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Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

II.III.I Rachilde e il discorso culturale sull'isteria tra degenerazione e fuga

II.III.I.III Ipotesi di abusi sessual

Pare che la scrittrice nutrisse una vera e propria avversione per gli uomini di scienza in generale, evidente per esempio in La Marquise de Sade, nella figura di Célestin Barbe, lo zio scienziato della protagonista Mary, al quale la ragazza viene affidata alla morte della propria madre. Arrogandosi, come il dottor Rampon, il diritto di soprassedere all'educazione dell'adolescente che vive nella sua casa, Célestin esige dalla nipote la lettura ad alta voce di "des pages assex brutales"55

tratte da un manuale intitolato L'Amour physique. L'eroina, confusa e traumatizzata, abbatterà, nel giro di pochi anni, la sua amara vendetta sul timido e inesperto Paul Richard, un giovane studente di medicina: ella lo costringerà a ad assistere imbarazzato all'ascolto delle stesse pagine che ella era stata forzata a leggere da adolescente in presenza dello zio.

Michael Finn, nel suo studio sulla scrittrice, si domanda esplicitamente se la giovane Rachilde fosse stata vittima di abusi sessuali e si sofferma su quel sentimento diffuso di "loss of innocence and feeling of guilt"56 che costantemente trasuda da ogni opera rachildiana accanto al

tema dello stupro, quest'ultimo spesso innescato in situazioni di tipo familiare, per chiedersi "whether a parent or relation be the agent or a facilitator of abuse."57 Ne L'Heure sexuelle il giovane

protagonista Louis Rogès è oggetto di un abuso sessuale protratto da parte di una sua zia durante la sua infanzia; in La Virginité de Diane (1886) la modella Féa Carlier rimane vittima di uno stupro esercitato da parte di uno sconosciuto mentre suo padre, il pittore che la stava dipingendo, si era assentato abbandonandola nuda in una stanza; in Le Meneur de louves (1905), pur non trattandosi di un abuso di tipo familiare, la metamorfosi della principessa Basine in lupo avviene in seguito ad un episodio di violenza sessuale in cui la giovane donna viene posseduta da un soldato; infine Le Grand saigneur, che vede nel sanguinario Pontecroix, consumato da una passione platonica per la giovane artista Marie, il ritratto di Joseph Eymery, ricorda la storia di “the sadistic passion of a father for his daughter.” 58

Oltre che in molti dei suoi romanzi, il tema di un abuso sessuale e dell'incesto compaiono in maniera solo leggermente velata nel curioso racconto “L'Étoile filante,” pubblicato quando la scrittrice aveva diciannove anni su L'Écho de la Dordogne, e incentrato sull'amore distruttivo che lega un padre alla sua bambina. In questo testo la giovanissima protagonista è spaventata da una

55 Rachilde, La Marquise de Sade, Paris, Monnier, 1887, p. 190. 56 Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p. 153. 57 Ibidem, p.154.

figura spettrale bianca e dalla forma allungata che è solita farle visita di notte nel suo letto, mentre suo padre, un astronomo, divide le sue attenzioni fra la piccola orfana di madre e una nuova stella, che egli adora osservare ogni notte attraverso il suo enorme telescopio, suscitando un dolore misto a gelosia nella piccola protagonista. Gradualmente la figura dell'astro e quella della bambina tendono ad avvicinarsi, fino a che

Une nuit, l'astronome était venu embrasser son enfant, il avait crié avec enthousiasme, “J'ai mon astre.” Et depuis cette nuit, la misère était venue, les privations avaient fait naître la fièvre: la fièvre brûlante, qui tenait maintenaunt au cerveau la délicate jeune fille.59

Man mano che la malattia della protagonista peggiora, la stella assume sempre più distintamente i contorni di una presenza femminile esterna, come a rappresentare una fantomatica donna con la quale l'astronomo era solito trascorrere le sue notti abbandonando la figlioletta alle sue febbri, mentre nel sonno la piccola eroina continua ad avvertire le visite di un fantasma. Ma la storia si conclude con la morte della bambina e, allo stesso tempo, con la scomparsa della stella amata dal padre: “[l]e père à prèsent, pleure sa fille, ou (…) l'étoile filante!.” Le immagini dello spettro gelido convergono infine, nella memoria della protagonista, con l'immagine di se stessa, rimandando ad una presenza isolata, deprivata della sua corporeità, che eppure, nonostante questo spostamento, non riesce a non generare nella sua mente un insostenibile senso di tristezza, oltre a un profondo stato di alienazione:

Alors elle se souvint, l'enfant de l'astronome, qu'un soir une femme blanche et froide avait été ètendue là, sur cette même couche (…). Une pensée triste s'empara de son cerveau brûlant et y porta le froid de la tombe.60

"The story can certainly be read as a child's dissociation of the self into two persons," commenta Finn, "one whose body is the object of the love thirst, and a second who suffers from the experience and from the absence of true parental affection."61

Considerata l'insistenza con cui il tema dello stupro e dell'incesto pervadono i testi ella scrittrice, è lecito chiedersi se Rachilde non fosse realmente rimasta vittima di questo genere di esperienza. A chi, tra i familiari o le sue conoscenze, potrebbe essere imputata la colpa di aver sottoposto ad abusi la giovanissima Marguerite? Non è mai stato un mistero che Joseph Eymery fosse un uomo violento e che egli fosse solito aggredire verbalmente e talvolta anche fisicamente

59 Rachilde, L'Étoile filante, Paris, Éditions de Fourneau, 1885, in Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and

Pornography, p. 155.

60 Ibidem.

sia la moglie Gabrielle che la figlia, ma non esistono indizi espliciti a proposito di molestie di tipo sessuale.62 Un altro personaggio imputabile di tale comportamento potrebbe essere l'astronomo e

scrittore Camille Flammarion, amico di famiglia, uno dei primi sponsor della giovane scrittrice e suo testimone di nozze, nei confronti del quale Rachilde non provò mai una profonda stima, apparentemente a causa della sua cieca fiducia nella moda dello spiritismo. Flammarion fu infatti tra coloro che più candidamente caddero nel tranello escogitato da Marguerite durante la seduta spiritica che vide materializzarsi lo spirito del gentiluomo svedese il quale prestò il nome alla futura scrittrice. Nonostante Rachilde avesse riservato recensioni poco entusiaste per le popolari pubblicazioni dell'amico di famiglia e nonostante in questo racconto ella abbia affidato proprio alla figura di un astronomo il ruolo del parente molesto, non sono comunque disponibili sufficienti prove per concludere che Flammarion fosse responsabile di abusi sessuali nei suoi confronti.

Un ulteriore indizio di eventuali violenze subite dalla giovane Marguerite, risalente alla prima metà degli anni Settanta, è un'esperienza al confine tra il delirio allucinatorio della follia e la percezione di una serie ricorrente di apparizioni di tipo fantasmatico: l'immagine ossessiva di una figura inquietante e minacciosa, quella del cadavere di un uomo annegato che, più volte, durante la notte, si recava a visitare la giovane emergendo dalle acque di uno stagno posizionato di fronte alla casa paterna, intimandole minacciosamente di mantenere il silenzio riguardo a una questione che non viene apertamente specificata.

II.III.I.IV Tra allucinazione e apparizione: l'immagine del "noyé"

A metà strada tra i sintomi della malattia mentale e le sperimentazioni extrasensoriali che l'atmosfera parigina di fine Ottocento andava intraprendendo, molte delle esperienze dell'adolescenza di Rachilde sembrano delinearsi su un territorio di confine, in cui le allucinazioni della follia e le ossessioni scaturite dai traumi psicologici andavano a mescolarsi con le apparizioni di fantasmi, di spettri, costituendo una singolare fusione tra la malattia e la capacità di entrare in contatto con una dimensione al di là della realtà contingente. Il pericolo della follia era sempre dietro l'angolo per la scrittrice, abituata fin da giovanissima a far fronte a una serie di esperienze che la proiettavano oltre gli orizzonti del mondo sensibile e che la mantenevano costantemente in contatto con un dominio extrasensoriale in cui gli incubi, gli spettri, i deliri e le allucinazioni assumevano tale importanza da sovrapporsi quasi alla vita reale. Tra queste esperienze la più agghiacciante ma probabilmente anche la più significativa è l'allucinazione o l'avvistamento

62 Cfr. Auriant, Souvenirs sur madame Rachilde 61, Remis, A l'Ecart, 1989 e La lettera di Rachilde a Robert Souza, 17

settembre 1896, in Christian Soulignac, "Ecrits de jeunesse de Mademoiselle de Vénérande," Revue Frontenac 10- 11, 1993-94, pp. 192-97.

ricorrente del cadavere di un annegato, il quale, emergendo dalle acque di uno stagno posto di fronte a casa Eymery, intimava alla giovane Marguerite di tacere, imponendo un cupo silenzio su qualche evento indicibile, o forse minacciando di fronte alla sua fervida immaginazione la chiusura di ogni possibile via di uscita e destinando automaticamente la giovane donna al dominio autoreferenziale della follia. Nella prefazione di À Mort si legge che, una notte, verso la metà degli anni Settanta, in occasione di una delle serate che seguirono la cresima della scrittrice, avvenuta nel maggio 1876,

Rachilde vit une chose monstreuse s'élever au dessus de l'eau sombre du mystérieux étang, une sorte de grand, d'immense cadavre blême les bras tendus en avant, la tête ballotant sur les épaules, et l'eau tout autour semblait se soulever d'horreur en grosses vagues muettes.63

La giovane assiste muta e paralizzata alla terrificante apparizione dell'immagine di un annegato che, marciando verso di lei con fare meccanico, le intima: "tu ne parleras jamais, jamais."64 Dopo

l'infausto incontro, l'allucinazione torna ad ossessionare la giovane Marguerite ogni notte:

De semaine en semaine elle eut ce cauchemar: elle se mettait à la fenêtre, le noyé faisait de grands gestes désespérés ou bien levait la tête, une tête vert et gonflé; de son côté, la pauvre demeurait là. Cramponnée à cette fenêtre, le lendemain elle se réveillait dans son lit.65

Un giorno, avendo trovato il coraggio di andare al fondo di questa storia e di affrontare il mostro che abitava lo stagno, Marguerite aveva finalmente deciso di avvicinarsi all'acqua, ma, inaspettatamente, ella "tomba dédans, en criant: Maman! On fit courir le sot bruit qu'elle s'étatis suicidée. (...) Mais non (...)."66

Esistono varie letture critiche della figura rachildiana dell'annegato, una delle quali consiste nell'identificazione, nell'immagine di quest'uomo mostruoso che costringe la giovane donna a tacere, del responsabile di un abuso sessuale subito dalla scrittrice in tenera età. Finn nota come la scena descritta da Rachilde sia dominata da “familiar overtones of sexual interference” ed egli interpreta la presenza del “noyé” come “[a] menacing nightly visitor [who] causes a loss of innocence accompanied by a desire to kill oneself if the visit is repeated.”67 Analizzato accanto a

“L'Étoile filante,” il racconto di queste visite notturne non può che evocare nel lettore l'idea, se non di un incesto, almeno di una violenza sessuale subita da Marguerite in tenera età, probabilmente al

63 Rachilde, À Mort, préface, p. v, p. x. 64 Ibidem.

65 Ibidem. 66 Ibidem.

confine tra le mura domestiche e la campagna circostante. La minacciosa intimazione, da parte della figura maschile, di mantenere il silenzio riguardo a una questione non meglio specificata, di conseguenza, potrebbe rappresentare un'allusione al senso di segretezza che questo misterioso visitatore aveva intenzione di conferire agli incontri notturni in cui egli soleva intrattenersi con la sua giovane vittima. Ma Marguerite non acconsentì a mantenere il silenzio che le era stato imposto, e circa dieci anni dopo, nella préface di À Mort, ella osò prendere voce e denunciare, attraverso il linguaggio ambiguo e codificato della sua arte, il momento traumatico che aveva avvelenato tante notti della sua adolescenza.

Facendo leva su tale intimazione a tacere, Hawthorne analizza approfonditamente questo aneddoto in una capitolo della sua biografia intitolato "The Cultural Injunction to Silence" e lo mette in relazione con una precedente immagine di creatività poetica, in cui la cresima di Marguerite è associata a un momento di felice immaginazione artistica:

Aux soirs des mois de mai, quand la nuit semble n'être qu'une longue aurore criblée de lune, d'étoiles, de mouches phosphorescentes et de ces rayons incertains qui paraissent monter des eaux dormantes, la fillette, en jupe presque longue déjà, descendait les collines le chapelet à la main, les yeux vagues, cherchant Dieu: ella trouvait la poésie.68

Secondo la critica, piuttosto che ad un abuso, l'apparizione dell'annegato sarebbe invece direttamente legata a questa scoperta di carattere artistico. In opposizione al valore religioso della cresima, il mostro dello stagno si sarebbe materializzato in una delle notti successive alla celebrazione in cui la giovane donna tentava di cimentarsi in una serie di meditazioni:

A ce moment de son monologue Rachilde vit une chose monstreuse s'élever au dessus de l'eau sombre du mystérieux étang, une sorte de grand, d'immense cadavre blême les bras tendus en avant, la tête ballotant sur les épaules, et l'eau tout autour semblait se soulever d'horreur en grosses vagues muettes.69

"This narrative of Rachilde's 'coming to writing (to borrow Cixous's phrase)," spiega la critica, "takes her confirmation as its starting point and leads, through the account of her juvenile writing in her diary, to the recurrent nightmare of the ghost of a drowned man that assures her she will never 'speak,' never find a voice:"70 secondo la critica letteraria dunque la préface di À Mort "is a highly

artful and writerly account of Rachilde's coming to writing (...) it is a narrative about becoming,

68 Rachilde, À Mort, préface, p. vii. 69 Ibidem, p. x.

consciously, a writer."71 Il momento della cresima di Marguerite non rappresenterebbe infatti

l'ammissione della giovane donna nella comunità ecclesiastica, ma piuttosto la sua entrata nel mondo della letteratura, all'interno del quale, a causa del suo sesso femminile, non le sarebbe consentito di fare la sua entrata. Il gesto del suicidio nello stagno potrebbe dunque rappresentare, a mio avviso, una forma di immersione nella fonte battesimale degli esponenti del milieu artistico francese: più precisamente questo costituirebbe un rituale di iniziazione in cui Marguerite abbandona i panni della giovane donna destinata a un matrimonio borghese per celebrare la propria rinascita nel mondo dei letterati.

Nonostante nella préface di À Mort la scrittrice abbia esplicitamente dichiarato che non si trattasse di gesto volto a togliersi la vita, in molte delle biografie di Rachilde la caduta della giovane nello stagno è apertamente interpretata come un tentativo di suicidio. A differenza degli altri biografi, Hawthorne nota non solo che non si trattò di un autentico desiderio di uccidersi, ma anche che questo evento andrebbe associato non alle allucinazioni di Marguerite, bensì al rifiuto della giovane donna di fronte all'imposizione paterna di farle prendere marito.72 Anche i suoi biografi si

riferiscono alla decisione, dal parte del padre della scrittrice, di organizzare un matrimonio tra la figlia e il giovane ufficiale Monsieur de la Hullière, l'unione con il quale avrebbe rappresentato, per Joseph Eymery, il necessario allontanamento della figlia da una madre eccentrica e pericolosa, che la incoraggiava a intraprendere una carriere nel mondo delle lettere, e per Marguerite la rinuncia alle sue ambizioni di scrittrice. È in effetti la stessa scrittrice, in un'altra sede, ad associare il suo discusso tentativo di suicidio al pericolo del matrimonio: contraddicendosi rispetto alle dichiarazioni del 1886, in Les Rageac (1921) Rachilde lega esplicitamente il suo gesto disperato ad un rifiuto di sposare Monsieur de la Hullière.73 Nei suoi memoirs, invece, la scrittrice sembra andare

oltre la semplice motivazione del rifiuto del matrimonio, per tornare sul ruolo esercitato dal padre nei confronti delle capacità artistiche di Marguerite: "J'avais mes raisons" le avrebbe detto Joseph, "de chercher de t'eloigner d'une famille un peu originale, une famille de plumitifs, pour tuot dire, et qui, sans doute, t'a donné les idées bizarres que tu as."74 Potremmo dunque concludere che il rifiuto

di farsi incontro alla vita matrimoniale era allora per Rachilde più un ripudio del rischio di essere allontanata dal suo sogno di diventare una scrittrice che una repulsione per l'idea stessa di matrimonio in sé.75

Hawthorne nota anche che, attraverso il gesto del suicidio, e in particolare il suicidio per

71 Ibidem, p. 50.

72 Cfr. Ernest Gaubert, Rachilde, Paris, Sansot, 1907, p. 8, André David, Rachilde, homme de lettres, Paris, Éditions de

la Nouvelle Revue Critique, 1924, p. 15 e Claude Dauphiné, Rachilde, Paris, Mercure de France, 1991, p. 30.

73 Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, p. 49. 74 Rachilde, Quand j'étais jeune, p. 166.

annegamento, Rachilde "was both deploying and contributing to a well-known script:"76 il topos del

suicidio era in effetti molto in voga nella fin de siècle parigina e anglofona, e molti altri scrittori, come Villiers de l'Isle-Adam, Ibsen e Hardy, sfruttarono questo tema per celebrare una forma superiore di sensibilità e per denunciare la degenerazione della razza. Sarà proprio sull'onda di tale moda che la stessa Rachilde descriverà una forma di suicidio scenico e rituale alla conclusione de La Jongleuse. Ma al di là degli esempi tratti dalla letteratura, la scrittrice avrebbe potuto trarre ispirazione anche dalle esperienze e dalle testimonianze delle sue contemporanee: tentativi di suicidio per annegamento dai toni teatrali e che si concludono con un nulla di fatto appaiono nelle lettere della poetessa francofona Renée Vivien,77 nell'autobiografia dell'americana Emma Goldman

e nei memoirs di Sarah Bernardt, l'attrice alla quale Rachilde fu presentata quando era sedicenne, poco dopo il suo discusso tentativo di suicidio.

Da questo gesto dall'aspetto tanto estremo quanto teatrale, che assunse il ruolo di separatore tra la vita di Marguerite come vittima di un patriarcato rappresentato dalla figura maschile e macabra del "noyé," e la presa di coscienza del suo potenziale di artista pronta a fare la sua entrata nella comunità dei letterati parigini, nacque a breve una nuova Marguerite. A qualche anno dalle allucinazioni dell'annegato e dalla sua caduta nello stagno risale infatti un altro importante evento nella formazione dell'identità di scrittrice della giovane donna, che potremmo intendere come il battesimo di “Rachilde,” avvenuto durante la séance del 1786.

Che si trattasse dell'immagine di un abuso sessuale o di una figura autoritaria atta a distogliere la giovane scrittrice dalle sue velleità artistiche, ciò che a mio avviso si rivela più significativo è l'atto di disobbedienza incarnato dalla giovane Marguerite nei confronti della minaccia subita: una figura maschile che impone il silenzio ad una giovane donna dotata di una fervida immaginazione e di una spiccata tendenza alla sublimazione artistica delle sue visioni, è indiscutibilmente la personificazione di un abuso. Che si abbia a che fare con una violenza sessuale o con un'imposizione di tipo mentale, è indubbio che la giovane Marguerite si sia sentita in qualche modo violata dal maschile. E ciò che si dimostra più significativo nella sua elaborazione di questo trauma, è la sua capacità di sublimazione delle violenze subite attraverso la creazione artistica, livello al quale ella giunse in maniera consapevole attraverso l'esperienza della possessione.

76 Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, p. 56.

77 Cfr. Karla Jay, The Amazon and the Page: Natalie Clifford Barney and Renée Vivien, Bloomington, Indiana

University Press, 1988, p. 7, Emma Goldman, Living My Life, New York, Dover, (1931) 1970, vol. 1, p. 11, e Sarah Bernhardt, Ma double vie, p. 15.