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5. Le radici del comico e la realtà evocata in Le sabbie immobili

5.4 Il Lessico all’indice e l’altro lessico delle Sabbie immobili

5.4.1 Lessico “all’indice”

La sezione e capitolo finale delle Sabbie immobili è costituita dal testo intitolato Parole all’indice (e no), che si presenta come un indice di parole. Già il titolo indica con chiarezza però che anche la lettura di questo testo va fatta secondo un

301 Il titolo appare corretto con un appunto a mano sul dattiloscritto conservato presso il Fondo Giuseppe Pontiggia, fondazione BEIC.

302 Il modello cui guardare, anche da lontano, è certamente il Manuale di conversazione di Achille Campanile, del 1973.

orientamento estetico e non funzionale: parole all’indice (e no) infatti si presenta nella forma di antidetto, essendo ottenuto dal ribaltamento di un costrutto tradizionale.

Ad esempio, nelle Parole all’indice troviamo una serie di voci dedicate allo scrittore.

Nella loro successione le etichette servono a fornire una sorta di tassonomia delle diverse caricature della figura dello scrittore nella società delle lettere:

«Scrittore esordiente, Scrittore immortale, Scrittore isolato, Scrittore malato, Scrittore morto, Scrittore poco fecondo, Scrittore postumo, Scrittore prolifico, Scrittore sano,

Scrittore televisivo». (1097)

Tale elenco è frutto della rielaborazione delle espressioni usate nel saggio Decalogo della società letteraria, eccetto due voci, una tratta da Lo scrittore postumo (scrittore postumo), e una da Ridere per non piangere (scrittori televisivi). Ma nel saggio Gli aggettivi della critica sono presenti molte altre varianti classematiche, che però non sembrano interessare Pontiggia nella tassonomia dell’indice di parole.

Si consideri ad esempio questo passaggio:

«L’autenticità e l’impegno erano i poli fra cui correva la spola della tessitura letteraria.

Autentico era lo scrittore amaro, sofferente, taciturno, comprensibilmente preoccupato del proprio destino nonché della sorte collettiva. La noia veniva chiamata fedeltà a se stessi. Si riconosceva l’autenticità dalla qualità del suono, come il cristallo dal tintinnio dell’unghia sull’orlo del bicchiere» (1070).

Nelle Parole all’indice troviamo solo le voci «autenticità» e «impegno», «fedeltà a se stessi»: nessun accenno alla forma dello *scrittore autentico, o dello *scrittore taciturno, preoccupato ecc., varianti che pure, vista la modalità di creazione delle

voci dell’indice, avrebbero potuto essere ben accette303. Non si trovano nelle Parole all’indice neanche le possibili voci di *noia, *sorte collettiva ecc.

Tale scelta è probabilmente data dalla preferenza accordata, nella scelta delle entrate del suo dizionario, ai contesti sociali (di costume) posti sotto esame dai singoli saggi: nell’esempio appena citato è chiaro come la maggior parte delle voci relative al significato della parola scrittore fossero afferenti all’isotopia della critica letteraria in senso editoriale, mentre nel secondo caso il contesto di riferimento fosse la figura dell’intellettuale negli anni dell’impegno.

Va inoltre notato come molte parole siano arbitrariamente assenti da tale indice.

Ad esempio, relativamente alla definizione di corbeille «Infonde un’aria improvvisamente civettuola ai telecronisti economici, come le irresistibili blue chips o il marino “flottante”»304, nell’indice è presente blue chips, ma non flottante;

oppure il temine pedigree, termine su cui viene svolta una riflessione comunicativa importante305, è assente dall’elenco.

Analizzare le parole e i costrutti che Pontiggia mette sotto esame nelle Sabbie immobili significa addentrarsi con lo scrittore in una fotografia sociolinguistica scattata dalla prospettiva particolare dello scrittore: Pontiggia non delimita a priori alcun campo di indagine socio culturale o di canale. Il repertorio di parole e costrutti delle Sabbie non ha alcun criterio scientifico o alcuna ragione apparente: sono un campionario della lingua in cui abitava lo scrittore mentre scriveva i saggi. In questo senso il testo “parole all’indice” offre, come uno specchio, una immagine dello scrittore come osservatore delle dinamiche umane. Per questo le Sabbie assomigliano più a uno dei suoi romanzi che a una delle sue raccolte di saggi:

l’analisi linguistica è strumento per una indagine sui comportamenti, consapevoli o meno, degli italiani.

303 Pontiggia infatti crea le voci anche ricostruendole: ad esempio nel testo non compare la formula

«scrittore esordiente» riportata nell’indice, che è costruita a partire da: «Non negare mai l’obolo all’esordiente» (p. 1063).

304 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1046.

305 «CAVALLI DI RAZZA adottato nell’ambito della politica per nobilitare ronzini e riceverne un modesto riverbero, come i proprietari di cani quando dicono pedigree» (p. 1040).

Le voci presenti nell’indice di parole sono 305. La maggioranza è italiana (283), mentre le restanti 22 straniere sono 18 inglesi, 3 latine e 1 francese. Le parole singole sono per lo più aggettivi (110) e nomi (64), ma non mancano verbi e avverbi (10 e 11) e, in misura singola, il pronome «Ella», la congiunzione «Ma», l’interiezione «Esatto!». A questi vanno aggiunte le espressioni composte formate da sintagmi nominali (59)306, costrutti formati da nome e sintagmi preposizionali (34) costrutti a base verbale (12) e una locuzione preposizionale latina («inter nos»).

Gli ambiti più investigati sono certamente quello aggettivale e quello nominale, anche se il dato più interessante è la massiccia presenza di parole non isolate, che documenta con chiarezza l’orizzonte comunicativo in cui si svolge l’analisi linguistica di Pontiggia.

In particolare, occorre rilevare che se alcuni costrutti sono di fatto parole non scomponibili che indicano un solo concetto (come le inglesi «body-bulding» e

«know how», «full-time», o le italiane «economia sommersa», «mali estremi»,

«italiano medio») molti altri costrutti, pur avendo base nominale, focalizzano la parte distintiva (aggettivale o preposizionale). Ad esempio, per quanto riguarda l’ambito dei sintagmi nominali (nome + aggettivo) l’aggettivo assume valore distintivo individuando, rispetto a uno stesso nome, voci diverse. Questo accade poiché l’aggettivo restringe il campo semantico del nome, contribuendo a individuare un certo ambito di uso di quella particolare espressione: ad esempio il nome “scrittore” compare in dieci voci diverse, ciascuna identificata dall’aggettivo che lo segue (scrittore esordiente, scrittore immortale, scrittore isolato ecc) oppure il nome impegno è presente sia come voce singola sia in altre due varianti: «impegni importanti», «impegni urgenti», «pesce grosso», «pesce piccolo». Della stessa funzione distintiva sono investiti alcuni sintagmi preposizionali che permettono di creare voci diverse se accostati allo stesso sostantivo: così troviamo le voci «bagno di folla» e «bagno nel sociale», «pubblicità dei cibi» e «pubblicità delle diete». A comporre le diverse voci nominali di questo indice concorrono anche altri fenomeni

306 Sono state considerati nel conteggio dei sintagmi nominali anche le espressioni inglesi blue chips,

linguistici e paralinguistici: la variazione del grado dell’aggettivo («non più giovane», «non più giovanissimo»), le diverse possibili pronunce di un termine straniero («media», «midia») o la disambiguazione tramite parentesi del contesto di uso: «Grande Vecchio (in senso anagrafico)» e «Grande Vecchio» (in senso politico)».

Per quello che riguarda l’ambito verbale – in cui il numero di voci che riguardano parole combinate (emistichi di proverbi, frasi vere e proprie, espressioni all’infinito) si bilancia con il numero di verbi singoli per un totale di 22 – la scelta riguarda soprattutto espressioni estrapolate dalla lingua viva: troviamo voci costituite da declinazioni dello stesso verbo («diciamo», «direi», «devo dire»), troviamo intere frasi («Peccato che non sia più lui», «Qui lo dico e qui lo nego»), costrutti estrapolati da proverbi («amico che fugge», «chi non lavora», «chi non semina», «chi si accontenta») o espressioni di uso comune («disprezzare il successo», «fare mente locale», «indignarsi per primi»).

Anche una sommaria analisi della presenza di codici o sottocodici nell’elenco delle voci delle Parole all’indice (o no) conferma la predilezione di Pontiggia per il lessico dell’uso comune.

Sono davvero molto limitati i casi di termini fortemente caratterizzati dalla loro appartenenza a lingue speciali307: troviamo «miodesopia» e «prolasso dell’utero», per quello che riguarda il linguaggio medico, «Corbeille» e «Parco buoi» per quello che riguarda il linguaggio economico, ed «Executive» e «know how» per quello imprenditoriale; per il lessico della critica letteraria troviamo «bibliomane»,

«comico nero», «comico a priori», «icastico», «neologismi», «ossimoro»,

307 «Per lingua speciale si intende una varietà funzionale di una lingua naturale dipendente da un settore di conoscenze o da una sfera di attività specialistici, utilizzata nella sua interezza da un gruppo di parlanti più ristretto della totalità dei parlanti della lingua di cui la lingua speciale è una varietà, per soddisfare i bisogni comunicativi (in primo logo quelli referenziali) di quel settore specialistico», G. Berruto, La sociolinguistica, Zanichelli, Bologna, 1974, p. 68. Adottiamo qui l’espressione lingue speciali per indicare, dunque, un iperonimo di linguaggi settoriali e lingue specialistiche, cfr. G. Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, Roma, 2014, pp.

177-179. Per una ampia panoramica sui linguaggi settoriali si rimanda alla omonima sezione in A.

Asor Rosa (a cura di), Storia della lingua italiana. II. Scritto e parlato, Einaudi, Torino, 1994, pp. 495 seg.

«occiduo», e «dicotomia», che però appartiene più propriamente al linguaggio filosofico.

Più frequentato il procedimento della combinazione di parole che individua, tramite l’uso di termini comuni, espressioni tipiche di certi ambiti della vita politica, sociale, letteraria. L’esempio più esibito di tale processo è quello della disambiguazione di un medesimo sintagma tramite uso della parentesi: «Grande Vecchio (in senso anagrafico)» e «Grande Vecchio (in senso politico)». La medesima espressione metaforica (che crea una sorta di antonomasia del nome comune) viene caricata di significato proprio dalla disambiguazione dell’ambito di uso, in questo caso ottenuta con l’esplicitazione del suo contesto interpretativo. Tale procedimento, che nella definizione di tali voci permetterà molti dei meccanismi comici, satirici, parodici attraverso il gioco permesso dalla polisemia del termine comune, consente la composizione di voci che rimandano in modo più o meno esplicito a un ambito prevalente di utilizzo. Così sono chiaramente riconducibili all’ambito economico-industriale «cacciatori di teste», «economia sommersa»,

«età dell’oro (nero)», «lavoro (secondo, terzo, quarto)», ecc.; a quello politico,

«arte del governo», «nomenclatura italiana» «occhio del padrone», «stanza dei bottoni», «zoccolo duro» ecc.; a quello letterario: «conferenza stampa», «critici rampanti», «risvolto di copertina», «romanzi nel cassetto», «terrore della pagina bianca», «linguisti radicali» ecc.; a quello della comunicazione pubblica (televisione, giornali) da cui «dieta italiana», «il bello della diretta», «pubblicità dei cibi»,

«pubblicità delle diete», «qualità della vita», «quarta età», «shopping», «targhe alterne», «tempo libero» ecc.

Altre espressioni non hanno, nell’indice, una chiara indicazione di un contesto d’uso preferenziale il quale sarà poi specificato nel testo: «camere separate», «cane sciolto», «cosa bellissima», «salto di qualità», «sopraffazione dimessa», «strumenti di lavoro». Anche perché spesso, il gioco ironico sarà quello di ribaltare il campo semantico postulato come preferenziale: è il caso di «operazione chirurgica» usato, metaforicamente, come espressione del lessico militare. Di tale possibilità offerta dalla polisemia della lingua comune, si hanno alcuni esempi dalla scelta di sfruttare

figure (antitesi, ossimori) nella composizione delle voci: «bella, ma infedele»,

«demotivato da successo», «fallito di lusso», «mentitori edificanti».

In questa varietà di ambiti lessicali da cui pesca la fantasia di Pontiggia, spicca la preferenza per i costrutti estrapolati dalla comunicazione orale: «peccato non sia più lui», «Qui lo dico qui lo nego», «fare mente locale», «in qualche modo», «il bello della diretta», «esatto!», «bla-bla», «amore-odio», «non più giovane» e «non più giovanissimo», «attimino»; o parti dei proverbi che saranno stravolti negli Antidetti:

«amico che fugge», «chi non lavora», «chi non semina», «chi si accontenta», «oggi a me» ecc.

Questa sommaria analisi dell’indice di parole scelte da Pontiggia per costituire l’unico capitolo scritto ex novo per Le sabbie immobili ci permette di individuare alcuni elementi che caratterizzano l’intera raccolta e che troveremo amplificati nei saggi che la compongono:

- un approccio pragmatico al fatto linguistico che, proprio per i suoi fini satirici e parodistici, vuole porre sotto la lente la lingua nel suo uso (parole) non nella sua astrattezza di sistema (langue);

- attenzione più agli ambiti dell’uso che a linguaggi fortemente specializzati:

non è alle lingue settoriali conosciute e praticate da pochi addetti ai lavori che si rivolge Pontiggia, ma a una sorta di koinè delle lingue settoriali:

termini spesso dell’uso comune impiegati, attraverso la composizione di locuzioni o per un uso metaforico, in ambiti specifici (politica, economia, letteratura i prevalenti);

- attenzione ai fenomeni creativi di trasformazione linguistica: la lingua si presenta sempre come uno strumento in mano ad un’intenzionalità in grado di trasformarla;

- paradigma della chiarezza: i termini dei linguaggi speciali dall’accessibilità ridotta sono pochi, e, come si documenta nella scrittura dei saggi, sempre glossati.