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Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

II.III.II Rachilde e il discorso culturale sullo spiritismo tra fuga e rigenerazione

II.III.II.III Nom de plume e cross-dressing

Lo pseudonimo "Rachilde," nonostante l'accostamento con la Svezia, si distingue immediatamente per le sonorità orientaleggianti, richiamando il nome proprio "Rashid" che in arabo sta per "ben guidato." L'idea di una guida non è molto lontana dalle asserzioni proclamate da parte della stessa Marguerite, la quale dichiarava di scrivere sotto possessione, per cui l'immagine di una scrittura guidata ben si addice al ruolo di una giovane donna alle prese con il riconoscimento del proprio valore di artista di fronte a un pubblico di letterati uomini. Al di là delle evocazioni del nome e del fascino mediorientale dello pseudonimo, rispondente a un vezzo tipico dei gusti fastosi della Belle Époque, è interessante notare come, nonostante nei successivi memoirs la scrittrice si chiedesse "pourquoi suédois?," nella Svezia del XVI secolo, sotto il regno di Giovanni III (che regnò dal 1560 al 1592), visse realmente un uomo chiamato Rachilde.

Un'altra ragione per cui la scrittrice poteva avere a cuore la Svezia, potrebbe esser legata a un altro personaggio storico che la abitò: “the legendary Queen Christina of Sweden, about whom several works appeared in France in the nineteenth century."97 Secondo Hawthorne "[t]here were

96 Ibidem, p. 63. 97 Ibidem, p. 68.

many reasons why Marguerite might have wished to recall Christina, whose life offered so many parallels with her own:"98 Cristina (1626-1689) era figlia del re Gustavo II Adolfo, un eroe di

guerra che avrebbe potuto ricordare alla scrittrice il padre Joseph Eymery, e di sua moglie Maria Eleonora che, come Gabrielle, era una donna nevrotica con forti tendenze all'isteria.

Nata, come Rachilde, con un piccolo difetto fisico che non le consentiva una perfetta deambulazione, Cristina di Svezia era anch'essa una figura che amava muoversi al di là delle demarcazioni tradizionali dei generi sessuali. Come la scrittrice, Cristina fu educata come un ragazzo, ella preferiva le amicizie maschili a quelle femminili e – questo a differenza di Rachilde – per tutta la vita rifiutò di prendere marito. Come Rachilde, Cristina era famosa per i suoi travestimenti e per i suoi gusti sessuali trasgressivi, ma a differenza della scrittrice, celebre per la sua ambigua eterosessualità, si diceva che la regina di Svezia manifestasse una netta predilezione per il sesso femminile. Anche se i dettagli di questa figura semileggendaria potevano sfuggire a Rachilde, è altamente probabile che ella ne conoscesse la storia almeno in linee generali, a partire dai suoi stessi aforismi, ai memoirs delle sue amiche francesi Mademoiselle de Montpensier e Françoise de Motteville o al dramma di Louis Brault, fino a La Vie amoureuse de Christine de Suède, la reine androgine di Princess Murat.99

L'androginia e il cross-dressing erano atteggiamenti cari a Rachilde, che non solo attraverso le eroine dei suoi romanzi, ma anche nella sua vita pubblica, si era resa celebre nella Parigi della decadenza per i suoi originali travestimenti. In un'occasione si dice che ella arrivò al Bal des Incohérents “en petit abbé,”100 e in un'altra pare che ella si presentò a una festa di carnevale con

indosso i panni di una donna tradizionale, “une certaine tunique de mousseline blanche à pois brodés,” accompagnata da un Jean Lorrain che esibiva un costume da domatore di leoni dotato di “un maillot d'un rose violent et un cache-sex en peau de panthère.”101 I due erano circondati da un

paio amici vestiti da poliziotti (uno dei quali, curiosamente, era un poliziotto anche nella vita quotidiana): essi li tenevano in manette come a significare il grado di trasgressione e inadeguatezza di un abbigliamento che non faceva che portare all'esasperazione il grado di femminilità e di maschilità rispettivamente di una donna e di un uomo che solitamente osavano sfidare i costumi tradizionalmente attribuiti alla loro sessualità.

In un'altra circostanza, quando la scrittrice si trovava in compagnia del suo futuro marito Vallette per recarsi insieme ad un ballo in costume, si narra di come Rachilde fece la sua entrata nella carrozza avvolta da un “paquet de soie blanche,” che evocava le parvenze di un “page Henri

98 Ibidem.

99 Cfr. Louis Brault, Christine de Suède: Drame historique, en cinq actes et en vers, Brussels, Olde & Wodon, 1829,

Princess Murat, La Vie amoureuse de Christine de Suède, la reine androgyne, Paris, Flammarion, 1930.

100 La Plume, 15 aprile 1889.

III”102 (al tempo immediatamente riconosciuto come un'icona di ambiguità sessuale) per svelare, al

suo arrivo nella sala da ballo, uno splendido costume in stile “marquise Louis XV,”103 emanante una

femminilità così inaspettata da incantare istantaneamente il suo pretendente. Una donna in grado di sorprendere un uomo proprio nel momento in cui ella indossa dei panni femminili, non può non aver richiamato alla mente di chi la osservava il valore artificioso e performativo di quelli che sono ritenuti gli attributi incontestabili della femminilità: portando alle estreme conseguenze il valore spettacolare degli abbigliamenti nei quali si suole fissare i generi, la scrittrice rivela il grado di forzatura che si impone su quella che invece ella concepisce come una zona di profonda fluidità tra il corpo e la mente. Con questo esempio di “cross-class-dressing,” “[r]ather than being a single, consistent, and recognizable gesture of crossing a clearly demarcated gender boundary,” afferma Hawthorne, “Rachilde's preformative travestism destabilizes that very boundary.”104

Non solo la scrittrice era solita stupire gli invitati con una serie di appariscenti costumi durante i Carnevali e le feste in maschera, ma Rachilde era nota ai contemporanei soprattutto per l'uso che ella amava fare del travestimento durante la vita quotidiana. Un aneddoto riportato nei suoi memoirs narra di come, all'età di quindici o sedici anni, ella fosse solita recarsi a cavallo nel comune di Perigueux presso la sede dell'editore dell' Echo de la Dordogne, un giornale a diffusione regionale sul quale la scrittrice aveva pubblicato articoli e racconti: talvolta Marguerite si presentava vestita da uomo, altre volte ella indossava abiti femminili, lasciando apparentemente intendere all'editore che le due figure fossero fratello e sorella e non affatto la stessa persona, Rachilde riporta le differenti reazioni del direttore del giornale:

Quand j'étais en homme, il ne discutait pas avec moi mais souvent insinuait qu'il serait bon de dire à Mlle Rachilde de faire attention à la presse avancée.

Quand j'étais en femme, il me chargeait d'amitiés pour mon frère.105

Nonostante la mise maschile che talvolta Rachilde indossava per recarsi dall'editore potesse essere spiegata con il viaggio a cavallo che la scrittrice era solita intraprendere per spostarsi da Le Cros a Périgueux,106 in questo episodio dell'adolescenza di Marguerite è già evidente come l'atto della

scrittura si riveli inestricabilmente legato a una forma di sdoppiamento della personalità dell'artista, la quale, fin dagli esordi della propria carriera, avvertiva il bisogno di costruire una sorta di doppio di sesso maschile. Analizzando più da vicino il ruolo che i generi assumono in questo aneddoto, è

102 Rachilde, Le Roman d'un homme sérieux, Paris, Mercure de France, 1944, p. 59. 103 Ibidem, p. 60.

104 Cfr. Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, p. 113. 105 Rachilde, Quand j'étais jeune, pp. 56-7.

curioso notare come la parte di autrice sia ufficialmente riconosciuto a Marguerite, alla quale l'editore allude con l'appellativo di “Mlle Rachilde” che, grazie all'accostamento dello pseudonimo e del titolo “mademoiselle” evoca il paradosso tra l'androginia del suo nom de plume e la femminilità inequivocabile del nubilato. Dall'altra parte, se Rachilde, nonostante la sua ambiguità sessuale, è una giovane donna nubile, suo fratello, nell'aspetto maschile che lo cotraddistingue, si presta al compimento di due funzioni: in sua presenza il direttore de L'Echo de la Dordogne “ne discutait pas,” ma al contrario, si limita a comunicargli un messaggio per la sorella. Questo fantomatico fratello di Rachilde, se da una parte è trattato con tutto rispetto da un uomo più anziano, di fatto fa da segretario, da messaggero, o da medium per la consegna di un messaggio destinato dall'editore del giornale alla sorella scrittrice. In presenza di sua sorella, al contrario, l'editore, si era limitato a ricoprirla “d'amitiés pour [son] frère,” evitando qualsiasi scambio di tipo lavorativo. Nonostante per il direttore risultasse chiarissimo che Marguerite fosse l'autrice dei suoi lavori, pare come se egli stentasse a rivolgerle informazioni di tipo professionale, limitandosi a ricoprirla di ossequi per il fratello, il quale è costretto artificiosamente ad intervenire e a fare da intermediario affinché “Mlle Rachilde” abbia modo di comunicare con l'editore.

La complessità di questa situazione è ancor più evidente se facciamo riferimento alla prefazione di Madame Adonis, il romanzo dello sdoppiamento dei generi per eccellenza, in conclusione del quale l'efebico Marcel e la seducente Marcelle si rivelano essere la stessa persona, una donna che sognava di muoversi al di là dei confini assegnati al genere femminile. Nella préface del romanzo, Rachilde riporta un significativo aneddoto, in cui una bellissima ed elegante scrittrice, trattata apparentemente con reverenza da un editore, viene gratuitamente offesa con l'appellativo “vieille bique”107 non appena ella abbandona l'ufficio. “The anecdote is presented in order to explain

to the public why Rachilde has adopted a masculine authorial persona,” spiega Hawthorne: “she explains her deviance as the logical consequence of an illogical world.”108

Così anche Rachilde, come la sua eroina Marcel, decise di investire nella propria carriera e nell'immagine pubblica di sé facendo un uso sapiente e complesso del cross-dressing. Lukacher afferma che “Rachilde's masculine clothing (…) signals her incorporation of the appearance of the professional man and her realization of her unfulfilled wish to be (like) a man,”109 ed anche a detta

di Hawthorne “Rachilde aspired to be the equal of a man and distanced herself from women and from feminism, which led her to identify with gay men,” i quali “enjoyed a level of social prestige that women envied.”110

107 Rachilde, Madame Adonis, p. 4.

108 Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, p. 76. 109 Lukacher, Maternal Fictions, p. 113.

Sui suoi biglietti da visita la scrittrice aveva fatto stampare le parole “Rachilde, homme de lettres,”111 come se l'enfasi sulla valenza maschile di uno pseudonimo dalle evocazioni androgine

potesse quasi ironicamente istituire un legame tra il nom de plume della scrittrice e il termine “lettres,” giocando in maniera apertamente artificiosa su quello che costituiva a sua vista un primo e inammissibile artificio: la concezione biunivoca tra “homme” e “lettres,” quel rapporto esclusivo tra il maschile ed il mondo delle lettere che Rachilde, mascherandosi da uomo, stava tentando di scardinare a forza di ulteriori artifici. L'artificio, per la scrittrice, era difatti rivelatore di un'illusione altra, ad esso sottostante: l'artificio rachildiano è dunque una maschera che ella è solita posizionare in un determinato luogo appositamente affinché essa possa essere rimossa, perché un nuovo trucco, nascosto al di sotto di essa, possa essere a sua volta smascherato. Gli artifici utilizzati dalla scrittrice sono infatti volti a uno scopo di smascheramento, e non alla dissimulazione: Rachilde vuole che, al di là delle maschere, si rivelino ulteriori maschere, in quanto ella aveva compreso la tendenza all'omologazione e alla naturalizzazione che si pone alla base della cultura patriarcale, la quale si ostinava a classificare e a separare le molteplici manifestazioni dei generi sessuali riducendo ai minimi termini la fluidità e la ricchezza che invece li contraddistingue.

Hawthorne nota come in Rachilde “the degree of sartorian nonconformity has been exaggerated in order to represent the degree of perceived nonconformity;”112 a mio avviso,

l'esagerazione, che senza dubbio pervade molti tratti della scrittura rachildiana, è funzionale, nello specifico caso del cross-dressing, alla portata destabilizzante delle strategie messe in atto dalla scrittrice: tanto elaborata, evidente e inquietante sarà la maschera ostentata da Rachilde, quanto artificiosi, fittizi e irragionevoli saranno i pregiudizi che questa mascherata era stata chiamata a svelare.

Partendo da questi presupposti, il cross-dressing della scrittrice non poteva rivelarsi un'univoca forma di evocazione del maschile volto a mascherare la sua femminilità: il travestitismo che ella era solita mettere in atto era piuttosto una continua ostentazione di una serie di velature messe in mostra appositamente per essere svelate. Il cross-dressing di Rachilde è una strategia di continuo velamento e disvelamento atta a ri-velare il ruolo meramente performativo delle strutture di genere. Questa pratica non poteva dunque essere per la scrittrice “a single, monholitic, and univocal phenomenon, but rather a fragmented practice.”113

Memore di una serie di precedenti che si muovevano del mondo delle lettere come quelli protratti dalla scrittrice George Sand, dall'eroina di Téophile Gautier, Mademoiselle de Maupin, alla chevalière d'Eon, e consapevole delle abitudini a fare uso del cross-dressing protratte da alcune

111 David, Rachilde, homme de lettres, p. 20.

112 Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, p. 102. 113 Ibidem, p. 101.

delle sue contemporanee come le scrittrici Madame Dieulafoy e Colette e la pittrice Rosa Bonheur, Rachilde dichiara di aver portato avanti tale pratica con una certa frequenza almeno partire dagli anni Ottanta114 fino al momento del suo matrimonio, celebrato nel 1889.

Erano questi gli anni in cui la New Woman aveva fatto la sua entrata sulla scena europea e le sue caricature avevano iniziato ad invadere anche la stampa francese. Come abbiamo osservato nel capitolo precedente, in Francia la moda seguì da vicino le esigenze della donna moderna e, in accordo con le nuove pratiche delle “femmes nouvelles,” gli atélier lanciarono sul mercato una serie di nuovi modelli destinati principalmente a un utilizzo confortevole della bicicletta e della guida a cavallo, tra i quali immediatamente emerse la “coulotte,” un indumento che ricordava da vicino l'abbigliamento maschile, suscitando polemiche e discussioni che contribuirono alla sua grandissima diffusione.

Nonostante la moda stesse evidentemente venendo incontro alle nuove esigenze delle donne della modernità, nella Francia di fine Ottocento erano ancora in vigore le legislazioni napoleoniche che prevedevano il divieto del travestitismo: nel 1800 era stato promulgato un decreto che impediva l'utilizzo dei pantaloni alle donne, ad eccezione che esse provassero di averne necessità per ragioni di tipo medico. Alcune artiste, come George Sand, avevano semplicemente trasgredito la legislazione, mentre altre, come Rosa Bonheur, avevano richiesto un permesso speciale alla polizia. Fu quello che fece anche Rachilde, la quale, alla fine del 1884, inviò una diplomatica lettera al prefetto di polizia di Parigi per richiedere un permesso ufficiale che le consentisse di muoversi per la città e la provincia in abiti maschili senza correre il rischio di essere arrestata. La lettera, datata al 12 dicembre1884, è un documento di estremo interesse, in particolare per le ragioni che la scrittrice decide di esporre alla base della propria esigenza di fare uso del cross-dressing:

Mlle Eymerie [sic] dite Rachilde

Paris, le 12 décembre, 1884

Monsieur le Préfet,

J'ai l'honneur de vous demander l'autorisation à porter le costume d'homme.

Je suis, malheuresement, une femme de lettres et me trouve, cependent, appelée à faire le métier actif de reporter. Cela pour gagner mon pain quotidien, que mes romans ne parviennent pas encore à

114 L'aneddoto del travestimento durante le visite all'editore dell'Echo de la Dordogne risalgono alla seconda metà degli

anni Settanta: la prima pubblicazione della scrittrice fu un racconto dal titolo "La Création de l'oiseau-mouche" che uscì sulla rivista nel 1877, nonostante in Quand j'étais jeune la scrittrice affermi che in quegli anni ella avesse solo "quinze ou seize ans." Cfr. Rachilde, Quand j'étais jeune, p. 54 e Hawthorne, Rachilde and French Woman's Authorship, pp. 71-2.

me fournir.

Dans le journalisme, l'originalité est imposée comme un devoir. Ne me refusez pas le moyen d'être originale puisque mes directeurs littéraires ne reculent pas, eux, devant ce moyen de réclame.

Veuillez lire l'attestation suivante, je vous en supplie; et ne cofondez pas ma demande avec celles de certaines femmes déclassées qui cherchent le scandale sous le costume en question.

Je désire, moi, m'habiller en homme pour dissimuler tous les avantages que je puis avoir, pour qu'il soit bien entendu que je suis un écrivain quelconque et pour qu'on s'addresse à ma plume et non à ma personne.

Comme vous ne me connaissez pas, Monsieur le Préfet, permettez-moi de vous dire en deux mots qui je suis.

Je m'appelle Marguerite Eyery dans la vie privée, Rachilde dans la vie de lettres. J'étais émancipée par ma famille à seize ans, j'en ai vingt-quatre aujourd'hui. Je suis dans la publicité littéraire depuis sept ans et j'ai publié dix romans feuilletons. Ma dernière oeuvre, la plus mercenaire, est Monsieur Vénus, mais c'est à elle que je dois ma célébrité du moment.

J'ose esperer, Monsieur le Préfet, que vous ne repousserez pas mon humble demande et que vous me permettez de prendre, pour voyger dans Paris et en province, les vetêments les plus disgracieux qui soient au monde.

Recevez, Monsieur le Préfet, mon plus respecteux salut,

Rachilde

sociétaire des Gens de Lettre, ancien redacteur à l'Estafette, reporter à l'Opinion,

et collaborateur de la Chronique parisienne

Mlle Eymery, Marguerite dite Rachilde, se disant âgée de 24 ans et née à Thiviers (Dordogne), femme de lettres,

demeurant à Paris, rue des Ecoles, 5.115

Nonostante questa lettera non riuscì a sortire l'effetto desiderato, in quanto per essere esaudita Rachilde dovette recarsi di persona presso l'ufficio di polizia di Parigi per richiedere nuovamente l'autorizzazione a fare uso del cross-dressing, con tale testimonianza la scrittrice ci fornisce un preziosissimo documento riguardo alle proprie strategie di inversione, mascheramento e dissimulazione. In questo scritto, da una parte, ella sembra immediatamente mettere le mani avanti, affermando che l'unica ragione per cui ella avrebbe bisogno di un'autorizzazione a indossare abiti maschili risiederebbe in un mercenario bisogno di “réclame,” quasi a confermare le voci che circolavano sulla sua tendenza a vivere dei riflessi pubblicitari emanati da un'immagine alterata di

sé.116 Ma dall'altra parte, Rachilde si definisce un “reporter” e “un écrivain,” utilizzando, nel termine

francese, il genere maschile piuttosto che quello femminile ed ella ci tiene a manifestare la propria distanza da “certaines femmes déclassées” che erano solite cercare lo scandalo attraverso l'utilizzo del costume maschile, negando quello che a prima vista il lettore avrebbe potuto dedurre in base alle sue prime frasi. Secondo Lukacher questa allusione costituisce un implicito riferimento al fenomeno delle “femmes nouvelles,” apertamente ripudiate in Pourquoi je ne suis pas féministe e parodiate ne La Jongleuse attraverso la figura di Missie.117

Al contrario rispetto a queste figure alla moda, la scrittrice dichiara di avere intenzione di indossare i panni di un uomo allo scopo di “dissimuler tous les advantages que [elle puit] avoir” in quanto donna, preferendo concentrarsi invece sulla dimostrazione che “[elle est] un écrivain queconque” e affinché il pubblico rivolga la sua attenzione “à [sa] plume et non à [sa] personnalité.” La dissimulazione del proprio genere sessuale sembra andare di passo, in questa dichiarazione, con l'assunzione, da parte di Rachilde, del suo ruolo autorevole di “scrittore,” posizione atta a mettere in opera una separazione tra la “plume” e la “personnalité” dell'autrice. In quanto donna, Rachilde teme di poter essere associata a quelle donne degradate che si abbassano a interpretare ruoli che non sono di loro competenza al semplice scopo di lasciar emergere la loro figura nel mondo della stampa francese, per poi sparire come meteore dopo aver intasato con le loro immagini fugaci la carta stampata di una Parigi avida di scandali. Ella si distanzia dunque da queste figure a sua vista poco dignitose, facendo leva su quello che ella considera il suo vero ruolo, quello di “un écrivain” il quale, in nome del genere sessuale maschile, sarebbe degno di venire accolto