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La destinazione dei terreni agricoli confiscat

L’analisi dei dati sulla localizzazione e destinazione dei terreni confiscati, forniti dall’Agenzia del Demanio14; evidenzia che il fenomeno si distribuisce in otto regio- ni, di cui 3 del centro-nord (Piemonte, Lombardia, Lazio) e le restanti 5 del meri- dione, compreso le isole (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna). I terreni sono complessivamente 566, corrispondenti a 1.402 ettari di superficie totale: di questi 549, pari a 1.388 ettari, sono situati al meridione.

La Sicilia è la regione con il maggior numero di terre confiscate (tabella 1), pari al 51% dei terreni, con una superficie media di circa 4 ettari e corrispondenti all’81% di superficie totale rispetto al dato nazionale. Seguono a notevole distanza - sia per la numerosità sia per superficie - Calabria (19% e 10%), Campania (14% e 5%) e Puglia (12% e 3%). Anche le regioni centro-settentrionali non sono esenti dall’azio- ne di confisca; in particolare il Piemonte con il 2% di terreni corrispondenti allo 0,5% della superficie complessiva, a cui segue il Lazio rispettivamente con l’1% e lo 0,4% del dato nazionale, ma con una superficie media maggiore pari a 1,2 ettari.

Tabella.1 - Terreni confiscati e relativa superficie totale per regione (31 -03- 2008)

Numero Superficie Superficie Superficie

terreni (ha) terreni sul media per

Regioni Numero sul Totale Totale Italia numero

Terreni Italia (%) (%) terreni (ha)

Piemonte 11 2 7 0,5 0,6 Lombardia 1 0,2 1 0,04 0,6 Lazio 5 1 6 0,4 1,2 Centro Nord 17 3 13 1 0,8 Campania 82 14 70 5 0,9 Puglia 70 12 47 3 0,7 Calabria 106 19 140 10 1,3 Sicilia 289 51 1131 81 3,9 Sardegna 2 0,4 0,05 0,003 0,02 Sud 549 97 1388 99 2,5 Totale Italia 566 100 1402 100 2,5

Fonte: Nostra elaborazione su dati Agenzia del Demanio

14 I dati forniti dall’Agenzia del Demanio sono riferiti al 31 marzo 2008. A tale proposito si desidera ringraziare il dott. Giuseppe Pisciotta, responsabile dell’Area Beni e Veicoli Confiscati dell’Agenzia del Demanio e il suo ufficio per la gentile disponibilità, nonché per la concessione dei dati sui terreni agricoli confiscati alle organizzazioni cri- minali.

I terreni confiscati sono classificati in tre categorie, a seconda dello stato della pro- cedura di assegnazione in cui sui collocano:

Terreni in gestione al Demanio;

Terreni destinati al comune in cui ricadono;

Terreni trasferiti al comune in cui ricadono, per essere utilizzati da parte di coope- rative agricole e consorzi per lo sviluppo di attività agricole.

I terreni, una volta giunti alla fase di destinazione, diventano di proprietà dei comu- ni in cui sono ubicati. A loro volta i comuni li assegnano, mediante un contratto di comodato d’uso gratuito della durata di circa 30 anni, alle cooperative sociali di tipo B per la messa in produzione. Dunque, le cooperative non sono proprietarie dei terreni, ma solo “affidatarie” e, quindi, non possono utilizzare tali beni come garanzia per l’ottenimento di mutui o linee di credito bancario. Sussistono signifi- cative differenze fra il numero dei terreni agricoli che ricadono nelle tre categorie. Infatti a livello nazionale (tabella 2), il 58% dei terreni confiscati è utilizzato da cooperative agricole e consorzi, mentre resta ancora un buon 30% in gestione e il 13% di terre è destinato ai comuni.

Tabella 2 – Numero e superficie totale dei terreni confiscati per classificazione (31 marzo 2008)

Affidati

in gestione al Destinati a cooperative

Regioni Demanio ai comuni e consorzi Totale

Terreni Sup Terreni Sup Terreni Sup Terreni Sup

(n.) . (ha) (n.) . (ha) (n.) . (ha) (n.) . (ha)

Piemonte 2 0,4 9 6 11 7 Lombardia 1 1 1 1 Lazio 4 6 1 0,01 5 6 Campania 9 23 7 10 66 38 82 70 Puglia 10 5 47 36 13 5 70 47 Calabria 73 71 2 0,5 31 69 106 140 Sicilia 73 424 12 7 204 700 289 1131 Sardegna 2 0,05 2 0,05 Totale Italia 169 528 71 55 326 819 566 1402

Fonte: Nostra elaborazione su dati Agenzia del Demanio

Relativamente ai terreni che sono già in uso presso le cooperative e i consorzi, la Sicilia con 204 terreni corrispondenti a 700 ettari è la regione con i valori più ele- vati. A essa seguono la Campania con 66 terreni (38 ha) e la Calabria con 31, ma di più ampia dimensione in quanto corrispondono a ben 69 ha in totale. La Sicilia

e la Calabria sono le regioni che possiedono il maggior numero di terreni che sono ancora in gestione al Demanio (73 ciascuna), anche se in termini di superficie è la Sicilia che detiene più di 400 ha sugli oltre 500 ha in gestione dell’intero meridio- ne.

Il valore economico stimato dei terreni confiscati, che a marzo del 2008 risultano in gestione in Italia, è pari a oltre 13 milioni di euro per un totale di 169 terreni. Se si tiene conto dell’andamento del valore medio di mercato dei terreni, si stima un valore medio ad ettaro abbastanza alto per la Campania (120.000 euro/ha) contro un valore più basso per la Puglia (30.000 euro/ha) e la Sicilia (10.000 euro/ha). Se si osserva il tempo che intercorre tra la definitività della confisca e la successiva data di destinazione ai comuni (tabella 3), si evince che per una serie storica che va dal 1987 al 2008, il maggior numero di terreni destinati si è avuto nel 2006. In tale anno risultano destinati 43 terreni nella regione Puglia, ma per i quali si era ottenuta la definitività della confisca ben 10 anni prima. Altri 10 terreni, la cui con- fisca era avvenuta nel 1998, sono stati destinati in Sicilia nel 2008,; sette terreni risultano destinati in Campania nel 2001: in questo caso la confisca risale a sei anni prima. Il lasso di tempo che intercorre tra le fasi di confisca e di destinazione comporta in molti casi la perdita di produttività dei terreni agricoli, con inevitabili costi di riconversione produttiva, che si ripercuotono negativamente sul piano eco- nomico e sociale.

Tabella 3 - Terreni agricoli confiscati trasferiti ai Comuni secondo la definitività della confisca e la successiva data di destinazione (31 marzo 2008)

Anno di Confisca 1987 1995 1997 1998 2001 2004 2005 2005 2007 Anno di destinazione 2006 2006 2003 2008 2007 2008 2007 2008 2008 Piemonte 2 Lombardia 1 Campania 7 Puglia 43 4 Calabria 2 Sicilia 1 1 10 Totale Italia 1 43 1 10 7 1 2 4 2

Fonte: Nostra elaborazione su dati Agenzia del Demanio

Invece, se si analizza il tempo che intercorre tra la confisca e l’affidamento a coo- perative e consorzi, si può evidenziare una maggiore velocizzazione della proce- dura che riguarda soprattutto gli ultimi anni. Infatti, nella serie storica che va dal

1985 al 2006, si passa da una prima fase temporale - in cui intercorrono 5 anni (dal 1996 al 2001) per 14 terreni in Sicilia, 6 anni (dal 1997 al 2003) per 40 terreni in Campania, 7 anni (dal 1999 al 2006) per 12 terreni in Calabria – a una seconda fase, in cui intercorrono solo 2 anni (dal 2002 al 2004) per 15 terreni distribuiti tra Calabria e Sicilia e per 11 terreni (dal 2005 al 2007) assegnati tra Campania, Puglia e Sicilia.

In ultimo, dalla tabella 4 si evince che, relativamente alle finalità di utilizzo delle terre confiscate da parte di cooperative e consorzi agricoli, i 326 terreni complessi- vi si ripartiscono nel modo seguente:

- Per la quasi totalità (242) le aree sono destinate a utilità sociali, di cui la gran parte (163) è situata in Sicilia;

- 43 terreni (di cui 40 in Campania e i restanti tre in Calabria) sono utilizzati secondo le finalità previste dal PON Progetto pilota nuove generazioni;

- le restanti 41 terre, tutte situate in Sicilia, sono affidate al Consorzio sviluppo e legalità15.

Tabella 4 - Terreni agricoli confiscati e trasferiti ai relativi comuni per essere uti- lizzati da parte di cooperative agricole e consorzi per lo sviluppo di attività agricole, distinti per finalità e per regioni (31 marzo 2008)

Area destinata Consorzio PON Progetto

a utilità sociali sviluppo e legalità pilota nuove generazioni

Piemonte 9 Lazio 1 Campania 26 40 Puglia 13 Calabria 28 3 Sicilia 163 41 Sardegna 2 Totale Italia 242 41 43

Fonte: Nostra elaborazione su dati Agenzia del Demanio

Alcune riflessioni

Il primo dato che emerge da questa breve analisi è la sproporzione fra i terreni agricoli sequestrati e quelli confiscati. L’analisi, infatti, evidenzia che, al 31 marzo 2008, dei 566 terreni agricoli confiscati, solo 326 - poco più della metà - risultano assegnati a cooperative e consorzi. I 120 giorni totali previsti dalla normativa, nei

15 Il Consorzio sviluppo e legalità è un consorzio di 8 comuni della provincia di Palermo, costituito il 30 maggio 2000 su iniziativa del Prefetto di Palermo per l’amministrazione, in forma associata e per finalità sociali, dei beni confiscati alla criminalità organizzata (Frigerio et al., 2007).

quali l’Agenzia diventa responsabile gestionale del bene e ne decreta la destinazio- ne, non sono evidentemente sufficienti. Ciò è dovuto a numerosi fattori: controver- sa interpretazione del provvedimento giudiziario, dati catastali incompleti o errati, presenza sul bene confiscato di ipoteche, occupazioni abusive che richiedono ulte- riori azioni giudiziarie per procedere agli sgomberi, beni definitivamente confiscati in ambito di prevenzione ma oggetto di sequestro penale e, dunque, non destinabi- li; in molti casi, le problematiche presenti contemporaneamente sono più di una, soprattutto quando si tratta di beni aziendali.

I tempi, dunque, si allungano e questo provoca un deterioramento del bene che, nel caso di terreni e aziende agricole, provoca danni rilevanti in vista di una suc- cessiva ripresa dell’attività produttiva. Da più parti è stato proposto di affrontare il problema rendendo i beni confiscati diversi dagli ordinari beni del patrimonio dello Stato, attribuendogli, comunque, specificità che contribuiscano a superare la straor- dinarietà del loro riutilizzo. A tale scopo, è stata avanzata la proposta di introdurre un testo legislativo unico, che superi le complessità relative alle attuali varie dispo- sizioni. La necessità di superare il carattere di “emergenza” che spesso caratterizza gli interventi destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni confi- scati ha spinto, inoltre, gli addetti ai lavori a chiedere l’istituzione di un fondo ordi- nario governativo, da integrare con le risorse finanziarie destinate per i suddetti beni dal PON Sicurezza (per la programmazione 2007-2013 oltre 91 milioni di euro) in modo da introdurre una pratica regolare di sostegno e consolidarla nel tempo.

Un’altra problematica emersa è legata al ruolo dei comuni ai quali spetta il compito di proporre l’assegnazione del bene, allorquando non utilizzato per fini istituzionali. Di frequente, a causa dei costi di gestione troppo onerosi o delle ingenti spese necessarie per il riutilizzo, le amministrazioni locali tendono a rimandare gli interventi chiedendo al soggetto assegnatario (associazione, coopera- tiva) di prendersi carico degli investimenti iniziali. Bisogna però considerare che le cooperative sociali di tipo B16, alle quali generalmente le aziende agricole confisca- te sono destinate risultano, dal punto di vista giuridico, soltanto “affidatarie” dei beni e ciò comporta, ad esempio, l’impossibilità di accedere a mutui bancari. A proposito, è stato più volte avanzata la richiesta, da parte dei destinatari, di sostitui-

16 Le cooperative sociali di tipo B operano in diversi settori (agricolo, industriale, commerciale e dei servizi). Forniscono opportunità occupazionali a persone svantaggiate, favorendo l’integrazione sociale di soggetti che altri- menti rimarrebbero esclusi dal mercato del lavoro (alcolisti, detenuti ed ex detenuti, disabili fisici, psichici e senso- riali, minori, pazienti psichiatrici, tossicodipendenti e altre persone che per povertà o per perdita di una preceden- te occupazione si trovano escluse dal mercato del lavoro).

re il comodato d’uso con contratti di locazione almeno decennali, per consentire alle cooperative sociali di poter pianificare le attività economiche e ottenere i necessari finanziamenti bancari.

Un tentativo di soluzione dei problemi legati alla gestione dei beni confiscati, in particolare per quelli agricoli, è rappresentato dalla costituzione di Consorzi di comuni. Tale forma di associazionismo permette, infatti, alle cooperative agricole di fare meglio impresa sociale, avendo a disposizione una quota maggiore di terre- ni, non circoscritti entro i confini di una singola amministrazione, di sviluppare progettualità condivise e di facilitare la gestione finanziaria delle imprese.

Al ruolo delle amministrazioni locali è legato il problema delle relazioni sociali, spesso ambigue, tra i diversi attori coinvolti nella fase “conclusiva” della procedura di assegnazione. Anche quando il procedimento di destinazione è concluso, risulta difficile coinvolgere le popolazioni residenti nei progetti e nella nuova gestione dei beni confiscati perché il “condizionamento ambientale” del potere mafioso nei ter- ritori prosegue, esercitando una forte pressione, in molti casi diretta, sui soggetti che esprimono interesse o partecipano ai progetti di riutilizzo. Questo problema riguarda anche la stessa produttività dei beni aziendali, in particolare quella delle aziende agricole, che risulta spesso compromessa dalla precedente gestione “ille- gale” che non ha permesso un regolare sviluppo imprenditoriale dell’attività.

In questo ambito è stato notevole l’impegno dei vari partner coinvolti nei pro- getti finanziati dal PON sicurezza 2000-2006, nell’ambito dell’Asse II “Promozione e sostegno alla legalità” attraverso tre Misure rivolte a “Diffondere tra le popolazio- ni interessate una particolare sensibilità ai temi della legalità e della sicurezza”. In questi anni numerose iniziative imprenditoriali su terreni agricoli confiscati, mal- grado le difficoltà riscontrate, hanno prodotto buoni risultati (Valle del Marro in Calabria, Placido Rizzotto, Lavoro e non solo in Sicilia, Il Gabbiano nel Lazio) dimostrando le potenziali opportunità del settore agricolo nell’offrire, oltre a occu- pazione e reddito, servizi sociali alla popolazione locale nell’ottica dell’agricoltura multifunzionale. L’esperienza della Valle del Marro offre a riguardo un esempio significativo. La Cooperativa che opera nella provincia di Reggio Calabria (dopo Palermo, l’area con il maggior numero di beni confiscati) nel febbraio 2005 è dive- nuta assegnataria di circa 27 ettari di terreno sottoscrivendo contratti di comodato d’uso gratuito, della durata di 30 anni, con i Comuni di Gioia Tauro, Oppido Mamertina e Rosarno. In seguito a un bando pubblico sono stati selezionati 15 gio- vani che dopo 4 mesi di formazione e un tirocinio presso cooperative dell’Emilia Romagna e della Sicilia hanno dato inizio alla produzione di olio, miele, ortaggi

con metodo biologico. I prodotti, commercializzati con il marchio “Libera Terra”, sono distribuiti essenzialmente dalla catena delle botteghe del biologico specializ- zato, le botteghe del commercio equo e solidale e in alcuni comparti della Coop Italia nazionale, che ha investito nel progetto “Libera Terra” dando supporto anche attraverso consulenze. La cooperativa, per promuovere soprattutto nei giovani una sensibilità antimafia, realizza anche progetti nelle scuole coniugando gli aspetti formativi della educazione alla legalità con la sensibilizzazione verso il valore etico e sociale contenuto nell’utilizzo dei beni confiscati, partecipa inoltre ai “campi della legalità”, un’iniziativa organizzata da Legambiente e da Libera con l’obiettivo di promuovere in tutto il mondo la cultura della legalità e dell’ambienta- lismo. Nell’ottica della diversificazione delle attività, la cooperativa è impegnata anche nella creazione di una fattoria didattica attraverso la quale intende promuo- vere percorsi di conoscenza nel territorio, salvaguardia e rilancio di antiche cultu- re contadine rivolti a scuole e gruppi di tutto il territorio nazionale. La Valle del Marro rappresenta per i territori in cui opera la prima esperienza di giovani disoc- cupati che investono risorse e competenze su terreni confiscati, puntando a ottene- re prodotti, capaci di stare sul mercato per l’alta qualità, la genuinità e il forte con- tenuto etico, nel rispetto della legalità, dell’ambiente e della salute dell’uomo. È in tali contesti che il lavoro in agricoltura è diventato occasione di riscatto socia- le e di lavoro per giovani e disoccupati, tossicodipendenti, ex-detenuti, per altri soggetti svantaggiati. Le istituzioni hanno compreso la validità di queste esperienze e, in linea con quanto avvenuto nella passata programmazione 2000-2006, hanno attivato interventi di sostegno finanziario atti a favorire il riutilizzo dei beni confi- scati con specifiche linee di intervento all’interno della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013. In Campania e in Sicilia, ad esempio, misure del PSR relative all’indennità compensativa per le zone svantaggiate e montane sono destinate anche alle aziende agricole operanti su terreni confiscati alla criminalità organizza- ta; in Calabria la Misura 121, Ammodernamento delle aziende agricole, è rivolta a quelle imprese che svolgono attività legate all’agricoltura sociale, in particolare le attività svolte in strutture e terreni confiscati in via definitiva alla criminalità mafio- sa. In questo ambito è auspicabile una maggiore sinergia tra il quadro normativo di riferimento, il mondo dell’associazionismo e le azioni intraprese all’interno delle varie politiche di sviluppo nazionali e comunitarie. Un esempio positivo in tale senso è rappresentato, anche in questo caso, dall’esperienza della cooperativa

Valle del Marro – Libera Terra. Il successo dell’iniziativa è stato determinato, infatti,

“Libera” che ha coinvolto oltre alla Diocesi di Oppido-Palmi, la Prefettura di Reggio Calabria, l’Agenzia del Demanio, le Amministrazioni locali interessate, l’Agenzia Italia Lavoro, la Lega Coop e le associazioni locali. Capofila delle Istituzioni coinvolte è stato il Ministero del Lavoro che, attraverso un finanziamento della Legge 383/2000, ha permesso di dare inizio a una forma di concertazione e quindi a un progetto concreto e di successo capace di creare reddito e consenso tra l’opinione pubblica.

Conclusioni

Negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse della criminalità organiz- zata per il settore dell’agricoltura, che ha condotto all’affermarsi dell’ “agro-crimi- nalità” finalizzata al controllo dell’intera filiera agro-alimentare, con inevitabili ricadute negative sulla formazione dei prezzi, sul sistema creditizio, nonché sulla perdita di capitale sociale.

In tale scenario il possesso del territorio diventa un fattore cruciale, in quanto esso è da sempre la manifestazione concreta del potere delle organizzazioni crimi- nali. Dunque, se le istituzioni intendono impegnarsi per il recupero della legalità dovrebbero partire proprio dal territorio. In questo senso diventa strategica l’azione di confisca e la gestione dei terreni agricoli alle criminalità e, in particolare, la fun- zione delle cooperative sociali per la crescita dei territori, anche ai fini dell’inseri- mento lavorativo e dell’inclusione sociale. Infatti, attraverso l’azione di confisca non solo si restituisce alla collettività il capitale fisico dei terreni, ma anche il capi- tale umano e sociale, indotto e utilizzato dalle cooperative stesse, innescando un circuito virtuoso di competitività e di responsabilità sociale. Dunque, tali riflessioni confermano l’importanza dell’impegno da parte delle istituzioni per la realizzazio- ne e lo sviluppo di relazioni efficienti ed efficaci con le comunità locali per la dif- fusione e affermazione della cultura della legalità, nonché per l’attuazione di un continuo processo di inclusione sociale.

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