• Non ci sono risultati.

Jean Châteauvert

Un'altra delle teorie da prendere in considerazione è quella proposta da Jean Châteauvert nell'opera Des mots à l'image (1996). Prendendo spunto dalle differenti teorie narratologiche (alcune delle quali già citate all'interno di questo capitolo), Châteauvert si concentra sulla questione della voce over al cinema e su come essa sia implicata nella problematica della narrazione filmica. In un film di finzione, la voce over può tanto rassicurare lo spettatore, quanto infondergli una sorta di timore, e comunque può anche ingannarlo, come si vedrà in alcuni dei film che analizzerò in seguito. Il

74 Cfr. F. Jost, Un monde à notre image, Paris, 1992. 75 L. Cuccu, A. Sainati, op. cit., p. 23.

narratore in voce over rappresenta una figura narrativa già inclusa nel discorso filmico; esso può essere omodiegetico o eterodiegetico ed appare, appunto, come un personaggio sempre già incluso nella finzione, come il narratore omodiegetico di un testo letterario76. Châteauvert sostiene che tendenzialmente lo spettatore considera un documentario come un prodotto di narrazione della verità; per quanto riguarda un film di finzione, invece, lo spettatore non può far altro che valutare la verosimiglianza di un film, la credibilità dei personaggi, dell'azione, e così via, ma non la veridicità della storia, in quanto una finzione non è né vera né falsa: la sua veridicità si stabilisce poi in funzione del mondo della messa in scena nel film77.

Châteauvert si rifà anche alle teorie espresse da Oswald Ducrot in due dei suoi scritti, Les mots du discours (1980) e Le Dire et le Dit (1984); prima espone le tesi enunciative di Ducrot, poi sviluppa un modello enunciativo che gli permetta di interrogare le funzioni del narratore verbale nella narrazione filmica78. Ducrot innanzitutto fa una distinzione fra enunciazione e focalizzazione, come già era stato fatto per l'analisi narratologica; distingue le differenti responsabilità enunciative: una responsabilità enunciativa si manifesta sotto forma di un locutore io79, l'altra sotto forma di enunciatore80. Secondo questo modello, la focalizzazione

76 J. Châteauvert, Des mots à l'image, Québec/Paris, 1996, pp. 47-48. 77 Ibidem.

78 Ivi, pp. 25-26.

79 In O. Ducrot (1984, p. 193) locutore è colui al quale, secondo il senso di un enunciato, si

attribuisce la responsabilità di tale enunciato; designa il pronome “io” e le altre marche della prima persona. È, dunque, il responsabile dell'enunciazione, colui al quale è imputabile la comparsa dell'enunciato e si identifica con l'attante pragmatico dell'enunciazione.

cessa di essere un processo indipendente dell'enunciazione e diviene un elemento della struttura enunciativa stessa. A questo punto Ducrot distingue due aspetti: c'è il locutore (L)81, che corrisponde al referente del pronome personale “io”, e il locutore λ82, “être-au-monde”83. Il primo è il responsabile dell'enunciazione, λ invece è una persona “completa” che possiede, tra le altre proprietà, quella di essere l'origine dell'enunciato. Il locutore λ può avere ogni proprietà diversa da quella di L; è come se si distinguesse tra locutore attante e locutore attore: il secondo può impersonare numerosi ruoli e identità attanziali differenti. Posto ciò, Châteauvert dice che si può pensare che lo spettatore costruisca, a partire da quelle che lui ritiene essere delle tracce dell'enunciazione e del suo sapere inerente l'autore del film, una figura di soggetto responsabile del film, il soggetto-locutore; a questo punto, lo spettatore elabora un'immagine, una personalità autore di un soggetto dell'enunciazione filmica, sul soggetto λ dell'enunciazione filmica. In altri termini, sebbene non vi sia un locutore che dice “io” alla base del film, lo spettatore escogita, a partire da quelle che lui ritiene siano le marche dell'enunciazione discorsiva e del suo sapere prima del film, un'immagine del soggetto-locutore responsabile del discorso

attribuisce la focalizzazione messa in scena in un discorso; è dunque un attante osservatore (Châteauvert, 1996, p. 206).

81 In J. Châteauvert (1996, p. 206): “Locuteur (L) est l'individu linguistique qui se désigne par un

Je dans un discours. Au sein d'un énoncé, on peut retrouver plusieurs locuteurs lorsqu'on cite

les paroles d'un tiers ou lorsqu'on reprend en écho ses paroles”.

82 In J. Châteauvert (1996, p. 206): “Locuteur (λ), le portrait du locuteur que dessine l'énoncé. Le

locuteur λ correspond à la description qui est faite du locuteur (O. Ducrot, 1984, p. 200). Le locuteur λ, comme le locuteur L, représente une option rhétorique qui peut etre ou non actualisée”.

filmico, ossia un soggetto λ dell'enunciazione discorsiva del film84.

Châteauvert continua dicendo che sono stati suggeriti molti nomi per designare il soggetto che fonda il film (alcuni sono già stati citati all'interno di questo capitolo): grand imagier85, auteur implicite86, méga-narrateur87, narrateur implicite88, auteur construit89, auteur induit90, e così via; Châteauvert, però, decide di adottare l'espressione auteur induit per designare il soggetto λ dell'enunciazione discorsiva del film. In altre parole, egli postula che lo spettatore costruisce un'immagine di soggetto dell'enunciazione, una figura che riassume l'autore polifonico alla base del film91. L'autore indotto non è altro che il ritratto che lo spettatore crea dell'autore del discorso filmico, sulla base della sua enciclopedia di riferimento e delle informazioni raccolte e trattenute nel film. L'autore indotto corrisponde al soggetto-λ dell'enunciazione discorsiva filmica; è dunque un'immagine che viene creata, distinta dalla figura dell'autore reale. La conclusione a cui giunge è che bisogna ripensare alle funzioni del narratore verbale della narrazione cinematografica: esso non è più un'istanza legata, come il suo omonimo letterario, ma uno strumento che può convocare a piacere la narrazione filmica che modula la nostra

84 J. Châteauvert, op. cit., p. 90.

85 Utilizzato da C. Metz (1968 e 1987), A. Gaudreault (1988), F. Jost (1987) e A. Laffay (1964). 86 Come si è visto, ne parlano sia Chatman (1978), sia Casetti e Di Chio (1990).

87 Gaudreault (1988) utilizza come sinonimi grand imagier e méga-narrateur. 88 Jost (1987) usa sia l'espressione narrateur implicite, sia grand imagier.

89 Come scrive Châteauvert (1996, p. 91), Jost (1992) propone l'espressione auteur construit per

rendere conto dell'istanza fondatrice del discorso filmico, ovvero l'istanza al di là del processo narrativo che partecipa al processo di comunicazione con lo spettatore.

90 Lett. “autore indotto”. Genette (1983) utilizza questa espressione per designare un'istanza tra

l'autore e il narratore letterario, pur affermando che non vi è alcuna istanza intermediaria.

percezione della storia92.