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L’ortoflorovivaismo in Emilia-Romagna

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 3.1mb) (pagine 126-131)

Il valore della produzione emiliano-romagnola di fiori e piante è fortemente influenzata non solo dagli eventi climatici ed atmosferici ma anche dai cam-biamenti che riguardano i mercati nazionali ed internazionali e, in particolare, dal confronto sia con nuovi competitori, ovvero i Paesi emergenti, sia i mercati del Sud Italia, dove la floricoltura si sta fortemente qualificando sia in termini di quantità, di costi di produzione e di qualità.

Il comparto è ancora oggi uno dei segmenti più liberalizzati e gode di po-chissimi interventi pubblici. Unica novità di un certo rilievo, è stata l’approvazione del tanto atteso Piano specifico di intervento per il settore flo-rovivaistico da parte del Ministero delle Politiche Agricole. Nel momento dell’approvazione sono stati stanziati più di 10 milioni di euro destinati a tre tipologie principali d’azione. Circa 5 milioni di euro sono stati destinati alla ri-cerca, mentre una parte rilevante ha interesato incarichi specifici per studi di

settore; la rimanente quota, circa 2 milioni di euro, sono stati impegnati per promuovere nuovi strumenti di comunicazione e valorizzazione del settore. Su quest’ultima attività, considerati i risultati deludenti degli ultimi due anni (2007-2008) il Ministero ha convocato le Regioni per riformulare un nuovo piano di comunicazione che avesse più incidenza sul tessuto produttivo nazio-nale. Qualche perplessità anche sugli studi di settori in considerazione del fatto che gran parte dell’attività è stata commissionata ad ISMEA, ma anche in que-sto caso è emersa la necessità di individuare nuove progettualità di studio.

Nonostante le tante difficoltà che attanagliano il settore, i produttori cerca-no di rispondere al meglio sia sul piacerca-no della quantità ma anche e soprattutto della qualità, con una PLV stimata intorno agli 83,3 milioni di euro.

Anche nel corso del 2008, la congiuntura negativa che ha investito le di-namiche dei consumi ha inciso profondamente sul settore floricolo, che per il secondo anno consecutivo, mostra tendenze negative, con una riduzione del fatturato stimabile intorno al 10% rispetto all’anno precedente. Come già ave-vamo accennato lo scorso anno il comparto dei fiori recisi sta cercando nell’innovazione di processo ma soprattutto di prodotto di conquistare nuovi spazi commerciali con molte novità sia per quanto riguarda i fiori recisi che le piante annuali fiorite. Nonostante questo, sono state soprattutto le piante an-nuali fiorite, come ciclamini, gerani, petunie, viole, ecc. a segnare la perfor-mance peggiore degli ultimi anni, con una riduzione del prezzo unitario del 30% circa.

Stabile l’andamento del vivaismo ornamentale, come evidenziato dal fattu-rato globale del settore, ma ciò è dipeso dall’aumento dei servizi di manuten-zione di parchi e giardini e non da un maggiore introito determinato dalla ven-dita di piante ornamentali. In sostanza, anche quest’anno si consolida l’andamento degli anni scorsi, con sempre meno produzione e sempre più ser-vizi di manutenzione e ripristino di luoghi verdi.

Il vivaismo orticolo mostra una certa flessione con una riduzione evidente del fatturato, dovuta principalmente al forte calo di tutti gli ortaggi da foglia come insalate, cicorie, bietole e sedano. Si tratta di prodotti a deperibilità ele-vata, poco gradita ai grandi centri commerciali, che preferiscono di gran lunga investire in promozione e pubblicità sui prodotti di IV gamma che hanno una migliore conservabilità. Tenenza opposta hanno mostrato invece le coltivazio-ne di peperoni, melanzacoltivazio-ne e zucchicoltivazio-ne e il loro bilancio mostra dei segnali posi-tivi di ripresa.

Stabile è l’andamento del comparto del vivaismo frutticolo. I segnali posi-tivi legati soprattutto ad un aumento del consumo di ortofrutta, hanno indotto molti agricoltori a rinnovare i loro impianti (melo, pero e pesco). Alla fine del 2008 i costi energetici hanno subito una certa riduzione, e si prevede

un’ulteriore calo anche per il 2009. Ricordiamo che i costi energetici, insieme a quelli della manodopera sono le voci più incisive del costo di produzione di questa coltivazione, e una loro diminuzione incide sul reddito dell’impresa.

Per quanto riguarda l’export di portainnesti da frutto, ricordiamo che la Re-gione Emilia-Romagna produce l’80% del prodotto a livello italiano, si evi-denzia un andamento positivo ad eccezione di taluni mercati dell’Est Europa, come quello ungherese e serbo in particolare, i cui Governi nazionali stanno riconsiderando i finanziamenti pubblici destinati al rinnovo degli impianti frut-ticoli. Tale decisione politica ha evidenti ricadute sul settore.

Questa edizione del capitolo sulle produzioni zootecniche, a differenza di quella dello scorso anno, non può avvalersi della disponibilità dei dati Istat sulle consistenze degli animali allevati al primo dicembre dell’anno preceden-te, che lo scorso anno erano stati resi pubblici con largo anticipo rispetto a quanto usualmente accade. Per contro, un importante strumento di documenta-zione qui utilizzato è costituito dall’indagine infracensuaria (campionaria) sul-la struttura e le produzioni delle aziende agricole resul-lativa al 2007, che fa segui-to a quella resa disponibile due anni fa per il 2005. Da tale indagine esce un panorama a luci e ombre per la zootecnia regionale, dove accanto a comparti in rigoglioso sviluppo appaiono realtà più problematiche e anche taluni com-parti francamente in difficoltà (tabella 5.1). Un primo indicatore è fornito dal numero di capi in allevamento, che si contrae per la maggior parte dei compar-ti, sia pure con entità diversa da caso a caso: tra il censimento del 2000 e l’indagine del 2007, gli ovicaprini allevati in regione si sono ridotti del 13%, i suini del 9%, i bovini del 4,5%, mentre forme minori di allevamenti come quelle dei conigli e degli struzzi sembrano in netta crisi. Per contro si potenzia soprattutto il comparto avicolo, ormai diventato quello più rappresentativo del-la realtà emiliano-romagnodel-la in ambito nazionale (mentre tale ruolo apparte-neva sino a pochi anni fa al comparto suino) e si mette in evidenza anche il comparto equino, per il quale si trova in Emilia-Romagna quasi un decimo delle 37-38 mila aziende allevatrici nazionali.

Anche i fatti di mercato mostrano andamenti differenziati tra i diversi com-parti produttivi: mentre i suinicoltori hanno vissuto un anno di prezzi decisa-mente soddisfacenti (che peraltro si inserisce in un tipico comportamento ci-clico di alternanza tra anni buoni e grami, tanto che già all’inizio del 2009 so-no iniziate le difficoltà), il comparto boviso-no da carne ha vissuto un anso-no a due facce, con listini a livelli elevati (ma in tendenziale flessione) per i vitelloni, relativamente depressi invece per i vitelli; il pollame ha vissuto un anno di e-spansione, dove però il mercato a tratti ha faticato ad assorbire gli incrementi produttivi, mentre il lattiero-caseario è stato esposto alla più generale evolu-zione del mercato internazionale, che dopo l’anno “pazzo” del 2007 si è carat-

Tabella 5.1 - Evoluzione della struttura degli allevamenti di diverse specie in Emilia-Romagna, 2000-2007

2000 censimento 2005 2007 Quota % su Italia 2007

Quota % su Italia 2000

Var. % 2007/2005

Var. % 2007/2000 Tipo di

allevamento N.

aziende N. capi N.

aziende N. capi N.

aziende N. capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Bovini 11.960 621.748 9.175 608.469 8.522 593.587 5,9 9,8 7,0 10,3 -7,1 -2,4 -28,7 -4,5 Bufalini 19 1179 53 317 13 1.189 0,5 0,4 0,8 0,6 -75,5 275,1 -31,6 0,8 Ovini 1.879 79.481 920 54.093 1.315 68.983 1,7 1,0 1,9 1,2 42,9 27,5 -30,0 -13,2 Caprini 1.577 10.483 399 3.081 908 9.161 2,7 1,0 3,2 1,1 127,6 197,3 -42,4 -12,6 Equini 3.485 15.680 2.814 17.076 3.161 15.940 9,3 10,2 7,2 8,5 12,3 -6,7 -9,3 1,7 Suini 4.521 1.552.952 2.191 1.342.878 1.541 1.412.065 1,5 15,6 2,3 18,0 -29,7 5,2 -65,9 -9,1 All. Avicoli 41.480 29.088.217 739 31.860.039 702 30.412.647 0,9 19,3 7,9 17,0 -5,0 -4,5 -98,3 4,6 Conigli 18.153 945.388 240 439.025 288 372.242 1,0 4,1 8,4 8,7 20,0 -15,2 -98,4 -60,6 Struzzi 179 6.285 104 2.744 36 97 4,1 0,8 11,4 16,4 -65,4 -96,5 -79,9 -98,5

Fonte: Istat, Censimento Generale dell'Agricoltura 2000 e Indagini sulla struttura e produzioni delle aziende agricole 2005 e 2007.

IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2008

terizzato per un diffuso ripiegamento delle quotazioni.

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 3.1mb) (pagine 126-131)