Dalla breve sintesi della Teoria dello Sviluppo Economico di Schumpeter sopra esposta, emerge il ruolo centrale che riveste l’imprenditore/innovatore nel processo di sviluppo: è, infatti, l’imprenditore con le sue idee e l’introduzione di nuove combinazioni a farsi promotore del cambiamento, che non si avrebbe in assenza di una figura che, affrontando le difficoltà connesse all’introduzione di novità sul mercato, “distrugge” il paradigma dominante e “crea” una nuova fase di sviluppo. Allo stesso tempo, l’imprenditore da solo non è in grado di riuscire con le proprie forze e risorse ad implementare la propria idea innovativa e a farla conoscere al mercato e, pertanto, lui solo non può innescare il meccanismo di sano rinnovamento e cambiamento nel sistema produttivo. Per far ciò deve essere sostenuto da un soggetto che gli fornisce le risorse finanziarie necessarie per sostenere la crescita dell’impresa: il
banchiere.
Come detto in precedenza, la figura del banchiere nella teoria di Schumpeter ha dei tratti caratteristici comuni con il venture capitalist, soprattutto se si guarda il ruolo che entrambi svolgono nel sostenere lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. Parimenti, l’imprenditore/innovatore immaginato da Schumpeter, quale soggetto che introduce sul mercato nuove combinazioni, sembra accostabile alla figura dell’imprenditore che nelle operazioni di venture capital viene finanziato. L’indagine che nel successivo paragrafo ci si propone di affrontare ha ad oggetto la relazione tra banchiere e imprenditore/innovatore, da un lato, e venture capitalist/socio imprenditore, dall’altro, tentando di leggere, sulla base dell’impianto teorico sviluppato dall’economista austriaco, la relazione tra venture capitalist e socio imprenditore che può portare a grandi successi imprenditoriali o fallimenti delle imprese finanziate. Per far ciò occorre soffermarsi ulteriormente sulla figura dell’imprenditore/innovatore così come immaginata da Schumpeter, non solo nella Teoria dello Sviluppo Economico ma anche in altri suoi scritti, nonché approfondire il ruolo che riveste il banchiere nel processo di crescita dell’impresa ed il sostegno che questo fornisce all’imprenditore/innovatore.
(a) La figura dell’imprenditore e la “distruzione creatrice”
Secondo Schumpeter è l’imprenditore/innovatore che costituisce il motore dello sviluppo economico, il quale, come detto, si realizza attraverso periodi di sviluppo e successiva crisi. L’imprenditore, come anticipato nei precedenti paragrafi, è definito come quel soggetto che realizza nuove combinazioni non essendo però guidato, in tale attività, da semplici spinte edonistiche o meramente legate alla volontà di
172 ottenere un profitto, ma dalla voglia di innovare e creare nuove idee che consentano alla sua impresa di crescere. Se nella prima edizione della Teoria dello Sviluppo Economico (1911)296, l’imprenditore viene considerato un uomo di azione che, non accettando lo status quo, cerca di modificarlo, nell’edizione del 1934297 la nozione di imprenditore/innovatore subisce una oggettivizzazione, venendo studiata principalmente la funzione che questo soggetto svolge all’interno della teoria dell’economista austriaco. In tal senso negli importanti articoli “The Entrepreneur in Today’s Economy” e “Entrepreneur” entrambi del 1928298, che anticipano di quattro anni la nuova edizione della Teoria dello Sviluppo Economico, vengono proprio enfatizzate le caratteristiche oggettive dell’imprenditore/innovatore, che non viene più visto come l’individuo che dotato di particolari doni e talenti riesce a leggere (quasi come un visionario) le nuove possibili innovazioni con le quali presentarsi sul mercato.
Nella Teoria dello Sviluppo Economico, quindi, Schumpeter analizza in dettaglio la posizione che riveste l’imprenditore nel processo di distruzione e creazione che porta allo sviluppo economico. L’imprenditore introduce nuove e superiori tecnologie produttive e/o prodotti che portano ad ottenere un vantaggio competitivo sui concorrenti (le imprese incumbent), vantaggio da cui conseguono margini di profitto per l’imprenditore stesso. Tramite l’introduzione dell’innovazione sul mercato, le imprese pre-esistenti non solo vedono ridotto il proprio margine di profitto, ma addirittura rischiano di vedere il proprio business divenire obsoleto e venir quindi espunte dal mercato. Tali imprese hanno due opzioni di fronte al cambiamento indotto dalle nuove combinazioni: adattarsi alle nuove combinazioni modificando il proprio sistema produttivo e/o le proprie strategie, ovvero fallire ed uscire dal mercato. Il processo di “distruzione creatrice” innescato dall’imprenditore/innovatore con le sue nuove combinazioni ha due aspetti particolarmente interessanti:
1. Schumpeter pone l’attenzione sulla circostanza che qualsiasi innovazione introdotta nel sistema provoca la distruzione delle imprese pre-esistenti che non sono state in grado di adattarsi tempestivamente; e
2. il meccanismo di distruzione e creazione ha un impatto non solo sul piano meramente economico, ma espande i propri effetti anche sul piano della struttura sociale. Infatti, Schumpeter sostiene che l’introduzione di nuove combinazioni e lo sviluppo delle innovazioni comporta anche una necessaria evoluzione culturale rispetto a tali nuove condizioni di mercato e, in ultima, istanza
296 I brani relativi all’imprenditore in tale versione della Teoria dello Sviluppo Economico sono disponibili su: Becker, Knudsen, Swedberg, The Entrepreneur Classic Texts by Joseph A. Schumpeter, Princeton, 2011, pp. 79 e ss.
297 I brani relativi all’imprenditore in tale versione della Teoria dello Sviluppo Economico sono disponibili su: Becker, Knudsen, Swedberg, op. cit., Princeton, 2011, pp. 43 e ss.
173 attribuibile al ruolo che l’imprenditore/innovatore ha nello sviluppo e implementazioni di tali innovazioni.
Da quanto sopra esposto, appare evidente che l’imprenditore è in un certo senso il vero e proprio protagonista dello sviluppo economico: infatti, da un lato, lo rende direttamente possibile mediante lo sviluppo e l’introduzione di innovazioni, dall’altro, indirettamente consente di far sì che il meccanismo della concorrenza elimini gli operatori economici che non sono in grado di adeguarsi al cambiamento e che, pertanto, non sono più in grado di sostenersi ed operare sul mercato. Parimenti, l’imprenditore è altresì il soggetto che consente a tutto il mercato e ad altri operatori di crescere: infatti, in considerazione del successo dell’innovazione da questo introdotta, altri imprenditori adotteranno soluzioni operative simili ed “imiteranno” (ad esempio sviluppando prodotti sostitutivi e/o replicando la soluzione produttiva originale) la novità presentata al mercato dal primo imprenditore, generandosi pertanto un processo virtuoso che consente di crescere non solo al singolo imprenditore che per primo ha innovato, ma più in generale a tutto il sistema economico. È tale processo che giustifica, nell’impostazione di Schumpeter, il ruolo primario che riveste l’imprenditore: l’imprenditore è il vero e proprio motore dello sviluppo economico.
(b) Il ruolo del banchiere
Le nuove combinazioni vengono introdotte, nel modello teorico immaginato dall’economista austriaco, da nuove imprese esterne al sistema economico/produttivo dominante in un dato momento storico. Per far ciò gli imprenditori/innovatori necessitano di risorse finanziarie, e tali somme di denaro servono sia per sviluppare la rispettiva business idea, sia per implementarla realizzando gli investimenti necessari per produrla ed acquistando i fattori produttivi necessari. L’acquisto dei fattori produttivi si realizza sottraendoli al flusso circolare e, di fatto, alle imprese esistenti ma, come detto, tutto ciò ha un costo che deve essere finanziato e che non può essere fronteggiato autonomamente dalle nuove imprese con le sole proprie risorse. In tal senso, il problema dello sviluppo economico e dello sviluppo di innovazioni sembrerebbe essere, in primis, un problema di finanziamento delle nuove iniziative imprenditoriali. Nella Teoria dello Sviluppo Economico, pertanto, un ruolo non secondario viene certamente svolto dal
banchiere. Infatti, nell’impostazione teorica di Schumpeter, il banchiere il quale fornisce le necessarie
risorse finanziarie all’imprenditore: “Egli [quindi] rende possibile l’introduzione di nuove combinazioni:
in un certo senso emette a nome dell’economia il mandato necessario per introdurle. È l’eforo dell’economia di scambio.”. La posizione che viene assunta dal banchiere può ai giorni nostri essere
riferita, in termini astratti e limitatamente agli aspetti di mero apporto e sostegno finanziario, anche ad altri investitori che operano nel mercato di capitali, quali gli operatori di private equity e/o di venture
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capitalist. Infatti, la funzione che tali operatori professionali svolgono (come il banchiere), dal punto di
vista meramente teorico e finanziario, è di permettere alle imprese di accedere al mercato dei capitali finanziari ed ottenere le risorse che sono necessarie all’imprenditore per sostenere lo sviluppo e l’implementazione della propria business idea. Si tratta, come detto, di una funzione fondamentale e connaturata al sistema delineato dall’economista austriaco, senza la quale lo sviluppo non sarebbe possibile. A ben vedere, l’attività del banchiere non consiste solo nella semplice messa a disposizione di denaro e di somme economiche: esso stesso sarà chiamato a “selezionare” ed individuare le iniziative imprenditoriali innovative che possono effettivamente essere implementate e provocare quel cambiamento nel sistema economico, che consente all’impresa di ottenere dei profitti, attraverso i quali ripagare il finanziamento. Una volta selezionata l’impresa (e l’idea innovativa) da finanziarsi, il banchiere lascia l’imprenditore/innovatore sviluppare ed implementare le nuove combinazioni autonomamente. In sostanza, nella teoria di Schumpeter, non viene previsto un ruolo attivo nella gestione dell’impresa da parte del finanziatore. Il suo ruolo, quindi, non è quello di gestire l’impresa insieme all’imprenditore: in quanto operatore finanziario non saprebbe e non potrebbe farlo, non conoscendo, infatti, né il business, né tantomeno avendo piena contezza dell’idea innovativa. In tal senso, è solo ed esclusivamente l’imprenditore ad avere la specifica di sviluppare l’idea e di introdurla sul mercato utilizzando le risorse finanziarie apprestategli dal banchiere.
Le risorse finanziarie apprestate dagli operatori specializzati all’imprenditore sono, nella teoria di Schumpeter, cruciali per l’imprenditore per consentire allo stesso non solo di perfezionare la propria innovazione ma anche per acquisire i fattori produttivi che sono necessari per attuare le nuove combinazioni. La funzione del mercato dei capitali (e del banchiere) è proprio quella di consentire alle nuove imprese di crescere e competere con le imprese precedentemente esistenti mediante l’introduzione di nuove combinazioni. Anch’esso è, quindi strumentale (ancorché non sia solo un mero comprimario) per l’imprenditore che, come più volte detto, è il vero e proprio artefice dello sviluppo.
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CAPITOLO 2
Il rapporto tra venture capitalist e l’imprenditore – spunti critici