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Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

II.III.I Rachilde e il discorso culturale sull'isteria tra degenerazione e fuga

II.III.I.II Le paralisi rachildiane

Nel préface di À Mort, la scrittrice racconta di come, nel 1884, a causa della sua acuta sensibilità, della sua tendenza all'isteria e delle avances perpetrate da pare dello scrittore Catulle Mendès, per due mesi ella cadde vittima di una paralisi isterica agli arti inferiori. Rachilde fu travolta da "un transport au cerveau sous le prétexte que Catulle Mendès etait un homme séduisant,"44 l'attrazione per il quale, insieme al senso del pudore, condusse la giovane ad uno stato

di "paroxysme de la chasteté:"45 tale situazione presto sfociò per la giovane donna in una condizione

di immobilità che coinvolse l'area fisica del corpo legata alla sessualità genitale. Fu in questo periodo che la scrittrice ricorda di aver concepito Monsieur Vénus, il suo "succès de scandale," redatto nel giro di due settimane e pubblicato alla fine del mese di giugno dello stesso anno. Nella Francia fin de siècle, come abbiamo osservato nel capitolo precedente, l'isteria era considerata una malattia inestricabilmente legata alla sessualità femminile, ed tale disturbo era percepito come l'unica forma contemplabile di esternazione delle pulsioni e degli istinti sessuali femminili: laddove, secondo gli studi del tempo, l'uomo eccederebbe in perversione, la donna tenderebbe a somatizzare il proprio senso di frustrazione in una serie di esperienze che spaziano dall'autolesionismo alla mortificazione di sé. Talvolta gli studiosi del tempo notavano come le reazioni isteriche femminili assumessero forme curiosamente allusive e simboliche: una paralisi agli arti inferiori si sarebbe riferita, a loro avviso, a un rifiuto sessuale, a maggior ragione in un'epoca in cui i casi clinici delle pazienti psichiatriche e le ricerche sulla psicoanalisi iniziavano a circolare anche nella letteratura popolare.

Rachilde porta alle estreme conseguenze questa concezione dell'isteria intesa come manifestazione fisica della sessualità femminile e si lancia in un gioco letterario in cui lo sfruttamento dei parametri delle differenze di genere si mostra così evidente da risultare dapprima paradossale, poi artificioso ed infine superfluo. Attraverso l'esagerazione, Rachilde evidenzia come gli attributi che vengono ufficialmente considerati connaturati ai generi sessuali costituiscano in

44 Rachilde, À Mort, préface, p. xvii. 45 Ibidem.

realtà il risultato di una forzatura, il prodotto di una finzione: portando all'eccesso una serie di atteggiamenti reputati come essenziali alla femminilità, la scrittrice si cimenta in un'aspra requisitoria contro la maniera in cui la società patriarcale tende ad interpretare le esperienze della donna e a cristallizzarle in una serie predefinita di ruoli sessuali che a ben vedere di naturale non hanno pressoché nulla.

Questa forma di esagerazione è il primo passo per la messa a punto della tecnica dell'inversione, uno dei fulcri della poetica della nostra scrittrice: il portare alle estreme conseguenze un atteggiamento considerato tipicamente femminile come l'esperienza della paralisi isterica, non solo assume in Rachilde tratti fortemente provocatori e parodici, ma inizia gradualmente a deviare la diagnosi del lettore di stampo conservatore dai sintomi dell'isteria, il disturbo mentale femminile per eccellenza, a quelli della perversione, la controparte maschile della suddetta nevrosi. Quando Rachilde si definisce vittima di uno stato di "paroxysme de la chastetè," il pudore, l'attributo femminile per eccellenza, assume, nella sua forma estrema, contorni inquietanti e destabilizzanti, allineandosi più ai meccanismi della perversione maschile che alle vaghe sfumature della malattia mentale femminile. Il "parossismo della castità" genera nella scrittrice ventiquattrenne una forma di paralisi ermetica, e sembra evidenziare nella sua persona uno stato di verginità patologica, in cui non tanto le avances di un uomo dalla fama di libertino come Catulle Mendès, quanto soprattutto il desiderio femminile nei confronti di un individuo affascinante ma inaffidabile viene violentemente negato, misconosciuto, da parte di una mente femminile tirannica e dominatrice che non intende, a costo della propria salute interiore, lasciarsi sopraffare dal maschile.

Michael Finn definisce questo atteggiamento "a 'performative' act of her paralysis. The attack happened as a result of resistance to sex,” egli prosegue, “and the freezing of the legs, their immovabililty, is the corporal embodiment of a refusal."46 In questo senso una paralisi rimanderebbe

a un desiderio, da parte del soggetto, "to be freed from certain 'natural' servitudes of the body"47 e da

forme relazionali che prevedono la sottomissione della donna alle logiche patriarcali di sopraffazione e negazione della propria individualità. La paralisi costituisce dunque, a vista di Finn, non solo una fuga dalle relazioni sessuali che prevedono l'imposizione del maschile sul femminile, ma anche una forma di protesta visibile ed esteticamente attraente in cui la donna-oggetto della letteratura patriarcale si costituisce sì come reificazione della sua stessa persona, ma a ben vedere in qualità di "cosa" paradossalmente impenetrabile e inafferrabile. Sfuggenti, imprendibili, eppure irresistibili e affascinanti, le eroine rachildiane sono figure cariche di eros nella misura in cui la loro sensualità appare guizzare via nell'istante in cui un uomo inizia a desiderarle. Non al di là dei

46 Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p.84. 47 Ibidem.

modelli di sopraffazione, ma imprendibili all'interno dell'arena delle dinamiche di coppia tradizionali, le mutevoli femminilità dei romanzi di Rachilde emergono dalle pagine dei suoi scritti come figure tanto ingabbiate nelle strettoie della società patriarcali quanto fantomatiche e inquietanti.

Come nelle dinamiche foucaultiane tra "discorso dominante" e "discorso inverso," la scrittrice sta tentando di mettere in atto un'implosione dei discorsi della cultura patriarcale a partire dall'interno. I risultati della sua operazione non risultano direttamente innovativi, eppure la loro portata di inquietudine appare profondamente angosciante e destabilizzante, proprio in quanto si rivela in grado di evidenziare le falle che nella fin de siècle si andavano delineando nelle mura dei discorsi culturali che fino a poco prima avevano avuto la meglio sulle tendenze all'innovazione. Luciferina nelle sue spaventose rivelazioni, anche se non apertamente rivoluzionaria, Rachilde è una ribelle del sistema in grado di illuminare con la schiettezza della sua prosa i punti di rottura che nessuno dei conservatori avrebbe mai osato andare a guardare. La scrittrice si inoltra fra le pieghe di una cultura avida di certezze e si diverte a mettere in mostra le falle più segrete e il fondo marciscente delle sue fondamenta.

I romanzi della scrittrice, nel mettere in scena queste femminilità sofferenti eppure di rottura, sono popolati da immagini di donne che hanno subito traumi o mutazioni agli arti inferiori: sirene la cui coda di pesce lascia spazio a un tronco amputato, donne dalle membra marmoree, eleganti figure racchiuse in sensualissimi vestiti che cingono le loro inferiorità come guanti che si fanno simbiotici coi loro corpi. L'immaginario femminile rachildiano mette in mostra una schiera di eroine che rifiuta apertamente la tradizionale accondiscendenza della donna, alla quale Rachilde sostituisce un rituale di chiusura e una freddezza glaciale che paradossalmente non si rivela privo di sensualità.48

In Le Démon de l'absurde (1894) la protagonista Jeanne Siméon, che si mormorava soffrisse di ipersessualità, manifesta una paralisi agli arti inferiori e si impegna in una sublimazione dell'amore verso il dominio dell'ideale, consentendo al giovane Sylvain di intessere con lei una relazione in grado di andare al di là dell'unione fisica genitale per innalzare il loro amore al livello della contemplazione pura e dell'idealizzazione. Nel romanzo del 1924, La Haine amoureuse, un poeta si innamora di una sirena, e una relazione platonica si protrae fra i due innamorati fino a che ella continua a dimorare nel suo ambiente acquatico, ma il giorno dopo l'incontro in cui egli riesce a estorcerle una promessa di matrimonio, il poeta trova il corpo della giovane donna riverso sulla spiaggia e mutilo della coda di pesce. In La Jongleuse (1900) l'eroina entra sulla scena del romanzo "toute drapée d'une ombre épaisse, d'un mystère d'apparence impénétrable montant jusqu'au cou et

lui serrant la gorge à l'étrangler,"49 successivamente è descritta con parole che la dipingono alla

stregua di una sirena degli abissi più oscuri: "amincie dans une robe fourreau très torrent d'encre, Éliante avait l'aspet d'une sirène noire, agile sur sa queue torteuse, comme plus libre sans pieds."50

Avvolta da vesti che la cingono in maniera ermetica, la protagonista di questo romanzo, oltre che ad una donna-pesce, assomiglia a un serpente nella sua abilità di sfuggire di fronte al desiderio di catturarla manifestato dal suo pretendente Léon Reille. Similmente, come vedremo più approfonditamente a breve, Raoule de Vénérande, la protagonista di Monsieur Vénus, non è disposta a concedersi a Jacques Silvert secondo le modalità dei rapporti sessuali tradizionali: "Lorsqu'il l'embrassa, il lui sembla qu'un corps de marbre glissait entre les draps, il eut la sensation désagréable d'un frôlement de bête morte tout le long de ses membres chauds."51

Se questo è l'atteggiamento di molte delle eroine rachildiane, poco rassicurante è il ritratto che la scrittrice dipinge a proposito di coloro che dei loro disturbi avrebbero dovuto prendersi cura: invece di alleviare la pena di queste ammalate, i rappresentanti del mondo della medicina non fanno che contribuire, tramite abusi e atteggiamenti indelicati, allo stato di rigidità di tali donne sofferenti. Rappresentati in maniera apertamente caricaturale, “[d]octors stand, unsurprisingly, for traditional, conservative, bourgeois values in Rachide's novels."52 Figure maschili immobili nella fissità delle

loro vedute, i medici di questi romanzi elargiscono facili e irrevocabili diagnosi: in Monsieur Vénus, il medico chiamato a prendere in cura la giovane protagonista conclude la sua visita con una svelta diagnosi di ninfomania:

Un cas spécial monsieur. Quelques années encore, et cette jolie créature (...) aura, sans les aimer jamais, connu autant d'hommes qu'il y a de grains au rosaire de sa tante. Pas de milieu! Ou nonne, ou monstre! Le sein de Dieu ou celui de la volupté! Il vaudrait peut-être mieux l'enfermer dans un couvent, puisque nous enfermons les hystérique à la Salpêtrière.53

In Madame Adonis, il Dr. Rampon, il cui cognome è evocativo dello strisciare di una serpe, commette una serie di abusi sulle giovani donne in età da marito con la scusa di fornir loro la giusta educazione sul valore meramente procreativo dei rapporti sessuali. "Along with the doctors' unwelcome invasion of the body goes a violation of the mind," commenta Finn, alludendo alla mancanza di tatto che contraddistingue il linguaggio poco professionale di questi medici, i quali, durante le loro "visites domiciliaires,"54 di fronte all'inesperienza loro pazienti, non risparmiano

49 Rachilde, La Jongleuse, p. 25. 50 Ibidem, p. 78.

51 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 90.

52 Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p. 81. 53 Rachilde, Monsieur Vénus, pp. 26-7.

comportamenti offensivi e oltraggiosi.