INTENZIONI E RICHIESTE
4. I PROBLEMI DELLA SCUOLA ITALIANA
Una batteria di domande chiede agli insegnanti trentini di segnalare i problemi della scuola italiana che giudicano più gravi.22 La tabella 9.7 restituisce le risposte degli intervistati e segnala gli argomenti che essi ritengono più preoccupanti, ordi-nandoli dal valore più alto a quello più basso.23
21 Al rapporto insegnanti-genitori è dedicato il cap. 8 di questo volume.
22 La domanda precisa è: «Di seguito elenchiamo alcuni problemi della scuola italiana. Le chiediamo ora di valutarne la gravità. Esprima il suo parere su una scala da 1 a 10, dove 1 signifi ca che il problema è irrilevante e 10 che è estremamente grave».
23 Più precisamente, è stato calcolato il valore medio delle risposte date sui singoli item. Un valore medio elevato indica quindi che il problema è percepito come grave.
Tab. 9.7. Valutazione della gravità di alcuni problemi della scuola italiana
(valore medio e deviazione standard su una scala da 1 a 10, dove 1 = problema irrilevante e 10 = problema estremamente grave)
Media DS
Le risorse troppo scarse per la scuola 7,69 2,115
La bassa retribuzione degli insegnanti 7,65 2,060
Il bullismo (minacce e soprusi) 7,59 2,200
Il basso livello delle conoscenze e competenze in uscita degli studenti 7,55 2,160 L’assenza di un sistema di incentivazione degli insegnanti 7,48 2,200 Il fatto che per molti studenti sia diffi cile dare senso all’esperienza scolastica 7,46 2,368 L’incapacità della scuola di trasmettere valori civici agli studenti 7,41 1,989
La bassa motivazione al lavoro degli insegnanti 7,16 2,631
La dispersione scolastica 7,07 1,880
Lo scarso raccordo della scuola con il mondo del lavoro 6,97 2,013 La scarsa spendibilità nel lavoro delle competenze apprese a scuola 6,92 2,184 La debolezza del sistema di orientamento scolastico e lavorativo 6,73 2,500
L’integrazione degli studenti di altra nazionalità 6,25 2,141
L’assenza di un sistema di valutazione degli insegnanti 6,05 1,833 L’incapacità di contrastare il peso delle origini sociali sul rendimento
degli studenti 6,00 2,141
L’età mediamente elevata degli insegnanti operanti nelle scuole 5,43 2,292 (Base minima=1245)
Molte delle questioni presenti nella tabella sono state approfonditamente aff ron-tate in altri capitoli di questo libro (la scarsa retribuzione e il debole riconoscimento sociale degli insegnanti, il fenomeno del bullismo, la diffi coltà di integrazione degli alunni stranieri, la relazione con gli studenti, la posizione verso la valutazione della professionalità docente ecc.) e non è dunque il caso di riproporle singolarmente.
La batteria delle domande relativa ai principali problemi della scuola italiana è stata pertanto esaminata utilizzando l’analisi delle componenti principali (tab. 9.8).
L’obiettivo è quello di descrivere la variabilità di una batteria di item nei termini di un numero minore di variabili non osservate dette fattori o componenti.
Tab. 9.8. Analisi delle componenti principali, soluzione a quattro componenti24
Il bullismo (minacce e soprusi) 0,60 0,77
L’incapacità della scuola di trasmettere valori civici
agli studenti 0,64 0,76
La scarsa spendibilità nel lavoro delle competenze
apprese a scuola 0,56 0,61 0,60
La dispersione scolastica 0,40 0,58
Il fatto che per molti studenti sia diffi cile dare senso
all’esperienza scolastica 0,43 0,55
L’incapacità di contrastare il peso delle origini sociali
sul rendimento degli studenti 0,34 0,49
La bassa retribuzione degli insegnanti 0,73 0,85
Le risorse troppo scarse per la scuola 0,63 0,74
L’assenza di un sistema di incentivazione
degli insegnanti 0,76 0,71 0,52
Il basso livello delle conoscenze e competenze
in uscita degli studenti 0,62 0,72
L’assenza di un sistema di valutazione
degli insegnanti 0,64 0,68
La bassa motivazione al lavoro degli insegnanti 0,58 0,62
L’integrazione degli studenti di altra nazionalità 0,37 0,57
Lo scarso raccordo della scuola con il mondo
del lavoro 0,72 0,84
La debolezza del sistema di orientamento scolastico
e lavorativo 0,66 0,80
L’età mediamente elevata degli insegnanti operanti
nelle scuole 0,37 0,58
Autovalori 3,22 2,71 2,70 3,29
% di varianza spiegata 20,10 16,95 16,89 20,59
Metodo di estrazione: analisi delle componenti principali.
Metodo di rotazione: oblimin con normalizzazione di Kaiser.
I factor loadings con valore inferiore a 0,45 non sono riportati.
Dall’analisi emergono chiaramente quattro fattori distinti: «Diffi coltà nell’aff ron-tare i problemi degli studenti», «Carenza di risorse per la scuola», «Carenza nella
24 Nella tabella 9.8 le comunalità rappresentano la quota di varianza di ciascuna variabile originaria riprodotta dal fattore latente. La prassi suggerisce di considerare come buoni valori superiori allo 0,3.
I valori presenti al di sotto delle dimensioni latenti sono detti pesi fattoriali e altro non sono che la correlazione tra i nostri item e i fattori latenti. In generale, i pesi fattoriali con valore superiore a 0,71 sono eccellenti, a 0,63 sono molto buoni, a 0,55 sono buoni, a 0,45 sono accettabili e a 0,32 sono poveri.
Prendendo questo criterio come base, nel nostro caso i pesi fattoriali risultanti dall’ACP sono tutti buoni (cfr. G. Di Franco e A. Marradi, Analisi fattoriale e analisi in componenti principali, Bonanno Editore, Roma, 2003).
qualità e nella valutazione del sistema scolastico», «Diffi coltà nel rapporto tra la scuo-la e scuo-la realtà extrascoscuo-lastica».25
Al fi ne di sintetizzare le informazioni presenti negli item considerati, sono stati costruiti quattro indici.26 Gli indici sono stati quindi categorizzati prendendo come punti di taglio la media e la media più e meno la deviazione standard. In questo modo è stato possibile identifi care quattro categorie (alto; medio-alto; medio-basso; basso).
La tabella 9.9 propone le distribuzioni di frequenza degli indici creati.
Tab. 9.9. Distribuzione di frequenza degli indici relativi ai problemi scolastici (Incidenze %)
Carenza di risorse per la scuola 19,1 38,5 28,5 13,9 100
Diffi coltà nell’aff rontare i problemi
degli studenti 15,6 37,2 32,1 15,1 100
Carenze nella qualità e nella valutazione
del sistema scolastico 17,0 31,0 34,8 17,2 100
Diffi coltà nel rapporto scuola-realtà
extrascolastica 14,1 33,9 35,6 16,5 100
Base minima=1196
La tabella mostra che i docenti della nostra provincia pensano che la scuola ita-liana soff ra soprattutto per la mancanza di risorse, sia in generale, sia più specifi
ca-25 Come mostra la tab. 9.8, il fattore «Diffi coltà nell’aff rontare i problemi degli studenti» fa riferimento ai seguenti items: Il bullismo (minacce e soprusi); L’incapacità della scuola di trasmettere valori civici agli studenti; La scarsa spendibilità nel lavoro delle competenze apprese a scuola; La dispersione scolastica;
Il fatto che per molti studenti sia diffi cile dare senso all’esperienza scolastica; L’incapacità di contrastare il peso delle origini sociali sul rendimento degli studenti.
Il fattore “Carenza di risorse per la scuola” fa riferimento ai seguenti items: La bassa retribuzione degli inse-gnanti; Le risorse troppo scarse per la scuola; L’assenza di un sistema di incentivazione degli insegnanti.
Il fattore “Carenza nella qualità e nella valutazione del sistema scolastico” fa riferimento ai seguenti items: Il basso livello delle conoscenze e competenze in uscita degli studenti; L’assenza di un sistema di valutazione degli insegnanti; La bassa motivazione al lavoro degli insegnanti; L’integrazione degli studenti di altra nazionalità.
Il fattore “Diffi coltà nel rapporto tra la scuola e la realtà extrascolastica” fa riferimento ai seguenti items:
Lo scarso raccordo della scuola con il mondo del lavoro; La debolezza del sistema di orientamento sco-lastico e lavorativo; L’età mediamente elevata degli insegnanti operanti nelle scuole.
26 Più precisamente, sono stati calcolati quattro indici additivi, sommando tra loro gli item che identi-fi cano i diversi fattori latenti. Gli indici sono stati poi normalizzati, al identi-fi ne di ottenere per tutti lo stesso campo di variazione (da 0 a 10).
mente in riferimento alla bassa retribuzione e alla mancanza di incentivazioni per gli insegnanti: il 58% degli intervistati evidenzia infatti questo problema come di gravità alta o medio-alta.
Il secondo argomento per gravità (53% di alto o medio-alto) è considerato la diffi coltà della scuola nell’aff rontare i problemi degli studenti, tra cui il bullismo, la dispersione, l’incapacità della scuola di fare percepire agli studenti il senso dell’espe-rienza scolastica, di trasmettere loro valori civici e competenze spendibili nel lavoro.
Sono soprattutto le femmine a rilevare di più tale questione (57% versus il 40% dei maschi) e gli insegnanti di discipline umanistiche. Inoltre la tematica è segnalata più dagli insegnanti della scuola primaria (gravità alta e medio-alta: 60%), che non da quelli della scuola secondaria di primo (48%) e secondo grado (46%).
I problemi riferiti alle carenze nella qualità e nella valutazione del sistema scola-stico - e più precisamente nella qualità degli apprendimenti degli studenti alla fi ne del ciclo secondario e dell’integrazione degli studenti stranieri, nonché nella scarsa motivazione al lavoro dei docenti e nella mancanza di un sistema di valutazione degli insegnati - sono ritenuti rilevanti da un po’ meno della metà degli intervistati (48%
di giudizio di gravità alta e medio-alta di tale aspetto). Più preoccupati della media appaiono gli insegnanti ultracinquantenni e i docenti di discipline umanistiche.
La stessa percentuale (48%) giudica alta e medio-alta la mancanza di un buon raccordo tra la scuola e la realtà extrascolastica che si manifesta nello scarso collega-mento con il mondo del lavoro, nella debolezza del sistema di orientacollega-mento e nell’età mediamente elevata degli insegnanti operanti nelle scuole. Anche in questo caso il problema è più avvertito dai docenti delle discipline umanistiche; ad essi si aggiun-gono i docenti della primaria: questi ultimi vivono probabilmente con più diffi coltà il divario di età con i loro alunni.
In defi nitiva, pur mostrandosi preoccupati in una certa misura di tutte le questio-ni elencate nelle domande del questionario (cfr. tab. 9.7), gli insegnanti segnalano in modo diff uso come problemi prioritari per la scuola italiana quelli legati alla carenza di risorse e quelli connessi alle manifestazioni di disagio degli studenti e alle diffi coltà nei processi di insegnamento-apprendimento. Le risposte degli intervistati, coerente-mente con i contenuti della domanda (cfr. la nota 22), sono date in riferimento al si-stema scolastico nazionale, ma si può ipotizzare che esse risentano in qualche misura di problemi avvertiti anche a livello locale.
Se l’ipotesi fosse corretta, se ne potrebbe ricavare l’indicazione a rifl ettere sull’in-soddisfazione dei docenti verso le remunerazioni e gli incentivi, pur in un contesto provinciale in cui i salari, a fronte di un numero maggiore di ore lavorative erogate, sono più alti che nel resto d’Italia. Si può anche notare come, parallelamente, la man-canza di un sistema di valutazione degli insegnanti non sia avvertito come
partico-larmente signifi cativo e come i due aspetti – compensi economici e valutazione della professionalità – non siano percepiti come collegati.
L’altra indicazione importante è l’invito a tener presenti le diffi coltà crescenti e quotidiane della relazione educativa e didattica con i giovani. È da questi proble-mi e dall’ascolto attento e non superfi ciale del disagio manifestato dagli insegnanti, che bisogna partire per impostare le pur necessarie proposte di riforme e percorsi innovative.
5. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Quale immagine delle e degli insegnanti trentini si può ricavare dalle analisi delle loro risposte sul percorso di diff erenziazione intrapreso dalla Provincia rispetto ad alcuni orientamenti nazionali, sui principali eff etti dell’autonomia scolastica e sull’in-dividuazione dei problemi prioritari della scuola?
In estrema sintesi si può dire che la maggioranza degli intervistati è senz’altro favorevole al decentramento e alle scelte autonome del sistema scolastico provinciale, anche se circa un terzo dei docenti rimane contrario a tale processo e una parte non proprio inconsistente preferisce non prendere posizione sull’argomento.27 La gran parte degli insegnanti, inoltre, non ha informazioni adeguate sulla nuova normativa scolastica e non possiede dunque un quadro sistemico delle riforme e delle innova-zioni avviate o da intraprendere.
Rispetto alla riforma che ha portato all’autonomia delle istituzioni scolastiche, che al momento dell’intervista era in vigore da otto anni, circa la metà di docenti non riesce ancora a coglierne i vantaggi. Gli insegnanti sono aperti e attivi nella collabo-razione con il territorio, apprezzano stages e tirocini in condivisione con le imprese e colgono dentro le scuole un nuovo modo di distribuire incarichi e compensi. Tuttavia la maggioranza non si sente partecipe delle decisioni importanti del proprio istituto, rileva che con l’autonomia il rapporto con la dirigenza non è molto migliorato, non ritiene che nelle scuole sia dato adeguato valore al merito professionale e neppure che si sia acquisita più libertà e autonomia didattica. Sottolineano inoltre che i rapporti con le famiglie non sono evoluti in meglio e che è aumentato il carico burocratico (lo sostiene il 53% degli intervistati).
Per quanto riguarda i problemi prioritari della scuola italiana, dalle analisi emerge il tema di una maggiore valorizzazione economica e sociale della propria professione - anche se gli insegnanti non ritengono parimenti importante la realizzazione di un
27 Cfr. la tabella 9.2.
sistema di valutazione del lavoro svolto - e il tema del disagio degli studenti, della loro fatica a dare un senso all’esperienza scolastica e di pervenire, entro la fi ne del percor-so scolastico, a livelli di apprendimento adeguati.
Rispetto a molte delle questioni illustrate, i docenti relativamente meno convinti dalle innovazioni e dalle riforme appartengono alla secondaria superiore e, più pre-cisamente, ai licei. Probabilmente gli insegnanti liceali sono per tradizione più abili nel gestire il rapporto con gli studenti sotto l’aspetto cognitivo, ma meno abituati a confrontarsi con le dinamiche relazionali legate alle diverse manifestazioni di disagio e ai mutamenti delle nuove generazioni.
Nel complesso sembra di poter cogliere negli insegnanti un sentimento di disil-lusione, stanchezza e talvolta di disorientamento, probabilmente dovuti, in parte, a diversi tentativi di riforma mai realizzati compiutamente, a frequenti cambiamenti di rotta nella politica scolastica, a instabili “mode” pedagogiche e didattiche, a nume-rose emanazioni di norme e disposizioni a livello nazionale e locale. Dall’altro lato, molti docenti si trovano incerti di fronte ad una generazione di studenti che, nati nel-l’epoca digitale, cambiano i propri modi di apprendere e di relazionarsi in una società complessa e caratterizzata dalla multiculturalità. Anche il rapporto con le famiglie può risultare defatigante, dato che si assiste talvolta ad una certa confusione tra le competenze dei docenti e i diritti dei genitori.
Di fronte ad una molteplicità disorganica di realtà problematiche e a incombenze professionali quotidiane pressanti, è comprensibile che, in certi momenti e in certe circostanze, la reazione dei docenti sia quella di sottrarsi agli stimoli esterni e alle occasioni di innovazione e di affi darsi a pratiche didattiche ed educative consolidate, concentrandosi soprattutto sul rapporto con i propri alunni;28 ciò nella considera-zione che in un mondo che non appare come “il migliore dei possibili”, è opportuno, come sostiene Candide, «coltivare il nostro orto» [Voltaire, 1759, trad. it. 1974, p.
157].
Prima di tutto appare dunque importante prendere atto di questa situazione, com-prendendone a fondo le motivazioni. È contemporaneamente essenziale la consapevo-lezza che, se la fi nalità principale delle innovazioni e delle riforme è il miglioramento della qualità del processo di insegnamento-apprendimento, al centro dell’attenzione, assieme agli studenti, vanno posti gli insegnanti: sono i docenti, infatti, la risorsa da cui dipendono in buona misura i risultati degli alunni.
28 Dalla compilazione del questionario si ricava che i docenti sono peraltro fondamentalmente sod-disfatti della propria professione e che a gratifi carli maggiormente è proprio la relazione con i propri studenti: cfr. cap. 15.
Tornando dunque ai risultati dell’indagine, se ne ricava il suggerimento di curare maggiormente l’informazione degli insegnanti rispetto al senso delle norme e delle riforme promosse dalla Provincia, rendendo espliciti gli obiettivi, le fasi, gli eventuali ostacoli e il signifi cato complessivo dei cambiamenti. Va da sé che le innovazioni, per avere successo, richiedono il coinvolgimento e la responsabilizzazione degli inse-gnanti come, se pur in modi diversi, delle famiglie. Ciò implica anche una maggiore valorizzazione delle capacità e dei meriti dei docenti, con provvedimenti che raff orzi-no, anche economicamente e con possibili avanzamenti di carriera, l’attrattività della professione. La ricerca in ambito educativo può contribuire, in tale contesto, ad in-dividuare, anticipare ed aff rontare i problemi cruciali, in modo da produrre risultati che siano utili alla crescita professionale e alla formazione continua dei docenti.
Un ruolo importante nel favorire una maggiore attenzione dei docenti verso le norme e il senso complessivo delle innovazioni provinciali, potrebbe essere svolto dai dirigenti scolastici attraverso l’assunzione di una leadership che permetta di coniuga-re le esigenze del centro con le istanze del territorio. Essi potconiuga-rebbero promuoveconiuga-re la crescita culturale e la responsabilità professionale degli operatori della scuola, valo-rizzando le persone e incoraggiandole a mettersi in gioco, stimolando e orientando i processi di cambiamento, tendendo così alla realizzazione di una vera e propria comunità professionale.29
L’amministrazione potrebbe, da parte propria, promuovere un alleggerimento dei vincoli burocratici, in modo da permettere la mobilitazione delle energie dei docenti verso la qualità educativa e didattica. Sarebbe possibile inoltre, in tal modo, cercare un giusto equilibrio con il livello statale da un lato, e con le istituzioni autonome dall’altro lato. L’obiettivo potrebbe essere quello di realizzare con esse uno scambio continuo in cui l’emergere dei problemi sia colto come opportunità e come parte del processo di miglioramento, in modo da prevenire il possibile profi larsi di un neocen-tralismo locale.
Gran parte delle indicazioni emerse dall’indagine sono peraltro già recepite dalla politica educativa della Provincia e alcuni processi di ampio coinvolgimento sono già stati intrapresi e dunque, se pur con la lentezza, la gradualità e la fl essibilità richieste dai cambiamenti che intendono essere sostanziali e non di facciata, sembra che la scuola trentina possa avviarsi verso processi autenticamente innovativi.
29 Sulle caratteristiche che, secondo gli intervistati, dovrebbe avere il dirigente scolastico si veda il cap.
13 del presente rapporto di ricerca.
Capitolo 10
Gli studenti immigrati
Pierangelo Peri
1. PREMESSA
L’immigrazione extracomunitaria (legale e illegale), diventa costante e massiccia a partire dall’inizio del 1990, oltre ad aver fatto sentire i suoi eff etti sulla struttura demografi ca italiana ha inciso fortemente sul tessuto sociale, culturale, economi-co e politieconomi-co del Paese. Da un punto di vista strettamente demografi economi-co il fenomeno migratorio ha da un lato mitigato l’eff etto dell’invecchiamento della popolazione (gli immigrati sono in larga parte abbastanza giovani) e dall’altro contenuto l’impatto del calo della natalità che si è avuto nella popolazione italiana poiché il tasso di fertilità delle donne immigrate è notoriamente superiore a quelle delle donne italiane. Dal punto di vista sociale, il fenomeno migratorio è stato ed è tuttora uno dei temi più controversi e che ha diviso e divide la popolazione italiana. I problemi che ogni mas-siccia migrazione si porta dietro, con inevitabili rotture di assetti sociali consolidati, i timori per la sicurezza, la competizione per l’accesso alle risorse sociali (case, ser-vizi, posti di lavoro, etc.) sono calati in un paese non abituato a confrontarsi con la diversità, che aveva vissuto in modo altrettanto drammatico le migrazioni interne dal sud verso il nord nella seconda metà del secolo scorso. Ora come allora si è venuta a creare una sacca di marginalità verso la quale vi è un diff uso atteggiamento di ostilità che spesso scivola in aperte manifestazioni di discriminazione e di più o meno ve-late forme di razzismo. Sembra essere andata fortemente in crisi quella cultura della convivenza, dell’accoglienza e della solidarietà che è stata tante volte sbandierata in un paese in cui la cultura cattolica, promotrice di questi valori, ha sempre avuto un ruolo di primo piano.
Sul versante culturale la prospettiva di una società multietnica e multiculturale non sembra sollevare grandi entusiasmi e appare a molti più subita che accettata.
Anche su questo tema il Paese appare diviso tra chi teme l’annientamento della pro-pria identità da parte di culture esterne, chi è più aperto a prospettive di convivenza e tolleranza reciproca di stili di vita e orientamenti religiosi da parte di gruppi diversi, chi intravede e propende per un processo di “acculturazione” (nel quale il contatto e la convivenza fra gruppi diversi determini una infl uenza reciproca), chi ritenendo inevitabile (anche se non sempre gradita) la presenza di immigrati, opterebbero per
una loro totale “assimilazione” (che signifi ca l’abbandono dei tratti culturali originari facendo propri valori, cultura e norme della società che li accoglie).1
Sul versante economico gli immigrati rappresentano ormai una forza lavoro senza la quale l’intero sistema economico italiano rischierebbe di collassare. Gli immigrati di più recente arrivo operano prevalentemente in settori che non richiedono elevata specializzazione, occupati in molti dei lavori che gli italiani – in particolare i giova-ni – non appaiono più propensi a svolgere sia perché inadeguati rispetto al livello di scolarità conseguito, sia perché di basso prestigio sociale o in settori che richie-dono l’impegno anche nei fi ne settimana (agricoltura, ristorazione, assistenza, etc.),
Sul versante economico gli immigrati rappresentano ormai una forza lavoro senza la quale l’intero sistema economico italiano rischierebbe di collassare. Gli immigrati di più recente arrivo operano prevalentemente in settori che non richiedono elevata specializzazione, occupati in molti dei lavori che gli italiani – in particolare i giova-ni – non appaiono più propensi a svolgere sia perché inadeguati rispetto al livello di scolarità conseguito, sia perché di basso prestigio sociale o in settori che richie-dono l’impegno anche nei fi ne settimana (agricoltura, ristorazione, assistenza, etc.),