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La revisione del saggio originario per la pubblicazione nell’Isola volante

3. Istanze e generi narrativi nella prosa letteraria dell’Isola volante

3.2 Procedimenti narrativi in La lotta di Manzoni e l’Anonimo

3.2.1 La revisione del saggio originario per la pubblicazione nell’Isola volante

Anche in questo caso il confronto tra la versione originaria del saggio e la sua versione pubblicata nel libro-di-saggi può dare molte indicazioni riguardo allo sviluppo della prosa saggistica di Pontiggia. Le linee in cui si muove la revisione operata sono infatti da un lato coerenti con quanto già osservato per le Esperidi, dall’altro mostrano come l’esercizio della satira sociale delle Sabbie immobili abbia contaminato anche la saggistica letteraria.

La prima istanza alla base della revisione è l’allontanamento dalle forme più specialistiche del saggio letterario, attraverso la riduzione del lessico ‘tecnico’, in favore di una prosa caratterizzata da una lingua comune, e l’eliminazione degli apparati. Per quanto riguarda le scelte lessicali, basta osservare la variazione del titolo: la rinuncia ai termini speciali di «reticenza e omissione» e la scelta di un termine, «la lotta», che imposta la dimensione narrativa sono programmatiche del lavoro che segue. Per quanto riguarda gli apparati, Pontiggia non riporta nell’Isola la Nota che, nella versione Cariplo, indicava la fonte di tutte le citazioni presenti:

«Tutte le opere di Alessandro Manzoni, “Classici Mondadori”, a cura di Alberto Chiari e Fausto Ghisalberti». Tale nota, nell’economia generale del saggio, era importante, in quanto permetteva di disambiguare un possibile fraintendimento:

l’indicazione di «I, II, o III» presente anche nella versione dell’Isola si riferisce ai tomi di quell’edizione (Chiari-Ghisalberti) e non ai capitoli (opzione altrimenti

189 In una intervista dice: «L’ironia è per me una forma di sapere. Del resto, credo che, in senso lato, la letteratura moderna non possa non avere questo carattere ironico, allo stesso modo per cui Schiller parlava di “poesia sentimentale”. La dimensione ironica è infatti, nella sua accezione moderna, una dimensione romantica», C. De Santis, Una perenne scontentezza stilista. Intervista a Giuseppe Pontiggia, cit., p. 175.

incongruente) del libro: «il tomo I è costituito dal testo definitivo del 1840, il tomo II dal testo della prima edizione 1825-27, il tomo III da Fermo e Lucia»190.

Un ulteriore elemento di riflessione può essere dato da una vistosa modifica rispetto al testo di partenza: per approfondire una riflessione generale sulla ricezione delle novità letterarie in Italia, aggiunge, creando un excursus, la citazione di un testo di Palazzeschi.

La versione del saggio per Cariplo è questa:

«E qui l’autore para l’attacco nel modo più efficace, contrattaccando cioè in un altro punto: quello che potremmo definire l’interesse della letteratura italiana per le novità, purché appartengano al passato: “Prego coloro i quali fossero disposti ad ammettere questo sospetto,” – cioè di falso moderno, che simuli, tanto per non cambiare, l’antico – “a riflettere che essi verrebbero ad accusare l’editore niente meno che di aver fatto un romanzo, genere proscritto nella letteratura italiana moderna, la quale ha la gloria di non averne o pochissimi. […] qualche novità”.

Quasi con noncuranza, come è del suo stile al suo meglio, Manzoni ci offre qui un saggio del suo particolare genere di ironia. Che non è solo dire il contrario di quello che pensa, ma è anche di non dirlo»191.

Così nell’Isola (in grassetto le parti aggiunte, e barrate quelle espunte):

«E Qui l’autore para l’attacco nel modo più efficace, contrattaccando. cioè in un altro punto: quello che potremmo definire Bersaglio è l’eterno l’interesse della letteratura italiana dei letterati italiani per le novità, purché appartengano al ma del passato. Ricordo Palazzeschi nella sua vecchiaia luminosa:

Il futurismo non poteva nascere che in Italia paese volto al passato

nel modo più assoluto ed esclusivo e dove è d’attualità solo il passato.

Ecco perché è attuale oggi il futurismo perché anche il futurismo è passato.

Ai letterati sospettosi che si tratti di una falsificazione moderna il narratore sottolinea che essi : “Prego colo i quali fossero disposti ad ammettere questo sospetto,” – cioè di falso moderno, che simuli, tanto per non cambiare, l’antico –

“a riflettere che essi “verrebbero ad accusare l’editore niente meno che di aver fatto un romanzo, genere proscritto nella letteratura italiana moderna, la quale ha la gloria di non averne o pochissimi. […] qualche novità”. Quasi con noncuranza, come è del suo stile al suo meglio, Manzoni ci offre qui un saggio del suo particolare

190Aa.Vv., Manzoni europeo, cit., p. 57.

genere di ironia. Che non è solo dire il contrario di quello che pensa, ma è anche di non dirlo». (1387)

L’aggiunta di un testo non direttamente legato all’argomento del saggio e la semplificazione cui è sottoposto il testo originario sembrano segnalare due elementi di novità192 rispetto alla linea generale evidenziata nelle Esperidi: da un lato, l’andamento ragionativo della prosa è libero di seguire le potenzialità tentacolari del pensiero di Pontiggia, dall’altro la lingua adottata rinuncia volentieri anche alle forme più didascaliche della precedente saggistica letteraria.

L’aggiunta del testo di Palazzeschi porta l’attenzione del lettore lontano dall’argomento manzoniano, e si pone invece come amplificazione di una sorta di un’affermazione dal sapore aforistico (il disamore dei letterati italiani per le novità).

Esso sviluppa, sostituendolo, un inciso presente nella prima versione « – cioè di falso moderno, che simuli, tanto per non cambiare, l’antico–»193.

Per quello che riguarda la rinuncia alle espressioni più didascaliche abbiamo l’espunzione di una formula attenuativa tipica della prosa delle Esperidi come

«quello che potremmo definire», che conferisce maggior perentorietà al discorso;

così la sostituzione del «purché appartengano al passato» con un più secco «ma del passato» aumenta l’immediatezza del discorso, enfatizzando lo stile, e nascondendo il ragionamento194. Anche la sostituzione dei “bersagli” dell’ironia è interessante: non la generica e impersonale “letteratura italiana” (espressione meno tagliente, in quanto individua un bersaglio astratto), quanto i letterati italiani (più concreti)195. Altre modifiche del testo sembrano confermare questa lettura più

192 Novità non perché tali formule non si siano mai viste, quanto per il peso che sembrano avere nell’economia complessiva della prosa saggistica di Pontiggia.

193 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1387.

194 La sintassi del verbo (stile verbale) permette una maggior trasparenza dei processi del pensiero, mentre uno stile nominale consegna il pensiero già formulato. Sulle differenze tra lo stile nominale e quello verbale cfr. P. V. Mengaldo, Aspetti della lingua di Calvino, in La tradizione del Novecento.

Terza serie, cit., pp. 227-292.

195 Vale la pena sottolineare un’altra lieve sostituzione nel lessico con cui parla di don Ferrante, che aumenta la forza della costante critica agli accademici e al loro lessico specialistico. Nella prima versione si legge: «I suoi studi maniacali – oggi si direbbe rigorosi – nei campi della magia e della stregoneria attirano la curiosità di entrambi» (p. 56); mentre la revisione suona più netta: «I suoi studi maniacali Il suo accanimento indefettibile – oggi si direbbe rigorosi specialistico – nei campi della magia e della stregoneria attirano la curiosità di entrambi» (p. 1387). Le sostituzioni aumentano la caricatura e il sarcasmo nei confronti degli studi accademici.

orientata all’evidenza del wit che alla chiarezza didascalica196. È in questo contesto che va considerata l’impronta narrativa data al saggio.