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Il lavoro sul campo. La costruzione e l’analisi del materiale empirico

Sono state effettuate da 5 a 6 interviste per ciascuno degli 8 tipi individuati, secondo i criteri spiegati in precedenza (v. fig. 5.1). La somministrazione delle interviste sul campo è iniziata a marzo e si è conclusa a dicembre 2011. Il numero totale è di 43 persone intervistate. Di queste, 10 sono state individuate come testimoni privilegiati, ovvero conoscitori esperti delle professioni che operano nel settore penitenziario e delle tematiche inerenti il controllo sociale, di cui hanno una visione diretta e profonda in quanto studiosi – docenti, ricercatori - e/o (per alcuni dei testimoni privilegiati le condizioni si affiancano) perché svolgono o hanno svolto incarichi di rilievo nel sistema penale-penitenziario: nei Tribunali di Sorveglianza, nella stessa Amministrazione penitenziaria come dirigenti o esperti/professionisti.

La scelta del tipo di intervista individuale da predisporre e utilizzare è stata attentamente ponderata, anche sulla base di studi metodologici specifici (Bichi, 2007;

Cardano, 2003). Si è scelto di utilizzare interviste semi-strutturate, cioè quelle in cui “vengono poste alcune domande, sempre le stesse e nello stesso ordine per tutti, lasciando libero l’intervistato di rispondere come crede” (Bichi, 2007, p. 54). L’insieme fisso e ordinato di domande è stato definito attraverso una traccia, elaborata prima della ricerca e ridefinita nel corso del lavoro sul campo, al fine di renderla più efficace. Dopo le prime interviste, in particolare, si è riscontrata un’eccessiva strutturazione della traccia, che è stata in parte rielaborata, anche al fine di evitare un grado troppo elevato di direttività. In tutte le interviste realizzate, comunque, i temi scelti e le strategie discorsive utilizzate sono state gestite dall’intervistato nell’ambito di una relazione caratterizzata da un buon grado di empatia.

La predisposizione delle tracce ha perseguito, fra gli altri, l’obiettivo di individuare domande che non tradissero le ipotesi di ricerca. Soprattutto sul tema del controllo, si è cercato di definire domande relative alla conoscenza e alla valutazione di dati oggettivi, come ad esempio le rilevazioni ufficiali sulle persone detenute e in misura alternativa e le tendenze da esse evidenziate (si vedano in proposito i dati quantitativi illustrati nei capitoli 2 e 4).

Le tracce d’intervista utilizzate sono state di tre tipi: una per le interviste ai testimoni privilegiati, una per gli assistenti sociali (social workers), una per i non-social workers. Si ricordano di seguito i principali contenuti delle stesse. Comuni a tutte le tracce vi sono le macroaree:

- crisi del welfare state in relazione al penal-welfare system e ai mutamenti nel settore penitenziario;

- rappresentazioni e percezione della cultura del controllo da parte dei professionisti intervistati;

- rappresentazioni e percezione della crisi dell’ideale riabilitativo.

Nella traccia utilizzata per i testimoni privilegiati sono stati inseriti punti di approfondimento sui mutamenti delle politiche sociali e penali e sul controllo sociale.

Per gli assistenti sociali è stata prevista una macroarea della traccia, specifica, sui mutamenti del servizio sociale nel settore penitenziario ed una sul disagio del servizio sociale in tale settore (con riferimento all’ultima delle domande di ricerca, illustrate nel cap. 2.5).

La professione più rappresentata tra gli intervistati è quella dell’assistente sociale, segue quella dell’educatore, poi quella dello psicologo: 22 intervistati su 43 sono assistenti sociali operanti negli UEPE o nei SERT, 9 educatori (dipendenti dell’Amministrazione

Penitenziaria o di ASL – SERT -), 6 psicologi/psicoterapeuti (anche per loro il rapporto di lavoro è con l’Amministrazione Penitenziaria o con l’ASL). Vi sono inoltre le professioni o incarichi professionali dei testimoni privilegiati, che sono in prevalenza docenti, ricercatori, assegnisti o dottori di ricerca in ambito universitario, in discipline riguardanti la devianza e il settore penitenziario.

Gli enti di appartenenza dei professionisti intervistati sono quindi: Ministero della Giustizia, in prevalenza; Servizi tossicodipendenze (SERT) delle ASL; Università.

Come si è già spiegato, l’ambito della ricerca qualitativa è stato circoscritto alle seguenti regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria. In esse le aree geografiche di maggiori dimensioni in cui operano gli intervistati sono quelle urbane dei capoluoghi di regione, ovvero Milano, Torino, Genova. Le aree di minori dimensioni considerate sono: in Lombardia, quelle di Como, Pavia e Lodi; in Piemonte, Asti, Cuneo, Rivoli (TO), Grugliasco (TO), Collegno (TO) e Ivrea (TO); in Liguria, Savona, Imperia e Chiavari (GE).

Per quanto riguarda l’anzianità, si è scelto di considerare con “maggiore anzianità” i soggetti che operano nel settore penitenziario da più 10 anni, più precisamente chi ha iniziato prima del 2001; quelli con “minore anzianità” coloro che vi lavorano da meno di 10 anni. Tale scelta è stata fatta considerando che il 2001 - 10 anni prima delle interviste, appunto - è stato l’anno più recente caratterizzato dalla massiccia assunzione di professionisti nel settore penitenziario (oltre 400 assistenti sociali assunti dal Ministero della Giustizia, a livello nazionale; di cui circa 120 nelle 3 regioni considerate nella ricerca). I luoghi in cui si sono svolte le interviste sono stati diversi. Tra essi vi sono in prevalenza sedi istituzionali dell’Amministrazione penitenziaria: PRAP della Lombardia, UEPE di Milano, UEPE di Como, Casa Circondariale di Torino, Casa Circondariale di Asti. Vi sono, sempre tra le sedi istituzionali, quelle del SERT dell’ASL di Milano e di Rivoli (TO), quelle delle Università di Torino, Genova e di Milano-Bicocca, quella dell’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte. Altre interviste sono state realizzate presso esercizi pubblici e abitazioni private, a Torino, Milano, Genova ed Imperia. In tutti i luoghi frequentati si è registrato un clima positivo, caratterizzato da una buona accoglienza e dall’esplicitazione di interesse per la ricerca.

La registrazione di tutte interviste (tranne una) è avvenuta mediante supporto digitale.

L’analisi del materiale empirico ha avuto inizio a fine 2011 e si è servita anche del software Atlas-ti. La prima operazione svolta al fine di procedere all’analisi del materiale è stata la trascrizione delle interviste. L’ascolto, il riascolto e la sbobinatura, con trascrizione

su file di scrittura, si sono rivelate operazioni complesse, che hanno richiesto una notevole quantità di tempo. Dopo un’attenta riflessione, si sono scelti come stile e segni convenzionali quelli proposti da Bichi (2002), con l’obiettivo di effettuare trascrizioni quanto più fedeli possibile ai contenuti delle registrazioni27. Il lavoro di trascrizione è stato portato a termine in un arco temporale piuttosto lungo, di alcuni mesi, al termine del quale la mole dei dati si è rivelata essere molto corposa.

Il paradigma della Grounded Theory (Glaser, Strauss, 1967) è stato certamente uno dei riferimenti principali per l’analisi del materiale empirico, per accedere alle rappresentazioni che gli intervistati hanno del loro mondo. Il distacco tra questo paradigma e quello dell’approccio nomologico-deduttivo hempeliano è un elemento fondamentale – oltretutto oggetto di approfondimento epistemologico fin dal primo anno del dottorato -. Nella ricerca si è dunque cercato di seguire un processo che portasse alla formulazione di teorie dal basso. Secondo la Grounded Theory, gli elementi fondamentali per la generazione di teorie sono, ricordiamo, i seguenti:

- l’analisi comparativa, mediante la quale si confrontano elementi applicabili a ogni categoria, che avviene in più stadi;

- l’individuazione delle categorie e delle loro proprietà;

- l’integrazione delle categorie e delle loro proprietà e la conseguente delimitazione di teorie.

Al fine di attivare il processo di concettualizzazione e generazione di categorie è necessaria un’analisi “micro”, da realizzare attraverso la codifica dei dati, che nel nostro caso ha significato un’analisi “riga per riga” di parti di testo, segmenti, parole. Le operazioni di codifica si sono ispirati alle modalità individuate da Strauss e Corbin (1998) e sono state le seguenti: la codifica aperta, al codifica assiale, la codifica selettiva.

Attraverso la codifica aperta (open coding) si mira a far emergere dal testo idee e

27 Indichiamo di seguito i principali segni grafici convenzionali ripresi da Bichi (2002) e utilizzati nelle trascrizioni, che quindi si ritroveranno nei brani riportati nei successivi capitoli:

- (…), parte mancante nella registrazione - [NC], note comprendenti;

- … , esitazioni, pause brevi; - MAIUSCOLO, volume di voce alto; - Corpo del testo minore, volume basso; - R., ricercatore;

- I., intervistato.

forme comunicative che vi sono all’interno (“aprire il testo”). La codifica aperta è quindi un processo analitico di concettualizzazione, di identificazione di concetti. In tale processo c’è un ampio lavoro di astrazione: i dati, cioè le parti dei testi trascritti, vengono identificati, evidenziati, distinti tra loro. Quindi si attribuisce un’etichetta a ciò che l’intervistato dice, che può riprendere in tutto o in parte le stesse parole utilizzate nell’intervista.

La codifica assiale (axial coding) è un processo successivo, di collegamento tra categorie: mentre nella codifica aperta c’è un lavoro sui concetti che emergono dal testo scritto con la conseguente identificazione di categorie, la codifica assiale collega fra loro queste categorie. Essa si avvale di alcune procedure, tra cui quella di ricercare una categoria più ampia, che riassuma, legandole fra loro, le categorie individuate con la codifica aperta.

L’ultimo processo di codifica, tappa conclusiva dell’attività di sussunzione che caratterizza l’analisi dei dati svolta, è la codifica selettiva (selected coding), che integra e definisce la teoria. Attraverso di essa si individua una categoria principale e si sceglie di centrare su di essa l’interpretazione dei dati, che verrà poi fornita ed esplicitata nella comunicazione dei risultati.

Tutta l’attività di codifica si è rivelata particolarmente stimolante. L’esperienza e la familiarità del ricercatore con molti dei temi presenti nei testi ha indubbiamente reso agevole molte delle operazioni di codifica. Analogamente a quanto detto sulla possibilità di raggiungere l’obiettivo di una comprensione profonda degli intervistati, anche nell’analisi del materiale empirico, il fatto di conoscere già prima dell’intervista codici linguistici e argomenti molto specifici del settore della ricerca è stato una risorsa importante per la comprensione profonda dei testi.

Il programma Atlas-ti (versione 5.0), pensato proprio come strumento tecnico che permetta di applicare la Grounded Theory (Giuliano, La Rocca, 2008) è un software per trattare in modo semi-automatico i dati testuali e, soprattutto, si è rivelato molto utile per fare ordine in modo sistematico nell’ampio materiale raccolto. La prima operazione è stata quella di caricare all’interno del programma le unità ermeneutiche (hermeneutic unit, HU), cioè, una per una, le singole interviste trascritte su file. Successivamente, ampia parte del lavoro con Atlas-ti è stata svolta per la codifica delle unità ermeneutiche. Oltre alla codifica di parti del testo, il programma permette di creare dei memo, cioè degli appunti relativi a parti del materiale. La codifica presuppone l’individuazione di citazioni (quotations) all’interno del testo, l’estrapolazione e il collegamento tra di esse. L’attribuzione di codici alle citazioni ha richiesto un lavoro attento, rivelandosi la parte più

impegnativa per l’analisi del materiale empirico. Successivamente si è passati all’individuazione della relazione tra codici, possibile grazie ad una serie strumenti del software (in particolare gli operatori booleani or, and, not, eccetera). Le citazioni, le relazioni tra di esse e tra codici possono essere ricercate e recuperate attraverso uno strumento di interrogazione del software (query tool), che comprende un’ampia gamma di modalità e criteri di ricerca. Un’operazione importante che è possibile fare è quella di costruire di super-codici (super-codes), che servono memorizzare le ricerche fatte. I risultati delle interrogazioni possono essere visualizzati ed editati, in modo da poter essere poi inseriti all’interno del lavoro scritto di comunicazione dei risultati della ricerca.

Questo lavoro, ispirato da una prospettiva narrativa, sarà oggetto dei prossimi capitoli. Esso conterrà tentativi di generalizzazioni e sarà caratterizzato dallo sforzo di collegare i risultati alle premesse toriche dei precedenti capitoli. Si darà spazio infine a considerazioni e riflessioni sulle possibili implicazioni dei risultati stessi.

Nella presentazione dei risultati verrà rispettato il principio della garanzia dell’anonimato per tutti gli intervistati. Non verranno quindi indicati i nomi delle persone e i nomi di località saranno in alcuni casi omessi. Questa scelta, meditata e attentamente valutata, è stata fatta in ragione della delicatezza di alcuni contenuti della ricerca sul campo, soprattutto quelli inerenti alle dinamiche interne alle istituzioni nelle quali gli intervistati operano. I soggetti verranno quindi resi riconoscibili attraverso un codice alfanumerico.28

28 Più precisamente il codice è composto da una sigla di due lettere, che indica la tipologia degli intervistati, seguite dal numero progressivo con cui le 43 interviste sono state caricate sul software Atlas-ti. Le sigle sono le seguenti:

- AS, assistente sociale; - ED, educatore; - PS, psicologo;

- TP, testimone privilegiato.

Per alcuni intervistati, che ricoprono incarichi di responsabilità, anche con inquadramento al livello dirigenziale, si è scelto di utilizzare la sigla corrispondente alla professione di appartenenza (educatore e assistente sociale, in particolare). Infatti, sebbene questi intervistati non svolgano attualmente attività a contatto diretto con l’utenza, esprimono nelle interviste contenuti professionali “forti”, a cui si è dato risalto.

Capitolo 6.

LE PROFESSIONI DI AIUTO DEL SETTORE PENITENZIARIO

NEI MUTAMENTI DEL WELFARE

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