2. LE POLITICHE PER IL SETTORE AGRO-ALIMENTARE
2.1. Lo scenario comunitario
Lo scenario comunitario nel corso del 1998 e nei primi mesi del 1999 è stato dominato dalla discussione del documento Agenda 2000, per dare attuazione alle riforme previste per i prossimi anni. Le propo-ste di riforma esaminate hanno riguardato tutte le politiche dell’Unione ed il compromesso fra le diverse posizioni non è stato facile da rag-giungere.
Per quanto riguarda la riforma della politica agricola comune un accordo di principio è stato raggiunto l’11 marzo 1999 e modificato definitivamente al vertice dei capi di governo del 24 e 25 marzo a Ber-lino. I contenuti di questo accordo, che riguardano le politiche per il periodo dal 2000 al 2006, verranno illustrati nei paragrafi seguenti.
L’adozione dell’euro dal primo gennaio 1999 rappresenta una novi-tà di rilievo. Se da un lato l’euro è una vera e propria moneta, più forte rispetto all’ECU, perché espressione di economie stabili e convergenti, l’abolizione della lira verde toglie risorse all’agricoltura. La riduzione media è stimata in poco meno del 2%, ma per gli importi compensativi erogati agli agricoltori per i seminativi la riduzione sarà del 4,6% in quanto il tasso verde vigente era di 2.030,40 lire, contro le 1936,27 lire del tasso di cambio per l’euro fissato dal primo gennaio. Sono stati quindi previsti, a fine dicembre, degli interventi volti a compensare queste perdite di reddito subite dagli agricoltori nel settore dei semina-tivi, nel settore ovicaprino, bovino e per le misure di accompagnamen-to, mentre saranno escluse da queste misure le produzioni mediterra-nee che subiranno quindi una perdita media del 2% per effetto dell’attuazione dell’euro.
Un aspetto da ricordare è la crisi istituzionale che si è creata con la messa sotto stato di accusa della Commissione, conclusa solo
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temente con le sue dimissioni e con la designazione di Romano Prodi a nuovo presidente.
2.1.1. L’andamento congiunturale dei redditi agricoli
La stasi della produzione finale agricola è continuata a livello euro-peo nel corso del 1998 determinata sostanzialmente da una riduzione dei prezzi reali dei prodotti agricoli ed in particolare di quelli di origi-ne animale. Il valore reale della produzioorigi-ne finale agricola vegetale è rimasto sostanzialmente stabile (-0,1%), con un aumento del volume di produzione (+0,8) e lieve riduzione dei prezzi reali (-0,9%). Partico-larmente elevate sono state le produzioni di cereali che sono aumentate del 4,5% raggiungendo un nuovo record, ciò è stato però condizionato dalla forte riduzione dei prezzi, influenzati da quelli mondiali (-8,8%).
Il valore della produzione animale ha subito anch’esso un aumento in termini di volume (+1,3%), ma la riduzione dei prezzi reali è stata in media molto rilevante (-8,4%).
Per comprendere meglio l’andamento dei redditi agricoli nel 1998 è bene ricordare che l’andamento dei consumi intermedi si è ridotto del 4%, anche in questo caso per la sostanziale riduzione dei prezzi.
I redditi medi degli agricoltori dell’Unione europea nel 1998, in termini di valore aggiunto per occupato, secondo le ultime stime dell’Eurostat, hanno registrato una flessione intorno al 3,9% in ter-mini reali (tab. 2.1). Questo risultato è stato determinato, oltre che dalla riduzione reale del valore della produzione, dalla riduzione del valore reale delle sovvenzioni e dalla riduzione dell’occupazione a-gricola (-1,6%), che è stata molto inferiore a quella degli anni prece-denti. Naturalmente la riduzione dei redditi reali degli agricoltori è stata molto diversa a livello nazionale. Infatti, se in Danimarca i red-diti agricoli sono diminuiti di oltre il 22%, in Svezia sono aumentati del 9%, mentre per l’Italia si è avuto un lievissimo aumento dello 0,7%. Sul fronte dell’occupazione, nel 1998, continua il trend decre-scente, con una riduzione media degli addetti dell’1,6%, ma mentre in Germania la riduzione è del 4,1% in Italia essa è leggermente al di sotto della media dell’Unione europea, con una diminuzione dell’1,5%.
L’andamento di lungo periodo dei redditi agricoli è riportato nella
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tabella 2.2 (considerando i numeri indice con base pari alla media del triennio 1989-1991). Innanzi tutto emerge come la situazione sia diver-sa se si considera l’UE-11 o l’UE-15: nel primo caso i redditi aumenta-no di oltre il 17% nel 1998, mentre nel secondo solo circa del 12%.
I valori più elevati dei redditi agricoli nel lungo periodo al 1998 so-no fatti registrare dalla Germania unificata (137), seguita dalla Spagna (128), dall’Irlanda (123), dalla Francia (121) e dall’Italia (114). Occor-re però sottolineaOccor-re che l’Italia aveva raggiunto un valoOccor-re più elevato nel 1996.
2.1.2. La discussione su Agenda 2000
Quando il 16 Luglio del 1997 è stato presentato il documento pro-grammatico Agenda 2000, si pensava che sarebbe stato approvato in tempi stretti. Invece ha trovato ampie difficoltà ad essere accettato, in parte proprio a causa della quasi totale riconferma dello status quo, che non ha fatto altro che prorogare il perpetuarsi di alcuni problemi e dall’altro per la mancata presa di posizione su alcune questioni fonda-Tab. 2.1 - Redditi agricoli nell’Unione europea
Paesi Reddito pro-capite (%)
1997/96 1998/97
Belgio 4,6 -8,7
Danimarca -3,8 -22,3
Germania 3,1 4,0
Grecia -5,4 -3,8
Spagna -2,5 -7,3
Francia -0,3 -0,5
Irlanda 0,6 -5,8
Italia -3,9 0,7
Lussemburgo -3,2 2,0
Olanda 12,8 -9,9
Austria -7,6 -4,3
Portogallo -13,6 -13,4
Finlandia -7,4 -4,7
Svezia 8,4 9,0
Gran Bretagna -24,9 -16,4
UE-11 -0,6 -2,5
UE-15 -2,7 -3,9
Fonte: Eurostat.
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mentali come quella dei contribuenti netti al bilancio dell’UE. Questo problema è stato posto formalmente nel corso del 1998 dalla Germania come primo e principale contribuente netto seguita dall’Olanda, Sve-zia, Belgio e Austria, mentre lo sono anche Italia e Francia ma in ter-mini ter-minimi. Diverse sono state le proposte emerse e discusse nel cor-so dell’anno. Una di queste riguardava le modifiche dei finanziamenti derivanti dall’Iva (che attualmente è dell’1%), mentre un’altra propo-sta riguardava l’incremento dei contributi collegati alla quota di cia-scun paese. Un discorso diverso era stato posto affrontando il proble-ma dal punto di vista delle spese. In particolare era stato proposto di cofinanziare, a livello nazionale, le spese della PAC (che assorbe at-tualmente circa il 50% delle risorse comunitarie) rimborsando agli Sta-ti membri solo il 75% delle spese per aiuSta-ti diretSta-ti, mentre il restante 25% sarebbe stato a carico dei singoli paesi.
Un altro aspetto che ha assunto un certo rilievo nella discussione su Agenda 2000, riguardava l’istituzione del plafond o “massimale” a-ziendale per le compensazioni. Una prima proposta non prevedeva de-Tab. 2.2 - Redditi agricoli comunitari 1990-1998 (numeri indice media 1989-1991=100)
Paesi 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 Belgio 96,9 96,0 91,3 88,4 91,2 74,0 75,7 79,2 72,3 Danimarca 100,9 95,9 86,0 87,8 96,2 113,5 118,0 113,5 88,2 Germania (a) 96,1 103,9 119,7 106,0 109,2 113,0 127,9 131,9 137,2 Grecia 89,1 113,6 95,8 87,9 97,1 107,9 103,0 97,4 93,7 Spagna 102,0 101,5 86,5 101,0 118,5 120,4 142,3 138,7 128,6 Francia 103,7 97,5 99,0 98,4 111,2 117,8 122,0 121,7 121,1 Irlanda 103,5 94,8 109,4 110,1 116,5 130,5 130,5 131,3 123,8 Italia 95,0 102,3 100,0 100,8 104,1 112,3 118,2 113,5 114,4 Lussemburgo 102,4 88,7 89,0 87,1 84,3 95,4 101,3 98,0 100,0 Olanda 101,2 97,7 87,8 73,1 88,3 81,9 82,0 92,5 83,3 Austria 103,1 103,7 105,2 100,8 114,2 119,1 105,5 97,5 93,3 Portogallo 109,2 99,9 89,8 85,0 108,3 110,3 119,4 103,1 89,3 Finlandia 104,3 97,6 85,1 88,9 102,4 102,8 101,4 93,9 89,4 Svezia 122,3 79,4 70,5 82,8 73,4 87,5 66,8 72,4 78,9 Gran Bretagna 99,8 97,4 102,1 117,1 121,5 136,0 126,1 94,7 79,2 UE-11 (a) 99,6 100,4 99,2 99,0 109,2 113,3 121,2 120,2 117,3 UE-15 (a) 99,3 100,7 98,5 99,1 108,5 114,5 119,9 116,2 111,9 (a)Con la Germania nella situazione territoriale anteriore al 3 Ottobre 1990 (Indici media 1990-1991=100).
Fonte: Eurostat.
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curtazioni fino a un importo di 100.000 ECU, tra 100.000 e 200.000 ECU la decurtazione sarebbe stata del 20%, mentre, per importi supe-riori, del 25%.
Le ultime proposte si sono differenziate incentrando l’attenzione, invece che sul massimale, sull’introduzione di una penalizzazione de-gressiva del 3% su tutti gli aiuti compensativi che avessero superato la franchigia di 5000 euro per azienda. Questa soluzione avrebbe com-portato una riduzione di oltre il 15% degli aiuti diretti agli agricoltori nel 2006. Considerando tale franchigia e sulla base dei dati della rete di contabilità aziendale europea (FADN/RICA), non sarebbero state interessate tra i 4,9 e i 5,3 milioni di piccole aziende, che rappresenta-no all’incirca il 70% del numero totale delle aziende.
Anche la Corte dei Conti dell’UE aveva sollevato diverse osserva-zioni su Agenda 2000. In particolare, i dati macroeconomici su cui ba-sa gli interventi sembrano ampiamente superati, basta penba-sare agli ef-fetti della crisi asiatica. Essa ha evidenziato, inoltre, un’ampia maggio-razione di bilancio per il 2006 dell’ordine di 1,4 miliardi di ECU e an-che questa previsione sembra ottimistica. Altro problema sollevato è quello relativo alle tematiche ambientali che si affrontano solo in mo-do marginale. La Corte dei Conti ha fatto rilevare anche che il princi-pio di equità non è rispettato e che Agenda 2000 non interviene in nessun modo per correggere la distorsione; per questo basta citare un solo dato: circa il 40% dei fondi va al 4% degli agricoltori. La Corte ha consigliato quindi di modulare gli aiuti agli agricoltori effettivamente svantaggiati, alla protezione dell’ambiente, all’organizzazione della ri-cerca per la salute pubblica e per la sicurezza dei prodotti e lo sviluppo dei mercati esterni.
Il 24 e il 25 Marzo 1999 si è tenuta a Berlino la riunione dei capi di Stato e di Governo, in quella sede il nome di Romano Prodi è stato proposto come presidente della Commissione europea, e sono stati de-finitivamente stipulati gli accordi su Agenda 2000. Tali accordi preve-dono che il tetto finanziario rimarrà fissato all’1,27% del Pil ma, a de-correre dal 2002, l’apporto del contributo dell’Iva ai finanziamenti comunitari verrà ridotto in modo degressivo (dall’1% attuale allo 0,75% nel 2002 e allo 0,50 nel 2004) con un aumento di quelli deri-vanti dal Pil.
Inoltre sono state date disposizioni per effettuare economie addi-zionali tali da assicurare che il totale della spesa agricola in tutto il
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riodo 2000-2006 non superi un importo medio annuo massimo di 40,5 miliardi di euro, ai prezzi del 1999, per un complesso di 310 miliardi di euro. In aggiunta sono previsti per l’intero periodo ulteriori 14 mi-liardi di euro per lo sviluppo rurale. I massimali della spesa per il FEOGA-garanzia (in miliardi di euro, ai prezzi del 1999) sono riportati nella tabella 2.3. Come si vede la stabilizzazione della spesa agricola per gli anni futuri rimane ancora imprecisata, e quindi se verranno su-perati i massimali di spesa per la PAC, saranno adottate delle misure di contenimento che probabilmente riprenderanno le ipotesi discusse nei mesi precedenti.
Il compromesso definitivo è stato raggiunto non incidendo profon-damente sulle politiche precedenti. Per quanto riguarda l’Italia alcuni importanti risultati hanno riguardato l’aumento delle quote latte e la possibilità di nuovi impianti viticoli. Le misure specifiche riguardanti l’agricoltura sono descritte in dettaglio nei paragrafi successivi.
2.1.3. La riforma della politica agricola comune a seguito dell’“Agenda 2000”
Dopo mesi d’intense trattative e aspri confronti che hanno coinvol-to direttamente anche alcuni capi di Stacoinvol-to e di governo, i ministri dell’agricoltura dei Quindici hanno raggiunto un accordo di principio (all’alba del 26 marzo) sui contenuti della riforma della politica agrico-la comune alle soglie del nuovo millennio. Il compromesso finale a-dottato nel vertice di Berlino si differenzia su certi punti da quello rag-Tab. 2.3 - Evoluzione delle spese agricole dal 2000 al 2006 (a)
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Agricoltura 40.920 42.800 43.900 43.770 42.760 41.930 41.660 - Spese PAC 36.620 38.480 39.570 39.430 38.410 37.570 37.290 - Sviluppo rurale 4.300 4.320 4.330 4.340 4.350 4.360 4.370 Azioni strutturali 32.045 31.455 30.865 30.285 29.595 29.595 29.170 - Fondi strutturali 29.430 28.840 28.250 27.670 27.080 27.080 26.666 - Fondo coesione 2.615 2.615 2.615 2.615 2.515 2.515 2.510 Massimale risorse -
% del Pil
1,27% 1,27% 1,27% 1,27% 1,27% 1,27% 1,27%
(a) Spesa in milioni di euro, prezzi 1999.
Fonte: Presidenza del Consiglio europeo - Berlino 24-25 marzo 1999.
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giunto qualche settimana prima dai ministri dell’agricoltura. Le modi-fiche introdotte mirano essenzialmente a mantenere entro il limite di 40,5 miliardi di euro la spesa annuale della politica agricola comune dopo la riforma.
Nel complesso, il compromesso raggiunto non si distanzia in ma-niera sensibile dalle proposte iniziali di Agenda 2000, anche se, per ragioni finanziarie e per attenuarne l’impatto sui redditi agricoli, alcu-ne misure sono state diluite alcu-nel tempo o l’inizio della riforma è stato ritardato nel tempo. Il ministro italiano all’agricoltura, Paolo De Ca-stro, si è dichiarato “ampiamente soddisfatto” del compromesso finale, in quanto esso sanziona alcune delle principali rivendicazioni della de-legazione italiana, ed in primo luogo l’inclusione della riforma del set-tore lattiero-caseario nel pacchetto finale, nonché un’adeguata rivalu-tazione delle quote-latte per l’Italia. Ma vediamo, più da vicino, i con-tenuti dell’accordo, settore per settore.
Cereali
- Il prezzo d’intervento dei cereali è ridotto del 15%, contro il 20%
proposto dalla Commissione. Peraltro, mentre la Commissione prevedeva di realizzare questa riduzione in una sola tappa, alla fine è stato deciso di diluirla in due tappe: 7,5% a partire dalla campa-gna 2000/2001 e 7,5% a partire dalla campacampa-gna 2001/2002. A par-tire da questa campagna, l’intervento tornerà al suo ruolo originario di “rete di sicurezza” per evitare il crollo dei prezzi. Una decisione su una ulteriore riduzione dei prezzi d’intervento a partire dal 2002/2003 sarà presa alla luce degli sviluppi sui mercati;
- gli aiuti compensativi sono aumentati (in due tappe) da 54 a 63 eu-ro/t, il che equivale a una compensazione parziale della riduzione dei prezzi d’intervento. Per ottenere l’aiuto globale per ettaro, gli aiuti compensativi unitari debbono essere moltiplicati per le rese storiche di riferimento già in vigore. Per l’Italia, la resa è fissata a 3,9 t/ha e questa decisione formalizza di fatto la situazione attuale;
- il tasso di set-aside è fissato al 10% per il periodo 2000-2006 (allo stesso livello della campagna 1999/2000). La Commissione aveva proposto di fissarlo a zero a partire dalla campagna 2000/2001. Il tasso del 10% sembra tuttavia più adeguato alla realtà attuale dei mercati agricoli, a livello comunitario e mondiale, tenuto conto del livello elevato degli stocks all’intervento e delle possibilità limitate
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di esportazione senza restituzione sui mercati mondiali, con una ri-duzione di prezzo di solo il 15%;
- il set-aside volontario è mantenuto; tuttavia questo regime sarà mi-gliorato, in particolare per tenere conto delle preoccupazioni agro-ambientali;
- la compensazione per il set-aside è fissata a 66 euro/t a partire dal 2001/2002 (e a 60 euro/t per il 2000/2001);
- il pagamento degli aiuti compensativi sarà effettuato nel periodo che va dal 16 novembre al 31 gennaio dell’anno successivo al rac-colto;
- contrariamente alla proposta della Commissione, che prevedeva la soppressione dell’area di base specifica per il mais, per il calcolo degli aiuti compensativi, il Consiglio ha trovato un accordo sulla possibilità di mantenere questa disposizione per gli Stati membri che lo desiderino. E’ inoltre prevista la possibilità di distinguere, all’interno dell’area di base mais, tra mais irrigato e non irrigato, com’è attualmente;
- nelle regioni in cui i pagamenti compensativi per il mais sono basa-ti sulle rese storiche specifiche relabasa-tive a questo cereale, gli aiubasa-ti compensativi per i semi oleosi e il lino sono calcolati sulla base delle rese storiche osservate per l’insieme dei cereali al di fuori del mais.
Semi oleosi e proteaginose
- A partire dalla campagna 2002/2003 e con una progressività che prevede tre tappe, i pagamenti compensativi unitari per i semi oleo-si saranno gli stesoleo-si che per i cereali. Questi importi unitari debbo-no essere moltiplicati per le rese storiche regionali di riferimento dei cereali;
- il sistema del prezzo di riferimento (nonché il pagamento dell’acconto collegato a questo sistema) è abolito a partire dalla campagna 2000/2001;
- fino a che è mantenuto in vita un aiuto specifico ai semi oleosi, vale a dire fino al 2001/2002, l’accordo di Blair House rimane applica-bile. Ciò implica l’applicazione di penalità in caso di superamento delle quantità massime garantite;
- il Consiglio europeo chiede alla Commissione di seguire da vicino gli sviluppi sul mercato dei semi oleosi e di presentare un rapporto,
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entro i due anni dall’applicazione del nuovo regime. Se necessario, il rapporto sarà accompagnato da proposte appropriate nel caso in cui il potenziale di produzione dovesse mostrare un serio deterio-ramento.
Latte
- Il regime delle quote viene prorogato fino al 2006. Il Consiglio procederà nel 2003 a un riesame della questione, sulla base di un rapporto della Commissione, con l’obiettivo di discutere come u-scire dal regime delle quote dopo il 2006;
- il livello delle quote-latte verrà aumentato linearmente dell’1,5%
per tutti gli Stati membri, nel 2005/2006, ad eccezione della Grecia, della Spagna, dell’Irlanda, dell’Italia e del Regno Unito, che bene-ficiano di un incremento specifico più rilevante, distribuito in due scaglioni, con inizio nel 2000/2001. In particolare, l’Italia ottiene un aumento della propria quota di 600 mila tonnellate (in aggiunta alle 9.930,1 t già disponibili), di cui 384 mila nel 2000/2001 e 216 mila nel 2001/2002;
- i prezzi d’intervento del burro e del latte scremato in polvere saran-no ridotti del 15% a partire dal 2005/2006;
- verrà introdotto un sistema di aiuti compensativi, a partire dal 2005, parallelamente alla riduzione del prezzo d’intervento, in proporzio-ne alle quote in vigore per il 1999/2000. Ad esso si aggiunge il pa-gamento di un aiuto supplementare calcolato sulla base di un’allocazione finanziaria per Stato membro. Gli Stati membri pos-sono utilizzare questa allocazione nazionale per aumentare l’aiuto compensativo per capo bovino oppure per introdurre un sistema di aiuti all’ettaro di superficie foraggera;
- è data facoltà agli Stati membri di adottare misure appropriate per rinforzare la posizione dei produttori lattiero-caseari più attivi (in particolare per quanto riguarda il trasferimento delle quote e il pro-blema delle cosiddette “quote di carta”).
Carne bovina
- L’attuale prezzo d’intervento (pari a 2.780 euro/t) sarà abbassato del 20% (e cioè a 2.224 euro/t) il 1° luglio 2002 e sarà sostituito da un prezzo di base per l’ammasso privato di pari importo. Un aiuto all’ammasso privato può essere concesso quando la media dei
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prezzi di mercato è inferiore al 103% del prezzo base;
- a partire dal 1° luglio 2002 è introdotto un sistema del tipo “rete di sicurezza”, per evitare che il prezzo di mercato scenda sotto a certi livelli. Quando, infatti, la media dei prezzi di mercato dei tori o dei manzi in uno Stato membro (o in una regione) è inferiore a 1.560 euro/t, la Commissione europea può decidere, tramite la procedura dei Comitati di gestione, di organizzare degli acquisti all’intervento;
- il premio speciale per i bovini maschi verrà aumentato, in tre tappe, per raggiungere, nel 2002, 210 euro per i tori e 300 euro per i man-zi. Esso sarà pagato, al massimo, una volta nella vita di ogni toro e due volte (2x150) nella vita di ogni manzo (a 9 mesi e dopo i 21 mesi). E’ fissato, parallelamente, un tetto al numero di capi che possono beneficiare di questo premio. Per l’Italia, esso è di 598.746 capi. I tetti regionali sono fissati sulla base dell’applicazione dei premi introdotti nel 1996;
- il premio per le vacche nutrici è aumentato a 200 euro l’anno. Il li-mite di 120.000 litri l’anno, previsto nella proposta della Commis-sione per le quantità di riferimento individuale, diventa opzionale per gli Stati membri. E’ introdotto un tetto al numero dei capi che possono beneficiare di questo premio, pari al livello più elevato dei premi pagati dal 1995 al 1997, aumentato del 3%. Per l’Italia, il li-vello risulta di 621.611 capi. Un massimo del 20% del premio alle vacche nutrici può essere destinato alle giovenche. Delle disposi-zioni speciali sono previste per gli Stati membri dove oltre il 60%
delle vacche nutrici e delle giovenche è situato nelle zone di mon-tagna;
- un premio alla macellazione è pagato direttamente al produttore, a condizione che trattenga i capi per un certo periodo e che possa dimostrare il loro abbattimento. Esso è di 80 euro per i tori, i man-zi, le vacche da latte, le vacche nutrici e le giovenche e di 50 euro per i vitelli. Tuttavia sono introdotti dei tetti alla spesa per questi premi: uno per gli animali adulti e uno per i vitelli. Essi sono fissati sulla base del numero di animali macellati o esportati nel corso del 1995;
- il premio nazionale addizionale alla vacca nutrice, pagabile alle vacche nutrici e alle giovenche, è mantenuto in vigore e l’importo massimo sale a 50 euro;
- i produttori che ricevono il premio speciale e/o il premio alla vacca
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nutrice sono eligibili ad un pagamento addizionale di 100 euro per premio concesso, quando la densità dei capi detenuti dall’azienda sia inferiore a 1,4 UBA/ha di superficie foraggera. Gli Stati membri possono però applicare anche altri criteri: a) nel 2000 e 2001: 33 euro, tra 2,0 e 1,6 UBA/ha; 66 euro se il coefficiente di densità è inferiore a 1,6 UBA/ha; b) dal 2002: 40 euro tra 1,8 e 1,4 UBA/ha;
80 euro se il coefficiente di densità è inferiore a 1,4 UBA/ha;
- allorché il numero totale degli animali beneficiari del premio spe-ciale e del premio alla vacca nutrice è limitato a 2 UBA/ha di su-perficie foraggera, gli Stati membri possono fissare un tetto al nu-mero massimo di capi per azienda eligibili al premio speciale di-verso da 90 capi per azienda che si applica in tutti gli altri casi;
- gli Stati membri versano, su base annua, pagamenti supplementari ai produttori del loro territorio entro i limiti degli importi globali prefissati dal Consiglio, secondo criteri oggettivi che riguardano, in particolare, le strutture e le condizioni di produzione, e in modo ta-le da garantire un trattamento equo tra i produttori e da evitare storsioni del mercato e della concorrenza. Per l’Italia, l’importo di-sponibile è di 65,6 milioni di euro all’anno. I pagamenti supple-mentari possono essere usati per aumentare il premio speciale alla macellazione.
Vino
- L’organizzazione comune di mercato del vino è profondamente
- L’organizzazione comune di mercato del vino è profondamente