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Le aree minerarie: crisi industriale, mobilita zioni e prospettive di sviluppo nella Sardegna del

in Umbria prima e dopo l’Autunno caldo: una prospettiva quantitativa

1.  Le aree minerarie: crisi industriale, mobilita zioni e prospettive di sviluppo nella Sardegna del

1969

I movimenti di protesta che caratterizzarono la Sardegna del 1969 avevano interessato ampie categorie sociali e diverse aree territoriali, anche se tra i focolai di protesta dell’Autunno caldo sono degne di nota in particolare le vicende dei bacini minera- ri della Sardegna. Nella provincia di Cagliari, la più importante sotto il profilo minerario, si concentrava nel settore piombo-zin- cifero il 90% della produzione mineraria nazionale11. La maggior

parte delle attività estrattive erano dislocate nella Sardegna me- ridionale e comprendeva i bacini minerari del Sulcis-Iglesien- te e Guspinese, i quali furono contrassegnati dall’acuirsi della crisi industriale e dalla ripresa e dalla conseguente ripresa delle proteste che coinvolsero le popolazioni locali, i lavoratori e le

11.  Per una ricostruzione dell’industria mineraria degli anni Sessanta si segnala la seguente documentazione bibliografica e archivistica: Francesco Man- coni (a cura di), Le miniere e i minatori della Sardegna, Milano, Silvana Editoriale, 1986; Consiglio Regionale della Sardegna, Il problema minerario negli atti del Con-

siglio. 1949-1979, a cura del Servizio di Segreteria Archivio Storico, Pubblicazioni

CRS, Cagliari 1980; Amministrazione Provinciale di Cagliari, Ordine del giorno n.

5269, 7 marzo 1966, in Archivio Storico Consiglio Regionale Sardegna, b. 49, f. 4.

«Piano di Rinascita, Piani, programmi e leggi, Piano quinquennale (1965-69), Enti Vari (Comuni, Province)».

aziende del settore estrattivo. Nonostante i tentativi di rilancio intrapresi dallo Stato e dalla Regione, gli anni Sessanta furono contrassegnati da una forte emorragia di posti di lavoro e una riduzione dei livelli produttivi, mentre la situazione sociale ed economica delle popolazioni locali si aggravò sensibilmente12.

Lo studioso Beniamino Moro ha riscontrato, durante il decennio 1960-70, un progressivo ridimensionamento dell’attività minera- ria sarda, contrassegnata da una flessione dei valori produttivi e dalla manodopera occupata. Il ridimensionamento delle pro- duzioni minerarie, inoltre, aveva influito negativamente sulle problematiche industriali isolane. Dal punto di vista occupazio- nale si registrava un calo della forza lavoro (dalle 5000 unità del 1961 alle 4000 unità del 1968), mentre la situazione economica fu contrassegnata da un forte squilibrio che incise sensibilmente nelle popolazioni delle aree industriali13. La stessa segreteria del-

la Cgil segnalava come gli effetti della crisi economica avessero inciso nel sistema economico isolano e avessero comportato un progressivo aumento della disoccupazione, rendendo incerte le prospettive di sviluppo del territorio14. Le conseguenze, del tutto

negative sul piano sociale, avevano comportato un ridimensio- namento della popolazione residente nel Sulcis-Iglesiente e una progressiva polverizzazione della manodopera occupata. Il pa- norama politico e sindacale del 1969, di fronte a questo scenario, sarà contrassegnato da una stagione contestativa nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali, in relazione alle proble- matiche socio-economiche del panorama industriale locale15. Le

12.  Gianfranco Sabattini, Beniamino Moro, La crisi delle attività minerarie re-

gionali, Cagliari, Editrice Sarda Press, 1975, pp. 16-24.

13.  Saranno esaminati in un convegno i problemi del settore minerario, in “L’Uni- one Sarda”, 31 ottobre 1969.

14.  Promemoria delle segreterie provinciali (Cgil, Cisl, Uil) sulla situazione min-

eraria dell’Iglesiente, 25 luglio 1969, in Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi:

ACS), Min. Int., Gab., Miniere-Industria Estrattiva 1967-70, b. 157, f. 13323/18.

15.  Sollecitato un mutamento della politica mineraria, in “L’Unione Sarda”, 17 gennaio 1969.

mobilitazioni del decennio 1960-70, infatti, avevano mirato al ri- lancio dell’industria estrattiva attraverso l’intervento del settore pubblico, col quale si voleva garantire una maggiore capacità oc- cupazionale e avviare uno sviluppo del settore industriale16. Di

fronte a queste considerazioni, il dibattito locale riconfermava la tesi di definire un’adeguata politica mineraria per il rilancio del settore estrattivo. Se da un lato le organizzazioni sindacali com- batterono per lo sviluppo del comparto minerario, dall’altro i mi- natori sardi diedero un importante contributo al miglioramento dei sistemi contrattuali e delle condizioni lavorative vigenti nelle miniere sarde. Nei primi mesi del 1969 gli operai del bacino me- tallifero erano entrati in sciopero per richiedere la sospensione delle zone salariali, in modo tale da porre fine alla sperequazione economica presente tra i lavoratori del nord e quelli del sud17.

Nelle miniere di Montevecchio, invece, venivano discussi gli aspetti sul trattamento uniforme e il riordino del contratto in vi- gore nell’industria mineraria; nel febbraio del 1969 gli organismi di rappresentanza della Monteponi-Montevecchio e della Fillea raggiunsero un accordo sulle questioni contrattuali, durante il mese successivo la Confindustria e le organizzazioni siglarono l’accordo per l’abolizione delle zone salariali18. Nonostante fos-

sero state ottenute delle importanti vittorie sul piano sindacale, la situazione all’interno bacino metallifero divenne precaria per i lavoratori. Non mancarono infatti critiche da parte delle ammi- nistrazioni comunali e degli esponenti regionali e sindacali sulla politica mineraria e sulle condizioni di vita dei lavoratori. Un al- tro spinoso problema che aveva interessato le condizioni di vita dei lavoratori riguardò la crescente frequenza degli infortuni sul

16.  Ibidem.

17.  Totale lo sciopero nei complessi minerari, in “L’Unione Sarda”, 9 gennaio 1969.

lavoro nelle miniere del bacino metallifero19. Dai primi mesi del

1969, infatti, furono divulgate delle statistiche con cui si denun- ciava come il settore minerario più pericoloso fosse rimasto nella Provincia di Cagliari. Di fronte a questo scenario, la piattaforma rivendicativa delle organizzazioni di categoria richiedeva a gran voce la pubblicizzazione del settore minerario, con la finalità di garantire il garantire la tutela dei lavoratori ed uno sviluppo oc- cupativo, economico e sociale per le popolazioni minerarie20. Sui

problemi del settore minerario gli stessi delegati delle tre confe- derazioni sindacali avevano richiesto agli organi istituzionali un intervento per garantire un’immediata costruzione di nuovi im- pianti per lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Nonostante i propositi, i gruppi politici d’opposizione e le segreterie sindacali osservavano come l’inerzia della classe politica avesse contribu- ito alla stasi del settore minero-metallurgico, mentre le mobilita- zioni popolari riaffermavano la necessità di un incisivo interven- to della mano pubblica per salvaguardare le strutture industriali e gli equilibri socio-economici legati al comparto estrattivo21.

Di fronte a queste considerazioni, il movimento sindacale sar- do ed i lavoratori avevano avviato una serie di manifestazioni per sollecitarne un’adeguata soluzione ed avviare i programmi di intervento per il rilancio dell’economia del bacino minerario22.

Per contrastare il decadimento di un importante branca del set- tore industriale sardo, le segreterie sindacali riaffermavano la

19.  In un anno in Provincia tredicimila infortuni sul lavoro, in “L’Unione Sar- da”, 2 gennaio 1969.

20.  Sottolineata la necessità di pubblicizzare le miniere, in “L’Unione Sarda”, 6 febbraio 1969.

21.  Gravi danni al Sulcis-Iglesiente, in “L’Unità” 5 giugno 1969.

22.  Telegramma della Federazione provinciale dei minatori-Cgil di Iglesias alle segreterie Cisl e Uil, 12 giugno 1969, in Archivio Filctem Iglesias, cartella 9 «1969/b-1970/a», f. 1969; Telegramma della Prefettura di Cagliari sugli scioperi nei complessi minerari, 24 luglio 1969, in ACS, Min. Int., Gab., Miniere-Indu- stria Estrattiva 1967-70, b. 157, f. 13323/18; Promemoria presentato dalle segreterie

provinciali dei minatori Cgil, Cisl e Uil alla riunione del Consiglio Regionale, 30 luglio

necessità di un’azione congiunta dello Stato e della Regione per garantire lo sviluppo delle miniere, l’aumento della manodopera occupata ed il conseguente miglioramento delle condizioni del settore estrattivo23. Dal canto loro, i bacini minerari continuarono

ad essere teatro di manifestazioni, con la finalità di assicurare un forte intervento dell’iniziativa pubblica a favore della valorizza- zione del settore minerario24. Nonostante la successiva pubbliciz-

zazione del comparto minerario, la crisi industriale avrebbe con- dizionato i presupposti delle grandi battaglie portate avanti dai movimenti di protesta delle zone minerarie, i cui effetti avreb- bero pesantemente inciso nelle dinamiche industriali sino agli ultimi decenni del Novecento, che di fatto sancirono la chiusura della maggior parte delle attività minerarie della Sardegna25.

2. L’industria petrolchimica, la crisi sociale ed