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La persona e i valori

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 197-200)

6. Dalla disciplina di sintesi alla tradizione di ricerca

6.2.1 La persona e i valori

Il legame persona-valori-principi è già stato trattato nel corso di questo lavoro per cui, in questa sede, ci si limita a richiamare alcuni aspetti che si ritengono meritevoli di attenzione, cercando di rilevarne potenzialità e limiti.

Un primo aspetto è dato dalla correlazione tra la concezione di persona, i valori e la nozione di ‘bisogno’. È, in particolare, il testo di Neve a suggerire questa riflessione: nell’identificare la persona come un’ “identità complessa”1030, Neve sottolinea, tra gli altri, i principi di globalità, autodeterminazione, autonomia. A quest’ultimo concetto (e, al suo contrario, ossia dipendenza) associa la relazione bisogni – risorse. Sono, tuttavia, le declinazioni del termine ‘bisogno’ (come fatto magico, fatto morale, fatto sociale, fatto scientifico), in un qualche modo, sedimentate nella collettività e pronte a emergere al mutare degli orientamenti culturali, politici, scientifici, ecc. a suggerire una riflessione che riguarda la nozione di persona come valore. Con ciò non si mette in

discussione, ovviamente, la nozione di persona come valore, bensì la possibilità che una declinazione troppo astratta – e distratta - di questa nozione, di fatto, possa dar spazio a concezioni teoriche e declinazioni operative diversamente orientate. Alcune riflessioni in questo senso sono già emerse nel corso di questo lavoro: l’accezione di bisogno-fatto scientifico, ad esempio, ha favorito un’accezione di persona come ‘oggetto’ di trattamento, quella di bisogno-fatto morale ha supportato opzioni colpevolizzanti che hanno permesso di distinguere le persone in ‘meritevoli’ e ‘non meritevoli’ di assistenza e la stessa nozione di bisogno-fatto sociale è stata criticata per il depauperamento delle capacità simboliche e relazionali delle persone. Se, come sostiene Neve, tali nozioni di bisogno permangono, pur con diverse enfasi, nella società1031, pare scontata la considerazione che l’affermazione della centralità della persona, di per sé, non costituisca garanzia di un effettivo riconoscimento del valore della persona medesima, valore che, anzi, potrebbe essere svilito da concezioni teoriche e declinazioni operative sostanzialmente incompatibili.1032

Fatta questa riflessione, peraltro generalizzabile all’insieme dei valori sostenuti dal servizio sociale, pare rilevante considerare come il termine ‘persona’ collegato alla ‘globalità’ favorisca l’associazione con le nozioni di ‘complessità’ (l’“identità complessa” cui si è fatto riferimento poc’anzi), di “unitarietà”, di “integrità” e di “interdipendenza” dei bisogni. In questo ‘uso’ del termine la persona è un’ “unità inscindibile e non frammentabile” (Bartolomei e Passera)1033 e posta in una relazione di continuità con l’ambiente (Bartolomei e Passera, Neve)1034. Un ambiente di cui viene, in primo luogo, sottolineata la dimensione delle relazioni più prossime: questa prospettiva, comune ai diversi modelli teorico-operativi1035 e più pertinente la nozione di persona che caratterizza la tridimensionalità o trifocalità, amplia la nozione di globalità, includendo la persona e il suo contesto.1036 Coerentemente con questi aspetti la nozione di globalità connessa al termine persona induce a privilegiare orientamenti teorici

1031 La riflessione che traspare dal testo di Neve sembra esser riproposta in modo più marcato nel testo di Dominelli. L’autrice, in particolare, sottolinea la possibilità (non tanto remota) di un ritorno alla distinzione cittadini meritevoli/immeritevoli.

1032 Tali potrebbero essere concezioni riconducibili ad approcci teorici eccessivamente deterministici o, per fare un esempio già trattato in questo testo, da prospettive manageriali.

1033 A. Bartolomei, A.L. Passera, cit., pag. 107.

1034 E.Neve, cit., pag. 224; A. Bartolomei, A.L. Passera, cit., pag. 107.

1035 Sono Bartolomei e Passera, in particolare, a sottolineare che “la consapevolezza che le persone si realizzano nei contesti di vita…” costituisce un ‘dato strutturale’ di tutti i modelli teorico-operativi. A. Bartolomei, A.L. Passera, cit., pag. 82.

1036 Una particolare sottolineatura, in questo senso, emerge dai modelli teorico-operativi sistemici e da quello unitario centrato sul compito. Si citano, a titolo esemplificativo, E. Allegri, P. Palmieri, F. Zucca, cit.,; A. Campanini, cit.; M. T. Zini, S. Miodini, cit.; F. Ferrario, Le dimensioni…, cit.

olistici, unitari e declinazioni operative che si oppongono alla parcellizzazione dei bisogni e alla frammentazione degli interventi1037 ed enfatizzano il ruolo di promozione e sviluppo di relazioni svolto dal servizio sociale (“far entrare in circuiti positivi”, l’“effetto moltiplicatore” di Ferrario).1038

Il termine persona connesso alle nozioni di autonomia e autodeterminazione sembrano evocare una duplice dimensione di possibilità e limite. Alla nozione di autonomia, in particolare, Neve, contrappone la nozione di dipendenza, intesa sostanzialmente come difficoltà di accesso alle risorse e conseguente impossibilità di orientare in modo autonomo le scelte, aspetto questo che pare riconducibile all’idea di “azione competente svolta [dall’uomo] nell’ambiente” di Germain e Gitterman.1039 Una posizione analoga sembra rappresentata da Ferrario: in particolare, nel concentrarsi sui vissuti della persona prima di accedere a un servizio, l’autrice sottolinea la percezione di fallimento, di incompetenza connesse a “uno stato di squilibrio esistenziale in termini ecologici, vale a dire che nella transazione con gli ambienti di vita non si sono manifestate risorse adeguate a fronteggiare le difficoltà…”.1040 In una prospettiva, che si potrebbe ritenere complementare ai contributi appena presentati, Pieroni sottolinea la relazione tra la possibilità di autorealizzazione e l’effettiva disponibilità di opzioni tra cui scegliere affinchè tale autorealizzazione possa concretizzarsi. In questa prospettiva l’autonomia conosce il proprio limite: un limite che deriva dalle concrete opportunità di scelta e che pare riconducibile alle cause strutturali dei problemi, (evidenziate, nel corso di questo lavoro, in particolare attraverso il contributo di Dominelli), aspetto questo che, nella pubblicistica esaminata, sembra trovare uno spazio di tipo descrittivo più che teorico-operativo.1041

La questione delle opportunità di scelta, che Pieroni collega alla tridimensionalità dell’intervento, pare assumere un’ulteriore specificazione se messa in

1037 Si richiamano, volutamente, in questa sede alcuni temi già trattati per rendere atto della possibilità di aggregazione dei concetti legati ai termini-chiave. In particolare in questo caso il riferimento è al pensiero di E. Neve, cit., pag. 193; G. Pieroni in G. Pieroni, M. Dal Pra Ponticelli, cit., pag. 185; A. Bartolomei, A. L. Passera, cit., pag. 45. Sul concetto di unitarietà si veda, inoltre, A. Bartolomei, Unitarietà, in M. Dal Pra Ponticelli (diretto da), Dizionario…, cit., pagg. 738 e seg.

1038 Si richiama, in questa sede, un elemento già trattato nel corso del lavoro a titolo esemplificativo, in quanto questo aspetto pare trasversale ai contributi teorici. F. Ferrario, Le dimensioni…, cit., pagg. 46-154.

1039 E. Neve, cit.. Il pensiero di Germain e Gitterman, peraltro, rimanda al contributo teorico di Erickson, esplicitamente richiamato nel testo. C. Germain, A. Gitterman, L’intervento del servizio sociale secondo

il modello esistenziale, in M. Dal Pra Ponticelli (a cura di), I modelli teorici…, cit., pag. 167.

1040 F. Ferrario, Le dimensioni…, cit., pag. 142.

1041 Questo aspetto va, comunque, ricondotto a una considerazione più generale, già fatta nel corso di questo lavoro, di uno sbilanciamento dei testi considerati verso la dimensione individuale del servizio sociale.

relazione a una concezione di “libertà di scelta dei servizi da fruire” (Gui)1042 e a un rapporto con l’organizzazione, in questo caso pubblica, che, come si evince in modo evidente dal testo di Bini, si fa più dialettico.1043 Emerge da questa prospettiva una concezione di persona che, pur in situazioni di limitata autonomia, esprime non solo una propria intenzionalità, ma anche una capacità negoziale rispetto all’offerta dei servizi.1044 E, in modo complementare, emerge la necessità di un servizio sociale capace di sostenere e orientare la scelta delle persone anche in condizioni di limitata autonomia. Questo aspetto può esser correlato in modo significativo alla nozione di partecipazione, termine che sembra indicare qualcosa ‘di più’ del “coinvolgimento attivo” dell’utente nella relazione di aiuto e ‘di diverso’ dalla nozione di empowerment1045 e che potrebbe suggerire ipotesi di approfondimento (teorico e di ricerca), finalizzate ad analizzare la sua declinazione nel processo di aiuto. Un primo passo in questo senso potrebbero essere le ricerche orientate a rilevare l’opinione delle persone rispetto ai servizi: a tali ricerche fa riferimento Banks allo scopo di sottolineare come le stesse abbiano prodotto dei cambiamenti nella relazione tra assistenti sociali e persone, limitando la discrezionalità dei primi e riconoscendo maggiori diritti alle seconde.1046 Un ulteriore orientamento, in questo senso, potrebbe esser dato dalla possibilità di riconoscere alla persona la capacità di influire sull’offerta dei servizi a partire dalla propria esperienza degli stessi. Sottende a questa prospettiva l’idea che la persona che ha sperimentato una difficoltà possa essere una risorsa (“avere provato personalmente costituisce una risorsa che attiva risorse”1047), aspetto questo che, peraltro, ha trovato già uno sviluppo nei gruppi di automutuo aiuto.

Un’ulteriore declinazione della relazione persona-autonomia viene proposta da Folgheraiter: nel pensiero dell’autore vi è una sostanziale coincidenza tra autonomia e capacità di azione e tra questa e il benessere. In particolare, secondo l’autore, il “benessere d’azione” è rappresentato dal “sentimento…di padroneggiare (mastering) la

1042 L. Gui, Le sfide teoriche…, cit., pag. 130.

1043 L. Bini, cit. Affrontando il tema della documentazione, Bini pone l’accento sul diritto di accesso agli atti da parte delle persone: la riflessione, tuttavia, può essere estesa anche ad altri aspetti della relazione di aiuto, una relazione che, nell’operatività più che a livello teorico, sembra configurarsi in modo diverso proprio in relazione al riconoscimento dei diritti e alla richiesta di riconoscimento dei diritti formulata dalle persone.

1044 Si tratta di una capacità negoziale più ampia rispetto a quella delineata dagli autori con riferimento al ‘contratto’ nell’ambito della relazione di aiuto.

1045 Si cita a titolo esemplificativo e per le implicazioni della nozione di empowerment correlata a un’offerta di servizi ‘minimalista’ F. Folgheraiter, Teoria e metodologia…, cit., pagg. 403 e seg.

1046 S. Banks, cit., pag. 97.

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 197-200)