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Tagli nelle politiche di welfare e rappresentazioni degli intervistati

2. Le professioni di aiuto nel settore penitenziario tra ristrutturazione del welfare e conseguenze

2.1 Tagli nelle politiche di welfare e rappresentazioni degli intervistati

La riduzione di risorse destinate al welfare incide in modo evidente sul settore penale-penitenziario, che comunque, nell’ambito delle politiche sociali, viene percepito diffusamente come un ambito residuale rispetto ad altri, sul quale negli ultimi anni si è disinvestito.

In questo quadro generale il nostro settore ha risentito ancora di più, perché nelle politiche di welfare il nostro settore è quello che in ogni caso è in coda […], i settori che storicamente sono stati privilegiati sono gli anziani, i minori e i disabili. Sono i settori in cui le politiche sociali hanno investito maggiormente. (AS13)

È che nel corso di 10 anni a livello istituzionale si sia disinvestito MOLTISSIMO nei confronti di questa tipologia di utenza [si riferisce a quella del settore penitenziario]. (AS24)

L’intreccio tra welfare state e penal-welfare system e i processi che, nel rapporto tra penale e sociale, sono al centro degli studi analizzati nell’inquadramento teorico della ricerca (Garland, 1985, 2004; Melossi, 2002; Wacquant, 1998, 2000; Ceretti, 2005) emergono in modo forte dalla ricerca sul campo. La percezione di determinate situazioni – relative a quell’intreccio -, da parte dei professionisti dell’aiuto, è simile all’analisi dei testimoni privilegiati. Vale la pena, in proposito, iniziare con punto di vista di questi ultimi.

Lo dice Angela Davis29 ... quando tu diminuisci le spese sociali, diminuisci il budget degli investimenti sociali, ne aumenti immediatamente due, che sono le spese mediche e le spese di giustizia, quindi le spese anche penitenziarie. (TP7)

Qualcosa è cambiato nelle politiche di welfare, diciamo a partire dagli anni '80 … non è casuale che l'aumento della popolazione detenuta coincida con la crisi, col primo impatto della crisi del sistema di welfare, stiamo parlando dei primi anni '90. Quindi indubbiamente il cambiamento radicale del modello di welfare che si è avuto a partire dagli anni '80 ha inciso anche sulle politiche penali … da Wacquant a Garland ci insegnano che là dove non c'è più welfare state, come sistema di “ammortizzamento” dei conflitti, di riduzione dei conflitti, in qualche modo è entrato lo stato penale. (TP3) Questa è una regola generale … ogni qualvolta si estende la giustizia penale, con tutti i surrogati, i corollari, vuol dire che quello che viene prima della giustizia penale, quello che dovrebbe venire dopo la giustizia penale, ha una riduzione, una rarefazione … non si discute questa cosa qui. (TP1)

Dunque il legame tra fattori socio-economici e devianza, analizzato nelle teorie, è ben chiaro e presente nelle parole degli esperti del settore penitenziario. Nelle interviste ai testimoni privilegiati si riscontrano infatti elementi della relazione tra il ciclo economico generale e la risposta alla criminalità. Soprattutto, si evincono elementi del rapporto tra le caratteristiche della penalità e il tema delle disuguaglianze sociali (Rusche, Kirchieimer, 1978; Melossi, 1998, 2002).

Il brano che riportiamo di seguito è parte di un intervista a uno di quei testimoni privilegiati che uniscono all’attività di studio e ricerca quella di impegno diretto, da professionista del trattamento penitenziario, all’interno del carcere. Esso dà un esempio di come sia messa in discussione l’idea della devianza come problema sociale, rispetto al quale occorre “fare qualcosa”. La decisione politica, in questo caso, sembra essere quella di non considerare il carcere - e quindi la devianza di coloro che vi sono ristretti - come un problema sociale.

L'impatto del provvedimento della Regione Piemonte, che da un anno all'altro aveva di

29 Angela Yvonne Davis, nota anche come attivista del movimento afroamericano degli Stati Uniti, è autrice di studi su schiavitù, diritti civili, razzismo. Si è occupata di tematiche carcerarie, riprendendo, fra l’altro, le teorie abolizioniste. Ricordiamo in particolare il suo saggio Are prisons obsolete? (2003), New York: Seven Stories Press, di recente (2009) tradotto e pubblicato anche in Italia da Minimum fax, col titolo Aboliamo le prigioni? .

fatto annullato (…) il fondo sociale riservato all'esecuzione penale, anche al carcere. Nel luogo dove lavoravo questo aveva un impatto terrificante, di fatto eliminava larga parte delle attività che lì dentro venivano realizzate. Questo indubbiamente, in ultima analisi, sull'operatore ha un impatto nell'ottica del SIGNIFICATO del proprio lavoro. Cioè, ho il progetto col quale riesco a fare uscire una persona su … magari 1000 in un anno, per un articolo 21, per una misura … mi togli anche questa misura. Questo indubbiamente ha un impatto, genera un certo livello di frustrazione, che ha delle ripercussioni preoccupanti. (TP3)

I tagli di risorse economiche riguardano istituzioni pubbliche che, pur non integrate direttamente nel settore penitenziario, perché stanno fuori, “dall’altra parte”, incidono fortemente su di esso e condizionano l’operare dei professionisti dell’aiuto. Questo emerge dalle testimonianze di chi opera sul campo, soprattutto con riferimento al settore socio-assistenziale e quindi alle competenze degli enti locali relative a vari ambiti, come ad esempio l’assistenza economica e l’edilizia residenziale pubblica.

Anche se adesso si lavora di più con gli altri servizi, però se non ci sono le risorse, non ci sono, non è che puoi fare una grossa progettazione. Al di là delle risorse per il lavoro, c’è la carenza di personale di tutti gli altri servizi … da noi in questi ultimi anni [si riferisce all’ultimo decennio] è arrivata un po’ di gente in più, ma dall’altra parte ce n’è sempre di meno. (AS10)

Ad esempio mi ricordo che c'era stata l'ipotesi, penso che forse è diventata anche realtà, con il Comune di […] … il Comune sostanzialmente dava delle borse lavoro, non mi ricordo in che modo … faceva lavorare per il Comune, dava delle borse a persone in sostituzione dei sussidi economici. Questo modo di lavorare poteva essere anche utile per persone-utenti del nostro ufficio, comunque afferenti a nostro ufficio, è chiaro che se questo viene tagliato … . (AS11)

Le persone non hanno più contributi, case popolari non ce ne sono più, io sto impazzendo per cercare il posto a una persona e il Comune non fa niente, i target si sono abbassati. Ieri ho sentito l’ALER [azienda lombarda di edilizia residenziale pubblica], ho detto “scusa, ma se uno è in una situazione gravissima?”. Mi è stato detto che la legge regionale dice questo, mentre una volta l’emergenza era anche … il malato terminale di tumore … situazioni così … adesso no, la legge parla (…) la persona deve comunque avere la residenza da cinque anni nella regione, deve avere una prognosi infausta ed effettivamente non avere nessuna possibilità di alloggio. Allora chi si trova in questa situazione è direttamente all’obitorio! Questo nei servizi

pubblici, non ci piove! (AS25)

Accanto al settore socio-assistenziale, è anche il settore sanitario ad essere coinvolto da una diffusa riduzione di risorse, particolarmente evidente negli ultimi anni. I tagli al sistema sanitario riguardano da vicino il settore penitenziario e tutte le professioni di aiuto che vi operano, soprattutto rispetto agli interventi per persone tossicodipendenti, previsti dal testo unico n. 309/1990. Sono tagli che riguardano vari ambiti, dal personale ai fondi per gli inserimenti nelle comunità terapeutiche.

I tagli di tutti i servizi, della sanità, dei servizi sociali … sono tagli che si ripercuotono sul sistema penitenziario. Ad esempio a seguito di questi tagli ci sono stati dei cambi di operatori del SAD [servizio per tossicodipendenti dell’ASL, che opera all’interno del carcere], ci sono state delle problematiche interne, legate al problema della tossicodipendenza, legate ai tagli, piuttosto che alla riorganizzazione del personale, ci sono state persone che se ne sono andate, ci sono situazioni di precariato all’interno del servizio. (ED18)

I fondi sono stati distribuiti con dei criteri a volte anche molto discutibili … abbiamo cominciato ad avere meno fondi intorno al 2006/2007 (…), l’ASL ha ridotto moltissimo. (AS34)

Notiamo tanto questa carenza dei fondi per le strutture comunitarie, sia per gli inserimenti in regione [si riferisce alla Lombardia] che fuori regione … per il fuori regione l’anno scorso i fondi sono stati addirittura tagliati completamente, cioè noi non abbiamo potuto inserire persone fuori regione, perché i fondi erano completamente bloccati. Quindi da questo punto di vista le politiche sociali secondo me non puntano tanto su quello che è il reinserimento del soggetto, parlo del tossicodipendente. (AS31)

I professionisti con maggiore esperienza esprimono, ovviamente, una visione più ampia e di lungo periodo sui processi che hanno portato ai tagli di risorse.

Se penso a 23 anni fa, quando ho iniziato a lavorare come assistente sociale, e se penso adesso, mi metto le mani nei capelli! Ci mettiamo le mani nei capelli! […] Veramente c'è uno sminuire, un togliere risorse al welfare, che è sotto gli occhi di tutti. Che questo lo percepisca l'operatore è grave, ancora più grave è poi però per l'utente … perché io percepisco, l'utente ne subisce le conseguenze. (AS22)

Appare però significativo che gli intervistati rilevano mutamenti di scelte politiche e, di conseguenza, una riduzione dell’offerta di servizi a prescindere dalla loro anzianità di servizio. Anche i più giovani, cioè coloro che hanno circa 10 anni di servizio e, tra questi, i giovanissimi, con meno di 5 anni di lavoro alle spalle, colgono infatti la presenza di minori risorse. Ciò sembra avvalorare l’analisi di alcuni testimoni privilegiati che indicano, nell’ambito dell’austerità permanente del welfare (Pierson; Taylor-Gooby, cit. in Ferrera, 2007) che risale ormai ad alcuni decenni fa, una ulteriore contrazione di risorse riscontrabile in anni più recenti. Quest’ultima coincide con una riduzione delle misure alternative al carcere, rilevabile dai dati già illustrati del post-indulto (successivi al 2006), che può essere messa in relazione proprio con la minore offerta di opportunità di reinserimento sul territorio.

Per quanto la crisi del welfare si manifestava negli anni ‘85-‘86, noi abbiamo avuto da lì in poi un aumento di misure alternative, il che significa che era possibile anche avere delle alternative rispetto al carcere con immutate risorse esterne. Quindi anche se i Comuni, le Province, le Regioni i vari Ministeri in quel periodo non offrissero di più rispetto a quanto offrivano prima, le misure alternative si sono sempre più espanse. Credo che poi successivamente ci sia stata un’incidenza notevolissima, cioè quando proprio non sono rimaste immutate le condizioni esterne di welfare, c’è stata una riduzione, un decremento, allora l’incidenza c’è stata. (TP1)

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