5. Le radici del comico e la realtà evocata in Le sabbie immobili
5.2 Le Sabbie immobili e «il significato del comico»
Il titolo dato alla raccolta si presta a numerose interpretazioni, dato il suo carattere conciso e metaforico. Quanto a formulazione, potrebbe rientrare tra gli antidetti: il sintagma di uso comune “sabbie mobili” viene stravolto in una variante antinomica
285 Il valore funzionale di tale elenco, d’altra parte, lascia perplesso il lettore: non è sempre semplice comprendere il criterio con cui l’indicizzazione è stata realizzata né i criteri grafici con cui è stata compilata. In tale elenco si trovano infatti tutti i titoli dei “capitoli” del libro di saggi, ma non i titoli di sezione; sono indicizzati tutti i lemmi oggetto di analisi e anche molti non analizzati, ma solo citati;
sono presenti anche le espressioni oggetto di analisi linguistiche («devo dire») e anche altre cui si intende dare risalto, ma che non sono state analizzate («sopraffazione dimessa»). Inoltre non sembra essere evidenziabile il criterio per cui alcuni lemmi degli Antidetti siano indicizzati ed altri no: ad esempio è indicizzato «assente» di «l’assente ha sempre ragione», ma non «diavolo» di «Il diavolo non è così bello come lo si dipinge»; alcuni Antidetti non hanno parole nell’indice, anche se la presenza di espressioni come «Peccato non sia più lui» poteva giustificare quella di «i due litiganti»
o quella di «Fare mente locale» poteva giustificare, ad esempio, quella di «lasciare l’incerto». Dal punto di vista grafico inoltre viene adottato il corsivo per alcuni termini stranieri, ma non per tutti:
è in corsivo, ad esempio, «Negotium», ma non «inter nos», oppure molti termini stranieri («Blue
e straniante, «sabbie immobili». In questo senso esso presenta (o potremmo dire esemplifica) il procedimento formale più esibito di tutto il libro: il capovolgimento del luogo comune ottenuto tramite sostituzione di termini o cambiamento del contesto interpretativo. Il sintagma passa così dall’indicare una situazione di pericolo da evitare, in cui mancano punti di appoggio stabili e in cui ogni movimento può portare a peggioramento della condizione, a un pericolo opposto, generato proprio dall’assenza di movimento, dalla stasi. Non sembra difficile cogliere nelle sabbie immobili anche una metafora della società italiana oggetto della satira di Pontiggia: una società in cui la politica, la cultura, il costume sembrano alla ricerca di “alibi” linguistici che permettano loro di sfuggire alle proprie responsabilità, cristallizzando comportamenti attraverso il ricorso continuo a luoghi comuni del linguaggio. Ma nelle “sabbie immobili” si trova, oltre alla denuncia, anche l’antidoto stesso all’immobilità: la mobilità imprevedibile del comico, che, con i suoi procedimenti stranianti, oltre a rivelare le contraddizioni che imbrigliano l’uomo, si offre, insieme ai suoi estensori, i comici, come «compagno di viaggio»286. Se infatti si seguisse la suggestione della centralità compositiva del saggio Ridere per non piangere287, il cui titolo originale era Microcomico, si potrebbero evidenziare alcuni elementi centrali della poetica delle Sabbie immobili.
Pontiggia delinea una teoria del comico che sembra attingere, senza citarlo, al Bergson del Saggio sul significato del comico288, quando afferma che l’essenza del comico sta nell’immobilità: «Paradiso del comico è un mondo in cui gli uomini si identificano con i ruoli. Nobili che sono convinti di esserlo, intellettuali che si sentono delegati a pensare, genitori che costringono al dialogo figli che aspirano al silenzio. L’assenza di distacco porta al cuore del comico»289. L’«identificazione con i ruoli» come forma di rigidità da cui nasce il comico è un’idea attinta da Bergson:
per lo scrittore francese infatti origine del riso è «la rigidità che è in contrasto con
286 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1048.
287 Nella struttura delle prime tre sezioni della raccolta, caratterizzata dalla sequenza 8-7-8, il saggio che si trova al centro è Ridere per non piangere, quarto saggio del capitolo Microcomico.
288 H. Bergson, Il riso. Saggio sul significato del comico, Laterza, Bari 1994 [1900].
289 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1048.
l’intima agilità della vita»290. In Pontiggia però il concetto di rigidità viene ripreso nella variazione, più familiare ai suoi stilemi, dell’«assenza di distacco», che è tema centrale, come si è visto, nella saggistica delle Esperidi. La denuncia non è il solo fine del comico: come già in Bergson il riso ha anche una funzione correttiva:
«Il rigido, il bell’e fatto, il meccanico in opposizione all’agile, a ciò che è perennemente mutevole, al vivente, la distrazione in opposizione all’attenzione, infine l’automatismo in opposizione all’attività libera, ecco insomma ciò che il riso sottolinea e vorrebbe correggere»291.
e ancora:
«è comico qualunque individuo che segua automaticamente il suo cammino, senza darsi pensiero di prendere contatto con gli altri. Il riso è là per correggere la sua distrazione e per svegliarlo dal sogno»292.
In Pontiggia la funzione correttiva è trasferita dal “genere” in sé alla persona dello scrittore, secondo la tendenza a istituire un rapporto in “prima persona” con il lettore:
«I comici compagni di viaggio.
Incarnano al posto nostro la sconfitta e insegnano come fronteggiarla»293.
Non si tratta quindi di un meccanismo legato agli statuti impersonali dell’arte, ma di una “solidarietà” etica che alcuni scrittori deliberatamente mettono in campo allo scopo di raggiungere e far vacillare le pretese di autosufficienza del lettore, che preferisce trasferire sull’esterno ciò che ha paura di guardare dentro di sé. Così «fra tanti mentitori edificanti, Bierce edifica l’unica cosa in cui crediamo quando abbiamo smesso di credere: la nostra distruzione. E dobbiamo a scrittori solidali come lui se il male perde i contorni rassicuranti dell’estraneo e acquista quelli più temibili di noi stessi»294. Questa identificazione catartica dello scrittore comico con il lettore è possibile poiché entrambi condividono la stessa condizione: «la
290 H. Bergson, Il riso. Saggio sul significato del comico, cit., p. 29.
291 Ivi, p .84.
292 Ivi, p. 88.
293 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1048.
malinconia dei cominci è una di quelle leggende di cui nessuno dubita […] in realtà i comici non sono più disperati degli altri»295.
Repertorio italiano. Satire sul linguaggio e sul costume296: il primo titolo che Pontiggia aveva pensato per questa raccolta esplicitava l’intento, l’oggetto e il metodo della sua analisi, ossia la satira, il linguaggio e il costume degli italiani, e la raccolta di un repertorio linguistico. Se dunque il comico di Pontiggia si sviluppa cogliendo e denunciando i nessi irrigiditi tra linguaggio e costume, pare opportuno, prima di analizzarne i meccanismi creativi, procedere ad una analisi della testualità propria delle Sabbie immobili, evidenziando alcuni aspetti significativi della sua sintassi e del suo lessico.