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Pietro Pisano cardinale diacono di S Adriano (1113-1116) e cardinale presbitero di S Susanna (1117-1144)

P., et tu Const., et ex omnibus quae ad praefecturam pertinent ad curiae commodum in testimonio

II. 1. La legazione a Pisa, in Corsica e in Sardegna

É assai probabile che nella primavera Pietro ricevette l’incarico di partire per una legazione nei territori pisani26: una lettera del cardinale rinvenuta all’inizio del secolo scorso e edita dal Volpini nel 1986, consente di mettere in luce alcuni aspetti di un

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T. Ebendorfer (a cura di), Chronica pontificum Romanorum, MGH, Script. rer. Germanicarum, Nova Series, 16, München 1994, p. 361.4; Liber Pontificalis, ed. Přerovský, cit., p. 730.

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Oltre che alla fonte principale per questi accadimenti, la Vita Gelasii II di Pandolfo, Liber

Pontificalis, ed. Přerovský, cit., pp. 731-734, si rimanda qui a Chris Wickham, Roma medievale. Crisi e stabilità di una città 900-1150, Roma 2013, pp. 441-496.

26 L’ipotesi, avanzata per la prima volta daVolpini, non può che essere pienamente condivisibile, cfr.

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incarico non altrimenti noto27. Si tratta di una missiva scritta in risposta ad una lettera del pontefice, sfortunatamente non pervenutaci, ma che il cardinale ricevette il 6 luglio del 1118. Presumibilmente la lettera del cardinale, che il Volpini ritiene autografa, è da datarsi ai giorni successivi al 6 luglio e forse fu scritta nei dintorni di Pisa o proprio a Pisa. La legazione del cardinale si colloca nell’articolato contesto della conferma dei diritti metropolitici sulle diocesi corse concessi e poi ritirati da Urbano II alla Chiesa pisana. Dal testo emergono con chiarezza alcuni aspetti dell’incarico affidato al cardinale di S. Susanna: Pietro era il latore di una lettera del pontefice per i vescovi di Corsica e di un privilegium, da pubblicarsi verosimilmente durante la legazione. Compito del cardinale sarebbe stato quello di informare i vescovi corsi della restituzione alla Chiesa pisana delle prerogative revocate e di promulgare un privilegio, che - come sostiene Volpini28 - non è difficile immaginare fosse a favore della Chiesa di Pisa. Dunque, molto probabilmente il privilegium di cui si parla nella missiva era la riconferma di quei diritti che il presule pisano invano aveva richiesto a Pasquale II. Tuttavia, come si deduce dal testo della lettera, la situazione si era modificata e, rispetto alle prime direttive ricevute dal cardinale, per il pontefice non era più opportuno che Pietro portasse a compimento il suo incarico: Gelasio II, infatti, avrebbe ingiunto al cardinale di non pubblicare né il privilegio né la lettera per i vescovi corsi, e di rientrare al prima a Roma, ove la sua presenza risultava necessaria. La questione, scriveva il pontefice a Pietro di S. Susanna, sarebbe stata risolta ad tempus transitus29. Il motivo di questo ripensamento sarebbero state le tempestive proteste genovesi che avrebbero raggiunto il pontefice per mezzo di una lettera. Le parole del cardinale pisano offrono preziose informazioni sulla sua attività: Pietro informava il pontefice di aver parlato in

27 La lettera è conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vat.lat. 14586, f. 8r è stata

consultata in riproduzione fotografica, un’immagine in bianco e nero è edita anche nell’articolo di Volpini, Documenti, Tav. III.

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Volpini, Documenti, cit., p. 237.

29 Si riporta per comodità del lettore parte della trascrizione di Volpini: «Mandastis enim mihi ut et

privilegium et litteras ad episopos Corsice occultas omnino facerem conservari, pro eo quod Ianuensibus pro causa eadem scandalum ortum fuerit. Ipse autem ad vos festinantius redire deberem quia causam hanc ad tempus transitus vestry differri oportet et ego ad presens vobis necessarius sum». Documenti, cit., p. 260.

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precenenza con un advocatus dei genovesi che avrebbe fornito sufficienti argomentazioni per ritenere infondate le proteste giunte a Gelasio II e al cardinale. Cercando di dare delle rassicurazioni al pontefice, Pietro sosteneva che, in base a quanto emerso dalla conversazione con l’advocatus, la lettera dei Genovesi non sarebbe stata il frutto della volontà popolare né, tantomeno, di una deliberatione

bonorum et sapientum30. Il cardinale aggiungeva, inoltre, che il rientro suo e delle

persone che lo accompagnavano non era al momento possibile sine magno periculo né per mare né via terra. Infine il cardinale pisano inoltrava al pontefice la richiesta di affidare al vescovo di Lucca la risoluzione di alcune problematiche relative al monastero di Sesto.

Nel luglio del 1118 frattanto Gelasio II era potuto rientrare a Roma anche se la città non era del tutto sicura: il 21 luglio, mentre celebrava la messa in S. Prassede, il pontefice venne nuovamente attaccato da alcuni membri della famiglia Frangipane, scampando per poco alla cattura; a causa di quanto accaduto è probabile che il pontefice decidesse di affrettare i preparativi per la partenza dall’Urbe31. Come ha fatto notare Volpini, l’accenno contenuto all’interno della lettera di Pietro - ad

tempus transitus - lascia intravedere che il pontefice avesse già intenzione di

affrontare di persona la questione del privilegio, e cioè quando sarebbe stato a Pisa32. Probabilmente Pietro ricevette tali notizie da Roma e attese a Pisa l’arrivo del pontefice. Ai primi di settembre Gelasio II giunse nella città tirrenica, durante la sua permanenza consacrò la cattedrale di S. Maria il 26 settembre e, probabilmente nella stessa occasione, riconfermò al presule pisano le prerogative sulle diocesi corse. Il cardinale di S. Susanna è attestato tra i sottoscrittori il 13 e il 29 settembre a Pisa, ma

30 «Scandalum, quod Ianuensibus de privilegio ortum esse vobis significatum est, aut nullum est aut

vix aliquod. Quod enim vobis et nobis mandatum est, non ex consilio populi, non ex deliberatione bonorum et sapientum factum est. Advocatus siquidem Ianuensium, homo nobilis et magne prudentie, usque ad nos venit et privatim ac publice testatus est quod littere ille sine consilio et voluntate populi facte fuerint et nulla de his populo illi curam esse evidenter asseverabat». Volpini, ibidem. Molto

interessante è notare quanto la formazione giuridica del cardinale di S. Susanna emerga in questo passaggio: la lettera inviata dai genovesi al pontefice e al cardinale sarebbe stata nulla aut vix aliquod senza l’approvazione del consilium populi o della deliberatio bonorum et sapientum.

31Liber Pontificalis, ed. Přerovský, cit., p. 741.

32 Il Volpini deduce, giustamente, che da questo dettaglio si potrebbe ipotizzare che la partenza del

pontefice alla volta di Pisa non sarebbe stata frutto unicamente del precipitare degli eventi che videro Gelasio II oggetto delle violenze dei Frangipane. Volpini, Documenti, cit., pp. 239-240.

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non c’è da dubitare che egli facesse parte del seguito del pontefice durante la cerimonia di consacrazione del Duomo33.

Quando Gelasio II partì all’inizio di ottobre alla volta di Genova il cardinale Pietro rimase a Pisa e negli ultimi mesi del 1118 o nei primi del 1119 accompagnò l’arcivescovo pisano in Corsica procedendo alla consacrazione del vescovo eletto di Mariana e alla sottomissione delle nuove diocesi suffraganee34. Sebbene sfuggano la maggior parte dei dettagli della legazione del cardinale, appare evidente che essa si protrasse a lungo se, ancora il 1 aprile del 1119, Pietro sottoscrisse a Cagliari un atto di concordia relativo al monastero di S. Saturnino tra l’arcivescovo cagliaritano, Guglielmo, e i monaci di S. Vittore 35. Quest’ultimo dato potrebbe far ipotizzare che il nuovo pontefice Callisto II, succeduto a Gelasio II nel febbraio del 1119, avesse confermato la legazione di Pietro nei territori pisani e sulle isole chiedendogli, successivamente, di raggiungerlo in Francia.