione di responsabile nei confronti della Unione Europea del coordinamento degli adempimenti relativi all’attuazione della politica agricola comune. Il lungo lavoro di apfondimento tra Ministero e Regioni sui testi che via via venivano pro-posti ha consentito di mettere a punto uno schema di decreto ampia-mente condiviso.

Purtroppo il confronto si è bloccato, in sede di conferenza Stato-Regioni, sulla questione del meccanismo di certificazione degli interven-ti, garantito dalla presenza di un unico soggetto a livello nazionale nelle intenzioni del Governo, o decentrato nelle diverse realtà secondo la vi-sione delle Regioni. Tuttavia il livello di elaborazione raggiunto può con-sentire di riavviare rapidamente l’iter del provvedimento e di risolvere fi-nalmente uno dei più rilevanti problemi del settore primario nazionale.

Un punto particolarmente importante, collegato direttamente alla riforma dell’AIMA, sul quale si sono registrati significativi progressi è rappresentato dalla unificazione dei sistemi informativi che fanno capo al Ministero (oltre a quello gestito direttamente dall’Azienda per gli in-terventi di mercato, il SIM - Servizio informativo per la montagna - e

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il SIAN - Sistema informativo agricolo nazionale) e alla creazione di un modello operativo che consenta, a differenza di quanto si verifica attualmente, il pieno accesso da parte delle Regioni alle informazioni.

Un primo, positivo, approdo di questo confronto è rappresentato dal regolamento che ha varato la “Carta dell’agricoltore e del pescato-re”, ovvero di uno strumento informatico contenente tutte le informa-zioni relative all’azienda agricola basato sulla completa integrazione ed interscambiabilità dei vari sistemi informativi agricoli regionali (SIAR) con il sistema informativo agricolo nazionale (SIAN).

Le potenzialità, in termini di programmazione e controllo delle po-litiche agricole, della nuova architettura che si sta delineando sono e-videnti; nella corso della fase attuativa occorrerà comunque mantenere un elevato livello di attenzione per evitare che anche la “Carta” possa trasformarsi in uno strumento di ricentralizzazione di competenze.

Uno dei punti di maggior rilievo della politica agricola nazionale nel corso del 1998 è rappresentato dall’emanazione del Decreto legi-slativo 30 aprile 1998, n. 173 “Disposizioni in materia di contenimento dei costi di produzione per il rafforzamento strutturale delle imprese agricole, a norma dell’art. 55, commi 14 e 15 della legge 27 dicembre 1997, n. 499”.

Il provvedimento, fortemente voluto dai produttori agricoli e dalle Centrali cooperative, stabilisce le condizioni per avviare una serie di interventi, sia di carattere strutturale che congiunturale, per favorire il consolidamento delle imprese operanti nel settore agricolo ed agro-alimentare. Parimenti, il citato decreto detta norme per l’accrescimento delle capacità concorrenziali del settore primario nazionale e per l’accelerazione delle procedure di utilizzazione dei fondi strutturali.

La seconda metà dell’anno di riferimento, per quanto attiene ai rapporti Stato-Regioni, è stata caratterizzata dall’avvio della discussio-ne sull’attuaziodiscussio-ne del D. Lgs. 173/98. Sono state infatti presentate di-verse bozze di decreti del Ministro per le Politiche Agricole relative a regolamenti attuativi dei diversi articoli del 173/98. In alcuni casi, ad esempio quelli relativi alla citata “Carta dell’agricoltore e del pescato-re” ed alla “Disciplina degli interventi per il salvataggio e la ristruttu-razione delle imprese agricole ed agroalimentari”, si è raggiunto, dopo un lungo lavoro di aggiustamento, un accordo soddisfacente tra le par-ti. Su altri punti rilevanti la discussione non ha invece conseguito i medesimi risultati.

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L’attuazione del decreto 173/98 è pesantemente condizionata dalla mancanza di una dotazione finanziaria autonoma e definita. Il provve-dimento rimanda infatti questo aspetto basilare a successivi atti legisla-tivi. E’ quindi evidente che, nonostante il notevole interesse e le forti aspettative generate all’interno del mondo agricolo, l’effetto pratico della nuova normativa rischia di essere praticamente irrilevante.

Emblematico, da questo punto di vista, l’esempio del 3 comma dell’art. 5 del D. Lgs. 173/98, relativo alla problematica della rinego-ziazione e della estinzione anticipata dei mutui agrari e fondiari, che continuano ad essere gravati di tassi assolutamente non in linea con l’attuale livello del costo del denaro.

Altro aspetto particolarmente rilevante del confronto Stato-Regioni sviluppatosi nel corso del 1998 è rappresentato dalla discussione sulla ristrutturazione del Ministero delle Politiche Agricole.

La riforma organizzativa del Ministero, divenuta operativa nell’ultimo scorcio dell’anno di riferimento, ha fatto registrare un in-dubbio passo avanti nella definizione di una moderna struttura, con forti contenuti federalistici, di governo dell’agricoltura italiana, basata sulla creazione di un soggetto in grado di connettere direttamente e di-namicamente i sistemi agricoli territoriali, di stretta competenza regio-nale, con le sedi economiche e legislative di carattere internazionale.

Del tutto diverso il discorso sull’effettiva riforma dell’intero uni-verso degli Enti collegati al Ministero delle Politiche Agricole e del Corpo Forestale dello Stato.

Su questo punto, essenziale per ridare efficienza a componenti im-portanti per l’armonico sviluppo del settore primario, si è infatti regi-strato un vero e proprio arretramento rispetto a posizioni che si ritene-vano definitivamente acquisite.

A fine anno è stata diffusa, in modo del tutto informale, una bozza di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativa alla riallo-cazione presso le Regioni di personale, strutture e risorse finanziarie dello Stato non più necessarie per lo svolgimento di funzioni trasferite ai sensi del D. Lgs. 143/97 compresi i “beni e le risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative del Corpo Forestale dello Stato non necessari all’esercizio di funzioni di competenza statale”.

Lo schema di D.P.C.M., nonostante la posizione contraria emersa in sede parlamentare e sancita da un ordine del giorno della Commis-sione Affari Istituzionali della Camera, ha recepito il dettato del D.

58 Lgs. 143/97.

Le Regioni hanno comunque espresso un giudizio fortemente criti-co sull’intera impostazione del provvedimento, motivando la propria posizione sia con la mancata formalizzazione del testo sia, soprattutto, con l’assoluta distanza esistente tra la mole di funzioni trasferite e l’effettiva quantità di risorse messa a disposizione.

Nel settore forestale, a titolo d’esempio, viene mantenuta a livello centrale la titolarità della parte preponderante dell’intero patrimonio appartenente all’ex Azienda di Stato per le foreste demaniali, soppres-sa da moltissimi anni, ma tuttora estremamente vitale.

Anche la gestione della complessa vicenda delle “quote latte” ha rappresentato un punto rilevante del confronto tra Stato e Regioni nel corso del 1998. In questo caso, nonostante le difficoltà di un approccio risolutivo nei confronti di una questione incancrenita da molti anni, la collaborazione avviata ha consentito di attivare concordemente lo schema organizzativo, incentrato sulle Commissioni provinciali in stretto collegamento con l’AIMA, per verifica della effettiva situazio-ne del comparto.

In alcuni casi sono emerse diversità di vedute, in particolare tra Re-gioni a diversa vocazione produttiva, che, comunque, non hanno inciso sull’intera azione avviata anche se il rientro nella normalità e il rispetto delle regole appare ancora estremamente lontano.

Il bilancio per l’anno 1998 della complessa problematica del rap-porto Stato-Regioni in materia di agricoltura è, in conclusione, caratte-rizzato da due aspetti contrastanti. Il processo di riforma della struttura

Il bilancio per l’anno 1998 della complessa problematica del rap-porto Stato-Regioni in materia di agricoltura è, in conclusione, caratte-rizzato da due aspetti contrastanti. Il processo di riforma della struttura

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