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1923/1944: l’atletica del ventennio fascista

È questo un periodo molto particolare, che si distingue per la stretta interconnessio-ne tra lo sport e la politica: le attività sportive e gli Enti di propaganda del Partito Na-zionale Fascista, quali l’Opera NaNa-zionale Dopolavoro, l’Opera NaNa-zionale Balilla, i Fasci Giovanili di Combattimento e poi la Gioventù Italiana del Littorio, hanno un unico fi-ne, quello di creare l’‘Italiano nuovo’ e il soldato perfetto.

Il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma i fascisti vanno al potere. Ma è all’inizio del 1925, varando le leggi fascistissime, che Mussolini trasforma lo Stato liberale in Stato totalitario e impone la dittatura fascista. Lo Stato interviene in ogni settore della vita as-sociata. Per assicurarsi il consenso delle masse popolari il 1° maggio 1925 nasce l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND); a questa prima istituzione viene affidato il compito di soddisfare i bisogni ricreativi e culturali dei lavoratori nel tempo libero: oltre a favorire l’assistenza sociale, lo sviluppo dell’educazione artistica, l’accesso agli spettacoli cinema-tografici e teatrali (vedi Carro di Tespi), i viaggi popolari, l’escursionismo, le sagre paesa-ne come la Festa dell’uva o la Festa dei fiori, ecc. ecc., l’Ente provvede anche a curare lo sport di massa, organizzando manifestazioni sportive, come le corse podistiche, ma sem-pre con un fine ricreativo; ad un certo punto si passa ad una attività agonistica più impe-gnata fino all’istituzione dei Campionati italiani dell’OND. Nel giugno 1937 a Milano il camerte Pietro Natalini vince il titolo di campione italiano OND nel lancio del peso.

Successivamente Mussolini accentra in sé il monopolio politico-educativo delle gio-vani generazioni; dopo essere intervenuto in campo scolastico e aver soppresso tutte le organizzazioni giovanili concorrenti, quali la Federazione sportiva cattolica e le associa-zioni scoutistiche, il 3 aprile 1926 istituisce l’Opera Nazionale Balilla (ONB), che in-quadra in formazioni paramilitari la gioventù fino ai 18 anni: balilla fino a 12 anni e avanguardisti fino a 18. Si individua nell’Educazione fisica e nelle attività sportive lo strumento per sviluppare la forza del corpo, per educare i giovani al coraggio, per infon-dere loro il sentimento della disciplina e dell’educazione militare, per formare cioè uo-mini di azione, ma non specialisti per competizioni sportive, anche se per gli avanguar-disti già nel 1926 viene organizzato il I Gran Premio dei Giovani. Questa manifestazione

nel corso degli anni acquista sempre più considerazione e all’ultima edizione del luglio 1943 il cingolano Alfeo Paoletti nel lancio del giavellotto conquista il secondo posto a pochi centimetri dal vincitore.

Macerata, Campo della Vittoria anni ’30, un saggio ginnico durante il quale i ragazzi si esibiscono nei volteggi (collezione Cav. Umberto Culot)

A livello universitario ci sono i GUF, i Gruppi Universitari Fascisti, che dopo aver emarginato nel 1931 gli universitari cattolici della FUCI diventano i padroni incontra-stati delle università italiane, destinati ad essere la futura classe dirigente del partito e del paese. Appartengono ai GUF tutti i giovani dai 18 ai 28 anni, che sono iscritti ad un istituto superiore o ad una università. I Campionati italiani universitari, dove si distin-guono i nostri Euclide Svampa e Lamberto Cicconi, nel 1932 si trasformano in Ludi Littoriali. Per gli universitari vale il motto latino ‘Mens sana in corpore sano’, studio e allenamento per prepararsi alla vita nel senso più completo, culturale e fisico.

La fascistizzazione dello sport avviene attraverso una trasformazione organizzativa che si protrae nel tempo e che implica continui cambiamenti; non c’è un progetto ben definito, è una navigazione a vista con continui ritocchi, non facile da seguire in tutti i passaggi.

Il 12 dicembre 1926 nasce la FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) con sede a Bologna, in sostituzione della FISA.

Nella primavera del 1927 vengono istituiti gli Enti Provinciali Sportivi Fascisti con il compito di propagandare, incrementare e sviluppare lo sport in tutte le province, di

‘disciplinare’ tutte le società sportive, inquadrandole secondo il nuovo ordinamento da-to dal Segretario generale del Partida-to. Da quesda-to momenda-to si istaura un vero e proprio controllo politico sullo sport.

Il 31 dicembre 1928 viene emanata la Carta dello Sport per definire gli ambiti di competenza delle varie organizzazioni del regime; essa prevede che nessun giovane possa iscriversi ad una società facente capo al CONI se non sia affiliato all’ONB; nello stes-so tempo è il CONI che autorizza ogni manifestazione sportiva giovanile. Nonostante ciò, malintesi e tensioni tra partito, ministero dell’educazione nazionale, organizzazioni giovanili fasciste e CONI resteranno sempre vivi nel corso degli anni: da una parte c’è il CONI che deve presiedere al mondo dello sport, ma non controlla le masse giovani-li su cui operare, dall’altra l’ONB che dispone dei giovani, ma non ha poteri in campo sportivo. Di qui i numerosi accordi che si succederanno fino al 1942, che confermano la mancanza di unità di intenti e di sincera collaborazione tra le diarchie fasciste.

Nel 1929 il Governo decide che il Segretario del Partito Nazionale Fascista sia di di-ritto anche Presidente del CONI; contemporaneamente ordina il trasferimento a Roma delle sedi di tutte le Federazioni sportive, decidendo d’autorità anche la nomina dei ri-spettivi Presidenti, Segretari e Consigli direttivi nazionali.

Macerata, Sferisterio anni ’30, avanguardisti dell’ONB prossimi ad entrare nei Fasci Giovanili di Combattimento, al termine di un saggio ginnico allo Sferisterio (collezione Prof. Virginio Bonifazi)

Ai primi di gennaio del 1930, costatato il fallimento dell’operato degli Enti Provin-ciali Sportivi Fascisti, Augusto Turati, Segretario del Partito Nazionale Fascista, ne decre-ta la chiusura. L’attività sportiva viene affidadecre-ta ai Segredecre-tari federali provinciali, comple-tando così il processo di centralizzazione dell’ordinamento sportivo.

Sempre nel 1930 nascono i Fasci Giovanili di Combattimento, sotto il diretto con-trollo del Partito Nazionale Fascista, aperti ai giovani dai 18 ai 21 anni, che non si iscri-vono all’Università; è una prosecuzione degli avanguardisti, in attesa di entrare nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Per essi a partire dal 1932 sono istituiti i Campionati italiani dei Giovani Fascisti, dove quale nostro miglior piazzamento pos-siamo vantare un 4° posto del tolentinate Giancarlo Benadduci nel martello nel 1937.

Macerata, balilla e piccole italiane durante un saggio della seconda metà degli anni ’30 (Fototeca Bi-blioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata)

A questo punto emerge il contrasto tra chi vuole lo sport di massa, aperto a tutti, e chi vuole lo sport spettacolo da far svolgere negli stadi monumentali, lo sport dei cam-pioni e delle vittorie, che portano prestigio e consenso e che testimoniano l’inarrestabi-le ascesa della ‘nuova’ Italia. All’inizio l’ONB è per un’attività fisica più formativa che agonistica, in contrapposizione alle finalità del CONI, ma a partire dagli anni trenta si sente la necessità di avere campioni da esibire in pubblico ed anche all’estero per esaltare la vigoria fisica della ‘nazione nuova’. Dice Mussolini: “Le prodezze sportive accrescono il prestigio della nazione e abituano gli uomini alla lotta in campo aperto, attraverso la quale si misura non soltanto la prestanza fisica, ma il vigore morale dei popoli”. Prevale la seconda

tesi, ma si seguita a porre molta attenzione allo sport di massa con le annuali manifesta-zioni sportive organizzate dagli Enti del regime.

Il 31 dicembre 1934, in vista di futuri conflitti, il regime vara la legge che sancisce che le funzioni di cittadino e di soldato sono inscindibili nello stato fascista; l’addestra-mento militare è parte integrante dell’educazione nazionale e si svolge in tre fasi: istru-zione premilitare, militare e postmilitare, con l’attività atletica sportiva alla base di ogni preparazione.

Il 29 ottobre 1937 per impartire efficacemente l’istruzione premilitare e per limitare l’autonomia di cui gode l’Opera Nazione Balilla, questa viene soppressa insieme ai Fa-sci Giovanili di Combattimento, e sostituita dalla Gioventù Italiana del Littorio (GIL), alle dirette dipendenze di Achille Starace, Segretario del Partito e Presidente del CONI.

Rimane la divisione della gioventù per età: fino a 8 anni si è Figli della Lupa, da 8 a 10 anni Balilla, da 11 a 12 Balilla Moschettieri, da 13 a 14 Avanguardisti, da 15 a 17 Avan-guardisti Moschettieri, da 18 a 21 Giovani Fascisti; ognuno con la sua divisa e l’imman-cabile camicia nera. Per le ragazze: fino a 8 anni si è Figlie della Lupa, da 8 a 14 Piccole Italiane, da 15 a 17 Giovani Italiane, da 18 a 21 Giovani Fasciste.

Macerata, Campo della Vittoria fine anni ’30, adunata di Giovani Fascisti in divisa e moschetto (Fo-toteca Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata)

ONB e GIL si differenziano per la diversa finalità da assegnare all’Educazione fisica:

anziché portare a un miglioramento fisico generale come voleva l’ONB, ora per la GIL essa deve servire a dare un addestramento di tipo militare. Si dà impulso ai campeggi e alle colonie estive, in cui i giovani apprendono i valori cari al fascismo, quali il culto del-la forza e del coraggio, lo spirito deldel-la solidarietà tra camerati, tra compagni di studio o d’armi, il senso di disciplina e di obbedienza, secondo il motto fascista ‘Credere, obbe-dire, combattere’: l’obiettivo finale è sempre quello di forgiare l’‘Italiano nuovo’, forte, sportivo, coraggioso, virile, in pratica formare il soldato di domani.

Si legge su Il Littoriale in un articolo dell’8 febbraio 1940: “Lo sport rafforza il fisico, tempra la volontà, forma il carattere nella indispensabile disciplina che ogni esercizio e ogni prova agonistica impongono. Attraverso l’attività sportiva la Gil contribuisce potentemente ed efficacemente alla formazione dell’ottimo soldato e non si possono concepire le nuove gene-razioni se non compatte e preparate unità volitive e potenti, baluardi insormontabili in dife-sa dell’Italia Fascista e del suo prestigio imperiale nel mondo”.

Già dal 1935 il pomeriggio del ‘sabato fascista’ è dedicato alle adunate, all’attività fi-sica, alle esercitazioni paramilitari, che vedono impegnati i più piccoli studenti fino ai giovani lavoratori. Fanno seguito parate e saggi ginnici-sportivi, per dimostrare che sotto la guida del regime i giovani crescono forti e volitivi.

I giorni festivi sono consacrati alle competizioni sportive: da una parte le gare atle-tiche e i campionati destinati ad Avanguardisti, a Giovani Fascisti, a studenti; sono ma-nifestazioni sportive organizzate dal regime a carattere comunale, provinciale, regionale, nazionale, come il Gran Premio dei Giovani dal 1926, i Campionati dei Giovani Fasci-sti dal 1932, i Ludi Littoriali dal 1932, gli Agonali dal 1935, i Ludi Juveniles dal 1938, ecc. E accanto a queste le gare delle società iscritte alla FIDAL, con i Campionati regio-nali ed italiani, il Gran Premio delle Regioni, i vari trofei nazioregio-nali, gli incontri interna-zionali, ecc.

Se per l’attività sportiva di massa è sufficiente qualsiasi spazio, per esaltare l’attivi-tà dei campioni, come vuole la politica sportiva del regime degli anni trenta, si provve-de alla costruzione di stadi di notevole efficienza, quali il Littoriale di Bologna, il Berta di Firenze e gli impianti di Roma, Torino, Napoli, Palermo, Bari. Per lo sport e l’atle-tica provinciali a Macerata nel 1928 si ristruttura la vecchia Piazza d’Armi che diventa il Campo della Vittoria. L’impianto può dirsi completato il 1° ottobre 1933 quando il Segretario del Partito Nazionale Fascista On. Achille Starace inaugura il Monumento ai Caduti, che ne chiude il lato nord-est. Nel frattempo nel febbraio 1932 viene ultimata la costruzione della tribuna coperta.

In provincia c’è un secondo campo sportivo a Recanati, inaugurato il 29 giugno 1930, con corsie ed attrezzature, molto utilizzato per manifestazioni di regime e federali, ed un terzo a Tolentino dal 1929. Gare di atletica si effettuano in tutti i paesi della no-stra provincia, anche nei più piccoli centri e qualsiasi spiazzo è buono per le

eliminato-rie comunali; dopo le selezioni comunali ci si ritrova a Macerata al Campo della Vittoria per le selezioni provinciali e poi si passa ad Ancona per le finali regionali. Così l’atletica leggera acquista via via un’importanza e una considerazione notevoli.

Macerata, Campo della Vittoria metà anni ’30, tutti insieme al termine di una manifestazione spor-tiva a carattere provinciale organizzata da uno degli Enti del regime (collezione fratelli Buschi)

Recanati 30 giugno 1935, Campionati della IX zona (Marche e Zara), pedana del salto triplo: 1°

Mario Pelosi (Nova Camers Camerino) 12,62, 2° Bruno Belelli (Stamura) 12,29, 3° Bruno Burat-tini (Stamura) 12,21 (collezione fratelli Buschi)

È il decennio tra il 1925 e il 1935 il periodo d’oro della nostra atletica provinciale a livello federale, con ottime prestazioni in campo nazionale, un campione italiano assolu-to (Paduano), campioni italiani universitari (Cicconi e Svampa), convocazioni in Nazio-nale (Cicconi, Svampa e Belelli); il montecassianese Euclide Svampa e i campioni mace-ratesi Lamberto Cicconi e Simone Paduano, non essendoci nella nostra provincia forti società affiliate alla FIDAL, per poter praticare l’atletica a livello nazionale si iscrivono tutti e tre alla Virtus Bologna, poi i primi due passano al Giglio Rosso Firenze, città do-ve prestano servizio militare, e Paduano alla Fiamma Nera dell’Urbe e all’Audace Roma.

Invece il campione recanatese Bruno Belelli si trasferisce prima alla Virtus Partenope Napoli, poi alla Stamura Ancona e alla Virtus Bologna.

Agli inizi degli anni trenta nella nostra provincia solo due squadre si distinguono nell’attività federale, la Società Sportiva Recanati e la Nova Camers di Camerino; poi a metà anni trenta è la volta della rinata Helvia Recina di Macerata e dell’Associazione Sportiva Portocivitanova, con un proliferare di buoni atleti, ma non eccelsi come i quat-tro summenzionati.

Recanati, il Campo Sportivo del Littorio, inaugurato il 29 giugno 1930 (collezione fratelli Buschi)

Una parola sullo sport e sull’atletica al femminile: l’attività inizia nell’ambito della ginnastica, prima dell’avvento del fascismo; poi il 6 maggio 1923 si costituisce la Federa-zione Italiana Atletica Femminile (FIAF), che viene assorbita dalla FIDAL il 31 dicem-bre 1928 con la Carta dello Sport. All’inizio la donna sportiva piace al regime, ma una volta firmati i Patti lateranensi a partire dal 1930 per intervento della Chiesa, che è con-traria a che la donna denudasse in parte il proprio corpo, e perché si considera lo sport dannoso alla sua salute, influendo negativamente sulle sue capacità di procreare, per le ragazze sono previste solo esercitazioni finalizzate a migliorare l’armonia dei movimenti e la flessuosità, devono cioè essere attraenti e desiderabili per sposarsi presto e diventa-re mogli sane, robuste e prolifiche, perché il diventa-regime ha bisogno di figli per aumentadiventa-re le file dell’esercito. Per la forte opposizione del Vaticano alla partecipazione delle donne ai Giochi, nel 1932 il CONI deve rinunciare a presentare la squadra femminile all’Olim-piade di Los Angeles, negando così alla sedicenne Ondina Valla la possibilità di essere la più giovane olimpionica italiana.

Macerata, Campo della Vittoria anni ’30, le Giovani Fasciste in divisa eseguono un esercizio ginnico con i cerchi (Fototeca Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata)

Tutto cambia nel 1936, perché bisogna far bella figura alle Olimpiadi di Berlino e le donne, dopo essersi allenate intensamente, vi partecipano per esaltare il valore della pa-tria, vincendo con Ondina Valla gli 80 ostacoli: Ondina “ha fatto cadere un pregiudizio, perché la donna sportiva italiana può quanto le donne di tutti i Paesi, le americane e le tede-sche comprese. La Valla e la Testoni hanno la velocità, la tecnica e la potenza delle maggiori rivali, ma rimangono con la loro grazia di fanciulle, la squisita grazia italica che non è

de-turpata da maschie muscolature e dai volti ossuti. Così abbiamo trovato una nuova via per la nostra meta e andremo a Tokio con una schiera più numerosa, perché è difficile incomin-ciare per noi, impossibile retrocedere” (Corriere della Sera 17 agosto 1936, articolo di Adolfo Cotronei). Due anni dopo a Vienna Claudia Testoni vince gli 80 ostacoli alla prima edi-zione dei Campionati europei femminili.

Durante il ventennio nella nostra provincia l’attività femminile è ridotta al minimo;

è con l’istituzione della GIL che le donne acquistano un ruolo pari a quello dell’uomo e per loro sono organizzate manifestazioni sportive come per gli uomini. Le prime gare a livello federale risalgono all’agosto 1936, quando a Portocivitanova la squadra locale incontra le ragazze di Zara, mentre a livello studentesco iniziano nel 1939 con i Ludi Juveniles.

Poi nel 1940 scoppia la guerra, cinque anni in cui si interrompono le esperienze, l’organizzazione e i progressi tecnici che nel corso di tanti anni sono maturati in campo sportivo.

Nel 1945 “termina la lotta armata contro il fascismo, movimento politico, e inizia quella contro il triste retaggio di ideologia e di costume che vent’anni di regime ha lasciato al paese”

(Giuseppe Mammarella, ‘L’Italia dopo il fascismo: 1943-1973’, Il Mulino, 1974). Così nel dopoguerra lo sport risentirà parecchio gli effetti del cambiamento istituzionale, perché troppo compromesso con il passato regime, per la distorta considerazione di cui ha, per certi versi, goduto durante il ventennio, quando era finalizzato alla formazione del sol-dato perfetto oltreché del campione da esibire alle masse e all’estero. Con il nuovo or-dinamento repubblicano si darà un’impostazione completamente diversa al concetto di sport, che nonostante tutto presto si riaffermerà perché ormai è parte integrante della nostra vita sociale, utilizzando anche le stesse persone e il bagaglio prettamente sportivo accumulato durante il ventennio.

Macerata 10 novembre 1928, semifinale della corsa ad ostacoli del II Campionato provinciale dell’En-te Sportivo (foto Cav. Umberto Culot, collezione Paolo Gentilozzi)