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L’industria petrolchimica, la crisi sociale ed economica all’interno delle dinamiche del 1969 Il

in Umbria prima e dopo l’Autunno caldo: una prospettiva quantitativa

2.  L’industria petrolchimica, la crisi sociale ed economica all’interno delle dinamiche del 1969 Il

caso SIR-Rumianca

Le dinamiche delle aree industriali sarde e la precarietà so- cio-economica delle popolazioni avevano generato un’intensa stagione di conflitti per tutti gli anni Sessanta, con momenti di forte contrapposizione che culmineranno nelle grandi mobili- tazioni operaie del triennio 1967-1969. Tra i settori industriali che interessarono le vicende del 1969, l’industria petrolchimica assunse un ruolo di coprotagonista all’interno dei processi ver- tenziali del sindacalismo industriale che interessò lo scenario iso- lano nel 196926. Le vicende del settore petrolchimico sardo affon-

23.  Ibidem.

24.  R. Callia, G. Carta, M. Contu, Storia del movimento sindacale, cit., p. 366.

25.  Ilaria Burzi, Nuovi paesaggi e aree minerarie dismesse, Firenze, Firenze Uni- versity Press, 2013, pp. 130-143.

26.  Per una ricostruzione sulle vicende della SIR e sulle dinamiche al movi- mento operaio nel settore petrolchimico si rimanda ai seguenti contributi: Sandro

dano le proprie radici nelle dinamiche degli anni Cinquanta, in un momento contrassegnato dal passaggio da un’economia pre- valentemente agricola ad un’economia industriale. Nel secondo dopoguerra cominciarono ad affermarsi nello scenario italiano le aziende private della Chimica, che diedero vita agli stabilimen- ti petrolchimici che domineranno il panorama industriale sardo nei decenni successivi.

Tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi del Sessanta, infatti, la Sardegna fu contrassegnata dall’afflusso di grandi quantità di risorse finanziarie che contribuirono all’affermazione della chimi- ca nell’Isola e al finanziamento di quelle società che avevano come obiettivo lo sviluppo di questo comparto27. Nell’area meridionale

della Sardegna sì affermarono la Saras di Sarroch e la Rumianca di Macchiareddu, le quali cooperarono alla nascita di quelli insedia- menti produttivi che posero le basi allo sviluppo della petrolchi- mica sarda. Nel frattempo, la Sardegna settentrionale fu contras- segnata dalla costituzione a Sassari della Sarda Industria Resine (SIR), destinata alla costruzione di uno stabilimento petrolchimico nella zona industriale di Portotorres: erano così poste le basi del- lo sviluppo della SIR in Sardegna28. La nascita del polo chimico

della SIR, secondo gli studi di Vittorio Sallemi, contribuì alla costi- tuzione di un’importate raffineria di petrolio e alla realizzazione di un complesso industriale che ospitava oltre sessanta impianti

Ruju, La parabola della petrolchimica. Ascesa e caduta di Nino Rovelli. Sedici testimo-

nianze a confronto, Roma, Carocci, 2003; Id., L’irrisolta questione sarda. Economia, società e politica nel secondo Novecento, Cagliari, Cuec, 2018; AA.VV., La Sardegna,

vol. 2, La cultura popolare, l’economia, l’autonomia, Cagliari, Edizioni della Torre, 1994, pp. 73-80; AA.VV., Gli anni della Sir. Lotte operaie alla petrolchimica di Porto

Torres dal 1962 al 1982. Atti del convegno organizzato dall’Ufficio studi della Cgil di Sassari nel 1982, Sassari, Edes, 1982.

27.  AA.VV., La Sardegna, le miniere, la chimica e lo sviluppo. Storia, situazione

attuale e prospettive, STEF, Cagliari 1992.

28.  G. Alzona, Il caso Sir-Ruminanca, in “L’impresa”, novembre-dicembre 1971, 13, p. 463.

produttivi29. Nel corso degli anni Sessanta inoltre la petrolchimica

accentuò il proprio peso nello scenario industriale sardo e, nel cor- so degli ultimi anni del decennio, il gruppo S.I.R. di Portotorres fu costituito da una cinquantina di società, ciascuna delle quali svol- geva una particolare funzione nell’ambito dell’intero complesso petrolchimico. Durante gli anni Sessanta, inoltre, gli insediamenti sardi di Portotorres e di Cagliari si unirono e diedero vita al grup- po S.I.R.-Rumianca. Il nuovo gruppo si affermò nei processi in- dustriali sardi e si posero le basi per la realizzazione dei piani di sviluppo che ampliarono la base produttiva del comparto chimi- co sardo, anche se tali dinamiche furono possibili grazie anche ai finanziamenti del Piano di Rinascita30. Lo sviluppo della grande

chimica in Sardegna, in questo contesto, è stato possibile grazie alla determinazione assunta dai particolari incentivi finanziari e fiscali predisposti dallo Stato e dalla regione sarda per favorire lo sviluppo industriale delle aree depresse31. Di fronte a ciò, gli studi

condotti dagli storici del sindacato sardo (Claudio Natoli e Gian- narita Mele) osservarono come il fenomeno dello sviluppo della petrolchimica, guidato dai grandi gruppi aziendali e sostenuto dal settore pubblico, avesse arginato qualsiasi forma di industrializ- zazione equilibrata, con il conseguente sottosviluppo delle zone interne agro-pastorali e la precarietà delle condizioni della clas- se operaia32. Non mancarono delle critiche da parte del mondo

politico isolano sulle condizioni dei lavoratori operanti nelle aree industriali sarde ed in particolar modo nel comparto chimico nei mesi che precedettero il 1969. Di fronte agli scioperi delle attività produttive industriali, alcuni esponenti del partito comunista stig- matizzarono la discriminazione salariale vigente nel panorama

29.  AA.VV., La Sardegna, le miniere, la chimica, cit., pp. 35-36.

30.  Andrea Corsale, Giovanni Sistu (a cura di), Sardegna. Geografie di un’iso-

la, Milano, FrancoAngeli 2019, p. 135.

31.  G. Alzona, Il caso Sir-Ruminanca, cit., p. 466.

32.  Mele, Natoli (a cura di), Storia della Camera del lavoro di Cagliari, cit., pp. 358-359.

industriale isolano, che di fatto alimentava la sperequazione nelle aree particolarmente depresse dello scenario italiano33. Lo svilup-

po distorto del settore industriale, che rappresentava un ostacolo allo sviluppo economico dell’Isola, aveva contribuito alla forma- zione di quei movimenti di protesta che mettevano in discussione le politiche adottate dai grandi gruppi industriali, che si basavano sul aumento inadeguato dei livelli di occupazione, il mantenimen- to delle gabbie salariali e la mancata accettazione delle proposte delle organizzazioni dei lavoratori. La fine degli anni Sessanta, inoltre, furono contrassegnati dalla denuncia dell’instaurazione, soprattutto nelle aziende chimiche e petrolchimiche dell’Isola, di metodi di intimidazione e rappresaglie che si inquadravano, secondo il dibattito politico dell’epoca, nella grave offensiva an- tioperaia e antidemocratica scatenata dal padronato italiano e in particolare dai suoi gruppi più «dinamici». Nelle considerazioni delle organizzazioni di categoria tali metodi non solo offendevano i diritti elementari dei lavoratori ma colpivano lo spirito dell’au- tonomia sarda, che si basava nello sviluppo pieno di un regime di democrazia sindacale e politico, ad iniziare dalle fabbriche34.

Di fronte a questo scenario, gli inizi del 1969 segnarono l’inizio di quella stagione di lotta che avrebbe interessato anche i lavorato- ri delle aziende petrolchimiche, con la finalità di conquistare un miglioramento delle proprie condizioni economiche e mettere in discussione le politiche industriali dei gruppi aziendali. Nei pri- mi mesi del 1969, i lavoratori del settore petrolchimico aderirono alle azioni di lotta nel sassarese e nel cagliaritano, in contempo- ranea con le imponenti lotte contrattuali, all’interno delle quali i lavoratori rivendicarono il superamento delle sperequazioni eco- nomiche vigenti all’interno delle aziende, le quali erano legate al

33.  Nel corso della seduta dell’11 dicembre 1968 venne presentata una mo- zione sulla lotta dei lavoratori sardi per superare le differenze salariali e afferma- re il proprio potere nelle fabbriche: Consiglio regionale della Sardegna, Resoconti

consiliari, V Legislatura, CCCIX Seduta, 11 dicembre 1968, pp. 6665-6670.

sistema delle gabbie salariali 35. Le battaglie sindacali contribuiro-

no all’abolizione delle zone salariali negli stabilimenti della Ru- mianca della provincia di Cagliari e, in seguito agli scioperi dei lavoratori della provincia di Sassari, le segreterie appartenenti alla Cgil, Cisl e Uil riuscirono a conseguire un accordo col la direzio- ne della Sir36. Nonostante i risultati raggiunti durante la vertenza

contro le zone salariali, la seconda metà del 1969 fu contrassegnata dall’accentuazione della tensione tra i vertici aziendali ed i sin- dacati, mentre i lavoratori del gruppo che operavano nel gruppo Sir-Rumianca diedero vita ad una serie di agitazioni per la revi- sione dei rapporti vigenti nel sistema aziendale37. Le organizza-

zioni di categoria, a questo proposito, stigmatizzarono l’operato dei vertici aziendali nella repressione delle lotte sindacali, che si manifestava nella richiesta dell’immediato intervento dell’autori- tà giudiziaria e nell’impiego di figure esterne al sindacato, con la finalità di arginare il fronte di lotta dei lavoratori38. Nonostante le

condizioni di maggiore difficoltà della lotta operaia rispetto alle

35.  Per un’analisi degli scioperi nel settore petrolchimico si rimanda alla seguente documentazione: Situazione industriale. Quadriennio 1967-1970, tele- gramma del prefetto di Cagliari al ministero dell’Interno, 11 gennaio 1969, in ACS, Min. Int, Gab., Situazione industriale, 1967-70, b. 169, f. 13396/18; Scioperi

in Emila, Sardegna e Friuli, in “L’Unità”, 22 gennaio 1969; Sconfitta la Confindustria alla vigilia dello sciopero, in “L’Unità”, 12 febbraio 1969.

36.  AA.VV., Storia di un sindacato popolare, cit., p. 324; Zone: cede la Confindu-

stria Sarda, in “L’Unità”, 11 marzo 1969.

37.  Astensione totale ieri alla Rumianca di Cagliari, in “L’Unità”, 23 settembre 1969.

38.  In merito alle lotte che caratterizzarono il panorama del 1969, il comi- tato regionale sardo della Cgil osservava come i movimenti di protesta avessero ottenuto l’adesione di larghi strati della popolazione isolana, nonostante la re- pressione messa in atto dal padronato e da parte di “alcune forze politiche”. Non mancarono delle critiche nei confronti degli industriali del comparto petrolchi- mico che, secondo la segreteria della Cgil, aveva tentato di rompere il fronte della lotta dei lavoratori, con l’obiettivo di distorcere il significato più profondo dei movimenti di protesta in atto in Sardegna e nel Paese. Comunicato del Comitato regionale sardo della Cgil, 4 dicembre 1969, in Camera del lavoro metropolitana di Cagliari, fondo Filcams-Cgil.

altre regioni italiane, le organizzazioni di categoria osservavano come i lavoratori fossero riusciti a valorizzare l’operato del sinda- cato confederale, dimostrando un elevato grado di combattività e compattezza39. Per quanto concerne lo scenario delle lotte sinda-

cali nel settore petrolchimico, gli studi di Lidia Sedda e di Sandro Ruji misero in evidenza le difficoltà del ruolo del movimento ope- raio all’interno dei grandi stabilimenti, anche se le vertenze porta- te avanti nel corso del 1969 concorsero al superamento delle spe- requazioni economiche e alla rivendicazione di un maggior potere sindacale nelle aziende40. In questo filone contestativo, le lotte in

Sardegna dei lavoratori del comparto petrolchimico hanno con- tribuito a sostenere quelle forme di contestazione che tentarono di rispondere alle problematiche della classe operaia e a superare gli squilibri economici e sociali dell’Isola. I movimenti di protesta del comparto petrolchimico, simbolo dell’inasprimento delle lotte sindacali del periodo, rappresentarono un elemento di quel dina- mismo sindacale che di fatto contrassegnò le vicende del 1969.

3. La presenza militare in Sardegna e i movimenti