4. Il rapporto tra teoria e pratica 1 Teoria, metodo, modello
4.1.4 La costruzione del modello teorico-operativo
619 S. Giraldo, Lo stato della conoscenza e dell’operatività nel servizio sociale: prospettive di ricerca e di
formazione, in S. Giraldo, E. Riefolo (a cura di), cit., pag. 31.
620 E. Allegri, Le rappresentazioni dell’assistente sociale…, cit., pag. 30.
621 A. Campanini, L’intervento sistemico…, cit., pag. 22, ult. A. Campanini, F. Luppi, cit., pag. 14.
622 A. Campanini, L’intervento sistemico…, cit., pag. 22, ult. A. Campanini, F. Luppi, cit., pag. 14-5. Il pensiero di Campanini riprende i concetti formulati da Reid ed Epstein. Agli stessi concetti si richiama Gui. L. Gui, Le sfide teoriche…, cit., pag. 23.
623 M. Dal Pra Ponticelli, Nuove prospettive per il servizio sociale, cit., pag. 63.
624 Idem, pag. 64.
625 Il concetto di Payne viene ripreso da Gui. L. Gui, Le sfide teoriche…, cit., pag. 30. Al concetto di modello nei termini di ‘linee guida’ si riporta Dal Pra (M. Dal Pra Ponticelli, Nuove prospettive…); a conclusioni analoghe perviene Fargion al termine della sua ricerca centrata sul contratto (S. Fargion, I
La costruzione di modelli per l’operatività del servizio sociale626 non può prescindere da alcuni elementi, tra loro interrelati, che Dal Pra identifica nei principi e nei valori, nei riferimenti teorici e nella teorizzazione delle prassi, derivante quest’ultima da riflessioni o generalizzazioni ricavabili dall’esperienza. Nell’ambito di questi elementi principi e valori risultano determinanti in quanto vengono assunti come criterio selettivo rispetto alla scelta degli “elementi essenziali, delle impostazioni teoriche delle scienze sociali ritenute più utili e congruenti” al raggiungimento degli obiettivi del servizio sociale, anch’essi, nel pensiero di Dal Pra, informati ai valori.627
La fase iniziale di costruzione dei modelli, infatti, presuppone la formulazione di “ipotesi ricavate da un insieme di enunciati elaborati dalle scienze sociali, confrontati con i principi e i valori del servizio sociale”628. È in questa fase che si realizza una sorta di mediazione tra scienze sociali e servizio sociale, secondo criteri di congruenza (tra enunciati delle scienze sociali e valori del servizio sociale) e di applicabilità (possibilità dei concetti delle scienze sociali di essere utilizzati nella pratica per raggiungere gli obiettivi di servizio sociale)629. Il confronto tra le ipotesi formulate e le idee, le riflessioni che provengono dall’esperienza permette di sviluppare una riflessione scientifica (deduzione) e operativa (induzione) finalizzata a verificare la consistenza logica, l’applicabilità e la valenza strumentale ed euristica del modello.630 La successiva fase di raccolta di dati della realtà (fase descrittiva) consente di dare una configurazione maggiormente precisa al modello. Il modello così delineato costituisce uno “schema di riferimento deduttivamente e induttivamente formulato, che diviene uno strumento concettuale da applicare alla pratica, da verificare continuamente con questa e da confrontare con le nuove acquisizioni delle scienze sociali”.631
La formulazione dei modelli appare, quindi, un percorso complesso che richiede tempo e non può considerarsi mai interamente esaurito, se a questo termine si attribuisce il significato di cristallizzato, immodificabile, in ragione degli elementi che
626 Il percorso di costruzione dei modelli proposto da Dal Pra rimanderebbe al ‘realismo critico’ (osservazione della realtà, confronto critico e comprensione delle teorie, operatività) e svilupperebbe, integrandoli, processi di ‘descrizione’ e di ‘comprensione’. M. Dal Pra Ponticelli in G. Pieroni, M. Dal Pra Ponticelli, cit., p. 157.
627 M. Dal Pra Ponticelli (a cura di), I modelli teorici…, cit., pag. 17.
628 M. Dal Pra Ponticelli in A. Tiberio, F. Fortuna, Dizionario del sociale, F. Angeli, Milano, 2001, pag.330.
629 Idem. I criteri di congruenza (ai valori e ai riferimenti teorici prescelti) e applicabilità devono essere utilizzati anche nell’individuazione di strumenti e tecniche da utilizzare nell’operatività. G. Pieroni, M. Dal Pra Ponticelli, cit., p. 116.
630 M. Dal Pra Ponticelli in A. Tiberio, F. Fortuna, cit., p. 368.
lo compongono. Da qui la caratteristica di ‘incompletezza’ del modello632, punto di debolezza rispetto alle teorie (specie se intese in forma di leggi) e, allo stesso tempo, punto di forza rispetto alla produzione di conoscenza. Il variare degli elementi solleciterebbe, infatti, modifiche del modello, dando origine a un “processo circolare in evoluzione dinamica”633 (o “processo circolare a spirale”, secondo la definizione di Campanini634) attraverso il quale diventerebbe possibile l’accumulazione di sapere. A tale proposito va rilevato che gli stessi elementi costitutivi del modello rimandano a una produzione di sapere ‘diffusa’: non vengono individuati, cioè, centri di produzione teorica e ambiti operativi, ma si prefigura un coinvolgimento della comunità professionale nel processo di accumulazione del sapere, coinvolgimento reso possibile dall’assunzione di un atteggiamento ‘scientifico’ e di un’ottica di ricerca635. A sollecitare la riflessione teorica dei professionisti concorrerebbero, in particolare, le situazioni “nuove e impreviste” (Dal Pra)636, gli “errori” (Sicora)637, ossia circostanze in cui l’operatore vedrebbe messi in discussione gli “schemi interpretativi”638 utilizzati abitualmente. Riconoscendo un potenziale conoscitivo alle situazioni operative, in particolare quelle incerte e ambigue639, si opererebbe una revisione significativa del rapporto tra la teoria e la pratica, nei termini sia di una riconsiderazione delle conoscenze pratiche, sia delle modalità conoscitive, spesso tacite e implicite, utilizzate dai professionisti640. Alla distinzione anglosassone di teoria per la pratica e teoria della pratica si affiancherebbe, quindi, una “teoria nella pratica”641, propria del ‘professionista riflessivo’ (Schon).
Queste considerazioni, tuttavia, non sono prive di criticità: in particolare gli interrogativi sollevati da Ferrario642 in relazione ai modelli di fatto, da un lato,
632 B. Giesen, M. Schmid, cit, p. 83.
633 M. Dal Pra Ponticelli (a cura di), I modelli teorici…, cit., pag. 17
634 A. Campanini, L’intervento sistemico…, cit., pag. 21.
635 M. Dal Pra Ponticelli (a cura di), I modelli teorici…, cit, pag. 21
636 Idem, pag. 17
637 A. Sicora, L’assistente sociale riflessivo, Pensa Multimedia, Lecce, 2005, pagg. 212 e seg.; ult. A. Sicora, Errore e apprendimento nelle professioni di aiuto, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2010.
638 L’urgenza di attribuire un senso capace di orientare l’azione indurrebbe individui e gruppi a impiegare “quadri o cornici (frames) di significato pre-strutturati, cioè interpretazioni standardizzate della situazione che li confronta, traendoli da un repertorio memorizzato, individuale e sociale, talora apportandovi modifiche contingenti”. Lo schema interpretativo, cui si riferisce la definizione, non è sovrapponibile, per Gallino, al concetto di stereotipo o pregiudizio, per quanto stereotipi e pregiudizi “contribuiscano spesso a selezionare uno schema interpretativo in luogo di altri”. Nella trattazione dello schema interpretativo, peraltro, Gallino si richiama esplicitamente al pensiero di Goffman. L. Gallino, cit., pagg. 564 e seg.
639 Il riferimento è all’opera di Schon (D. Schon, cit.), della quale, in questo specifico contesto, si riprendono i contenuti attraverso le riflessioni proposte in particolare da Parton e O’Byrne e Sicora.
640 N. Parton, P. O’Byrne, Costruire soluzioni sociali, cit., p. 37.
641 A. Sicora, cit., p. 18.
sottolineano la possibilità che nella declinazione pratica i modelli diano origine a formulazioni innovative, la cui concettualizzazione potrebbe portare a un arricchimento del sapere teorico, secondo le ipotesi contenute nella costruzione del modello proposta da Dal Pra, dall’altro evidenziano il rischio che combinazioni improbabili di elementi teorici, strumenti e prassi operative originino percorsi ‘impropri’, nei quali non solo sarebbe difficile riconoscere un sapere identificativo della professione e della disciplina, ma sarebbe anche possibile mettere in dubbio la correttezza dell’azione. La questione, che, in questa sede, non può che rimanere aperta, rimanda a una più ampia analisi, sostenuta anche da percorsi di ricerca, sul rapporto tra teoria e prassi, un’analisi che sembrerebbe opportuno orientare sia verso l’approfondimento della traduzione operativa dei riferimenti teorici, sia in direzione di un’interrogazione sistematica dell’operatività al fine di evidenziare quelle ‘elaborazioni originali’ che possono tradursi in orientamenti innovativi a livello pratico e teorico.
4.2 I valori e i principi del servizio sociale