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Le varianti del concetto di sostenibilità

1.8 Le varianti della sostenibilità Il Summit della Terra di Rio de Janeiro (UNCED 1992): la sostenibilità integrale

La United Nations Conference on Environment and Development (UNCED) di Rio de Janeiro rappresenta senza dubbio un ulteriore momento decisivo per l’elaborazione di una definizione condivisa a livello internazionale della sostenibilità. In letteratura è possibile distinguere vari

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Credo sia estremamente interessante notare come questa nuova visione della sostenibilità presentata da Caring for the

Earth sia stata sostanzialmente ripresa e fatta propria dall’UNESCO in occasione della Conferenza di Salonicco tenutasi

nel 1997 (International Conference on Environment and Society: Education and Public Awareness for Sustainability). Si vedano, a questo proposito, il testo della Dichiarazione finale e il documento preparatorio per la Conferenza

Educating for a sustainable future. A transdisciplinary vision for concerted action (in particolare i capitoli 8, 31, 32, 33,

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approcci per una definizione di sostenibilità, nessuno dei quali, tuttavia, eguaglia la complessità della Dichiarazione di Rio. Proprio per questa ragione la definizione elaborata dall’UNCED è stata negli ultimi venti anni il punto di riferimento fondamentale e sostanzialmente stabile dei processi politici per la realizzazione di una strategia internazionale per la sostenibilità. Per questa ragione, l’analisi e le conclusioni che verranno sviluppate in questo paragrafo possono essere estese anche alle concezioni della sostenibilità che hanno ispirato il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD, Johannesburg 2002), la formulazione degli Obiettivi del Millennio (2000), il progetto del Decennio delle Nazioni Unite per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile 2005 – 2014 e il Piano d’Azione ad esso relativo (2005).

Due documenti sono centrali per ricostruire la definizione della sostenibilità della UNCED24: la

Dichiarazione di Rio (documento che rappresenta un impegno comune sulla tutela ambientale e lo

sviluppo sostenibile).e la Agenda 21 (un ampio ed articolato programma di azione, vero e proprio manuale per lo sviluppo sostenibile del pianeta per il 21° secolo).

Nel Principio 1 della Dichiarazione, nel suo incipit, si afferma che la sostenibilità deve avere come proprio orizzonte di riferimento l’essere umano. All’uomo va riconosciuto in primo luogo il diritto ad una vita sana e pienamente soddisfacente, mentre il lavoro e l’impegno produttivo vengono visti come strumenti per la promozione della qualità della vita umana, certamente importanti ma in ogni caso privi di un valore autonomo. Nello stesso tempo, si afferma che questi obiettivi di carattere sociale ed economico devono essere perseguiti nel rispetto dei diritti della natura e della sua integrità. La dichiarazione riconosce in tal modo l’obiettivo della protezione dell’ambiente naturale, basato sull’esercizio del principio di precauzione, come centrale e prioritario, vera e propria pre-condizione senza la quale non vi possono essere sviluppo umano, sociale ed economico (Dichiarazione di Rio, Principio 15). Riconosce cioè che la sostenibilità è costituita da diverse dimensioni, in particolare quelle sociale, ambientale ed economica, e che il percorso della sostenibilità si identifica con la ricerca e l’aggiustamento continuo di un equilibrio soddisfacente tra queste diverse istanze.

Il Summit della Terra di Rio propone quindi una visione della sostenibilità coerente con la definizione di sostenibilità integrale che abbiamo presentato in altra parte di questo stesso capitolo. La sostenibilità si fonda sull’integrazione di tre pilastri interdipendenti: lo sviluppo sociale, lo sviluppo economico (non più identificato acriticamente con la crescita del PIL) e la tutela ambientale25. Ridefinisce inoltre in modo radicale le gerarchie tra questi pilastri: centralità dell’uomo e della qualità della vita, dovere della tutela del patrimonio ambientale come condizione imprescindibile per lo sviluppo umano, sviluppo economico non più come semplice crescita dei volumi prodotti e non più come fine in sé, bensì come strumento attraverso il quale promuovere una migliore qualità della vita e una più forte equità intra e inter generazionale (Dichiarazione di Rio, Principio 3).

Viene perciò ribadita anche a Rio una visione della sostenibilità fondata sulla modificazione profonda della relazione uomo-natura caratteristica del mondo occidentale: abbandonare una visione del mondo che vede l’uomo dominante sulla natura e la crescita economica prevalere sugli obiettivi di sviluppo umano e di tutela ambientale e promuovere invece una nuova concezione che vede il futuro dell’uomo come inseparabile dal futuro della natura. Una visione che afferma apertamente la necessità di mettere in discussione il paradigma economico dominante, in particolare il suo sviluppismo acritico. (Dichiarazione di Rio, Principio 8)

24 Gli unici approvati all’unanimità da tutte le delegazioni presenti al summit.

25 Una visione che verrà ribadita nel 2002 in occasione del WSSD di Johannesburg. Nella dichiarazione politica finale

del WSSD si afferma che “la sostenibilità si fonda su tre pilastri interdipendenti e che si rafforzano reciprocamente”: lo sviluppo sociale, la protezione ambientale e lo sviluppo economico e sulla integrazione delle iniziative a livello locale, nazionale e globale. (Dichiarazione politica, par. 5)

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Altro principio cardine della definizione di Rio è quello dell’interdipendenza tra pace, sviluppo umano e tutela ambientale. Come ha affermato Elizabeth Dowdeswell, Direttore Esecutivo dello United Nations Environment Programme (UNEP),

the new vision of sustainability which emerged from the Earth Summit […] saw the essential indivisibility of environment, peace and development. It also recognized that global independence could no longer be conceived only in economic terms. Alongside, there was the calculus of military parity. They were related to the instability spawned by widespread poverty, squalor, hunger, disease, illiteracy. They were connected to the degradation of the environment. They were enmeshed with inequity and injustice. (Dowdeswell 1995, p. 2)

La Dichiarazione di Rio riconosce che “Peace, development and environmental protection are interdependent” (Principio 25), che la pace è la precondizione necessaria per la protezione ambientale e per la sostenibilità (“Warfare is inherently destructive of sustainable development”, Principio 24) e che la cooperazione internazionale sul piano ambientale, economico, culturale e politico è la condizione indispensabile per la realizzazione della sostenibilità (Dichiarazione di Rio, Principi 5 e 7). La sostenibilità richiede perciò la costruzione di una grande partnership globale, planetaria, il cui scopo fondamentale dovrà essere di:

- rafforzare la capacità intrinseca delle varie comunità umane di costruire le condizioni della sostenibilità, a livello locale, nazionale e globale (Principio 9).

- Rafforzare la consapevolezza dei cittadini relativamente alla sostenibilità e agevolare il loro coinvolgimento nei processi decisionali importanti per la sua realizzazione (Principio 10).

- Riconoscere che le comunità indigene e locali, con i propri patrimoni di cultura, pratiche ed esperienza, hanno un ruolo fondamentale per costruire la sostenibilità. Difendere e promuovere le identità, le culture e gli interessi delle diverse comunità umane, proteggere e promuovere la diversità culturale, costruire empowerment individuale e comunitario sono le condizioni indispensabili per realizzare un futuro sostenibile (Principi 9, 10 e 22). Il World Summit di Rio afferma così il dovere di tenere in considerazione la molteplicità dei soggetti portatori di istanze (i cosiddetti stakeholders) sia ambientali che economiche, sociali e culturali e di garantirne l’empowerment effettivo rispetto alle grandi sfide e ai processi decisionali dai quali dipende la possibilità di uno sviluppo equo e sostenibile per il pianeta. Per rendere possibile un’effettiva partecipazione, per dare ad ogni soggetto/comunità la possibilità di esprimere in maniera critica il proprio punto di vista e di prender parte fattivamente ai processi decisionali, viene affermata la necessità che i cittadini abbiano accesso alle informazioni pertinenti e che venga loro garantita la possibilità di acquisire le competenze necessarie per intervenire nei processi decisionali (centralità quindi dell’educazione per la promozione della sostenibilità).

I principi cardine della concezione della sostenibilità elaborata a Rio nel 1992, e sostanzialmente ribadita a Johannesburg nel 2002, possono così essere riassunti nei seguenti punti:

- I tre pilastri interdipendenti: sviluppo sociale, sviluppo economico, tutela ambientale.

- L’integrazione tra ambiente e sviluppo.

- Il superamento dell’identificazione tra sviluppo e crescita economica.

- La centralità della questione ambientale nelle azioni del governo e quindi l’integrazione degli aspetti ambientali nei processi decisionali e l’integrazione della contabilità ambientale nelle contabilità economiche nazionali.

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- Il principio di equità, riferito alle sperequazioni tra le aree geopolitiche del pianeta e ai diritti delle future generazioni;

- Il principio precauzionale, a cui ricorrere quando non esistano informazioni scientifiche sufficienti sui potenziali effetti negativi, tali da permettere l’applicazione del principio di prevenzione.

- La partecipazione attiva delle popolazioni e il loro libero accesso all’informazione. - L’interdipendenza tra pace, sviluppo umano e tutela ambientale.

- La cooperazione internazionale come condizione indispensabile per la realizzazione della sostenibilità.

- La centralità del rapporto sostenibilità-educazione: l’educazione viene riconosciuto come lo strumento decisivo per individuare, sostenere e diffondere stili di vita e di produzione sostenibili, al fine di garantire un uso delle risorse distribuito equamente tra i popoli e tra le generazioni presenti e future.

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