GRUPPI DI PRESSIONE E ALLEANZE NAZIONAL
Prospetto 6.1 Le misure del PS tra I e II pilastro
6.4 Le misure “Promozione” e “Investimenti”: i principali problemi di applicazione Le misure sulla promozione sui paesi terzi e sugli investimenti previste nei piani naziona-
6.4.2 La questione investiment
Come già più volte ricordato, la misura degli investimenti è stata inserita in extremis nel menù delle possibili misure da attuare nei piani di sostegno dell’OCM e grazie a una comune volontà dei ministri dell’agricoltura. Il compromesso politico finale non aveva però portato anche all’individuazione di uno specifico campo di applicazione e anche il successivo regolamento di applicazione (555/2009), pur dettagliando gli investimenti ammissibili in linea generale, riman- dava ad atti successivi degli Stati membri il compito di individuare modalità di attuazione della misura che non si sovrapponessero con quanto previsto dallo sviluppo rurale.
Come noto, le difficoltà di individuazione di uno spazio specifico per gli investimenti nel- l’OCM vino hanno indotto l’Italia a non rendere operativa questa misura neppure per il secondo anno di applicazione all’interno del piano nazionale di sostegno, suscitando la viva preoccupazio- ne del mondo della produzione, che non vorrebbe sprecare un’occasione di miglioramento della competitività della filiera giudicata estremamente importante.
A questo proposito, il comitato permanente di intesa tra le Organizzazioni Cooperative Viti- vinicole Italiane, in una lettera ai Direttori Generali del MiPAAF competenti, suggeriva di utiliz- zare il piano di sostegno per stimolare “investimenti materiali e immateriali relativi alla fase del- la commercializzazione del prodotto, riguardanti quindi il confezionamento, lo stoccaggio, la logi- stica, anche con interventi di carattere interregionale, come ad esempio la creazione di piattaforme logistiche per le piccole e medie aziende, lo sviluppo di sistemi telematici per la gestione delle forniture alla GDO, l’e-commerce, nonché lo sviluppo di nuovi prodotti, trattamenti e tecnologie”. Nella medesima lettera si invitava, invece, a lasciare all’ambito di applicazione dei PSR gli inve- stimenti sulla produzione, sull’enoturismo e sull’ambiente.
L’analisi svolta nel paragrafo 6.3 ha in effetti esplorato diverse possibilità di demarcazio- ne degli interventi che potrebbero essere utili a individuare uno spazio per degli investimenti da realizzare nell’ambito dell’OCM a livello nazionale. Si è osservato, inoltre, che probabilmente potrebbe essere necessario definire questo spazio facendo ricorso ad un uso combinato di diver- si criteri. Nessuna delle strade considerate appare comunque priva di complicazioni e difficoltà. In questa situazione complessa potrebbe essere, però, possibile trovare dei criteri di demar- cazione andando oltre le categorie ampie e generali normalmente utilizzate per indicare le diver- se attività che possono essere oggetto di investimento (viticoltura, trasformazione, distribuzio- ne). Si potrebbe provare a individuare, nell’ambito delle aree più critiche dell’organizzazione del sistema vitivinicolo, alcune specifiche categorie di investimenti – da individuare e caratteriz- zare in modo ragionevolmente preciso – la cui attuazione riveste un ruolo strategico, ma che non possono essere stimolate e governate dai PSR e che, quindi, meritano il canale privilegiato del finanziamento all’interno dei piani di sostegno dell’OCM.
Seguendo questo percorso logico, gli investimenti che più difficilmente il sistema dello svi- luppo rurale è in grado di supportare sono quelli che comportano un elevato livello di innova- zione, un rilevante impegno progettuale e una elevata componente immateriale, che sono, però, gli investimenti che possono contribuire a determinare dei salti in avanti in termini di capacità
competitiva. Si tratta di quegli investimenti rischiosi che una politica di comparto dovrebbe sti- molare e che maggiormente si avvicinano agli obiettivi che la riforma dell’OCM si era prefissi. Non è tuttavia semplice trovare soggetti disposti a effettuare questi investimenti, anche perché, come autorevolmente osserva Rullani (2005), per indurre una fascia consistente di persone a inve- stire sul futuro, assumendosene i rischi conseguenti, una politica di settore deve agire su ben tre leve: «…creare le condizioni perché ci sia convenienza economica a investire sul nuovo; allar- gare la cittadinanza, ossia l’accesso soggettivo ai servizi e alle risorse essenziali; costruire iden- tità che consentano di credere in se stessi e di assumere la responsabilità del futuro…» (Rullani, 2005; p. 66). Lo stimolo a certi investimenti non può, quindi, provenire solo da un’incentivazio- ne economica; serve anche costruire l’accesso dei produttori a piattaforme di conoscenze e ser- vizi, in modo da rendere per loro disponibili le necessarie risorse abilitanti e al tempo stesso pro- muovere una condivisione di bisogni, linguaggi ed esperienze che consentano ai produttori di pre- figurare progetti complessi di investimento che possono incidere in modo significativo sulla competitività.
La realizzazione di questi progetti complessi di investimento richiede quindi un contesto che, per diversi motivi, mal si concilia con la pratica dello sviluppo rurale. Le azioni di costru- zione dell’accesso alle risorse abilitanti e di costruzione di identità richiedono uno sforzo che può essere sostenuto solo da un’azione nazionale, che potrebbe essere svolta a vantaggio di tut- ti, lasciando poi alle singole Regioni il compito di finanziare gli specifici investimenti. La que- stione cruciale è, però, che i progetti di investimento con le caratteristiche richiamate dovrebbe- ro, in molti casi, essere sostenuti da reti transregionali di imprese; inoltre, la loro valutazione al fine della concessione dei contributi richiede la presenza di comitati di selezione composti da sog- getti in grado di entrare nel merito dei progetti stessi e di interagire, eventualmente, con i propo- nenti per il loro affinamento, in un processo che è al tempo stesso di valutazione/selezione e di tutorship, completando per questa via il processo di costruzione, sia dell’accesso alle risorse, sia della costruzione di identità. A questo scopo, sarebbero necessari comitati di un profilo profes- sionale e scientifico difficilmente replicabile all’interno di ogni regione, risultando più opportu- no un processo di sviluppo di progettualità innovative valido per tutto il paese.
Uscendo dal generale, gli ambiti nei quali sembra configurarsi l’esigenza di investimenti innovativi sono quello generale dell’utilizzazione più estesa delle tecnologie dell’informazione, come indicato anche dalla strategia di Lisbona e dalle nuove sfide emerse dal processo di revi- sione della PAC, e quello fortemente collegato e subordinato dei sistemi a rete di supporto alla distribuzione.
Riguardo quest’ultimo punto, il piano strategico nazionale (PSN) per lo sviluppo rurale, per l’orizzonte di programmazione 2007-2013, riconosce come una delle criticità generali del sistema agro-alimentare italiano, e lo ribadisce nello specifico del sistema vitivinicolo, la necessità di un ammodernamento del sistema di stoccaggio e di una razionalizzazione del sistema della logistica, per riorganizzare i flussi fisici e informativi e ottimizzare i costi dell’intera filiera produttiva.
Il PSN, sulla base di uno studio dell’ISMEA (2006), riconosce che la dotazione informati- ca delle imprese (ICT) non è soddisfacente, così come sono insufficienti i prestatori di servizio ad alto valore aggiunto, capaci di sostenere le imprese nella gestione integrata dell’interasupply chain, fino all’offerta di servizi cosiddetti door-to-door. Al tempo stesso, però, soprattutto nei documenti di aggiornamento del PSN, in corso per rispondere alle nuove sfide emerse con l’He- alth Check, si osserva che in questi ambiti i processi di investimento da parte delle imprese agro- alimentari italiane restano tuttora inadeguati.
Ciò dipende, probabilmente, dalla complessità della transizione verso un uso intensivo del- le ICT e verso modelli logistici più efficienti. Infatti, quando non ci si voglia limitare a puri inter-
venti di contenimento dei costi, magari basati su un ricorso esteso all’outsourcing, la transizione verso forme di supply chain management (SCM) che supporti vere piattaforme di e-business e che punti al miglioramento del servizio e, quindi, alla generazione di valore, richiede investimenti complessi basati anche su un accesso intensivo alle ITC (Costantino et al., 2006).
È necessario, infatti, disporre di un sistema di asset materiali e immateriali molto articola- to, di un altrettanto complesso sistema di governance e, infine, di procedere all’adeguamento dei sistemi informativi aziendali, che devono evolvere verso l’utilizzazione di sistemi di gestione del- le risorse e dei processi secondo i principi ERP (enterprice resource planning), di scambio dei dati in un’ottica EDI (electronic data interchange) e di velocizzazione delle decisioni con il sup- porto di sistemi DSS (decision support system). Inoltre, la realizzazione di sistemi di SCM può sviluppare le sue maggiori potenzialità formando reti di imprese con una dimensione multiregio- nale, che possono integrare aziende di dimensione diversa, in un processo nel quale le aziende più grandi e con maggiori esperienze nell’utilizzazione delle ITC svolgono un’azione di traino nei confronti delle altre.
Affrontare dei percorsi di questo genere comporta con ogni evidenza il superare problemi ancora maggiori di quelli che devono essere affrontati per partecipare ai bandi per la promozio- ne sui paesi terzi; si presenta infatti la necessità di affrontare quegli investimenti che comporta- no un elevato livello di innovazione, un rilevante impegno progettuale e una elevata componen- te immateriale la cui realizzazione richiede il triplice intervento (convenienza economica, citta- dinanza e identità), richiamato da Rullani.
Certamente, però, dato il valore strategico di un significativo avanzamento della filiera viti- vinicola nell’area dei sistemi avanzati a supporto della distribuzione, un’azione nazionale finaliz- zata a determinare questo avanzamento appare logica e opportuna. In questo modo si andrebbe incon- tro alle sollecitazioni del mondo produttivo, rappresentate anche dal già ricordato documento del Comitato permanente di intesa tra le Organizzazioni Cooperative Vitivinicole Italiane, e si attuereb- be anche un’azione decisiva per l’adozione all’interno del sistema vitivinicolo italiano di quelle for- me intensive di uso delle tecnologie dell’informazione che tuttora stentano ad affermarsi.
Un intervento specifico in questa area potrebbe dare quindi un senso alla misura degli inve- stimenti all’interno del PS, in quanto finalizzato a fare qualcosa che, di fatto, non si sovrappor- rebbe con ciò che si può realizzare nei PSR e che invece inciderebbe sugli elementi di debolez- za strutturale del sistema vitivinicolo europeo, più volte richiamati dalla Commissione europea nei documenti di accompagnamento alla riforma dell’OCM.
I progetti di grande impegno finanziario e progettuale destinati alla realizzazione di veri network logistici, ossia di reti di imprese vitivinicole e soggetti a valle che si coordinano in un’ot- tica moderna di supply chain management, con il supporto di sistemi informativi avanzati da finan- ziare mediante i piani di sostegno, potrebbero, infatti, essere riconosciuti come delle entità qua- litativamente e strutturalmente specifiche, assumendo la natura di “operazione” nel senso della normativa comunitaria; un’operazione di questo genere sarebbe ben distinta da qualunque altro intervento nell’area della logistica in quanto richiede: la formazione di una rete tecnologicamen- te supportata che integra i soggetti posti ai vari livelli della filiera, una dotazione di hardware e software completa e specifica e, infine, la costruzione di una “intelligenza di gestione del network logistico”. Questo processo andrebbe a creare un valore che può rimanere quasi integralmente a vantaggio della componente vitivinicola che lo controlla27.
27 Queste ipotesi sono state oggetto di analisi e convalida nell’ambito di un programma di Workshop tematici realizzati dall’INEA, svolti all’interno delle attività del progetto “Supporto e assistenza tecnica alla Rete Rurale Nazionale”, Linea di azione “Inte- grazione delle politiche di sviluppo rurale con la PAC”.
La focalizzazione della misura investimenti su questo tipo di progetti consentirebbe, al con- tempo, di finanziare nei PSR tutti gli investimenti destinati ad intervenire su aspetti specifici e parziali del problema della distribuzione fisica (ad es., interventi di ottimizzazione del tracing del- le spedizioni e di razionalizzazione delle operazioni aziendali) caratterizzati, peraltro, da minore impegno finanziario.
Ovviamente, non si può nascondere il fatto che si tratterebbe di intraprendere un percorso complesso; da un lato, si dovrebbe trovare la cornice formale per realizzare l’intervento, dall’al- tro, coerentemente con quanto già affermato, si dovrebbero affiancare agli incentivi finanziari energiche azioni di animazione, che raggiungano le imprese protagoniste degli investimenti, i pro- fessionisti e i centri di ricerca che, necessariamente, dovrebbero essere coinvolti, affinchè ven- gano stimolati i processi di integrazione di filiera che sono la base necessaria per realizzare model- li di governance dei flussi in un’ottica di SCM.