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LA FORMAZIONE STRUTTURATA: TEMI, SOGGETTI ATTUATORI, TEMATICHE

Nel documento Insegnare in Trentino (pagine 47-52)

UNA PRIMA VALUTAZIONE DEI PERCORSI

5. LA FORMAZIONE STRUTTURATA: TEMI, SOGGETTI ATTUATORI, TEMATICHE

Passando, invece, ai corsi di formazione nell’anno scolastico 2006/2007 un terzo dei docenti hanno frequentato un corso formativo, un altro terzo ne ha frequentati due, il 16% tre, il 4% quattro, l’1% cinque e il 2% sei o più corsi. In modo non dissimi-le, nell’anno scolastico successivo, hanno frequentato un corso formativo il 38% dei docenti, due corsi il 34%, tre corsi il 13%, quattro corsi il 5%, cinque l’1% e sei o più corsi il restante 2%.11

Anche in questo caso non sembrerebbero sussistere variazioni nel quinquennio 2003 - 2008: le diff erenze con la rilevazione precedente vanno lette con una cautela ancora maggiore delle precedenti poiché in quel caso i due anni venivano considerati unitamente. Tuttavia, la diff erenza è piuttosto contenuta: nel 2003 i docenti dichiara-vano di aver frequentato mediamente 3.5 corsi nei due anni scolastici di riferimento (2001/2002 e 2002/2003) mentre il dato aggiornato sale a 4.0 corsi: pur, lo ribadiamo, con le cautele necessarie, tali informazioni sembrerebbero andare nella direzione di con-fermare il quadro, con un lieve incremento dell’impegno dei docenti nella formazione, almeno in relazione al numero di corsi frequentati. D’altro canto, tale andamento sembra essere confermato anche nel momento in cui si considera il numero di ore medio per

10 Cfr. nota 5.

11 In entrambi gli anni scolastici, il completamento a 100 è dato da coloro che non hanno eff ettuato corsi o non hanno dato alcuna indicazione a riguardo.

anno investite in corsi di formazione: nel 2003, infatti, presso i tre ordini scolastici risul-tava un numero medio di ore per anno scolastico pari a 29 ore alla scuola elementare e 27 ore sia alla scuola media inferiore sia alla scuola media superiore. Per gli anni consi-derati in questa indagine (2006/2007 e 2007/2008) tale valore si conferma pari a 29 per la scuola primaria e sale a 29 per gli altri ordini. Nel complesso, dunque, il dato diacronico sembrerebbe indicare un quadro sostanzialmente stabile nel corso degli anni.

La Fig. 2.10 propone una tipologia sintetica di docenti costruita a partire dal nu-mero di corsi e dal nunu-mero di ore dedicate alla formazione nel corso degli anni sco-lastici 2006/2007 e 2007/2008 (anno in cui è avvenuta la rilevazione). Essa individua tre tipi: i distanti, i moderati, gli attivi.

Fig. 2.10. Tipologia formazione pregressa

42%

6%

52%

Distanti - almeno un anno senza formazione Moderati - attività di formazione minima o contenuta

Attivi - formazione oltre l'obbligo in entrambi gli anni

(Base=1.306)

I distanti - Il gruppo minoritario (6%) è costituito da coloro che in almeno uno dei casi non ha fatto alcuna formazione nonostante l’obbligatorietà di almeno 10 ore e nell’altro anno si è limitato all’obbligatorietà o poco più. Nello specifi co, poi, coloro che non hanno fatto alcuna formazione nel corso dei due anni sono pari al 3%.

I moderati - Il gruppo a maggioranza assoluta (52%) è costituito da coloro che hanno eff ettuato la formazione obbligatoria o si sono dedicati ad una formazione poco più impegnativa.

Gli attivi - Minoritario, ma comunque consistente (42%), il gruppo di coloro che dichiarano di aver partecipato in entrambi gli anni a più corsi e per un monte ore consistente, al di sopra dell’obbligo.

Nel complesso, dunque, una popolazione docente che si conferma sensibile al tema dell’aggiornamento professionale.

Inoltre, quasi un docente su cinque (il 18%) ha partecipato a viaggi formativi or-ganizzati dal Dipartimento Istruzione.

Se consideriamo i soggetti organizzatori che maggiormente raggiungono i docenti tramite la realizzazione di percorsi formativi, la Fig. 2.11 mostra come l’attore principale sia l’istituto di appartenenza seguito da Università e Enti accreditati (altre istituzioni).

Fig. 2.11. L’off erta di formazione in servizio

90

27

11

41

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Istituto di appartenenza Dipartimento istruzione Didapat-edulife Altre istituzioni

(%, Base minima =1.163)

Anche considerando questo segmento formativo (quello istituzionalizzato dei corsi) è possibile rilevare alcune specifi cità di comportamento in relazione ad alcune variabili di base.

A diff erenza dell’auto-formazione, le docenti (come accennato più sopra) si mo-strano più coinvolte: sono attive il 46% delle donne contro il 31% dei colleghi che, invece, sono moderati nel 62% dei casi contro il 48% delle femmine.

Per quanto riguarda l’età, i giovani sono più facilmente estranei, ma questo può spiegarsi con la loro più recente uscita dal percorso formativo: sono distanti nel 16%

dei casi contro il 4% dei docenti della fascia di età intermedia e il 2% dei più anziani.

Al contrario, sono attivi il 35% dei giovani contro il 45% dei medi e degli anziani.

Per quanto riguarda l’ordinamento, si conferma un quadro in cui primeggia l’im-pegno dei docenti di scuola primaria e di scuola secondaria di primo grado e un

maggiore distacco dei docenti di scuola secondaria di secondo grado: sono attivi il 46% dei docenti di scuola primaria contro il 44% nella scuola secondaria di primo grado e il 37% nella scuola secondaria di secondo grado.

Considerando, infi ne, la materia, i più impegnati risultano essere i docenti di ma-terie umanistiche attivi nel 44% dei casi contro il 40% nel caso delle mama-terie scienti-fi che e il 38% delle tecnico-pratiche. Al contrario sono distanti il 6% dei primi, il 5%

dei secondi e il 10% dei terzi.

Passando a disaminare gli argomenti oggetto di formazione, la tabella 2.3 mostra una sorta di classifi ca virtuale data dalla percentuale di docenti che hanno dichiarato di essersi dedicati ai temi proposti.

Tab. 2.3. I temi oggetto della formazione in servizio pregressa (incidenze % di «Sì»)

Le metodologie di insegnamento generali 56

I contenuti disciplinari 55

La didattica disciplinare 53

L’uso didattico delle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione 51 Le strategie di intervento sulle diverse forme del disagio scolastico 44 Le educazioni trasversali (ambiente, cittadinanza, salute, intercultura, ecc.) 36

La gestione delle dinamiche relazionali in classe 34

L’individualizzazione dell’insegnamento 30

La valutazione degli alunni 25

L’analisi curricolare 19

I rapporti scuola - territorio 19

La lingua inglese 18

La continuità (o raccordi) con altri ordini di scuola 14

La gestione dei rapporti con le famiglie 14

Le modalità didattiche da usare con studenti di altra nazionalità 14

La nuova normativa scolastica 12

Le modalità didattiche per l’orientamento disciplinare in itinere 12

L’autoanalisi d’Istituto 11

L’integrazione tra scuola, formazione e lavoro 9

Base minima: 1.125

Osservandola è possibile evidenziare che i docenti sono coinvolti principalmente in progetti formativi che hanno come contenuto l’ABC della docenza: uno su due, in-fatti, ha frequentato percorsi o moduli relativi a metodologia di insegnamento, con-tenuti e didattica disciplinare, uso didattico delle nuove tecnologie.

È degno di nota, dunque, che l’adesione dei docenti sia per lo più relativa a ele-menti che riguardano la loro quotidianità di routine prima che progetti o esigenze speciali, anche se va sicuramente considerato che la partecipazione a percorsi e corsi formativi non discende solo ed esclusivamente dalle esigenze dell’utenza ma è anche l’esito dell’off erta (qui non rilevata).

Il panorama rappresentato in tabella si ripropone anche per i diversi sottogruppi della popolazione in modo pressoché indistinto. Si notano alcune lievi diff erenze per genere, poiché le insegnanti sembrano prediligere occasioni formative con contenuti di carattere espressivo (strategie di intervento al disagio scolastico e gestione di di-namiche di classe) e per ordinamento scolastico: i contenuti disciplinari sembrano interessare maggiormente i docenti di scuola secondaria di secondo grado, mentre alla scuola primaria si aderisce più facilmente a moduli formativi che abbiano come contenuto le metodologie di insegnamento, il processo di individualizzazione dell’in-segnamento, le strategie di intervento in casi di disagio scolastico e la gestione delle dinamiche di classe.

Nel primo caso, si conferma il ruolo espressivo delle donne anche all’interno della scuola; nel secondo, le scelte formative non sembrano anomale bensì correlate alla diversa mission dei diversi ordini di insegnamento.

Ma questa formazione (obbligatoria) serve? Concludiamo questa sezione consi-derando un indicatore sintetico di adeguatezza percepita della formazione in servi-zio. Agli intervistati è stato chiesto di attribuire un voto da 1 a 10 alla formazione in servizio ricevuta nei due anni di riferimento, in relazione alla sua effi cacia. La Fig.

2.12 mostra il risultato, evidenziando un livello di utilità percepita piuttosto elevato e, comunque, mediamente positivo: il 43% degli intervistati, infatti, attribuisce un voto pari o superiore a 8 e il voto medio risulta pari a 6.9 (la mediana a 7 e la moda 8).

Fig. 2.12. Valutazione dell’effi cacia della formazione in servizio pregressa (%)

3 3

Tendenzialmente, valutano più positivamente la formazione in servizio i docenti di scuola primaria e coloro che vi investono maggiormente: tra i più attivi, infatti, oltre un intervistato su due attribuisce un voto pari o superiore a 8 contro un terzo circa negli altri due gruppi.

Nel documento Insegnare in Trentino (pagine 47-52)