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La rilevanza e il carattere originale ed innovativo di questa ricerca, sia sul piano culturale che su quello sociale, credo siano evidenti. I temi sui quali insiste la ricerca (la sostenibilità e le sue dimensioni, alcune sue specifiche implicazioni sul piano educativo, il nuovo vigore e le nuove modalità che caratterizzano la riflessione intorno al futuro, le prospettive dell’educazione permanente, la nuova centralità che va riconosciuta alla dimensione informale dell’educazione, la democratizzazione dei processi e delle organizzazioni) sono altrettanti snodi centrali del dibattito

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culturale e del confronto politico attualmente in corso a livello mondiale. In prospettiva, sono probabilmente alcuni degli snodi concettuali intorno ai quali si definiranno le prospettive della comunità planetaria nel corso del XXI secolo.

Questo dibattito è però caratterizzato da grande conflittualità e da una sostanziale marcata instabilità. Contrasti, punti di vista difficilmente conciliabili, difficoltà a convergere su prospettive e strategie d’azione condivise. Ciò rende ancora più rilevante l’obiettivo che questa ricerca si propone: portare un po’ d’ordine in questo dibattito, provare a rimettere in ordine le tessere del mosaico per formulare qualche prospettiva sulla quale costruire dei percorsi di condivisione e convergenza praticabili dagli studiosi, dalla politica, dalle organizzazioni e anche dagli stessi cittadini. Perlomeno in relazione ad alcuni temi chiave, come il futuro, i valori, la cittadinanza, la democratizzazione e la diffusione dei processi educativi.

Un secondo aspetto di rilevanza e di innovatività è dato dal fatto che vengono associati in questo lavoro tre ambiti che non è così usuale riunire in una ricerca: quello sostenibilità educativa, quello dell’educazione permanente degli adulti e quello dell’educazione informale.

Un terzo fattore consiste senza dubbio nell’associazione tra concezioni della sostenibilità e orientamenti temporali, in particolare l’orientamento al futuro. Ricerche recenti effettuate attraverso diversi data base (ERIC - Educational Resources Information Center; PsycINFO; Science Direct Elsevier; APA PsycNET; Social Science Source; COMPLUDOC - Base de Datos de Artículos de Revistas Españolas de Ciencias Sociales; Tesionline) mostrano che esistono migliaia di documenti o ricerche che hanno come parole chiave sostenibilità e tempo. Al contrario, quando associamo nella nostra ricerca queste due parole ci vengono mostrati pochissimi risultati. Ad una analisi più approfondita inoltre, nessuno dei documenti ottenuti pare effettivamente centrato su una discussione del rapporto tra prospettiva temporale e sostenibilità. L’impressione è quindi che, mentre i ricercatori si sono dedicati sino ad ora ad indagare l’orientamento temporale e la sostenibilità come costrutti indipendenti, praticamente nessuna indagine ha focalizzato la propria attenzione in modo sistematico e scientificamente rilevante sulla relazione tra questi due costrutti.

Un quarto elemento di innovatività è certamente costituito dall’orientamento metodologico del lavoro. In primo luogo perché la scelta metodologica di fondo, quella sulla quale è stata impostato il

core di questa ricerca cioè il lavoro di campo, è stata quella qualitativa, in particolare quella

dell’approccio etnografico. Ci siamo affidati ad un approccio in grado di garantire un forte protagonismo al mondo interpretativo delle persone, delle istituzioni e dei gruppi sociali, funzionale a favorire l’appropriazione critica della realtà da parte dei soggetti, la costruzione di una conoscenza attiva e critica che avesse come fine quello di influire sui processi di trasformazione In secondo luogo perché a questo orientamento di fondo è stato affiancato, in alcune fasi e per finalità ben definite e delimitate, l’uso di strumenti e metodi specifici della metodologia quantitativa. Abbiamo immaginato e poi adottato un mix originale tra metodologia qualitativa e quantitativa che potesse consentire di controllare e correggere i rischi insiti in entrambi gli approcci, quindi di aumentare il grado di efficienza della ricerca e la credibilità dei risultati. In terzo luogo, perché l’approccio etnografico è stato scelto per le sue potenzialità emancipative, per la sua capacità di favorire processi di trasformazione sociale, di agire per “la emancipaciòn de las personas a traves del conocimiento scientifico de la cultura y de la sociedad” (Sabirón Sierra, 2006, p. 53). La ricerca diventa in questo senso non solo un atto conoscitivo, un’azione attraverso la quale si vuole sapere qualcosa su un determinato fenomeno sociale. Diventa invece anche un “sapere pratico che vuole che avvenga qualche cosa” (Iori, 1996, p. 102), un sapere “per la prassi che è legato all’intervento trasformativo e al risultato da realizzare”. (Rinaldi, 2009, p. 20)

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La ricerca ha pertanto assunto contemporaneamente le caratteristiche di pratica euristica (volta a far emergere e descrivere una serie specifica di eventi educativi) e di dispositivo di formazione, finalizzato ad avviare nei soggetti e nei gruppi studiati forme riflessive ed autoriflessive in grado di attivare percorsi di crescita e di cambiamento futuri.

La ricerca ha così messo in atto alcune di quelle caratteristiche peculiari che definiscono lo specifico della pedagogia sociale. Ha operato per scoprire dimensioni educative inaspettate caratteristiche dei soggetti o dei gruppi, per trovare educazione in luoghi non previsti, dove essa non si fa vedere facilmente o dove i soggetti non ne sono consapevoli; ha cercato di creare le condizioni perchè queste dimensioni educative potessero rafforzarsi, modificarsi, divenire educative in modo più intenzionale, organizzarsi in vista del conseguimento di scopi e obiettivi attraverso l’utilizzazione di metodi e strumenti funzionali; ha inteso contribuire a far sì che le occasioni educative si possano moltiplicare e dilatare nello spazio e nel tempo della vita sociale (Tramma, 2010, pp. 36-7); si è proposta con una finalità critica e al tempo stesso emancipativa, orientata cioè alla promozione e alla crescita individuale e collettiva (Striano, pp. 74-5); ha identificato come proprio obiettivo centrale quello di favorire la “diffusione [e la] promozione di un ‘uso sociale della ragione’, allo scopo di produrre sempre più consapevoli itinerari di ‘autoeducazione’ delle comunità sociali” (Striano, 2004, p. 64 – Laporta, 1979, 1995).

Infine, un ultimo ma certamente non meno importante aspetto di rilevanza e di innovatività è dato dal campione sul quale è stata effettuata la ricerca sul campo. I Gruppi di Acquisto Solidale sono senza dubbio uno dei fenomeni sociali più innovativi oggi presenti, in Italia e sempre più spesso in Europa e nel mondo. La rapidità, le dimensioni e la capillarità dell’espansione di questo movimento, la propensione dei GAS a fare rete per radicare forme di economia e di socialità alternative, l’attenzione con la quale a livello europeo e mondiale si guarda a questa esperienza spingono a credere che i GAS sono destinati ad essere tra i protagonisti assoluti di quella conversione ecologica, economica, sociale, forse anche educativa, alla quale è affidato il futuro del pianeta e dell’umanità.

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