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Le vie alternative penetrazione e il cervelletto, il luogo fisico della follia

Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

III.V Le vie alternative penetrazione e il cervelletto, il luogo fisico della follia

Ma a ben vedere, nonostante la psicologia evidentemente cerebrale della sua protagonista, in Monsieur Vénus, come in molte altre opere di Rachilde, lo spostamento dell'attenzione in direzione del cervello non prevede un abbandono totale della corporeità: ciò che in questo caso sussiste è una forma intermedia di fisicità, superficiale nella sua azione, ma non per questo priva di violenza o di impatto. Le eroine dei romanzi rachildiani, primo tra tutti Monsieur Vénus, forse proprio in virtù del non poter essere penetrate dal maschile, si avventano su soggetti di questo sesso e segnano i loro corpi con le unghie, con i denti, fino a fare del loro corpo una sorta di poema, così come della corporeità della donna la letteratura e la medicina erano solite fare una forma di testo.178 In preda

alla gelosia, Raoule aggredisce con violenza e voluttà il corpo di Jaques: ella “se jeta sur lui, le coucha à ses pieds avant qu'il ait eu le temps de lutter, puis prenant son cou que le veston de molleton blanc laisait décolleté, elle lui effonça ses ongles dans sa chair.”179 Più avanti, dopo essersi

presa cura del corpo di Jacques, sul quale il baron de Raittolbe si era avventato in preda a un accesso di omofobia ricoprendo le sue candide membra di lividi, Raoule è assalita da un impeto incontrollabile:

(…) Raoule ne se maîtrisait plus. D'un geste violent elle arracha les bandes de baptiste qu'elle avait roulées autour du corps acré de son éphèbe, elle mordait ses chairs marbrées, les pressa à pleines mains, les égratigna de ses ongles affilés. Ce fut une défloration complète de ces beautés merveilleuses qui l'avaient, jadis, fait s'extasier dans un bonheur mystique.

Jaques se tordait, perdant son sang par des véritables entailles que Raoule ouvrait davantage avec un raffinement de sadique plaisir. Toutes les colères de la nature humaine qu'elle avait essayé de reduire à néant dans son métamoprhose, se réveillaient à la fois, et la soif de ce sang qui coulait sur des membres tordus remplaçait maintenant tous les plaisirs de son féroce amour...180

Se la penetrazione del coito è sempre attentamente evitata, un'altra forma di contatto fisico sussiste con evidenza in questo passo: il contatto prediletto da Raoule, come da molte altre delle eroine rachildiane, è qui rappresentato dal graffio e dal morso: “it is scratching, scoring, cutting, and flaying,” afferma Michael Finn “that become semi-penetrative stand-ins.”181 Queste forme di

penetrazione surrogate consentono all'eroina di intrattenesi voluttuosamente sulla sicurezza delle superfici corporali evitando i pericoli che minacciano le profondità ed alternando piacere e dolore per sperimentare una variante sadistica del godimento erotico.

178 Cfr. a questo proposito il paragrafo successivo, "III.VI L'isteria dell'artista tra accettazione e liberazione.” 179 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 84.

180 Ibidem, p. 132-33.

Nel suo articolo “Sade toujours,” la scrittrice afferma che “[l]e sadisme (…) n'est pas autre chose que l'exaspération de l'amour par la vue du sang ou la sensation de la douleur (…) du voisin.”182 Sono molti i testi in cui Rachilde associa piacere e dolore, a partire dal romanzo

L'Homme roux (1888) a Le Meneur de louves, in cui episodi di violenza sessuale sono controbilanciati dalla voluttà di un morso della vittima sul suo aggressore, fino a un'interessante lettera a Maurice Barrés, portata alla luce ancora da Finn, in cui la scrittrice confida all'uomo che frequentava: “c'est une folie qui me tient de vous dire tout de suite ces choses vagues, toute fouettée que je suis encore de vos impertinences très précises.”183 Il termine “fouettée” rimanda al linguaggio

del sadomasochismo, e ben si addice alla relazione che legò Rachilde al bellissimo ed efebico Barrès nella seconda metà degli anni Ottanta, un rapporto amoroso tinto di gelosia da parte di quest'ultimo, il quale sembrava a prima vista avvertire un senso di incontrollabile frustrazione di fronte alle ritrosie della scrittrice. Eppure, “although Barrès complains that they have never really made love,” commenta Finn, di fatto “both partners are relieved at avoiding the entanglements of full physical committment:”184 poco dopo Rachilde descrive infatti gli occhi dell'amico “remplis de

caresses que vous ne voulez pas faire.”185 Il piacere sembra dunque per la scrittrice una sensazione

intimamente frammista di dolore, frustrazione e insoddisfazione, che riesce talvolta a coinvolgere entrambi i partner: laddove il rapporto genitale viene aggirato, la tensione inappagata nei confronti dell'unione corporale è deviata non solo nella zona sicura e incontaminata dell'intelletto, ma si mescola a una forma di piacere intermedio tra il fisico e il mentale attraverso l'ambiguo espediente della tortura. Così come nel caso della sua Marchesa de Sade, anche per la sua creatrice, “[a]imer, c'est souffrir.”186

Ma a ben vedere tali forme di aggressione delle superfici corporali sono collegate ad alcune zone interiori curiosamente promettenti: il morso, e in particolare il quello esercitato sulla parte posteriore del collo, consente un contatto ravvicinato con la spina dorsale, col cerebro, e soprattutto con il cervelletto, “le cervelet,” quello che ai tempi di Rachilde si credeva il luogo fisico degli

182 Rachilde, "Sade toujours," Paris, Éditions de Fourneau, (n.d.) 1994, p. 7.

183 Michael R. Finn (ed.), Rachilde – Maurice Barrés: Correspondence inédite 1885-1914, Brest, Centre d'Étude des

Correspondences et Journaux intimes/C.N.R.S., 2002, p. 61.

184 Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p. 57. 185 Finn (ed.), Rachilde – Maurice Barrés:, p. 61.

186 Rachilde, La Marquise de Sade, p. 84. Molto interessante si rivela a questo proposito la lettura del masochismo di

Rachilde elaborata da Franca Franchi in contrappunto con la teoria deleuziana del dolore e dell'attesa, per cui "[m]asochista è colui che vive l'attesa allo stato puro" e "[l]'angoscia masochista assume (...) la sua duplice determinazione di attesa infinita del piacere, e d'intenso aspettarsi il dolore" (Gilles Deleuze, Presentazione di Sacher Masoch, Torino, Bompiani, 1977, pp. 67-8, cit. in Franca Franchi, Rachilde, il desiderio e l'assenza, Bergamo, Moretti & Vitali, 1994, p. 75). Per Franchi il testo rachildiano "trova la sua ragion d'essere in una concezione masochista. Esso non intende sostituire un'identità tra amore e dolore, né tanto meno indicare una sorta di meccanismo causa/effetto (poiché si ama si soffre) quanto teorizzare una concezione dell'amore fondata sull'incompiutezza e quindi sulla sofferenza generata da questo 'manque'." Franchi, Rachilde, il desiderio e l'assenza, p. 73.

impulsi, del desiderio sessuale e della follia.187 Tra gli scrittori contemporanei a Rachilde, il

cervelletto era spesso considerato il luogo fisico delle pulsioni erotiche: Huysmans, in À Rebours descrive il passaggio del desiderio attraverso il cervelletto del protagonista: “[i]l demeura, pendant quelque temps, tranquille; mais bientôt le cervelet s'exalta, appela de nouveau aux armes;”188 l'amica

di Rachilde Georges de Peyrebrune associava in quegli stessi anni la sterilità della popolazione francese ad uno sviluppo ipertrofico dell'area immaginativa del cervello a scapito del cervelletto, che in questa sede viene identificato come la zona degli impulsi sessuali responsabili della riproduzione della specie.189 Nella letteratura medica le opinioni riguardanti la funzione del

cervelletto risultavano piuttosto divergenti, per esempio lo psichiatra Henri Beaunis si schiera contro le teorie ad esso contemporanee che legavano l'attività sessuale alla zona del cervelletto:

What are, therefore, the centers of this sexual drive? We are familiar with Gall's thesis which made of the cerebellum the organ of the sexual instinct or the sexual drive. This hypothesis was adopted by Lussana who locates in the cerebellum both muscular sense and erotic sense. However, in spite of certain facts of physiology and comparative anatomy which seem to support it, we cannot adopt this hypothesis. It is well proven today that the sexual drive can persist even if the cerebellum is absent or has been removed.190

Rachilde sembra attenersi alle ipotesi del tedesco Franz Joseph Gall e dell'italiano Filippo Lussana, i quali individuavano nella zona del cervelletto il luogo degli impulsi sessuali:

Or qual'è l'organo centrale nervoso, dove ha sede lo speciale senso erotico?... (...)

Or bene! – Se, spogliandoci da qualsiasi prevenzione, non vogliamo cercare e riconoscere il centro nervoso, al quale si rendono il Quinto ed i fasci posteriori del midollo, la Anatomia nevrologica ci addita e ci precisa il cervelletto sia per la grande radice cerebrale del Quinto (…), sia per i fasci posteriori spinali da parte dei processus cerebelli ad medullam.191

“L'istinto erotico,” conclude Lussana, “non ha sede nel cervello – ma nel cervelletto.” Similmente, in Monsieur Vénus, di fronte al proprio desiderio per Jacques, la protagonista avverte una dolorosa

187 Cfr. Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p. 211. Tra gli scrittori il cervelletto era spesso

considerato il luogo degli impulsi sessuali: Huysmans in À rebours descrive il passaggio del desiderio attraverso il cervelletto del protagonista; l'amica di Rachilde Georges de Peyrebrune associa la sterilità della popolazione ad uno sviluppo ipertrofico dell'area immaginativa del cervello a scapito del cervelletto, la zona degli impulsi sessuali responsabili della riproduzione della specie (G. de Peyrebrune, Les Vierges de feu et la décroissance de la population, Chez tous les libraires, Paris 1876). Nella letteratura medica le opinioni sono invece divergenti, per esempio lo psichiatra Henri Beaunis si schiera contro le tesi di Gall e Lussana che legavano l'attività sessuale alla zona del cervelletto (H. Beaunis, Les sensations internes, Alcan, Paris 1889, p. 50).

188 Huysmans, À Rebours, p. 9.

189 G. de Peyrebrune, Les Vierges de feu et la décroissance de la population, p. 26.

190 H. Beaunis, Les sensations internes, Alcan, Paris 1889, p. 50,in Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and

Pornography, p. 211.

fitta alla nuca:

Une douleur sourde traverse la nuque de Mlle de Vénérande. Ses nerfs se surexcitaient dans l'atmosphère empuanté de la mansarde. Une sorte de vertige l'attirait vers ce nu. Elle voulut faire un pas en arrière, s'arracher à l'obsession, fuir... Une sensualité folle l'étreignit au poignet... Son bras se détendit, elle passa la main sur la poitrine de l'ouvrier, comme elle l'eût passée sur une bête blonde, un monstre dont la réalité ne lui semblait pas prouvée.192

Ma in Rachilde il cervelletto non è solo la sede degli impulsi sessuali: nel suo “succès de scandale,” come in molti altri dei suoi romanzi, il cervelletto è anche il luogo fisico della follia, della depravazione e del delirio artistico. In Le Mordu, per esempio, il quest'organo è, per il protagonista Maurice de Saulérian, il luogo della creatività artistica, degli impulsi sessuali, dell'ambizione e del delirio psichico, il luogo in cui lo affligge “la morsure de la folie:”193 al termine

del romanzo le ambizioni artistiche di Maurice hanno ormai lasciato il passo al delirio, la sua passione per la scrittura è debordata fin sulle mura della sua stanza e il suo romanzo si è irrimediabilmente trasformato in “un rêve de malade.”194 Similmente, in Monsieur Vénus, Rachilde

incanala la perversione della protagonista nell'area fisica del cervelletto: alla vista della scollatura di Jacques, “[u]ne douleur sourde traverse la nuque de Mlle de Vénérande” e “[s]es nerfs se surexcitaient dans l'atmosphère de la mansarde.”195 La follia, il desiderio sessuale, le trasgressioni e

la perversione sono gli attributi principali della protagonista di Mosieur Vénus e distinguono le pagine di un romanzo che ricorda un “case study” al limite tra le teorie degenerazioniste e le nuove ricerche sulla psicologia e la sessualità.196

Ma rispetto al romanzo successivo, in cui la follia autodistruttiva del protagonista si autoalimenta senza allargare la propria ombra su altri personaggi, nel romanzo del 1884 la malattia mentale che anima la protagonista assume anche un fortissimo potere di contaminazione. Verso la metà del romanzo, la scrittrice descrive un momento di solitudine tra Jacques e la protagonista, in cui

Raoule l'embrassait sur ses cheveux d'or, fins comme des effileurs de gaze, voulant lui insuffler sa passion monstre à travers le crâne. Ses lèvres impérieuses lui firent courber la tête en avant et derrière la nuque, elle le mordit à pleine bouche.

192 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 17. 193 Rachilde, p. 150.

194 Ibidem, p. 145.

195 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 17.

196 Alcuni critici hanno parlato di "pathography" o "psychopathography" a proposito di questi lavori al confine tra la

sceinza e la letteratura popolare. Cfr. Finn, Finn, Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, p. 165; Mesch, The Hysteric's Revenge, p. 130; Beizer, Ventriloquized Bodies, p. 240.

Jaques se tordit avec un cri d'amoureuse douleur.197

Nel momento in cui ella si avvicina a Jacques, Raoule lo assale con un morso alla base della nuca, la zona del capo più prossima cervelletto, instaurando con il giovane un contatto fisico che consente l'infezione della sua “passion monstre” dalla mente della protagonista al luogo degli impulsi della sua vittima. Questa forma intermedia di penetrazione, per quanto apparentemente meno invasiva del coito, costituisce, sulla figura di Jacques, una forma di aggressione senza precedenti. Instillando nella sua psiche i fumi di una passione morbosa e terrificante, Raoule sta esercitando una forma di violenza più estrema dello stupro: l'eroina sta colonizzando la mente di Jacques, innestando con la bestialità di un morso i semi di una depravazione che segna l'entrata del protagonista maschile in una spirale discendete verso la distruzione di sé.

Nonostante l'incontestabile potere di contaminazione, che rapidamente si diffonde come un veleno intorno alla mente di Jacques, di sua sorella Marie e del Baron de Raittolbe, Raoule rimane l'unica vera protagonista di un romanzo del delirio: la follia in Monsieur Vénus, è l'etichetta che il lettore vede associata principalmente alla sua eroina, la quale appare, anche grazie all'intervento di Maurice Barrès, una figura quasi in sovraimpressione rispetto all'immagine dell'autrice.