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LE RAPPRESENTAZIONI DELLA RELAZIONE GENITORIINSEGNANTI

Nel documento Insegnare in Trentino (pagine 136-145)

INTENZIONI E RICHIESTE

3. LE RAPPRESENTAZIONI DELLA RELAZIONE GENITORIINSEGNANTI

Agli insegnanti sono state sottoposte anche una serie di aff ermazioni di uso co-mune per verifi carne il grado di consenso e di condivisione. Alcune di esse riguar-dano il ruolo ricoperto da genitori e insegnanti e le diffi coltà a mettere in contatto queste due fi gure, altre riguardano i compiti specifi ci che solitamente si attribuiscono a questi due ruoli.

Il quadro complessivo off re alcune conferme ed alcune sorprese. Ad esempio, come in parte discusso più sopra, la Tab. 8.4 evidenzia che sei insegnanti su dieci delle scuole elementari dichiara di essere molto o abbastanza d’accordo con l’aff er-mazione che defi nisce come diffi cili i rapporti con i genitori. Il dato per gli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori si attesta attorno al 40%. Pur nella sua com-plessità il dato segna una soff erenza di cui forse oggi si parla molto ma che si fatica a considerare per quello che è: la relazione tra insegnanti e genitori nella metà dei casi è defi nita dagli insegnanti come problematica. E il personale docente registra e rico-nosce come questa relazione sia davvero uno spazio mancato di sostegno al percorso formativo off erto dalle scuole.

Tuttavia, si percepiscono dalle risposte raccolte due fenomeni: da un lato, l’identi-fi cazione di un gruppo di insegnanti che “chiede” di essere lasciato ai margini dei pro-cessi educativi e formativi dei fi gli; dall’altro, il riconoscimento che il rapporto con i genitori è purtroppo assente, proprio quando con i loro fi gli le relazioni risultano più complesse e bisognose di considerazione congiunta da parte dei ruoli adulti vicini.

Il primo fenomeno è adeguatamente rappresentato dal quel terzo di insegnanti che ritengono che il rapporto tra insegnanti e famiglie debba riguardare solo le “questioni scolastiche” non meglio defi nite (in cui, tuttavia, sembra di intuire non debbano es-sere inclusi aspetti inerenti la dinamica educativa al di là delle competenze previste dai programmi didattici) accompagnato da quel 30% circa che ritiene che “non sia

compito degli insegnanti provvedere all’educazione degli studenti”. È implicitamente anche una richiesta di deresponsabilizzazione consapevole rivolta al gruppo dei ge-nitori probabilmente, ma certo lascia in parte sorpresi che queste aff ermazioni siano ritenute “molto o abbastanza” condivisibili da un così nutrito gruppo di insegnanti.

L’altro aspetto relativo alla “necessaria” collaborazione tra insegnanti e genito-ri propgenito-rio nei casi degli allievi più diffi cili ottiene risposte che si attestano intorno all’85-90%.

Tab. 8.4. Aff ermazioni riguardanti la relazione con i genitori nei diversi ordini di scuola (percentuali delle risposte “molto e abbastanza” d’accordo)

Primaria I rapporti tra insegnanti e genitori sono spesso diffi cili 59,9 44,5 41,7 Non è compito degli insegnanti provvedere all’educazione

degli studenti 23,6 28,3 33,8

I rapporti tra insegnanti e famiglie dovrebbero riguardare

esclusivamente le questioni scolastiche 38,1 35,3 34,6

Per sostenere adeguatamente alcuni studenti sarebbe

necessaria un’azione combinata tra insegnanti e servizi sociali 84,0 85,0 73,9 È possibile coinvolgere attivamente i genitori

nella vita scolastica 71,9 62,3 58,8

I genitori sono spesso assenti nelle questioni educative dei fi gli 66,6 66,9 73,4 I genitori chiedono agli insegnanti di sostituirsi a loro

per insegnare l’educazione e la disciplina ai propri fi gli 74,3 73,2 74,4 Il confronto positivo tra genitori e insegnanti è più diffi cile

proprio per gli studenti che ne avrebbero più bisogno 90,6 88,5 84,8

I genitori spesso vanifi cano con il loro intervento il lavoro

educativo che l’insegnante compie con lo studente 66,2 64,5 59,8

Base: 1306

Sul fronte delle relazioni non “diffi coltose” tra insegnanti e genitori si deve evidenziare come due insegnanti su tre registrano non solo l’assenza dei genitori, ma addirittura il tentativo di “vanifi care” quanto realizzato a scuola (oltre il 60% nei tre ordini di scuola). Questa presenza “avversa” potenzialmente confl ittuale e a volte svalorizzante, è probabilmente il segnale maggiore del forte cambiamento che il cor-po docente ha registrato negli ultimi trent’anni presso l’opinione pubblica. Il fatto che almeno due insegnati su tre riconoscano questa tentazione antagonista nei confronti del lavoro fatto a scuola, è un segnale quanto meno di una diffi coltà comunicativa che le scuole e le famiglie registrano a proposito degli orientamenti educativi.

È in defi nitiva un quadro molto contraddittorio quello che emerge dalla Tab. 8.4 in merito alle aff ermazioni comuni che si sentono negli ambienti scolastici. Esso indica da un lato il forte potenziale che può nascere da questo incontro e dall’altro il grave

li-mite che un percorso avverso da parte delle famiglie può portare all’attività educativa.

Si noti, tuttavia, come al crescere dell’età dei fi gli si riduca sensibilmente il numero degli insegnanti che ritengono possibile il coinvolgimento dei genitori. Infatti, dal 72% degli insegnanti della scuola primaria che ritengono possibile il coinvolgimento si scende al 59% alla scuola secondaria di secondo grado. Un segnale anche que-sto che fa percepire la sfi ducia che il corpo docente ritiene di dover evidenziare a proposito della relazione con le famiglie all’aumentare dell’ordine scolastico. Questa sfi ducia è confermata dal fatto che oltre due insegnanti su tre ritiene di essere “molto o abbastanza” d’accordo con l’aff ermazione che i genitori sono spesso assenti nelle questioni educative dei fi gli.

Un indicatore, invece, tutto da interpretare è la sottolineatura off erta dagli inse-gnanti sulla collaborazione con i servizi sociali. Circa l’85% degli inseinse-gnanti delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado aff erma il bisogno di una collabora-zione più fattiva con i servizi sociali territoriali. Segnale anche questo che il personale docente percepisce una fatica relazionale che probabilmente dovrebbe essere meglio presidiata anche con l’aiuto degli operatori sociali. È noto che in Trentino questo tipo di attenzione è molto diff uso e che l’investimento in servizi sociali è sopra la media nazionale. Tuttavia, se la domanda è crescente, forse, si dovrebbero considerare con maggiore attenzione la relazione tra insegnanti e operatori dei servizi con particolare riferimento ai criteri di effi cienza e di incisività di questa relazione istituzionale.

4. CONCLUSIONI

L’analisi delle valutazioni espresse dagli insegnanti in merito alle relazioni instau-rate con le famiglie conferma per un verso la qualità possibile dello scambio e per un altro gli aspetti di preoccupazione che sembrano rendere impossibile un incontro rea-le ed effi cace tra l’esperienza condotta in aula e il processo educativo messo in cam-po dai genitori. Servirebbe sempre più un approccio globale applicato alla relazione educativa messa a punto in modo paritetico tra genitori e personale della scuola.

Gli insegnanti presentano un quadro che lascia immaginare un forte orientamento alla funzionalità della relazione tra insegnanti e genitori. Essi sembrano evidenziare il bisogno di uno scambio positivo con le famiglie e l’aspettativa che questo scambio rinforzi e potenzi il “loro” lavoro anche all’interno dei progetti didattici. Questo bi-sogno è testimoniato dalle risposte che riguardano il contenuto delle relazioni che si costruiscono tra genitori ed insegnanti. Esse coprono gli aspetti cognitivi, gli aspetti comportamentali, gli atteggiamenti in classe e, più in generale, il benessere psicofi -sico degli studenti. Se tuttavia si osservano le indicazioni rispetto alla “qualità” delle

relazioni, il quadro si fa più incerto e il reciproco coinvolgimento sembra presentare ampie aree di dissonanza. Certamente vi sono gruppi di insegnanti che tendono ad una “presa in carico” complessiva degli allievi e quindi spingono il loro ruolo a soste-nere le famiglie anche per aspetti extrascolastici. Allo stesso tempo coesistono gruppi consistenti di insegnanti che, invece, ritengono, probabilmente con l’accordo tacito dei genitori, che il loro compito si esaurisca con la funzione didattica e la valutazione delle prestazioni cognitive.

Questo breve percorso d’analisi permette di concludere che la scuola rimane un terreno complesso ed articolato. Al suo interno coesistono molte visioni e molte elaborazioni culturali. Le rappresentazioni del personale docente orientano le azio-ni didattiche e formative messe in campo e il “controverso” rapporto con i geazio-nito- genito-ri, che continuano con molta probabilità a sentirsi gli unici realmente responsabili dei destini dei propri fi gli, non sostiene particolarmente questo processo. Le micro sperimentazioni dimostrano a questo proposito che gli interventi che la scuola pone in essere spesso coinvolgono soprattutto le famiglie che già possiedono strumenti educativi e approcci pedagogici responsabili. Rimane il sospetto che nemmeno le iniziative più convinte e articolate riescano a modifi care questa invisibile frontiera che divide i genitori attenti (per lo più inclusi) da quelli dotati di minori risorse (per lo più esclusi) da una relazione abituale con la scuola. Divisione che molto proba-bilmente fi nisce per incidere sulle reciproche prestazioni che insegnanti e genitori mettono a frutto per preparare il futuro degli alunni.

Ogni anno si producono numerosi e convinti tentativi per ridurre questa diff eren-za e certo sembra si possa fare ancora molto. I genitori rimangono in contatto con gli stessi insegnanti per cicli di durata medio-breve (circa tre anni) e quindi si sentono ripetutamente dei neofi ti nel confronto con gli insegnanti. Da ciò sorge anche l’insi-curezza del genitore in questa relazione e la sua “impreparazione” al compito che li aspetta. È probabilmente questa insicurezza che spinge il genitore a proteggere i fi gli prima che a riconoscere e a supportare il ruolo dell’insegnante.

Una seria politica di coinvolgimento fi n dai primi anni e, forse, l’attivazione di attività partecipative più convinte nel segmento delle scuole dell’infanzia, potrebbero aumentare l’effi cacia e la probabilità di questo importante confronto. Più si procede nei gradi successivi della scuola più questo divario tra genitori ed insegnanti si amplia e i rischi di dissonanze aumentano, soprattutto per quei nuclei familiari che dispon-gono di minori “risorse interpretative” rispetto all’esperienza che vivono i propri fi gli a scuola. Queste esperienze sono spesso analizzate comparativamente confrontan-dole con le proprie che però risalgono ad almeno due o tre decenni prima e quindi vissute in contesti relazionali e sociali completamente diversi.

Capitolo 9

Le innovazioni della scuola trentina e i temi prioritari per le politiche scolastiche

Chiara Tamanini

1. INTRODUZIONE

Il percorso che ha portato la Provincia di Trento ad imboccare, utilizzando la propria autonomia speciale, la via dell’innovazione e della riforma nell’ambito del sistema d’istruzione e formazione ha radici lontane. Non è questo il contesto per rica-pitolare le tappe principali di tale percorso.1 Si accenna soltanto al fatto che, a partire dal DPR n. 670 del 1972 che attribuisce allo Statuto di autonomia alcune competenze esclusive (scuola materna e professionale) e concorrenti (istruzione) e dall’impor-tante divulgazione del decreto n. 404 del 1988 che emana le norme di attuazione in materia di ordinamento scolastico,2 la Provincia, pur attraverso momenti di stasi e accelerazioni, ha acquisito sempre più ampie funzioni sul sistema scolastico.

Uno snodo importante in questo processo è rappresentato dalla recente legge provin-ciale sul «Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino» (legge n. 5, agosto 2006) che intende disciplinare l’intero sistema educativo provinciale, semplifi cando «le fonti normative di riferimento per tutto il settore» e introducendo «i principi fondanti del sistema educativo trentino, che dovranno caratterizzare l’azione di tutte le ammini-strazioni interessate dalla riforma, dalla Provincia, ai comuni, alle istituzioni scolastiche e formative».3 Si tratta pertanto di una legge che, da un lato, ricapitola e razionalizza tutto il percorso fatto e che, dall’altro lato, apre ad una fase di riforme e innovazioni di cui si sono già visti alcuni eff etti signifi cativi. Tra essi si cita, in quanto ultimo in ordine di tempo, il percorso avviato nel maggio 2008 per la realizzazione dei Piani di studio provinciali.4

1 M. C. Antonacci in una relazione dedicata a L’autonomia scolastica: il caso della Provincia autonoma di Trento [2003b] ripercorre le fasi principali attraverso cui la Provincia si dota, specialmente a partire dal 1988 e fi no alla modifi ca del 2003 alle norme d’attuazione sull’ordinamento scolastico per la Provincia di Trento, degli strumenti ed organismi indispensabili all’esercizio della proprie funzioni. Della stessa autrice si veda La scuola in codice [2001a].

2 Il DPR. n. 405 del 1988 trasferisce l’esercizio di tutte le funzioni amministrative relative all’ordinamento scolastico alla Provincia. Nel decreto non è compreso il trasferimento delle funzioni relative al personale insegnante che rimane statale fi no al 1996 (DL n. 433).

3 M. C. Antonacci [2006c], p. 7.

4 L’elaborazione dei Piani di studio provinciali ha preso il via con la redazione del documento Proposte

L’autonomia speciale della Provincia nel settore della scuola non è dunque ca-ratterizzata solo da un corpus normativo piuttosto vasto e da una riorganizzazione delle strutture e degli organismi del sistema scolastico,5 ma anche dall’intenzione di utilizzare l’autonomia per rispondere in modo effi cace alle grandi sfi de socioecono-miche della contemporaneità, nella consapevolezza che l’investimento in educazione, istruzione e formazione è fondamentale per lo sviluppo del capitale umano.6

L’orientamento è infatti quello di collocarsi nell’ottica dell’innovazione e delle rifor-me,7 in modo che il sistema scolastico, e più in generale la comunità, non si trovi nelle condizioni di subire i grandi cambiamenti, ma sia in grado di mobilitare le risorse per rispondere al meglio alle sfi de del futuro; ciò mantenendo un saldo riferimento sia al piano nazionale, sia a quanto avviene a livello europeo ed internazionale. Innovare implica infatti «la volontaria introduzione e applicazione, in un ruolo, in un gruppo o in un’organizzazione, di idee e processi nuovi e importanti per la rilevante unità d’adozione, messi in pratica per apportare dei benefi ci signifi cativi all’individuo, al gruppo, all’organizzazione o all’intera società» (West, M. A.,& Farr, J. [1990], p. 9).8

In questo quadro diventa interessante capire come si pongano le e gli insegnanti trentini rispetto a talune peculiarità del sistema scolastico provinciale, quale sia la loro conoscenza di alcune norme, la loro opinione sul percorso di diff erenziazione intrapreso dalla Provincia rispetto a certi indirizzi nazionali, il giudizio che danno sulle principali conseguenze dell’autonomia scolastica e le valutazioni che manifesta-no rispetto ad una serie di problemi della scuola italiana.

Per meglio contestualizzare le opinioni delle e degli intervistati è utile ricordare che il questionario è stato somministrato nel periodo tra aprile e giugno 2008, dopo l’emanazione della direttiva provinciale «Valutazione degli studenti e attuazione de-gli interventi per favorire il successo formativo» (23/1/2008) che non recepisce

l’or-per la redazione dei Piani di studio provinciali [2008].

5 Si veda il Titolo II della Legge provinciale n. 5 del 2006. Nell’organizzazione del Dipartimento Istru-zione dell’AmministraIstru-zione provinciale «la precedente logica per fi liera è stata sostituita con una nuova logica per funzioni» (Comitato provinciale di valutazione del sistema scolastico e formativo [2006b], p.

11).

6 Sugli «eff etti forti e pervasivi» dell’istruzione sullo stato di salute degli individui, sulla possibilità di essere occupati, sulla produttività, sui livelli di competenze e remunerazione e sulla mobilità sociale»

cfr. il Quaderno bianco sulla scuola [Ministero dell’Economia e delle Finanze e Ministero della Pubblica Istruzione, 2007, pp. IV-V].

7 Secondo Il Sabatini Coletti. Dizionario della Lingua Italiana 2004, “innovazione” signifi ca «Modifi ca-zione, perlopiù in meglio, dello stato di cose esistente». Il termine “riforma” è indicato come sinonimo di “innovazione”.

8 Sul tema cfr. anche C. Odoardi [2007].

dinanza ministeriale che reintroduce di fatto un meccanismo simile a quello degli esami di riparazione,9 ma prima del coinvolgimento di dirigenti e insegnanti nel pro-cesso di elaborazione dei Piani di studio provinciali, avvenuto soprattutto dal settem-bre 2008.10 La somministrazione e compilazione del questionario precede inoltre la delineazione delle linee di governo del nuovo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini.11

2. L’ATTEGGIAMENTO DEGLI INSEGNANTI RISPETTO ALL’EVOLUZIONE

Nel documento Insegnare in Trentino (pagine 136-145)