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Ma la figura femminile che con maggior vigore ha segnato la cultura della fin de siècle si muove al di là delle prospettive della castità e del martirio che distinsero l'immagine della donna spaiata: “unlike the odd woman, celibate, sexually repressed, and easily pitied or patronized as the flotsam and jetsam of the matrimonial tide,” afferma Showalter, “the sexually independent New Woman criticized society's insistence on marriage as woman's only option for a fulfilling life.”41

“Politically,” prosegue la critica letteraria, “the New Woman was an anarchic figure who threatened to turn the world upside down and to be on top in a wild carnival of social and sexual misrule.”42

39 Cfr. William R. Greg, “Why Are Women Redundant?” in Literary and Social Judgments, Boston, James Osgood &

Co., 1873, p. 306.

40 Cfr. Jessie Boucherett, in Josephine Butler (ed.), Women's World and Women's Culture, London, Macmilllan, 1869. 41 Showalter, Sexual Anarchy, p. 38.

Lyn Pykett afferma che la New Woman “both in fiction and in fact, was (and remains) a shifting and contested term. It was a mobile and contradictory figure or signifier (…).”43 “The New

Woman,” prosegue Pykett, “was by turns:”

a mannish amazon and a Womanly woman; she was over sexed, undersexed, or same sex identified, or manhating and/or man-eating, or self-appointed saviour of benighted masculinity; she was anti-domestic, or she sought to make domestic values prevail; she was radical, socialist or revolutionary, or she was reactionary and conservative; she was the agent of social and/or racial regeneration, or symptom and agent of decline.44

Celebrata o denigrata dalla stampa, dalla letteratura saggistica e dal romanzo, la New Woman è una categoria sfuggente e di ardua definizione. Le descrizioni sulla sua immagine abbondano, si sedimentano, si contraddicono e quel che ne risulta è una figura composita ed ellittica. Poliedrica e proteiforme, la New Woman è una parvenza complessa e talvolta contraddittoria. Alcune delle rappresentanti di questo fenomeno si dimostrarono strenue sostenitrici dell'istituzione matrimoniale e della maternità, delle cui funzioni la nuova donna era investita nel ruolo di salvatrice della razza umana; altre New Women, di contro, si scagliarono violentemente contro il matrimonio e il ruolo della madre biologica per come queste istituzioni erano concepite nella cultura del loro tempo. Alcune di esse aderirono all'ideologia della Social Purity Campaign, promuovendo un ideale di rigida castità, mentre altre si fecero promulgatrici della libera unione e delle relazioni adultere. Alcune donne aderirono ai nuovi credo di fine Ottocento, ergendosi come convinte rappresentanti dell'eugenetica e dello spiritismo, altre invece denunciarono la persistenza delle strutture patriarcali presenti al di là delle facciate avanguardistiche delle nuove formazioni culturali.

A causa tanto della sua elusività quanto della potente carica energetica che la nuova donna portava con sé, la New Woman fu immediatamente associata al fenomeno dell'isteria. Questo disturbo costituiva, da una parte, una conseguenza delle scelte poco ortodosse intraprese dalle femministe, le quali avevano osato rivedere le istituzioni della società patriarcale a rischio di perdere gli attributi della femminilità che la natura aveva concepito per loro, mentre dall'altra, le caratteristiche dell'isteria tendevano a coincidere e a sovrapporsi con i tratti esasperati ed enigmatici della nuova donna.

Sono stati molti i critici ad essersi domandati se il fenomeno della New Woman fosse realmente esistito al di là dei territori della carta stampata,45 ma l'opinione degli studiosi è oggi

43 Foreword by Lyn Pykett, in Richardson e Willis (ed), The New Woman in Fiction and in Fact, p. xii. 44 Ibidem, p. xi.

45 Cfr, Talia Schaffer, “Nothing but Foolscrap and Ink,” in Richardson e Willis (ed), The New Woman in Fiction and

abbastanza concorde nel concludere che, nonostante le mistificazioni dell'industria giornalistica e della fiction prodotta da molti antifemministi, “women readers of fin-de-siècle journals (…) did in fact identify themselves as New Women. Indeed, they vigorously sought to reappropriate the term and establish their own definitions of it in opposition to the hostile or parodic representations of the New Woman in the mainstream press.”46

Per circa un decennio la New Woman aveva condotto un'esistenza moderatamente aleatoria prima che le definizioni giornalistiche circoscrivessero le sue caratteristiche nel formato di un'etichetta preconfezionata. La sua prima comparsa nella letteratura risale infatti al 1883 con la pubblicazione di The Story of an African Farm da parte della scrittrice sudafricana Olive Schreiner. L'eroina di questo romanzo costituisce il primo esempio di New Woman della letteratura anglofona: Lyndall è una donna moderna e indipendente, che concepisce il suo impegno personale in vista dell'indipendenza delle altre donne.47 Un'altra data fondamentale nel percorso intrapreso dalla New

Woman è rappresentata dal 1888, anno di pubblicazione dell'articolo “Marriage” da parte della britannica Mona Caird.48 In questo testo la scrittrice afferma che l'istituzione matrimoniale che la

nostra società considera come una forma immodificabile e necessaria a tutti gli esseri umani, di fatto consiste in una costruzione ideologica piuttosto recente, risalente al periodo della controriforma. Alle forme sociali solitamente considerate immobili e fisse, Caird oppone una nuova forma di relatività temporale, che consente di concepire le strutture sociali in cui viviamo come forme modificabili e passibili di miglioramento. Al matrimonio tradizionale la scrittrice oppone un contratto privato tra eguali, insieme a una serie di riforme all'interno delle dinamiche familiari, a partire dall'indipendenza economica della donna, alla contraccezione, all'educazione dei figli, fino a una rivisitazione del rapporto tra i sessi in particolare e tra gli esseri umani in generale al di là del loro genere di appartenenza. Ma in questi testi la New Woman non compariva ancora come tale: solo una decina di anni dopo rispetto al romanzo di Schreiner risale il dibattito tra Sarah Grand e Ouida sulla North American Review, in cui per la prima volta nell'articolo di Grand “The New Aspect of the Woman Question,” e in “The New Woman,”49 si afferma che “women were awaking

46 Foreword by Lyn Pykett, in Richardson e Willis (ed), The New Woman in Fiction and in Fact, p. xi.

47 Ancor prima di questo primo esempio di New Woman fornito da Olive Schreiner, è possibile osservare alcune figure

embrionali di questa femminilità, prima fra tutte la ribelle Gwendolen, protagonista del romanzo Daniel Deronda della stessa George Eliot, che già nel 1876 faceva lamentare alla sua eroina "[w]e women can't go in search for adventures – to find out the North-West Passage or the source of the Nile, or to hunt tigers inthe East. We are brought up like flowers, to look as pretty as we can, and be dull without complaining. That is my notion about the plants: they are often bored, and that is the reason why some of them have got poisonous" (George Eliot, Daniel Deronda, Harmondsworth, Penguin, 1978, p. 135). Un esempio più antico risale invece alla francese Madame de Staël, la quale nella sua Corinne (1807) descrive il ritratto di una donna di genio destinata a ricevere una corona di mirto sotto l'ombra del Campidoglio.

48 Mona Caird, “Marriage,” Westminister Review 130, August 1888, pp. 186-201.

49 Sarah Grand, “The New Aspect of the Woman's Question”, North American Review, 158 (1894), pp. 270-76; Ouida,

from their long apathy,”50 e che la nuova donna “will not surrender her present privileges.”51 A

questa figura proteiforme viene attribuito il nome di “New Woman” insieme a una serie di caratteristiche opposte a quelle della “scum-woman” o “cow-woman,”52 rappresentanti della donna

sottomessa dalla tradizione patriarcale. I critici sono in disaccordo sulla misura in cui questa denominazione abbia influito sugli sviluppi del nascente movimento femminista: Ann Ardis afferma che il fatto stesso di nominare, e quindi di definire e contenere, la New Woman ebbe un effetto negativo per il movimento delle donne,53 mentre David Rubinstein ritiene che “never before had

literature and fiction contributed so much to the feminist movement.”54 Sulla scia di quest'ultimo,

Ledger trova che “by 'naming' and thenceforward largely ridiculing and attacking the New Woman, the editors opened a discursive space for her, a space which was quickly filled by feminist textual productions sympathetic – not antagonistic – towards the claims of the New Woman and her sisters in the late nineteenth century women's movement.”55

La stampa inglese e americana era solita insistere sulla parvenza androgina della New Woman, la quale era spesso rappresentata come una figura scarsamente femminile, dall'abbigliamento austero, spesso con indosso un paio di occhiali e intenta a leggere un libro. Quando non vestiva in maniera monacale, la New Woman era raffigurata nel “rational dress,” introdotto sulla scia della moda francese per consentire alle donne di guidare la bicicletta senza dover indossare la crinolina o altre forme di abbigliamento troppo ingombrante per l'uso dei pedali. Le New Women erano infatti spesso rappresentate su questo nuovo mezzo di trasporto, oppure con una sigaretta in mano o in pose ostentatamente poco femminili.

Altre volte questa era dipinta come una figura marcatamente sessuata, in cui gli attributi della femminilità si sprigionavano in maniera tanto esplosiva da avvicinarla alla figura di una femme fatale o di un vampiro. La New Woman era spesso considerata una ninfomane, un'erotomane o una sostenitrice di una politica del sesso tanto liberale quanto sregolata, in grado di sbriciolare sotto le sue ardite trasgressioni le basi della famiglia patriarcale e della società. Lontana da qualsiasi forma di credo tradizionale, la New Woman era spesso considerata una figura agnostica, atea, cinica e scettica, in grado di mettere a soqquadro la struttura predeterminata del mondo intorno a lei senza porsi il più piccolo scrupolo. Altrimenti, se non era atea, la New Woman era dipinta come una medium o una spiritista invasata, il cui credo poco ortodosso si poneva in netta opposizione alle

50 S. Grand, “The New Aspect of the Woman Question”, p. 270. 51 Ouida, “The New Woman,” p. 612.

52 Ibidem, p. 614.

53 Cfr. Ann Ardis, New Women, New Novels: Feminism and Early Modernism, New Burnswick and London, Rutgers

University Press, 1990, p. 12.

54 David Rubinstein, Before the Suffragettes: Women's Emancipation in the 1890s, Brighton, Harverster, 1986, p. 24. 55 Ledger, The New Woman, p. 9.

rispettabili dottrine della cultura patriarcale. Ella era sovente identificata come un'esponente della classe media ed ostentava una cultura raffinata: spesso soprannominata “Girton Girl,” dal nome del College di Cambridge che aprì le porte alle studentesse nel 1868, la New Woman era rappresentata come una frequentatrice dell'università, oppure come un'ambiziosa professionista in carriera.

Era infatti questo ultimo aspetto, spesso mascherato dietro lo spettro dell'aggressività sessuale della New Woman, a fornire le maggiori preoccupazioni ai suoi detrattori. Non era tanto la femminilità esasperata delle nuove figure femminili di fine Ottocento a spaventare i critici e gli scrittori a loro contemporanei, quanto le possibilità che le nuove opportunità educative stavano finalmente dischiudendo alle donne del presente e del prossimo futuro. Dietro alle angosce relative alla sessualità femminile si celavano infatti una serie di ansie legate al potenziale ancora inespresso delle menti femminili, le quali avrebbero potuto rappresentare una pericolosa forma di rivalità nei confronti degli uomini sul mercato del lavoro, un campo nel quale le donne stavano realmente minacciando di fare la loro entrata.