• Non ci sono risultati.

La possessione di "Rachilde" e lo pseudonimo della scrittrice

Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

II.III.II Rachilde e il discorso culturale sullo spiritismo tra fuga e rigenerazione

II.III.II.II La possessione di "Rachilde" e lo pseudonimo della scrittrice

Se le possessioni rachildiane, come la metamorfosi e la follia, costituiscono in primo luogo una forma di fuga dalle responsabilità della vita adulta, e se le allucinazioni possono costituire la rivelazione di un abuso o una denuncia della sua posizione di donna con velleità letterarie impossibilitata ad esprimersi, esistono anche altre esperienze legate al mondo dello spiritismo che sembrano più orientate a rappresentare una strategia costruttiva, come la presa di coscienza del ruolo di scrittrice di Marguerite e il lancio della sua carriera artistica nel mondo della letteratura.

La più interessante interazione di Rachilde col mondo degli spiriti è legata al ruolo di medium che ella svolse durante una séance tenutasi in compagnia della sua famiglia nel 1876, esperienza che costituì l'occasione per l'adozione del suo pseudonimo: alla conclusione di questa seduta, in cui Marguerite si era detta posseduta da un gentiluomo svedese del XVI secolo di nome “Rachilde,” ella dichiarò ai familiari di essere involontariamente rimasta vittima di tale entità spiritica. Sotto l'influenza di questa presenza la giovane donna si dichiarò ispirata a scrivere una serie di testi dalle tinte fosche e dalle trame che trasgredivano le ufficiali demarcazioni tra i generi sessuali, impegnandosi attivamente nella produzione di opere che secondo la sua famiglia potevano essere attribuibili più a un'influenza di tipo quasi diabolico che alla mente di una giovane sedicenne. Ella ricorda nel suo memoir Quand j'étais jeune come in realtà la storia di questa possessione non fosse altro che un tranello:

j'avais inventé cette histoire d'un gentilhomme suèdois (pourquoi suèdois?) de toute pièce pour éclairer mes parents (...) aux dépens de leur croyances si vraiment particulières à propos des esprits frappeurs.89

Più precisamente la giovane Marguerite aveva messo in azione un escamotage destinato ad un duplice scopo: da una parte ella era intenzionata a dissuadere i suoi parenti dalla moda dello spiritualismo che da qualche anno infiammava molti salotti della borghesia francese; dall'altra ella era anche interessata ad abituarli al linguaggio evidentemente ardito dei priori scritti. Ella prosegue infatti spiegando che:

88 Cfr. Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, pp. 139-141. 89 Rachilde, Quand j'étais jeune, Paris, Mercure de France, 1947, p. 149.

Lorsque j'inventais, d'accord avec mes directeurs de conscience, toute une histoire spirite, sinon spirituelle, pour leur prouver que rien ne nous vient de l'au-délà, au moins en fait de littérature profane, je voulais d'abord m'émanciper sous le rapport de l'imagination, les habituer à un langage plus hardi que celui d'une jeune fille du mellieur monde (...).90

Fu solo dopo un anno dalla séance del 1876 che Marguerite rivelò come la storia del gentiluomo Rachilde non fosse che una finzione, escogitata, a suo dire, grazie alla complicità del suo tutore gesuita e del curato locale. Ma curiosamente a casa Eymery lo scherzo sortì l'effetto contrario: nonostante questa rivelazione, a lungo la famiglia di Marguerite si ostinò a credere che la giovane fosse rimasta vittima di una possessione semidiabolica e che i suoi scandalosi romanzi costituissero il frutto di una mera intrusione delle forze oscure. Ancora in Quand j'étais jeune, Rachilde ricorda non solo di come i suoi nonni, i suoi genitori e il loro amico astronomo e spiritualista Camille Flammarion fossero certi dello stato di possessione della ragazza, ma addirittura di quando un giorno Gabrielle Eymery si recò presso il suo editore Édouard Dentu dichiarando che le opere della figlia non fossero altro che il risultato di un plagio, rischiando di compromettere la carriera letteraria della giovane artista.

Hawthorne si sofferma sul ruolo svolto dai genitori di Rachilde durante la costruzione del suo alter ego di scrittrice: se Joseph Eymery si era sempre mostrato sprezzante nei confronti dei "plumitifs," sembra invece che Gabrielle, nonostante nutrisse nei confronti della carriera della figlia sentimenti contrastanti (come è evidente dall'episodio sopracitato) avesse svolto un ruolo più attivo nella presa di coscienza dell'identità di artista della giovane Marguerite. Tale contributo sarebbe percettibile non solo sotto forma di eredità familiare (grazie, come abbiamo visto, alla parentela con lo scrittore del XVI secolo Brantôme e con suo padre Urbain Feytaud, editore del Courier du Nord e autore di Le Spiritisme devant la conscience), e nella serie di spedizioni effettuate a Parigi nel tentativo di introdurre la figlia nel milieu letterario della Belle Époque, ma probabilmente nella stessa invenzione di questo pseudonimo:91 in Le Parc du mystère la scrittrice esegue difatti la

trascrizione di un manoscritto appartenente a sua madre in cui quest'ultima aveva fatto rapporto della prima manifestazione dello spirito di Rachilde. "Is Gabrielle merely recording events (why write it down for her daughter?)," si chiede Hawthorne, "or did she play a more active role in this invention?"92 Sembrerebbe che "Gabrielle helps fix this persona, which her daughter can then

exploit."93

90 Ibidem, p. 146.

91 Cfr. Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, pp. 63-77. 92 Ibidem, p. 69.

Nonostante la smentita e le conseguenze, la scrittrice decise di mantenere questo secondo nome per la sua intera vita, facendo del proprio pseudonimo una seconda identità di cui ella si servì per pubblicare in libertà romanzi considerati trasgressivi e inaccettabili per la buona società borghese. Ciò che non poteva essere pensato, scritto o pubblicato sotto i panni di "une jeune fille du mellieur monde," poteva invece essere rivendicato con orgoglio qualora la scrittrice si fosse dichiarata ispirata da Rachilde, un gentiluomo di altri tempi, il cui fantasma aveva irrevocabilmente deciso di abitare il corpo della giovane e innocente Marguerite. Che Gabrielle avesse contribuito o meno a fissare l'immagine del gentiluomo svedese, l'aperta denuncia di essere rimasta vittima di uno stato di possessione fu l'abile strategia di cui la giovane scrittrice si servì allo scopo di rendere giustizia al suo ardito ruolo di scrittrice. Grazie a questo stratagemma, la sedicenne Marguerite si sentì per così dire autorizzata a scrivere testi dai contenuti perversi e scabrosi, senza intaccare più di tanto la propria immagine di giovane borghese di buona famiglia. La storia della possessione del gentiluomo svedese infatti "mobilized and countered the cultural assumptions of women's passivity through an act of ventriloquism:"94 fingendo che il suo corpo femminile costituisse unicamente il

mezzo per la trasmissione di un messaggio altrui, significativamente maschile, la giovane donna riuscì a trovare espressione per le proprie qualità di scrittrice e presto assunse una nuova identità in grado di risultare, paradossalmente, la figura di una donna in carriera socialmente accettabile.

Col tempo la frattura tra la propria identità di donna e quella di autore di romanzi semipornografici si fece più evidente e la scrittrice si prestò volentieri a giocare sulle divergenze fra i ruoli che tale scissione andava alimentando: Marguerite amava rivendicare la propria verginità e la propria astemia, mentre Rachilde descriveva nelle sue opere situazioni al limite della pornografia e prestava il volto per il manifesto del "Vin Mariani," una bevanda a base di vino definita "tonique," le cui proprietà eccitanti erano dovute a una correzione a base di cocaina. "Like numerous other women writers," tra cui in particolare George Sand, per la quale Rachilde provava una forte ammirazione, "Marguerite used the device of dédoublement to create a public authorial persona and voice."95

È possibile mettere in relazione la costruzione dell'alter ego “Rachilde” con l'immagine allucinatoria del “noyé” analizzata precedentemente: l'ossessione della scrittrice per la figura dell'annegato che intimava alla giovane donna dalle velleità letterarie "tu ne parleras jamais, jamais," di fronte alla quale Marguerite cade nello stagno evocando il topos letterario caro alla decadenza del suicidio per annegamento, fu a breve seguita dall'inaugurazione della seconda identità dell'autrice attraverso la sua possessione da parte dello svedese Rachilde e l'assunzione

94 Ibidem, p. 67. 95 Ibidem, p. 64.

della personalità di quest'ultimo. Una sorta di doppio di Marguerite, Rachilde, si rifiutò di accondiscendere alla richiesta dell'annegato che aveva osato intimare il silenzio alla giovane donna: Hawthorne nota come "Marguerite obeyed, at least in one sense, the ghost's injunction not to speak, but the disembodied narrative voice of Rachilde (even more disembodied than the ghost's voice) could talk back:" laddove Marguerite "never published anything (...) Rachilde went on to become a prolific writer."96

La scelta di uno pseudonimo che passasse attraverso l'esperienza della possessione è anche indicativa di un altro genere di strategia messa in pratica ad opera della scrittrice: come abbiamo visto poco fa, la scrittura rachildiana è legata a uno stato di alterazione della mente, e sembrerebbe che proprio attraverso lo spostamento della sua parte irrazionale nel dominio del fantomatico Rachilde, la scrittrice fosse riuscita ad azionare un processo di sublimazione delle proprie tensioni verso gli stati di incoscienza: come abbiamo accennato nel caso delle metamorfosi animali e della fuga verso la dimensione dell'immaginazione e del sogno, la scrittura rachildiana è evocativa di un profondo stato di delirio e follia. Questa dimensione anarchica e onirica costituirà l'humus di partenza sul quale andranno ad attecchire le inversioni del genere e i travestimenti parodici mesi in atto dalla scrittrice sia sulla scena della bohème parigina che nelle pagine dei suoi romanzi.