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Nuove scienze, scrittura femminile e rigenerazione

L'abbandono delle coordinate ideologiche tradizionali, lo scetticismo, il cinismo e il nichilismo su cui sembra apparentemente chiudersi la il XIX secolo non devono oscurare le nuove aree disciplinari in cui artisti, intellettuali e radicali si cimentarono mentre il sole del vecchio mondo volgeva al tramonto. Come afferma Ledger, la fin de siècle fu “an epoch of beginnings and endings,”110 in cui la degenerazione e il declino dei vecchi modelli lamentata dai conservatori

convive con la celebrazione di un nuovo inizio per chi al tempo osasse muoversi verso il regno dell'ignoto. Per chi si proponeva di indagare nei territori sconosciuti della mente umana e al di là delle rigide strutture binarie che per centinata di anni avevano separato il corpo e la mente, l'individuo e l'ambiente, la materia e lo spirito, sembrava infatti sorgere il sole di un nuovo mondo, in cui le dinamiche del vecchio venivano volentieri abbandonate.

Nel 1896, al trattato Degeneration di Nordau, Egmont Hake rispose con un saggio delle stesse dimensioni, dal titolo Regeneration: A Reply to Max Nordau, in cui i toni di rinnovamento si sovrappongono alle cupe visioni del sociologo ungherese. Scoperte scientifiche come il telegrafo, il telefono e il cinematografo avevano dischiuso per i ricercatori e i curiosi una serie di nuove possibilità dapprima considerate inconcepibili. Considerate come esperienze al confine tra la scienza e il regno dell'ignoto, le nuove possibilità della ricerca tecnologica avevano allargato il campo del pensiero degli intellettuali al di là dei confini prestabiliti dalle discipline tradizionali. Parallelamente a queste innovazioni correva infatti il diffuso fenomeno dello spiritismo, che costituì una porta di accesso a nuovi e fluidi territori in cui la mente e il corpo umano, la materia e lo spirito si intersecavano intessendo nuovi dialoghi. Questa moda consentì a numerose donne di emergere in qualità di medium, una figura che a partire dagli anni Sessanta e Settanta del XIX secolo iniziò a conferire ai soggetti femminili una nuova forma di autorevolezza. Come spiega Alex Owen,

Spiritualists believed that it is possible for the living to contact and communicate with the spirits of the dead, but Victorian spiritualists also held that women were particularly gifted as the mediums of this communication. As mediumship is the linchpin of spiritual practice, nineteenth-century spiritualists women were highly regarded. Furthermore, they became prominent within the spiritualist movement during a period of its popularity and expansion. But the years which saw the development of spiritualist societies and culture in London, in the Midlands and the North, also witnessed the developing controversy over sexual inequality and agitation for women's rights. Spiritualism emerged contemporaneously with the consideration of women's proper role and sphere which became known as

'the woman question'.111

Oltre al campo della mente e dello spirito, le nuove scienze dedicarono ingenti studi al dominio della psicologia e della sessualità. Showlater, Janet Oppenheim e Adam Crabtree hanno fatto luce sul debito che le concezioni vittoriane di “double consciousness” nutrirono nei confronti di concetti della psichiatria come il disordine di personalità multipla.112

Questi studi emersero in seguito alle campagne del movimento Social Purity e agli scandali legati allo sfruttamento della prostituzione minorile denunciati dal giornalista William Stead in “The Maiden Tribute of Modern Babylon” che sfociarono nel Criminal Amendment Act del 1895. Tali misure innalzarono l'età minima delle giovani prostitute da tredici a sedici anni e condannarono i cosiddetti “acts of gross indecency” tra uomini. Fu sotto queste nuove normative legali che si protrassero il processo e la conseguente incarcerazione di Oscar Wilde con i due anni di lavori forzati. Eppure fu anche grazie alle vicende di questo esteta decadente che un contro-discorso sull'omosessualità iniziò a farsi strada nell'Inghilterra di fine Ottocento. Fu infatti in quegli stessi anni che la nuova scienza della sessuologia iniziava a prendere in considerazione termini quali “homosexuality,” “nymphomania,” “fetishism” e “perversion.”113

Le figure più prominenti all'interno delle cosiddette “new sexual sciences” furono i radicali Havelock Ellis ed Edward Carpenter. Nonostante la visione della sessualità promossa da questi studiosi fosse ancora intessuta di elementi darwiniani ed essenzialisti, essi valorizzarono l'importanza del piacere sessuale al di là del compito della procreazione ed affermarono che la sessualità si trovava al centro della società a loro contemporanea e della vita personale dell'individuo. In particolare per Carpenter “regeneration, rather than generation was the purpose of love,” ed egli “emphasized the importance of physical sexual pleasure for individual and social health, and, at the same time, emphasized that physical union was properly a means to spiritual union and conection.”114 Pykett ricorda che, come altri scrittori a lui contemporanei, “Carpenter

made something of a religion of personal relationships.”115 Nei suoi scritti egli “adopted a rhetoric

of renewal:” “He wrote from the position of the visionary, committed to a project of enlightenment,” e i suoi lavori “offer a critique of present society and its cramping for human potential, and a utopian vision of a better future.”116 Nonostante egli lavorasse a partire da una serie

111 Owen, The Darkened Room, p. 1.

112 Cfr. Showalter, Sexual Anarchy, pp. 118-9; Janet Oppenheim, 'Shatterd Nerves': Doctors, Patients, and Depression

in Victorian England, Oxford, Oxford Univeristy Press, 1991; Adam Crabtree, From Mesmer to Freud, New Haven, Yale University Press, 1993.

113 Cfr. Sander Gilman, Difference and Pathology: Stereotypes of Sexuality, Race and Madness, London, Macmillan,

1996.

114 Pykett, Engendering Fictions, p. 42. 115 Ibidem.

di stereotipi preeistenti, Carpenter si impegnò in un sincero tentativo di rivalutazione e ridefinizione dei generi sessuali: egli concepiva il maschile e il femminile non come due opposti, ma come le estremità di un continuum, al centro del quale si trovava quello che egli chiamava “intermediate sex,” il quale, nella sua androginia, insieme con l'omosessuale, costituiva “a higher type of humanity,” entrambi in grado di assume il ruolo di “reconcilers,” “connectors,” e “interpreters of men and women to each other.”117

Pykett estende il potenziale di rinnovamento espresso dalle nuove scienze alle azioni intraprese dalle femministe impegnate nelle campagne di purificazione dei costumi sessuali e nella riforma delle istituzioni della famiglia, a partire dalle Social Purity Campaigns degli anni Ottanta, fino alla militanza intrapresa dalla Woman's Social and Politica Union sulla soglia del nuovo secolo. Ma tra le argomentazioni e le metafore utilizzate dalle femministe del tempo, una delle immagini più toccanti di questo senso di rinnovamento è fornita dallascrittrice Olive Schreiner, la quale per un periodo della sua vita frequentò Havelock Ellis. In Woman and Labour ella si sofferma su un'utopica visione di futura rigenerazione dei rapporti tra i sessi:

Always in our dreams we hear the turn of the key that shall close the door of the last brothel; the click of the last coin that prays for the body and soul of a woman; the falling of the last wall that encloses artificially the activity of woman and divides her from man; always we picture the love of the sexes as once a dull, slow-creeping worm; then a torpid, earthly chrysalis; at last the full-winged insect, glorious in the sunshine of the future.118

Oltre i confini dello spiritismo, e al di là delle nuove scienze del corpo e della mente, un'ultima grande ondata di rinnovamento attraversava la cultura dell'Inghilterra fin de siècle, nella quale marea la complessità dei discorsi esaminati in precedenza sembrano combinarsi all'interno di una visione più ampia: la teosofia di Elena Petrovna Bavatsky si rivela a mio avviso il discorso culturale in cui la maggior parte delle istanze di rinnovamento delle ultime decadi del XIX secolo convergono in maniera più complessa e rigeneratrice. La Società Teosofica fondata da Madame Blavatsky e dal colonnello H. S. Olcott consisteva infatti in “a philantropic and scientific body for the propagation of the idea of brotherhood on practical instead of theoretical lines,” ed essa era stata concepita allo scopo di “lead the relief of human suffering under any or every form, moral as well as physical.”119 I principi fondamentali promossi da questa organizzazione che nel giro di pochi anni

si diffuse in tutto il mondo, consistevano in:

117 Edward Carpenter, Love's Coming Age: A Series of Papers on the Relations of the Sexes, Manchester, Labour Press

Society, 1896.

118 Olive Schreiner, Woman and Labour, London, T. Fisher Unwin, 1911, p. 287.

1. To form the nucleus of a Universal Brotherhood of Humanity without distinction of race, colour, or creed.

2. To promote the study of Aryan and other Scriptures, of the World's religions and sciences, and to vindicate the importance of Asiatic literature (…).

3. To investigate the hidden mysteries of Nature under every aspect possible, and the psychic and spiritual power latent in man especially.120

Ledger afferma che la fin de siècle fu un periodo di profonda frammentazione a causa della presenza di una serie di “fragmeted new social movements” come la Fellowship of the New Life di Carpenter, la Anti-Vivisection League, aggregazioni di intellettuali come il Man and Women's Club e molti altri club letterari, per cui “the term 'progressive' is equally deceptible, as, especially in sexual politics, eugenic ideas (…) were mixed up with, and indeed were often part of, socialist ideology.”121 Se per la critica “questa forma di frammentazione “was neither wholly progressive, nor

wholly reactionary or indeed 'decadent'” ma tende principalmente a dimostrare una “defiance of the oppressive cultural boundaries constructed in the earlier Victorian period,”122 personalmente mi

dissocerei da questa conclusione per indagare un percorso di rigenerazione che potrebbe rivelarsi più coerente ed omogeneo rispetto alle contraddittorie argomentazioni che alimentarono il discorso sulla degenerazione.

III La Francia fin de siècle

Fin de siècle is a name covering both what is characteristic of many modern phenomena, and also the underlying mood which in them finds expression. Experience has long shown that an idea usually derives its designation from the language of the nation which first formed it. (…) Fin-de-siècle is French, for it was in France that the mental state so entitled was first consciously realized. The word has flown from one hemisphere to the other, and found its way into all civilized languages. (…) The fin-de-siècle state of mind is everywhere to be met with; nevertheless, it is in many cases a mere imitation of a foreign fashion gaining vogue, and not an organic evolution. It is in the land of its birth that it appears in its most genuine form, and Paris is the right place in which to observe its manifold expressions.123

Con queste parole si apre Degeneration di Max Nordau, il quale identifica nella Francia, e in particolare nella Parigi delle ultime due decadi del secolo, i germi della degenerazione dilagante

120 Ibidem, p. 29.

121 Ledger and McCracken (ed), Cultural Politics at The Fin de Siècle, p. 8. 122 Ibidem, pp. 9-10.

nell'intera Europa di fine Ottocento. Lo storico Eugen Weber afferma che, accanto al senso del nuovo, nella fin de siècle, “c'era l'incertezza, e una certa insicurezza, e infine un certo declino dei valori,”124 per cui "accanto all'idea della fine compaiono sempre pensieri di diminuzione e

decadimento.”125 Mary Louise Roberts, con fare meno pessimista, afferma che, oltre all'immagine di

un mondo che “had been quietly disintegrating since around 1880,” “fin-de-siècle France has also been portrayed in another way: as a belle epoque of 'spectacular' delight,”126 in una miscela di

“crisis and amusement”127 dove la vita di una grande città come Parigi incorporava gli atteggiamenti

performativi tipici del teatro.128 Se senza dubbio si trattò di un lungo periodo di crisi, gli storici più

recenti non dimenticano di sottolineare anche i “crucial links betwen the era's cultural crisis and its penchant for performance,” in particolar modo “by constructing such theatricality as a form of subversion rather than mere diversion and, therefore, as a cause of cultural crisis itself.”129

Durante la fin de siècle la Francia dovette affrontare umilianti sconfitte nazionali e il conseguente clima di scontento e revanchismo, diminuzione della popolazione, calo dei matrimoni, numerosi disordini nelle classi lavoratrici, e infine una serie di scandali sia sul campo della politica che dei costumi. Negli anni Settanta il paese era entrato in quella fase della storia della nazione conosciuta come Terza Repubblica, battezzata nel 1870 dopo la sconfitta di Sedan al termine della seconda guerra franco-prussiana, che aveva visto la Francia uscire nuovamente sconfitta dopo la prima guerra contro la Prussia tenutasi tra il 1814 e il 1815. Considerato che Parigi era già stata oggetto d'assalto dei moti rivoluzionari del 1848, la presa di potere da parte dei socialisti e la formazione della Comune di Parigi del 1871 rimasero un fervido ricordo nella memoria dei cittadini anche durante il decennio successivo. In particolare le donne incendiarie, dette pétroleuses, accesero una serie di fantasie degenerazioniste nelle menti dei francesi. E come in Inghilterra, anche in territorio francese, la psicosi della sifilide invase anche il territorio della morale, provocando una serie di fobie incarnate dalla grottesca figura dei syphilographes, medici “specialized in the rhetoric of medical terrorism,” tra i quali Alfred Fournier emerse in qualità di uno dei principali rappresentanti, in grado di porre la minaccia di infezioni a servizio della conservazione dello status

124 Eugen Weber, La Francia “fin de siècle,” Bologna, Il Mulino, 1990, p. 15 (edizione originale France Fin de Siècle,

Cambridge, Massachussetts, Harvard University Press, 1986).

125 Ibidem, p. 17.

126 Mary Louse Roberts, Disruptive Acts: The New Woman in Fin-de-Siècle France, Chicago e London, University of

Chicago Press, 2002, p. 1.

127 Ibidem, p. 2.

128 Cfr. Ann-Louise Shapiro, Breaking the Codes: Female Criminality in Fin-de-Siècle Paris, Stanford, Calif, Stanford

University Press, 1996; Vanessa Schwartz, Spectacular Realities: Early Mass Culture in the Fin-de-Siècle Paris, Berkeley, University of California Press, 1998; Roger Shattuck, The Banquet Years: The Origins of the Avant-garde in France, 1885 to World War I, New York, Vintage Books, 1955; Charles Rearick, Pleasures of the Belle Epoque: Entertainment and Festivity in Turn-of-the-Century France, New Haven, Conn., Yale University, 1985.

quo e dell'istituzione patriarcale.130

La Terza Repubblica francese fu caratterizzata da un continuo avvicendarsi di governi piuttosto instabili, a causa della presenza di maggioranze divise o poco superiori di numero alle opposizioni, le quali favorirono una serie di scandali finanziari come la compravendita di decorazioni e favori nella Legione d'Onore (1887), il crollo della Compagnia del Canale di Panama (1891-92) che vide molti repubblicani coinvolti nelle frodi della compagnia, ed episodi di forte antisemitismo come l'Affaire Dreyfus (1894-98). In questo caso, sotto il clima di revanchismo che ancora seguiva la seconda guerra franco-prussiana, l'ufficiale ebreo alsaziano Alfred Dreyfus si trovò ingiustamente accusato di coinvolgimento in vicende di spionaggio a favore dei tedeschi. Il violento nazionalismo di alcuni ambienti militari alimentò scontri istituzionali che portarono a situazioni molto vicine al colpo di Stato, in particolare il caso Boulanger (1886-89), che divenne il simbolo dell'orgoglio nazionale, alimentando sentimenti di rivalsa nei confronti della Germania fino a minacciare il mantenimento dei rapporti di pace tra le due nazioni. Le ultime decadi dell'Ottocento furono anche il periodo d'oro dell'anarchia francese: l'arresto dell'operaio contrabbandiere Ravachol fu seguito dall'esplosione di una bomba alla Camera dei Deputati ad opera di Auguste Vaillant, seguito da Emile Henry, il quale seminava ordigni nei caffé parigini e infine dall'azione dell'italiano ventenne Sante Caserio, il quale nel 1894 pugnalò a morte il presidente Sadi Carnot.

In Francia i sindacati rimasero formazioni di dimensioni ridotte e organismi molto frazionati fino alla fine del secolo, ma nell'autunno del 1898 iniziarono a verificarsi gli scioperi dei lavoratori portuali, degli edili e dei ferrovieri, seguiti dall'occupazione delle stazioni da parte dell'esercito. Nella primavera dell'anno seguente ci fu il turno dei dipendenti delle poste, ma per la protesta più drammatica fu necessario attendere il volgersi del secolo successivo quando, nel 1907, lo sciopero degli operai elettrici di Parigi vide l'intera città precipitare nel buio, “dando una drammatica dimostrazione del fatto che l'energia moderna era alla mercé di chi ne manovrava materialmente le leve.”131

Non mancarono una serie di riforme sociali, principalmente ad opera del governo della sinistra, in particolar modo nel periodo dal 1881 al 1884, sia a cura del presidente Jules Grévy che del primo ministro Jules Ferry: queste norme spaziavano dall'ambito della laicità dello stato (1881), alla libertà dell'organizzazione delle riunioni pubbliche (1881), alla libertà di stampa (1881), a quella sindacale (1884), all'educazione, con la gratuità e l'obbligo dell'insegnamento primario (1882), fino alla sanità, con la laicizzazione degli ospedali (1884) e alle pari opportunità, con il ripristino del divorzio (1884). Meno felici furono gli incarichi dei loro successori Sadi Carnot, Jean

130 Charles Bernheim, Figures of Ill Repute: Representing Prostitution in Nineteenth-Century France, Cambridge,

Harvard University Press, 1989, p. 235.

Casimir Perier e Félix Faure, uno dei quali diede le dimissioni dopo solo un anno, mentre gli altri due persero la vita durante il mandato.

La politica estera fu in questi anni sensibilmente più produttiva di quella interna, e vide l'espansione coloniale francese in molte regioni dell'Africa e dell'Indocina. Il governo Ferry si impegnò in una battaglia per una conquista coloniale senza precedenti, estendendo il dominio della nazione prima in Tunisia, poi nell'odierno Vietnam, infine nell'Indocina e nel Madagascar. In Africa occidentale la Francia estese il suo protettorato sull'intera Costa d'Avorio e si scontrò con la Gran Bretagna per la conquista del Benin con la conseguente spartizione della colonia tra le due potenze. I conflitti con l'Inghilterra si intensificarono ulteriormente in occasione della cosiddetta crisi di Fascioda che portò le due nazioni sull'orlo del conflitto: il progetto francese di congiungere i propri possedimenti sull'Atlantico con la colonia isolata di Gibuti sul Mar Rosso contrastava con un'analoga iniziativa che gli inglesi volevano intraprendere in direzione Sud-Nord, allo scopo di collegare le loro colonie del Sud Africa con il loro protettorato in Egitto. Da questa situazione scaturì una crisi internazionale, che prese il nome da Fascioda, il villaggio del Sudan in cui, nel 1898, il ministro degli esteri francese Gabriel Hanotaux si incontrò con il primo ministro inglese Salisbury. La crisi fu superata quando, nello stesso anno, Hanotaux venne sostituito da Théophile Declassé, il quale cedette alle pressioni di Salisbury, concedendo all'Inghilterra il dominio incontrastato sul bacino del Nilo.

Seppur in maniera diversa rispetto all'Inghilterra, anche nella Francia fin de siècle iniziava a delinearsi una questione femminile. Negli anni Ottanta cominciarono ad essere messe in pratica una serie di misure contraccettive per limitare il numero dei figli e i concepimenti indesiderati. Parallelamente le donne, pur trovandosi ancora profondamente limitate nel conseguimento della propria indipendenza, si fecero gradualmente più attive ed interessate alla propria condizione sociale. Iniziarono a farsi sentire una serie di proteste contro l'educazione riservata alle donne nei confini dei conventi e delle scuole private, istituzioni accusate di educare le ragazze a quella forma di stupidità a cui le donne erano relegate a priori. Una serie di lamentele erano rivolte contro i dettami del codice napoleonico, che riservava alle donne un trattamento apparentemente pensato per bambini. A queste non era concesso né di votare, né di presentarsi in qualità di testimoni negli atti civili, né era loro consentito di sedersi in una giuria popolare, né tanto meno di accettare un posto di