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Oltre la dimensione individuale: il versante politico delle funzioni di controllo

3. Servizio sociale e controllo

3.3 Oltre la dimensione individuale: il versante politico delle funzioni di controllo

Come si è accennato in precedenza, nel servizio sociale è fondamentale mantenere un equilibrio tra il personale e il politico, tra il lavoro di relazione con la persona e l’impegno a riconoscere le valenze politiche della professione (Day, 1981); superando così una visione riduttiva, che fa corrispondere la profusione di energie nel rapporto individuale assistente sociale-utente ad un impegno disinteressato a tali valenze e dunque “apolitico”. La riappropriazione di una pratica che sia attenta all’impegno politico è sostenuta fortemente dalle posizioni, a cui si è fatto riferimento in precedenza, del Radical social work (Ferguson, 2007) e dell’Antioppressive social work (Dalrymple, Burke, 2006). Quest’ultimo, in particolare, enfatizza le attività in favore delle persone-utenti dei servizi più esposte a rischi esclusione e marginalità. Le attività nei confronti di queste persone sono di grande rilevanza e attualità per il servizio sociale nel settore penitenziario, come si è già detto e come si vedrà meglio nella presentazione dei risultati della ricerca empirica.

Inoltre il servizio sociale possiede una dimensione politica delle sue pratiche, che fa parte delle sue caratteristiche, che è parte costitutiva della sua storia. Esso, infatti, ha certamente dato aiuto concreto a individui, famiglie, comunità in particolari situazioni di bisogno, ma ha anche “contribuito a che l’idea di Stato-nazione fosse un’impresa di successo, che la società fosse in grado di fare fronte ai problemi sociali, vedendo questi problemi come aberrazioni e difficoltà di adattamento a cui interventi mirati potevano porre rimedio, e su questo la solidarietà nazionale avrebbe avuto successo” (Lorenz, 2005, p. 97, trad. mia).

C’è quindi una valenza politica delle funzioni di controllo dei servizi in cui opera l’assistente sociale, legata al come governare attraverso leggi determinati “fenomeni di disgregazione microsociale” (Olivetti Manoukian, in Giraldo, Neve, 1995, p. 37), che coinvolgono più da vicino i servizi stessi, come il maltrattamento in famiglia, la microcriminalità giovanile. Vi sono quindi interrogativi sulle scelte in tema di politiche della famiglia, della politica per i giovani, della politica criminale.

sforzo (…) di riuscire a sviluppare e mettere a punto, all’interno dei servizi, un’organizzazione congruente con contenuti di lavoro, nell’area del controllo sociale, di tipo non repressivo, il che vuol dire un’organizzazione dei servizi non uniforme, non impersonale, adottabile alle diverse situazioni” (Idem, p. 38).

Ci sono anche valenze di natura culturale, legate alla specificità di contesti, dei territori, che richiamano l’esigenza di fare servizio sociale entro una determinata cultura, non solo conoscendola e sfruttandone le potenzialità, ma anche contribuendo a farla crescere, a cambiarla.

C’è poi il significato politico della professione dell’assistente sociale, che è chiamata a implementare policy, ma anche a contribuire, incidendo sui livelli decisionali, alle scelte politiche di welfare. Questo significato assume un rilievo particolare sul tema che stiamo trattando, quello del controllo: “mai come nelle funzioni di controllo è indispensabile rendersi conto di quale politica sociale si sta attuando” (Milana, in AA.VV., 1991, p. 52). Sulla base di tali considerazioni è fondamentale sostenere, anche con dati oggettivi, il valore del proprio intervento e le conseguenti implicazioni a livello politico. Nell’ambito del controllo, in particolare, uno dei compiti del servizio sociale - ed anche dei servizi - dovrebbe essere quello di portare elementi a sostegno di un aspetto fondamentale: che il controllo sociale è dato da servizi sociali universali e flessibili, focalizzati sui bisogni delle persone, che quindi portino beneficio alla società nel suo complesso alleggerendo le difficoltà legate ai problemi di comportamento individuale. Nel momento in cui gli assistenti sociali sono in grado, ad esempio, di dimostrare che il loro approccio a fattori di disordine sociale e alla devianza è efficace, l’approccio avrà possibilità di essere considerato e darà una alternativa a determinate politiche, ad esempio quelle che interpretano come praticabile solo il controllo diretto del potere di polizia (Day, 1981), su cui alcune società hanno fatto affidamento per fare fronte ad aree di disagio e di povertà. Quanto detto finora nell’ambito delle politiche rimanda ad un tema essenziale, cioè il rapporto tra il servizio sociale e la legge, che delle politiche è espressione. Il rapporto con la legge appare particolarmente rilevante - e per certi aspetti più “tangibile”- per il servizio sociale che opera nel sistema penale-penitenziario, del quale ci occuperemo diffusamente nel successivo capitolo. Il servizio sociale, anche in questo settore, non può prescindere da una visione della legge come strumento e non come fine in sé (Dalrymple, Burke, 2006), uno strumento che impara ad usare non solo nelle pratiche quotidiane, ma anche per sostenere valori, per difendere principi.

“penale” e “sociale”, a contribuire a definire i problemi sociali in un certo modo, a dare loro un certo orientamento, un’interpretazione che giustifichi l’intero progetto politico di welfare; ma è chiamato, anche con riferimento alla ridefinizione del controllo sociale e alle derive repressive, a sostenere la necessità della nuova agenda di politiche sociali, di cui si è detto (Lorenz, 2005, 2010). Per la definizione di questa agenda la partecipazione del servizio sociale - ma anche di altre professioni sociali, come quelle del settore penitenziario di cui diremo in seguito – è essenziale. In assenza di tale contributo, le professioni sociali sono destinate ad una privazione di potere, soprattutto laddove si mettono a punto nuove agende del welfare che spingono il servizio sociale verso soluzioni funzionali e manageriali dei problemi, la cui dimensione sociale viene sempre più messa in ombra o negata (Ibidem).

Torneremo su questi aspetti e sulle valenze politiche della professione nel prossimo capitolo, nel quale ci concentreremo sul servizio sociale del settore penitenziario in Italia.

Capitolo 4.

IL SERVIZIO SOCIALE NEL SETTORE PENITENZIARIO IN

ITALIA

1. Premessa storica: servizio sociale professionale e sistema del

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