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Chi ha paura di Rachilde?

II. III Rachilde e i discorsi dominanti della Parigi fin de siècle

III.IV Monsieur Vénus e il romanzo cerebrale

Romanzo cerebrale per eccellenza, è infatti quello rachildiano, sia secondo l'accezione utilizzata dai suoi colleghi letterati che secondo quella medica contemporanea alla scrittrice. Tra gli scrittori della decadenza francese, Maurice Barrès, Jean Lorrain e Camille Lemonnier si erano dichiarati estimatori delle evidenti qualità cerebrali di Monsieur Vénus, del quale essi avevano apprezzato la complessità psicologica e le perverse involuzioni narrative.163 Il termine “cérébral” ai

tempi di Rachilde non era legato solo alla letteratura, ma esso richiamava da vicino atteggiamenti quali la follia, la masturbazione, non senza evocare traumi e difetti fisici congeniti, esperienze e imperfezioni molto care alla poetica di Rachilde. Nei suoi Études médicaux, lo specialista sull'isteria che ebbe in cura anche la stessa scrittrice, Charles Lasègue (1816-1883) aveva definito "cérébraux," gli individui affetti dai suddetti sintomi, che egli riassunse sotto l'espressione "délire par acces."164 Nonostante Lasègue negasse la sussistenza di connessioni tra questi disturbi e

qualsiasi forma di ereditarietà così come tra questi ed eventuali ripercussioni sulla sessualità dell'individuo, i suoi seguaci non tardarono ad associare al “délire par acces” anche i sintomi

163 Gli stessi contemporanei di Rachilde,da Maurice Barrès a Jean Lorrain a Camille Lemonnier, avevano apprezzato le

qualità cerebrali di Monsieur Vénus. Cfr. Barrès, Preface à Monsieur Vénus cit., p. XX; Jean Lorrain, «Mademoiselle Salamandre», Le Courrier Francais, 12 Dicembre 1886; C. Lemonnier, Prefazione a Rachilde, La Sanglante ironie, Genonceaux, Paris 1891.

dell'onanismo e la trasmissione ereditaria:

Pale, thin young people, deficient physically and morally, timid, fearful, pusillanimous, malformed, stunted, with hypochondriac and mystical tendencies, these for whom in a word our master Lasègue has fund the happy expression cerebral, among whom one encounters great numbers of those with hereditary defects, who bring with them when born the mark of degeneration transmitted by their parents. It is from this group that are recruited those types of lunatics who are called so incorrectly reasoning. After leading the most extravagant type of life, they end up in our lunatic asylums where they are the despair of their doctors as they have been the despair of their families.165

I romanzi di Rachilde sono costellati da personaggi che potremmo considerare "cerebrali,"i cui atteggiamenti sembrano ricordare più da vicino la definizione dei seguaci di Lasègue che quella di colui che li aveva battezzati. Se le involuzioni psicologiche dell'eroina Raoule rendono Monsieur Vénus un romanzo singolare, le cui qualità cerebrali furono ammirate dai contemporanei decadenti della scrittrice, l'erotismo tendente all'ideale del quale abbiamo visto godere la protagonista non solo durante la scena della carrozza ma anche durante ogni suo incontro erotico con Jacques, fino alla riduzione del giovane ad un manichino in cera, si spinge fino all'estremo in alcune opere successive al suo “roman de scandale.” La Jongleuse è infatti, tra le opere rachildiane, il romanzo cerebrale per eccellenza: qui l'eroina Éliante ha totalmente abbandonato il rapporto con l'altro e, per raggiungere il massimo del piacere, di fronte al suo sgomento corteggiatore, ella si avvale delle forme androgine di un vaso di alabastro dalle dimensioni umane:

Éliante, à présent dressée au-dessus du col de l'amphore blanche se tendit comme un arc de la nuque aux talons. Elle ne s'offrait point à l'homme; elle se donnait au vase d'alabâtre, le personnage insensible de la pièce. Sans un geste indécent, les bras chastement croisés sur cette forme, ni fille ni garçon, elle crispa un peu se doigts, demeurant silencieuse, puis, l'homme vit ses paupières closes se disjoindre, ses lèvres s'entr'ouvrirent, et il lui sembla que des clartés d'étoile tombaient du blanc de ses yeux, de l'émail de ses dents; un léger frisson courut le long de son corps – ce fut plutôt une risée plissant l'onde mystérieuse de sa robe de soie, – et elle eut un petit râle de joie imperceptible, le souffle même du spasme.166

Le sembianze quasi umane del vaso che suscita un tale piacere nella protagonista si rivelano tanto cerebrali quanto più il lettore si lascia guidare da alcuni interessanti dettagli. Spostiamoci sulla descrizione dell'anfora, per soffermarci sulla sua base e sulla sua estremità superiore:

165 Dall'articolo "Onanisme," Dictionnaire encyclopédique de sciences médicales 15, 1881, p. 379, cit. in Finn,

Hysteria, Hypnotism, the Spirits and Pornography, pp. 203-4.

un vase d'alabâtre de la hauteur d'un homme, si svelte, si élancé, si délicieusement troublant avec ses hanches d'éphèbe, d'une apparence tellement humaine (…). Le ped, très etroit, lisse comme une hampe da jacinthe, surgissait d'une base plate et ovale, se fuselait en montant, se renflait, atteignait, à mi-corps, les dimensions de deux belles jeunes cuisses hermétiquement jointes et s'effiler vers le col, avec là, dans le creux de la gorge, un bourrelet d'alabâtre luisant comme un pli de chair grasse, et plus haut, cela s'épanouissait, s'ouvrait en corolle de liseron blanc, pur, pâle, presque aromal, tant la matière blanche, uni, d'une transparence laiteuse, avait la sincérité de la vie. Ce col s'envasant en corolle faisait songer à une tête absente, une tête coupée ou portée sur d'autres épaules que celles de l'amphore.167

La base del vaso ricorda all'eroina l'immagine di “deux belles jeunes cuisses hermétiquement jointes,” mentre il collo dell'anfora le suggerisce l'idea di “une tête absente, une tête coupée ou portée sur d'autres épaules que celles de l'amphore.” Questi particolari apparentemente insignificanti si caricano di importante valore se avvicinati ad un paio di ulteriori frasi pronunciate dall'eroina nei confronti del giovane che sogna di possederla. Riferendosi al proprio vaso d'alabastro, ella confessa all'incredulo Léon Reile: “Comprenez-vous, je l'aime!,” e nel mentre “[e]lle pencha le front en-dessus du col ouvert, et, en le respirant de toutes ses forces, elle parut, tout à coup, devenir la tête vivante de ce corps insensible.”168 Ella prosegue:

J'ai degoût de l'union, qui détruit ma force, je n'y découvre aucun plénitude volupteuse. Pour que ma chair s'émeuve et conçoive l'infini di plaisir, je n'ai pas besoin de chercher un sexe à l'objet de mon amour!169

Come Raoule de Vénérande, che di fronte all'amore fisico si trasforma in una statua di marmo per accendersi di desiderio di fronte all'amore idealizzato per un manichino che conserva solo pochi resti corporali del suo innamorato, Éliante Dolanger sogna un amore puro e in grado di muoversi al di là della sessualità genitale alla quale Lèon Raille le intima di abbandonarsi. Proiettando il suo eros su un vaso di un bianco semitrasparente dalle fattezze umane, la protagonista de La Jongleuse riconosce il suo corpo gelido nella freddezza dell'alabastro, e nella base del vaso ella vede le proprie membra ermeticamente chiuse di fronte all'unione fisica, quasi a evocare una paralisi degli arti inferiori. La freddezza senza vita del suo vaso suggerisce però una “tête absente,” come a indicare che da quelle membra immacolate e inafferrabili qualsiasi vitalità fosse stata accuratamente rimossa: è su questo corpo “insensible” che l'eroina appoggia il proprio capo, il quale, acceso da un desiderio interamente deviato nell'intelletto, si colloca a completamento del quadro di un orgasmo di tipo cerebrale, in cui la mente della protagonista rimane come sospesa, per librarsi leggera

167 Rachilde, La Jongleuse, pp. 44-6. 168 Ibidem, p. 48.

nell'aria, dimentica della pesantezza delle proprie membra.

La conclusione del romanzo è un ulteriore, decisivo movimento verso questo intimo desiderio dell'eroina, di distaccarsi dalla corruttibilità del suo stesso corpo:

Éliante, toujours impassible, mit un genou en terre et levant ses yeux d'inspirée, joyeuse d'une joie surnaturelle, lança très haut son beau couteau de jongleuse... mais au lieu de retirer la tête, de présenter la poitrine, elle changea d'exercice, tendit la gorge. La couteau, venant de plus haut, se plata droit, et ses petits doigts puissant l'y enfoncèrent, appuyèrent de toutes leurs forces, crispés sur le manche d'ebène.

La femme glissa en arrière. Un flot pourpre noya le masque pâle... son dernier fard...170

La protagonista di La Jongleuse conclude la sua storia circense con la messa in atto delle sue fantasie di elevazione, con un suicidio teatrale evocativo di un rituale di decapitazione. Con la morte, ella mette a punto il proprio sogno di levitazione al di là delle contingenze della fisicità evocate dal suo vaso privo di capo, per innalzarsi, come Raoule, nel dominio del sogno e dell'ideale. Non solo ne La Jongleuse i personaggi rachildiani vagheggiano la decapitazione: Hunter, il fantomatico e semidiabolico amante di Madeleine in La Princesse des ténèbres, confida alla protagonista il suo desiderio di fuggire via con la sua testa: “essayant déjà de la décapiter afin de la séparer à jamais de son misérable corps de jeune fille souffrante,”171 egli le sussurra che “la ligne de

[son] cou blanc (…) sera la limite (…) la limite”172 di ciò che della sua amata egli sogna di portare

via con sé nel regno iperuranio dell'ideale. Come anticipato nella sinossi di questo romanzo, la figura di Hunter si rivelerà essere una mera proiezione della mente della protagonista, la quale, deviando ogni energia nel dominio incontrastato della mente, si trova infine costretta a fronteggiare l'abisso della follia e della scissione della personalità. Maurice de Saulérian, il prototipo del personaggio cerebrale, protagonista de Le Mordu, è definito “ce cérébral en apparence fêlé:”173

come i “cérébraux” dei seguaci di Lasègue, pare che egli abbia subito una lesione al cervello, e proprio in virtù di questo trauma, egli si distingue, oltre che per il proprio squilibrio mentale, per un' intensa creatività, per un forte senso di ambizione e la capacità di deviare la zona del piacere erotico nella zona del cervello.

Secondo Finn la decapitazione costituisce “the ultimate step toward the ideal, the lopping off of the source of suffering (the body) and the retention, if dreams come true, of the locus of sex-free pleasure (the head).”174 Il critico mette anche in relazione le decapitazioni rachildiane con il saggio

170 Ibidem, pp. 254-55.

171 Rachilde, La Princesse des ténèbres, Paris, Calmann-Lévy, 1894, p. 140. 172 Ibidem, p. 141.

173 Rachilde, Le Mordu, Brossier, Paris 1889, p. 222

di Hélène Cixous “Le sexe ou la tête?” in cui la teorica del femminismo afferma che, laddove l'uomo avverte una profonda angoscia legata alla castrazione, per la donna, il più grande terrore concepibile consiste nel rischio di essere decapitata, un gesto che rimanda all'atto del silenziamento. Al contrario, nota Finn, in Rachilde “[d]ecapitation is read, somewhat surprisingly and at times ambiguously, as a positive fantasy of desexualization (…) it is the formal marker of the discord between body and brain.”175

Torniamo ora a Monsieur Venus e a un capitolo che, presente nella prima edizione del testo, venne successivamente eliminato dalla scrittrice in quanto a suo avviso disconnesso dalla trama del libro. Si tratta di poche pagine in cui, in maniera riflessiva, quasi mistica, la scrittrice mette al corrente il lettore della propria visione dei rapporti amorosi e delle forme di unione tra amanti. Ai modi tradizionali della relazione tra l'uomo e la donna, in cui “[l]'homme possède, la femme subit,”176 Rachilde oppone una nuova poetica dei rapporti amorosi. In tale dinamica, ben emergono

le differenze tra l'uomo e la donna nella loro distinta maniera di fruire il piacere sessuale:

Les facultés passionnelles de celui-ci ne vont pas au delà des limites de sa puissance physique. Quand la procréation a fait son œuvre, l'apaisement descend en lui. Rien ne survit au paroxysme sensuel.

Pour celle-là, au contraire, les manifestations brutales idéalisent la chair, l'action des sens s'étend au domaine intellectuel, l'imagination s'éveille aux aspirations sans bornes.

Tout est dit pour l'homme, repu, brisé, anéanti, il s'écroule, et, pourtant, avide d'étreintes, appelant d'autres caresses, évoquant de nouvelles joies, à ses côtés, la femme se prostitue aux conceptions paradisiaques.

L'homme est matière, la volupté est femme, c'est l'éternelle inapaisée.177

Se l'uomo vive la propria sessualità in relazione a un piacere istantaneo e limitato nel tempo, la donna è invece un'autentica servitrice dell'ideale: la sua maniera di vivere la sessualità, il suo costante inappagamento, consentono al soggetto femminile di distaccarsi dalle esigenze terrene della materia e di innalzarsi libera nel dominio dell'intelletto. Laddove il raggiungimento del piacere annienta le energie sessuali maschili, il mancato appagamento fisico consente alla donna di proiettarsi nel regno dell'immaginazione e di emanciparsi dalla bassezza dei bisogni corporali. Prostituta dell'ideale, la donna è, secondo Rachilde, il soggetto in grado di sperimentare una forma di amore puro, spirituale, intellettuale ed inequivocabilmente cerebrale.

175 Ibidem.

176 Rachilde, Monsieur Vénus, p. 92. 177 Ibidem, p. 92.