5. Le radici del comico e la realtà evocata in Le sabbie immobili
5.3 Sintassi e testualità
Nelle Sabbie la tendenza alla frammentarietà aforistica tipica di Pontiggia è portata alle sue estreme conseguenze. Molti dei testi che compongono la raccolta sono modellati sulla forma-dizionario, e si presentano come una successione di lemmi o gruppi di lemmi (per es. Bagno nel sociale); due testi si presentano nella forma del decalogo, e Antidetti costituito da una raccolta di venticinque aforismi. Ma anche nei saggi dotati di una testualità tradizionale (per quanto riguarda la realizzazione della coesione tramite elementi sintattici) la tendenza alla brevitas e alla frammentazione è molto marcata. Gli elementi testuali attraverso cui Pontiggia realizza questi effetti sono la sintassi nominale e l’uso marcato dell’a-capo e dello spazio bianco.
295 G. Pontiggia, Opere, cit., p. 1050.
296 Il titolo appare corretto con una un appunto a mano sul dattiloscritto conservato presso il Fondo Giuseppe Pontiggia, fondazione BEIC.
5.3.1 Sintassi nominale, frasi scisse e pseudoscisse.
Nei testi in cui la scrittura mima le tipologie del dizionario, la sintassi è ridotta al minimo297. Ovviamente Pontiggia non segue un modello: la rigida struttura dei lemmi è ripresa e variata con estrema libertà.
La rastremazione degli elementi morfologici del verbo, fino alla frase nominale, è derivata dallo stile tipico tanto della lessicografia quanto dell’aforisma, e varia dall’uso della subordinata relativa implicita al participio passato («CONTENITORE
Usato per trasmissioni radiofoniche e televisive che mescolano generi e personaggi diversi», 1056; «Inquietante: destinato agli adulti adolescenti», 1073) alla tipica sostituzione di un elemento verbale dal valore copulativo con i due punti («Convincente: prezioso purché preceduto da “non” nelle lettere di rifiuto editoriale», 1073). Pontiggia sfrutta e combina tra loro perifrasi («CORDATA Scalata ai vertici aziendali o politici», 1045), definizioni grammaticali («ATTIMINO Diminutivo di attimo…», 1051), traduzioni («HOSTESS Accompagnatrice, interprete», 1058), sinonimie («RECARSI Sinonimo “distinto” di andare» 1056) e antinomie (CASUAL Il contrario di casuale », 1056).
Nei decaloghi e negli Antidetti sono presenti inoltre molte frasi con il verbo all’infinito («9. Disprezzare il successo. Almeno quello degli altri», 1064; «Nuotare nella povertà», 1089); e frasi nominali tipiche della forma-proverbio («O Cesare o qualcos’altro», «A mali estremi piccoli rimedi», 1089).
Il ricorso alla sintassi nominale è però presente anche nei testi non modellati su forme elencatorie. Allo scopo espressivo di aumentare la sensazione di “accumulo”
della serie attributiva, la punteggiatura interviene a creare frasi nominali, spezzando la sintassi, che pure rimane riconoscibile:
«la Borsa si configura come un animale irrequieto, nevrotico, dalle relazioni imprevedibili e misteriose. Con la pressione variabile, ora depressa ora alta, i cambiamenti di umore repentini e i famosi “segni di nervosismo” per qualche iniziativa politica o sindacale» (1030)
«In alcuni intellettuali avalla l’idea che, “in qualche modo”, tutto si possa dire e che si possa dire tutto. Che la prigione è l’unico spazio libero che conosciamo. O che il presente è il ricordo del futuro» (1041).
La mimesi della sintassi orale è nelle Sabbie molto ricercata. Spesso la sintassi nominale si presenta nella formula del nome seguito da relativa, forma ancor più sintetica della frase scissa.
«Paradiso del comico è un mondo in cui gli uomini si identificano nei ruoli.
Nobili che sono convinti di esserlo, intellettuali che si sentono delegati a pensare, genitori che costringono al dialogo figli che aspirano al silenzio». (1048)
«Parole che invecchiano con gli uomini che le usano». (1040)
Accanto alle forme del c’è presentativo (frasi scisse) abbondano anche le forme di frasi pseudoscisse:
«Il dato che mi conforta … è che…» (1016); «Quello che invece colpisce è il lessico della vicenda» (1021); «C’è un aggettivo che l’uomo grasso aborre ed è quello…»
(1025); «Ma è solo la inattualità che rende attuali quelle massime» (1033); «C’è chi, in prossimità dei premi, si ammala» (1063); «Il tema che vi ricorre in modo ossessivo è l’uso del tempo» (1033)
«Non c’è donna che, per un uomo, sarebbe più temibile» (1074); «Nel periodo che riscopre la professionalità non c’è artista che non parli di artigianato» (1074).
Le frasi nominali possono essere ottenute tramite frammentazione di un enunciato con il punto fermo e la sostituzione della copula con un a capo:
«Ridere per non piangere.
La radice tragica del comico».
«I comici, i compagni di viaggio.
Incarnano al posto nostro la sconfitta e insegnano come fronteggiarla». (1048) 5.3.2 Coesione testuale: a-capo e spazio bianco.
Come emerge dall’ultimo esempio riportato, la tendenza alla frammentazione è ottenuta non solo con i procedimenti di ellissi del predicato, ma anche dall’uso dell’a-capo. Il testo in cui questi elementi sono combinati nel modo più significativo è proprio Ridere per non piangere, saggio che, occupa una posizione centrale nella raccolta e contiene, dal punto di vista della riflessione sul comico, alcuni elementi
importanti. Qui, come si è visto, lo spazio bianco, invece di sopprimere la coesione, tende a favorire la lettura sequenziale dei diversi paragrafi, accentuando le inferenze ottenute attraverso i rimandi tra elementi interni:
«Il terrore della pagina bianca.
E di quella scritta?
Lo stile basso o comico – per dirlo alla latina – consigliato ai narratori dai critici che lo praticano senza accorgersene.
Lo snobismo è circondato dal comico. Ma non lo sa.
Come diceva quella ragazza sgomenta al suo ragazzo: “Perché non sei anticonformista anche tu, come tutti gli altri?”.
Le donne che, nell’età cosiddetta critica, scambiano un prolasso dell’utero per il collasso dell’universo.
E forse non si sbagliano». (1049)
I rimandi interni che amplificano il senso del comico hanno al centro il tema del fraintendimento (non lo sa - scambiano) e sviluppano una serie di interessanti parallelismi tra il mondo della scrittura-critica e quello dei rapporti affettivi (terrore - collasso dell’universo; critici - età critica; snobismo – anticonformista).
In quest’altra sequenza del saggio, l’a-capo e lo spazio bianco danno ritmo a una scena che il lettore è chiamato a immaginare, isolando i termini che saranno poi oggetto di satira:
«Esiste il comico a priori, il comico da situazione.
Una giuria ripresa frontalmente.
Che a riprenderla sia lo sguardo di una persona oppure di milioni di persone, l’immagine non cambia.
Eppure molti lo credono.
La curiosità con cui guardano chi è appena apparso sul video, come se l’essere passato per un tubo catodico l’avesse cambiato». (1048-49)
Nel primo dei due decaloghi che aprono e chiudono la sezione Il circolo delle Muse ogni massima oggetto di commento è definita dall’a capo298. In questo caso l’a capo
permette di evidenziare un procedimento del comico, identificabile nel cambiamento di focalizzazione: la frase oggetto di commento è la vulgaris opinio, il cui responsabile è un indefinito enunciatore allineato al pensiero comune; la frase dopo l’a-capo costituisce lo smascheramento di tale opinio, la cui confutazione è operata dalla sagace voce del saggista. Tale schema plurivocale si evidenza anche quando la massima da confutare sia paradossale:
«Giudicare i libri senza leggerli.
Sembra una magia, mentre è solo un’abitudine». (64)
In questo caso la voce del saggista svela come ciò che comunemente si potrebbe ritenere paradossale («magia»), in realtà non lo sia.
Una tale strutturazione del paragrafo e della successione di paragrafi sembra operare più nella direzione della creazione di nessi impliciti che in quella della frammentazione299, aumentando l’attività inferenziale del lettore: è questa una leva dell’umorismo di Pontiggia che potenzia le sfumature, le congetture, le fantasie e rafforza il rapporto intimo tra ciò che vede e pensa lo scrittore e ciò che vede e pensa il lettore.
In altri casi, analoghi a quelli evidenziati nelle Esperidi, l’a-capo serve a dare ritmo ironico:
«Per convivere con gli avari, anche solo per un viaggio, occorre immedesimarsi nelle loro reazioni.
Non è facile.
Io avevo escogitato anni fa un piccolo sistema. Moltiplicavo mentalmente per tre tutti i prezzi e così riuscivo a vederli come li vedevano loro». (1019)
299 Diverso, sembra essere, il caso delle scelte tipografiche utilizzate nella prima pubblicazione degli Antidetti, che Pontiggia cura per i tipi del Mulino nel 1991 (G. Pontiggia, Le sabbie immobili, Il Mulino, Bologna, 1991). Qui lo scrittore spinge nella direzione della frammentazione, intesa come isolamento di frasi quasi interscambiabili: i singoli aforismi sono separati da una spaziatura multipla, che crea un effetto di isolamento molto marcato, amplificato dal fatto che ogni pagina accoglie cinque antidetti, disposti in parallelo, segno della cura anche grafica che Pontiggia dedica a questa prima edizione. Il fatto che anche la prima pagina, occupata dal titolo ne accolga cinque (con spaziatura ridotta) segnala una volontà che va oltre la semplice pulizia formale, e indica invece una precisa intenzione semantica. (Invece tanto l’edizione del «Sole 24ore» quanto quella dei Meridiani non adottano queste scelte grafiche, presentando gli Antidetti in elenco separato da un solo spazio bianco, e senza rispettare la distribuzione di cinque per pagina).
Come di consueto lo spazio bianco contribuisce a marcare la posizione degli enunciati di apertura di ogni paragrafo intensificando le riprese argomentative che intessono il saggio. Nel capitolo I neologismi euforici, ad esempio, i commenti dedicati a diverse espressioni ritenute dall’autore neologismi300 sono serpati da spazio bianco, e l’inizio di ogni sequenza (si tratta di paragrafi di dieci-quindici righe) presenta una frase il cui scopo è istituire un legame di coesione (non narrativa, ma analogica) attraverso rimandi interni:
«Chi sono i separati in casa? Un neologismo, una locuzione coniata di recente, per una realtà millenaria. […]
Non tutti i neologismi hanno radici così arcaiche. […]
Più spesso però i neologismi nascono nella nostra epoca. […]
Il problema del nostro tempo pare sia un altro neologismo, il know how, il sapere come. […]
Così target […]
Lo stesso vale per gli optionals […]
Anche i treni Intercity vanno più veloci. […]» (1044)
Attraverso questo procedimento Pontiggia crea coesione testuale in quello che altrimenti sarebbe stato un semplice lemmario.