Le varianti del concetto di sostenibilità
1.9 Le varianti della sostenibilità La Dichiarazione di Salonicco (1997)
La Conferenza UNESCO Ambiente e società: educazione e sensibilizzazione per la sostenibilità del 1997, è senza dubbio un altro passaggio fondamentale nello sviluppo della riflessione sulla nozione di sostenibilità da parte della comunità internazionale. Nella dichiarazione finale sottoscritta al termine dei lavori vengono infatti messi a fuoco alcuni elementi centrali di una concezione per molti versi innovativa, destinata a servire da punto di riferimento condiviso per la comunità internazionale negli anni successivi.
In particolare, si riconosce la necessità di rapidi e radicali cambiamenti nella forma di organizzazione economica delle nostre società (modelli di produzione, distribuzione e consumo dei beni). Un modello di sviluppo sociale basato sul paradigma della crescita come incremento del volume di beni prodotti e consumati deve lasciare spazio ad un nuovo modello fondato su un concetto più integrato di sviluppo umano. Il modello economico dominante viene, implicitamente e con molta cautela, messo in discussione.
Si afferma poi che questa riconversione potrà avvenire solo se verrà riconosciuta alle persone e alle comunità locali un ruolo centrale. I cambiamenti dovranno riguardare “ […] attitudes and behaviours of people as both consumers and citizens. Changes in lifestyles as reflected in individual behaviour, households and at community level must take place” (UNESCO, 1997, p.4). La realizzazione di una comunità umana planetaria più sostenibile richiederà sinergie forti tra locale e globale, tra comunità locali, comunità nazionali e comunità planetaria, tra individui, organizzazioni della società civile e istituzioni politiche.
Si afferma che “Parlare di sostenibilità richiede un approccio olistico e interdisciplinare, che metta insieme istituzioni e discipline differenti e pur conservandone distinte identità” (UNESCO, 1997, art. 12), un nuovo sguardo in grado di conciliare approcci scientifici e culture tradizionali, il punto di vista conservazionista dell’ecologismo e gli argomenti politici, economici, sociali, culturali a favore dello sviluppo, le differenti visioni della sostenibilità e del futuro elaborate dalle comunità nella loro autonoma ricerca di una prospettiva di miglioramento della qualità della vita.
Si riconosce l'educazione come lo strumento decisivo per promuovere la sostenibilità. Lo sviluppo umano sostenibile si costruisce attraverso un processo di partecipazione e di apprendimento diffuso che coinvolge cittadini, organizzazioni sociali, mass media, imprese, scuole, università, autorità locali, governi, organizzazioni internazionali. Creando un vero e proprio processo di apprendimento collettivo, socialmente diffuso, collaborativo, dialogato e dialogante,
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democratico, tra una molteplicità di attori e attraverso una molteplicità di modalità integrate (formali, non formali e informali).
L’articolo 10 della Dichiarazione è però senza dubbio quello che afferma in modo netto la concezione innovativa, di rottura, della sostenibilità su cui viene raggiunto un accordo nella Conferenza di Salonicco. “Il concetto di sostenibilità comprende non solo l'ambiente ma povertà, popolazione, salute, sicurezza alimentare, democrazia, diritti umani e pace. La sostenibilità è in ultima analisi, un imperativo morale ed etico in cui devono essere rispettate diversità culturale e conoscenze tradizionali”.
Due principi fortemente innovativi e in una certa misura riassuntivi di un dibattito avvenuto negli anni successivi al Summit di Rio del 1992. Due principi semplicemente enunciati nella Dichiarazione, ma che vengono analizzati in modo più articolati in Educating for a Sustainable
Future, il principale documento preparatorio ai lavori della conferenza.
Nella parte prima del documento, non a caso intitolata What is sustainability, si afferma che la nozione di sostenibilità va estesa attraverso l’integrazione di una molteplicità di dimensioni che corrispondono sostanzialmente alle grandi sfide con le quali l’umanità del nuovo millennio si deve confrontare. Ambiente, economia, società, cultura, salute, demografia, cittadinanza (democrazia, pace, diritti) sono gli aspetti interconnessi e non separabili del problema della sostenibilità. L’unilateralità e l’esasperazione caratteristiche tanto delle visioni economiciste che di quelle ecologiste della sostenibilità vanno superate a favore di una nuova visione integrata: “The concept of sustainable development is informed by both the warnings of environmentalists and the arguments of economists in favour of development. It seeks to strike a realistic balance between dangers and possibilities, hopes and fears, aspirations and constraints”. (p. 14)
La sostenibilità non è quindi un concetto predefinito e fisso. Esso è invece una visione dinamica, soggetta a continui aggiustamenti e revisioni; una visione emergente attraverso il continuo confronto libero e democratico tra visioni alternative elaborate da soggetti diversi in una pluralità di contesti sociali e di spazi culturali. “Its strength is that it frankly acknowledges the interdependence of human needs and environmental requirements. In so doing, it rejects the single-minded pursuit of one objective at the cost of others”. (p. 15)
Nella quinta parte del documento, intitolata Ethics, Culture, Equity: Sustainability as a Moral
Imperative, viene invece individuata e analizzata la componente etica della sostenibilità, il quadro
di principi etici specificamente propri della sostenibilità. La sostenibilità non può limitarsi semplicemente a promuovere iniziative pratiche per promuovere una migliore qualità della vita. Questo obiettivo richiede un’azione più profonda, un’azione capace di produrre cambiamenti radicali
in perceptions and values, indeed, for a renewal of culture that will enable societies to confront the major challenge of the 2lst century: the quest for sustainable development. […] Ethical values are the principal factor in social cohesion and, at the same time, the most effective agent of change and transformation. Achieving sustainability will depend ultimately on changes in behaviour and lifestyles, changes which will need to be motivated by a shift in values and rooted in the cultural and moral precepts upon which behaviour is predicated. (p. 32)
Si tratta di una novità importante, destinata ad esercitare un’influenza notevole sullo sviluppo futuro del dibattito sulla sostenibilità, soprattutto nell’ambito del movimento della Carta della
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Il concetto della sostenibilità contiene in sé un nucleo forte, complesso, di principi etici di riferimento, principi interconnessi che fanno riferimento a valori quali l’universalità dei diritti umani, la responsabilità, l’equità intergenerazionale, la solidarietà, la giustizia, la democrazia, la tolleranza (p. 33). Vengono identificati tre principi specifici come fondamento etico caratteristico della sostenibilità:
- Etica del tempo. È il principio che, come risposta al rischio di irreversibilità evidente nei problemi con i quali l’umanità si sta confrontando oggi, ci impone l’imperativo morale di agire prima che venga raggiunto il punto di non ritorno. All’etica del tempo sono collegati nozioni quali anticipazione, precauzione, prevenzione, responsabilità. L’etica del tempo ci impone di adottare, quanto prima possibile, una etica per il futuro “which will drive us to rectify our current path and to anticipate our future needs, regardless of how broad or how deep the required changes need to be” (p. 33).
- La complessità come istanza etica. I problemi relativi alla sostenibilità sono problemi complessi e questa complessità deve essere comunicata e compresa. Far credere che questa complessità possa essere semplificata significa rappresentare in modo falso la realtà e ingannare l’umanità. Le comunità scientifica e intellettuale in generale hanno quindi una responsabilità morale specifica, quella di far sì che ogni uomo (non solo i decisori politici o gli specialisti) sia pienamente consapevole di questa complessità. Questo legame tra cultura ed etica viene riconosciuto come la chiave per la soluzione nel futuro delle grandi sfide odierne.
- Il legame etico tra passato, presente e futuro. Oggi più che mai è vero che “Each action today is a step towards creating tomorrow” (p. 34). L’umanità è in una posizione di potere e di responsabilità non solo rispetto a coloro che vivono oggi sulla Terra, ma anche alle generazioni future. Dal punto di vista della sostenibilità la nostra responsabilità morale nei confronti delle generazioni future è di assoluta importanza, ma non c’è altro modo di esercitarla fino in fondo se non quello di saperci far carico del patrimonio di esperienza che ci viene dal passato, sapendoci fare interpreti dell’identità che le generazioni passate hanno contribuito a costruire.
- La difesa della diversità culturale. Nella misura in cui la crisi globale che l’umanità sta affrontando è un riflesso dei nostri valori, scelte e stili di vita collettivi essa è, soprattutto, una crisi culturale. La sfida della sostenibilità deve quindi essere affrontata sul piano della cultura, in particolare con la difesa della ricchezza che la diversità culturale, oggi così in pericolo, rappresenta per la costruzione di un futuro sostenibile.
La nozione stessa di sostenibilità ci invita quindi, in un certo senso ci obbliga, a elaborare e condividere una nuova etica globale, “which transcends all other systems of allegiance and belief, which is rooted in a consciousness of the interrelatedness and sanctity of life” (p. 36).
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