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L'isteria dell'artista tra accettazione e liberazione

Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

III.VI L'isteria dell'artista tra accettazione e liberazione

Nel 1889 uscì la prima edizione francese di Mosieur Vénus, preceduta da una prefazione che portava la firma dell'amico di Rachilde Maurice Barrès. In queste pagine lo scrittore di Le Culte du moi descrive il romanzo come “le spectacle d'une rare perversité” e la sua autrice “une jeune fille de vingt ans” afflitta da “la maladie du siècle.”198 La stesura del suo “succès de scandale” è interamente

ricondotta a un sintomo dell'isteria che incombe sulla mente della giovane donna: “Fantaisie pleureuse d'une isolée, excentricité cérébrale, mais qui interesse le psychologue, le moraliste et l'artiste,” afferma Barrès, “Monsieur Vénus est un symptôme très significatif.”199 Considerato una

conseguenza della follia dell'autrice, l'intero testo rachildiano appare agli occhi del collega di Rachilde una mera estensione della vita della sua autrice: “Son livre n'est qu'un prolongement de sa vie,” nel quale “Rachilde n'a guère fait que se raconter soi-même.”200

Lo scrittore, afferma Rachel Mesch, nel descrivere Monsieur Vénus come il prodotto artistico di una mente malata, “mimics the strategies of the decadent and naturalist writer who must

197 Rachilde, Monsieur Vénus, p.87.

198 Maurice Barrès, "Mademoiselle Baudelaire," Chroniques de Paris, Paris, 1887, p. 5. 199 Ibidem.

disempower the sexual devaint he has created.”201 Secondo questo procedimento, alla stregua delle

femmes fatales descritte dai romanzi dei decadenti per essere sterminate alla chiusa delle opere della decadenza in vista della ricostituzione dell'ordine patriarcale preesistente alla loro comparsa, “Rachilde is transformed into a product of the decadent imagination rather than a creative force in and of herself,” cosicché “the traditional fin-de-siècle paradigm of male writer/doctor/scientist to female subject is comfortably reinstated.”202 Non dovrebbe ormai sorprendere il lettore che la

scrittrice avesse concesso a Barrès di imprimere una tale immagine di sé al proprio pubblico: evidentemente “Barrès' essay only reproduces the dogmas and reading startegies already inscribed in Rachilde's text through her use of clichéd notions of female sexuality.”203 Riconducendo il

capolavoro dell'autrice di uno dei testi chiave di un movimento sciovinista quale la decadenza alla produzione di una malata mentale, Barrès delimita sotto una confortevole etichetta il potenziale sovversivo di una scrittrice che avrebbe potuto rivelarsi una presenza scomoda per i suoi confratelli letterati, contribuendo all'esecuzione di un trucco che, come abbiamo avuto occasione di osservare anche in precedenza,204 la stessa Rachilde aveva già iniziato a mettere in pratica da molti anni.

Come è stato sottolineato da Janet Beizer, “the contradictions inherent in Barrès' presentation of Monsieur Vénus (…) can only be understood as inscriptions of the more global nineteenth-century discourse about sex that Michel Foucault calls 'sexuality'.” La critica si sofferma in particolare sul processo noto come “hystericization of the female body,” “a three-prolonged strategy by which woman's body is equated with sexuality, appropriated by pathology, and identified with the social body.” Più precisamente, a detta della critica, l'intero romanzo di Rachilde costituirebbe un esempio di “hystericization of the textual body:” “Monsieur Vénus is about the male colonization of the female textuality and of woman as textuality: it is a novel that parodies its reception, writes the intrusive reader into its text.”205

Tale processo di “hystericization” del corpo femminile è attentamente applicato sulla figura della protagonista a partire dalla sua stessa storia familiare. In accordo con le teorie post-darwiniane della degenerazione che abbiamo affrontato nel capitolo precedente, nelle ultime decadi dell'Ottocento la malattia mentale si credeva un disturbo trasmissibile di generazione in generazione, alimentato dalle abitudini familiari e dalle tendenze al crimine dei genitori del soggetto. Raoule viene presentata al lettore come il prodotto di un padre pervertito e di una figura materna dominata dagli istinti più bassi:

201 Mesch, The Hysteric's Revenge, p. 139. 202 Ibidem.

203 Ibidem.

204 Cfr. il paragrafo II.III.I.I "La maledizione dell'isteria" di questo capitolo.

205 Janet Beizer, Ventriloquized Bodies: Narratives of Hysteria in Nineteenth Century France, Cornell University Press,

Son père avait été un de ces débauchés épuisés que les oeuvres du marquis de Sade font rougir, mais pour une autre raison que celle de la pudeur. Sa mère, une provinciale pleine de sève, très robuste de constitution, avait eu les plus naturels et les plus fougueux appétits.206

Come nei testi di psichiatria popolare diffusi ai tempi della scrittrice, dove sulla diagnosi dei pazienti gravano le colpe dei consanguinei, e come la stessa Rachilde, sulla quale incombe l'anatema della follia materna, così la protagonista di Monsieur Vénus risulta marchiata a fuoco prima della nascita dal vizio che aveva afflitto i suoi familiari sedotti dal peccato. Beizer evidenzia le convergenze sussistenti non solo tra i casi clinici descritti da Paul Briquet nel Traité clinique et thérapeutique de l'hystérie (1859), da D.-M. Bourneville e Paul Regnard in Iconographie photographique de la Salpêtrière (1878) e da Charcot in L'Hystérie (1871),207 ma anche nei

cosiddetti "arbres des maladies nerveuses" elaborati da Jacques Joseph Moreau de Tours nella seconda metà dell'Ottocento per delienare una genealogia della malattia mentale e della criminalità: questi disegni partono da una serie di ramificazioni principali come i disordini della sensibilità, le lesioni dei centri nervosi, le nevralgie e le nevrosi, per descrivere varie distinzioni in sottoinsiemi di sintomi quali, nel caso di quest'ultima, in epilessia, tic, disturbi del linguaggio, spasmi e isteria.208

In linea con i moniti del dottor J.-L. Brachet, il quale indicava tra le cause principali dell'isteria delle giovani donne la lettura di romanzi gridando “[m]alheur à la jeune fille qui dévore les romans avant de connaître le monde!”209 Raoule è trascinata nel vortice della malattia mentale

in seguito alla lettura di un libro:

Un jour, courant les mansardes de l'hôtel decouvrit un livre, elle le lut, au hazard. Ses yeux rencontrèrent une gravure, il se basserent, mais elle emporta le livre... Vers ce temps, une révolution s'opéra dans la jeune fille. Sa physionomie s'altéra, sa parole devint brève, ses prunelles dardèrent la fièvre, elle pleura et elle rit tout à la fois.210

Come il futoro Dorian Gray di Wilde, la corruzione della giovanissima Raoule avviene attraverso uno di quelli che erano considerati i canali preferenziali per la degenerazione delle menti sensibili: la lettura di un libro, che nel caso dell'eroina di Rachilde probabilmente rimanda alle esplorazioni di

206 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 25.

207 Paul Briquet, Traité clinique et thérapeutique de l'hystérie, Paris, Baillière, 1859, p. 56, Désiré-Magloire Bourneville

e Paul Regnard in Iconographie photographique de la Salpêtrière, Paris, Progrès Médical, 1878, p. 124 e Jean- Martin Charcot, L'Hystérie, Toulouse, Privat, 1871, p. 178.

208 Jacques Joseph Moreau de Tours, La Psychologie morbide dans ses rapports avec la philosophie de l'histoire, Paris,

Université Descartes, 1859. Cfr. Beizer, Ventriloquized Bodies, pp. 246-9.

209 Brachet, Traité de l'hystérie, p. 505. 210 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 26.

Voltaire e dei romanzi di de Sade ricordate dalla giovane Marguerite durante la sua adolescenza nella biblioteca di famiglia. La zia chiamata a prendersi cura della protagonista non tarda a ricercare aiuto nelle istituzioni della chiesa e della medicina, offrendo alla scrittrice l'occasione di soffermarsi sui luoghi comuni che animavano le visite domiciliari nella Parigi della fin de siècle:

Dame Ermenegarde, inquiète, craignant une maladie sérieuse, appela les médicins. Sa niéce leur défendit sa porte. Pourtant, l'un d'eux, très élégant de sa personne, spirituel, june, fut assez droit pour se faire admettre auprès de la capricieuse malade. Elle le pria de revenir et il n'eut, d'ailleurs, pas d'améliorations dans son état.

Ermenegarde recourt aux lumières de ses confesseurs. On lui conseilla le véritable spécifique: – Mariez-la! Lui repondit-on.

Raoule éclata de colère quand sa tante entama un chapitre sur le mariage.

Le soir de ce jour-là, pendant le thè, le jeune docteur causant dans l'embrasure d'une croise avec un vieil ami de la maison disait, montrant Raoule:

– Un cas spécial, monsieur. Quelques années encore, et cette jolie créature que vous chérissez trop, à mon avis, aura, sans les aimer jamais, connu autant d'hommes qu'il y a de pater et ave au rosaire de sa tante. Pas de milieu! Ou nonne, ou monstre! Le sein de Dieu ou celui de la volupté. Il vaudrai mieux l'enfermer dans un couvent puisque nous enfermons les hystériques dans la Saplêtrière!211

In questo passo Rachilde propone una riscrittura mimetica del discorso culturale sulla follia nella maniera in cui questo era elaborato da parte della cerchia ecclesiastica e dell'élite della medicina. In entrambi i casi la malattia mentale che sembra affliggere la protagonista è ricondotta ad un eccesso della libido sessuale, per cui sia il curato che il medico propongono una soluzione che faccia per così dire da freno alla potenza della voluttà della giovane donna: il confessore consiglia a Dame Ermenegarde di dare la sua irrequieta nipote in moglie a qualcuno, mentre il medico, per frenare la ninfomania incombente su Raoule, propende per chiudere l'adolescente in un convento, soluzione a suo avviso di gran lunga preferibile all'eventualità che questa venga ricoverata presso il temuto manicomio parigino della Salpêtrière. Nelle parole del medico riecheggiano gli atteggiamenti delle lezioni tenute a cadenza settimanale da Jean-Martin Charcot presso la sala conferenze del suo ospedale di Parigi, in cui il direttore della clinica era solito mostrare le performances delle pazienti isteriche ad un gruppo di medici e astanti riuniti intono a lui come in una sorta di anfiteatro. Il discorso del giovane medico che si rivolge in privato a un familiare di Raoule, nella sua scenografica apertura che introduce la diagnosi della ragazza come "un cas spécial, monsieur," evoca la teatralità delle lezioni che Charcot condivideva con un pubblico di soli uomini desiderosi di imporre rapide diagnosi sui corpi ammutoliti delle isteriche della Saplêtrière. Come le

conclusioni istantanee eseguite su queste pazienti, il giovane medico di Mosieur Vénus si limita a definire la situazione della protagonista come "Pas de milieu! Ou nonne, ou monstre!" riconducendo a un estremo o all'altro la complessità della psiche della sua paziente.

Rimanendo nell'atmosfera della Salpêtrière, Beizer ha notato come l'episodio in cui la protagonista si abbandona nella sua carrozza ad uno spasmo di piacere, ricordi da vicino la figura nota come "arc de cercle" che contraddistingue la fase del "clownisme," il secondo stadio della "grande hystérie" o "hystéro-épilepsie" descritta e osservata da Charcot presso le pazienti dell'ospedale parigino: "la tête en arrière, le corsage gonflé, les bras crispés, avec de temps à autre un soupir de lassitude"212 sono evocative delle convulsioni delle pazienti di una clinica in cui,

davanti alla macchina fotografica di Charcot e del suo fotografo Albert Londe, le pose che richiamavano la voluttà dell'eros si sovrapponevano ambiguamente con le convulsioni delle crisi isteriche delle pazienti.213

Più avanti il romanzo riproduce un'ulteriore mimesi delle tendenze della letteratura medica del suo tempo: descrivendo una "Raoule, folle comme les possedées du moyen âge qui avaient le démon en elles, et n'agissaient plus de leur propre autorité,"214 Rachilde rimanda ai topoi della

medicina retrospettiva in voga ai tempi di Charcot e Richet, i quali erano soliti ricondurre le esperienze di possessione dei secoli precedenti sotto la nuova etichetta di isteria, per poi immortalarle nel 1887 nel volume illustrato Les Démoniaques dans l'art. Le possedute del medioevo accusate di stregoneria come le suore orsoline del convento del Loudun vengono elevate a prototipo di una forma di isteria che si fa tutt'uno con la ninfomania e con l'assunzione di un linguaggio ardito e scabroso, tale da allontanare la figura della posseduta da qualsiasi responsabilità nei confronti dei suoi desideri, delle sue azioni e delle sue ancor più temibili espressioni verbali.

L'immagine di una donna che involontariamente smette di comportarsi secondo il metro di giudizio ufficialmente consentito si scontra però con una dichiarazione che Rachilde assegna al personaggio di Raittolbe, il principale spettatore dello spettacolo della follia di Raoule. Il suo pretendente, frustrato dall'ambiguità dell'atteggiamento della protagonista, giura a se stesso "qu'il ne reviendrait jamais chez cette hystérique, car, selon ses idées, on ne pouvait qu'être hystérique dès qu'on ne suivait pas la loi commune."215 Raoule appare agli occhi del barone come una "sphinx"

dalla quale egli "s'était laissé choir la tête dans l'antre."216 L'eroina di Mosieur Vénus è dunque per

Raittolbe tanto più "une folle" e una "hystérique" quanto più le sue decisioni appaiono oscure ed enigmatiche di fronte alla mente del suo frustrato pretendente. La follia coincide per Raittolbe con il

212 Ibidem, p. 34.

213 Cfr. Didi-Huberman, Invention de l'hystérie. 214 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 161.

215 Ibidem, p. 49. 216 Ibidem, p. 70.

mistero della femminilità, con quella mobilità imprevedibile e quel fluire inarrestabile della sessualità della donna, che spaventa e affascina nella misura in cui sembra richiamare all'ordine e all'imposizione di una struttura precostituita. Di fronte alla costernazione del giovane, Raoule fa presto ad appropriarsi a proprio vantaggio, dei giudizi del suo pretendente: "Rien ne doit vous étonner, puisque je suis femme, répodit Raoule riant d'un rire nerveux. Je fais tout le contraire de ce que j'ai promis. Quoi de plus naturel!"217

Sarà ora il caso di soffermarci sul carattere singolarmente proteiforme che l'isteria assume nelle ultime decadi dell'Ottocento in sovraimpressione con i tentativi, da parte della letteratura medica, di fare la propria entrata nei territori segreti non solo della malattia mentale, ma, attraverso di essa, del continente nero della femminilità: nel 1885, nella prefazione agli Etudes cliniques sur la grande hystérie, Charcot nota come questo disturbo si configuri alla stregua di "un Protée qui se présent sous mille formes et qu'on ne peut saisir aucune;"218 nel 1889, il medico Joseph Grasset, a

proposito della difficoltà rilevata nella redazione della voce "isteria" sul suo Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales, afferma che questa costituì "l'article de ce Dictionnaire le plus difficile à faire clair et court:" la voce "hystérie" rappresentava per Grasset "un véritable protée qui se présente sous autant de couleurs que le camaléon;"219 nel suo Manuel des maladies des

femmes, del 1884, il dottor Zabé afferma che "[l]es caractères de cette maladie, véritable camaléon, sont si fugaces, si variables, qu'elle est pour ainsi dire indéfinissable:"220 infine il medico Legrand

du Saulle afferma che "[i]l est peu de maladies dans le cadre nosologique qui comptent des formes aussi multiples (...) que l'Hystérie."221

Degna diagnosi dell'eroina di un'artista nota come "Mademoiselle Salamandre," Raoule è il mutevole prototipo dell'isterica di fine secolo: sfuggente e cangiante come le metamorfiche protagoniste di altri romanzi della sua scrittrice come La Jongleuse o L'Animale, la protagonista di Monsieur Vénus sfida la sua stessa etichetta nello momento esatto in cui ella si presta ad assumerla. Se è la stessa Rachilde a inserire la sua eroina nella cornice preconfezionata della "female malady"222 per eccellenza, Raoule fa esplodere il contenitore in cui viene collocata nell'istante stesso

in cui ella vi si immerge, poiché dell'isteria questa donna incarna i tratti più sfuggenti, proteiformi e camaleontici, i quali consentono e non ammettono al tempo stesso di definire con sicurezza le coordinate all'interno delle quali posizionare i disturbi dell'eroina. Per dirla con le parole di Mesch

217 Ibidem, p. 65.

218 Jean-MartinCharcot, Préface a Paul Richer, Etudes cliniques sur la grande hystérie, Paris, A. Delahaye e E.

Lecrosnier, 1885.

219 Joseph Grasset, "Hystérie," Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales, A. Dechambre e L. Lereboullet

(eds), Paris, Asselin& Houzeau/Masson, 1889, cit. in Beizer, Ventriloquized Bodies, p. 34.

220 Docteur Zabé, Manuel des maladies des femmes, Paris, Léon Vanier, 1884, p. 43.

221 Henri Legrand du Saulle, Les Hystériques: Etat physique et état mental, Paris, J.-B. Baillière et fils, 1883, p. 514. 222 Cfr. Showalter, The Female Malady.

"Rachilde exploits this aspect of the overdetermined illness – the ça paut être tout – at the same time as she paints her protagonist with its most identifiable symptoms." Ciò consente a Raoule di dimostrarsi "less victim of a disease than beneficiary of a discursive loophole that grants her sexual autonomy and permission to reinvent herself outside of gender norms."223

Inoltre quest'ambigua forma di malattia mentale consente alla protagonista di volgere il proprio delirio a suo volere e piacimento, e di elevarlo a condizione necessaria per l'espressione della sua stessa creatività: l'esternazione del desiderio erotico e la manifestazione della sessualità dell'eroina, sia grazie alle definizioni culturali dell'isteria che soprattutto al di là di esse, consentono all'artista di portare a termine il proprio progetto artistico sulla mente e sul corpo del suo partner. La malattia di Raoule non si rivela dunque un limite per la libera esplicazione del talento della protagonista, ma piuttosto una forma di "creative malady," quella che George Pickering definisce "an illness that is not debilitating or disabling, or threatening to life," ma che al contrario "may provide the ideal circumstances for creative work."224 L'isteria dunque, lungi dall'essere concepita

come un limite invalidante, si configura come il vero e proprio trampolino di lancio per la realizzazione dell'individualità dell'artista e per il dispiegamento di una femminilità deviante rispetto alla norma patriarcale: "Through its undefinability, hysteria essentially becomes medically meaningless for Raoule, serving instead as a vehicle of invention;" afferma Mesch, "it seems to contain within it the possibility for female self-definition, a liberating possibility within this fin-de- siècle context."225

La riduzione alla diagnosi dell'isteria si rivela dunque una strategia messa a punto da Rachilde allo scopo di liberare il potenziale creativo della sua eroina, alla quale, pur risultando apparentemente schiacciata al di sotto di un'etichetta dal valore ambiguo ma negativo, è consentito di assumere con maggiore consapevolezza il proprio ruolo di artista. Parallelamente è possibile discernere un simile procedimento anche nel comportamento che la stessa scrittrice assume nei confronti della propria opera: per dirla con Mesch, se da una parte Rachilde “allows her authorial identity to be pathologized, knowing full well that safely within the novel the category of hysteria is challenged,” ella è pienamente consapevole che, allo stesso tempo, “the power of the hysteric – and by extension the woman writer – is amplified.”226

L'atteggiamento di Raoule assume dunque un valore rivelatore, di illuminazione, nei confronti di un retroscena troppo a lungo rimasto offuscato nelle pieghe della cultura occidentale:

223 Mesch, The Hysteric's Revenge, p. 132.

224 George Pickering, Creative Malady: illness in the lives and minds of Charles Darwin, Mary Baker Eddy, Sigmund

Freud, Florence Nightingale, Marcel Prust and Elizabeth Browning, London, George Allen & Unwin Ltd, 1974, p. 17.

225 Mesch, The Hysteric's Revenge, p. 134. 226 Ibidem, p. 140.

attraverso la consapevole assunzione dell'etichetta di isterica, la protagonista di Monsieur Vénus acquisisce la potenza androgina dell'artista e attraverso la propria arte si fa portatrice di un messaggio di denuncia nei confronti di quella società che la considera malata o degenerata. Ma proprio in quanto originale creatrice di un'opera nuova, l'eroina elabora un sogno di consapevole depravazione, in cui una donna che si autodefinisce isterica perde la tradizionale passività assegnata alla malattia femminile per eccellenza per assumere i tratti di quella che è considerata la controparte maschile dell'isteria, ovvero la perversione: Felski nota che “a closer reading reveals Rachilde's heroines not to be hysterical but perverse. That is, they do not express desire and psychic conflict unconsciously through the involuntary symptoms of the body, but consciously enact a willed refusal of social and moral norms.”227 Laddove Marguerite Eymery, potremmo concludere, e alcune delle