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Guido cardinale vescovo di Tivoli (1125-1143)

IV. Un vescovo forte e guerriero»

Con queste parole comincia un articolo di Vincenzo Pacifici del 1919 dedicato a Guido, vescovo tiburtino, ed una simile immagine del cardinale viene evocata anche in un contributo, di qualche anno successivo, di Giuseppe Cascioli64. In entrambi i lavori la figura del cardinale viene inquadrata all’interno della sua attività di presule, quale emerge dai documenti superstiti e, in particolare, dalle testimonianze epigrafiche che lo menzionano nell’atto di consacrare chiese ed altari di Tivoli e del territorio circostante negli anni tra 1138 e il 114065. Per ciò che concerne la documentazione della Chiesa tiburtina, soltanto un documento fa riferimento a Guido come già morto; il documento in questione è molto lacunoso e databile agli anni 1153-118166. Un secondo documento del febbraio 1126, un anno dopo la sua nomina, ricorda il giuramento con cui l’abate del monastero di Subiaco si impegnava a restituire alcuni beni sottratti all’episcopato tiburtino; tuttavia, il documento non menziona esplicitamente il vescovo Guido, ma riporta genericamente l’episcopato come destinatario della restituzione, sebbene il Cascioli riferisca a Guido il merito di aver riportato nell’ambito della diocesi i beni sottratti dall’abate sublacense67

. Ciò che appare certo relativamente al governo del vescovato tiburtino è che il cardinale

merito a questa occasione Cascioli offre un sunto del testo dell’epigrafe e rimanda ad un documento, copiato dalle schede barberiniane di J.M. Suarès,all’epoca del Cascioli contenute nel Cod. Barb. XXXVIII, 100 della Biblioteca Apostolica Vaticana. Tuttavia, a parere di Pacifici, cit., p. 160, l’epigrafe sarebbe stata confusa con il testo della lapide di S. Maria in Cosmedin, mentre il testo del documento copiato dal Suraez gli appare quantomeno sospetto. Non disponendo di documentazione più attendibile e non avendo potuto verificare quanto riferito dal Cascioli riteniamo opportuno tornare su questa notizia in un prossimo futuro.

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Per i riferimenti bibliografici a questi due articoli si veda alle note 60 e 61 del presente testo.

65 Non sappiamo se il cardinale Guido fosse a Tivoli il 4 agosto 1140 quando viene menzionato in

un’epigrafe che dovrebbe trovarsi ancora oggi nel portico superiore di S. Maria in Cosmedin, tuttavia il testo della lapide lo ricorda in vita al momento in cui Tebaldo, il rector di Tivoli, concede dei beni al monastero di S. Angelo in Valle Arcese. Forse si fa riferimento alla fortificazione del tratto murario affidata dal comune tiburtino proprio nel 1140 ai monasteri di S. Clemente e S. Angelo. Cfr. S. Carocci, Tivoli nel basso medioevo. Società cittadina ed economia agraria. Roma 1988, p. 137. L’epigrafe dell’agosto del 1140 è riportata da M. Crescimbeni, L’istoria della basilica diaconale

collegiata e parrocchiale di S. Maria in Cosmedin di Roma, Roma 1715, pp. 48-49.

66 L. Bruzza, Regesto della chiesa di Tivoli, Roma 1880, n. XIX, pp. 79-80. 67

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Guido si servì di vicari, cui pare venisse delegata l’amministrazione della diocesi in sua assenza: i loro nomi vengono riportati in alcune delle epigrafi già menzionate68. Come già accennato, dopo l’aprile del 1139, il cardinale Guido scompare dalla documentazione pontificia ed il Gams indica un suo successore nella persona di Otto soltanto a partire dal luglio del 114869.

L’aura di leggenda che emerge dai due contributi di Pacifici e Cascioli, e che sembrerebbe avvolgere Guido è certamente dovuta al ruolo che si attribuisce al vescovo negli anni della guerra tra Roma e Tivoli. Tale contesto appare incerto dal punto di vista documentario e risulta assai arduo cercare di inquadrare l’attività del vescovo tiburtino nelle complesse circostanze che caratterizzarono il conflitto fra le due città, anche perché, come è ben noto agli studiosi di questioni romane, la guerra tra Roma e Tivoli risulta un campo problematico da indagare proprio per l’assenza di fonti. È noto, tuttavia, che molto probabilmente i difficili rapporti tra il pontefice e Tivoli cominciarono nel 1139 ed è forse in questa data che Innocenzo II scomunicò la città tiburtina70. Pochi anni dopo, nel luglio del 1142, quando la guerra era già cominciata, il pontefice in persona si mosse insieme alla militia cittadina all’assedio di Tivoli, ma gli assedianti subirono una bruciante sconfitta a causa di un’improvvisa sortita degli assediati e la guerra arrivò ad una battuta d’arresto soltanto dopo la sconfitta dei tiburtini a Quintiliolo71. Relativamente a quest’ultimo episodio, un’informazione assai interessante si trova nel Catalogus pontificum et imperatorum

romanorum Tiburtinus che ci mostra Guido al fianco dei tiburtini al momento della

sconfitta del 7 luglio del 1143: Hic Tiburtini et Guido cardinalis cum capitaneis

68 Si tratta del vescovo Giovanni, arciprete della chiesa di S. Stefano di Poli, di Giovanni, arciprete

della chiesa di S. Egidio, e di Bonifacio, vicario del vescovo tiburtino. I loro nomi sono riportati nell’epigrafe dell’11 marzo 1138, che ricorda la consacrazione della chiesa di S. Stefano a Poli, e in quella del 4 agosto 1140 in S. Maria in Cosmedin.

69 P.B. Gams, Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, rist. Graz 1957, p. 733.

70 «Dum haec aguntur in Gallia et Germania, Romanus pontifex Innocentius, qui iam per multum

temporis Tyburtinos excommunicaverat ac aliis modis presserat, coangustatus ad deditionem acceptis obsidibus ac iureiurando interposto coegit.» Ottonis episcopi frisingensis, Chronica sive historia de duabus civitatibus, a cura di. A.Hofmeister, MGH. Scriptores rerum germanicarum in usum

scholarum, 45, Hannover 1912, p. 352.

71 F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, ed. Torino 1973, vol. 2; P. Brezzi, Roma e

l’impero medievale (774-1252), Bologna 1947, p. 319; J-C. Maire Vigueur, L’altra Roma. Una storia dei romani all’epoca dei comuni (secoli XII-XIV), Torino 2011, p. 262. Riferimenti puntuali alle fonti

172 fugati sunt a Romanis de Quintiliolo et multi capti sunt et interfecti m. Iulii die 772.

Ammettendo che tale indicazione sia del tutto fededegna, dovremmo ritenere che il cardinale Guido oltre a schierarsi a favore della città ne avrebbe anche sostenuto lo sforzo bellico fin sul campo di battaglia. In base a questi elementi si potrebbe tentare di leggere la sua assenza dalla documentazione pontificia come il riflesso della crescente tensione fra il pontefice e Tivoli che, di conseguenza, potrebbe aver portato ad un allontanamento di Guido dalla curia, forse a causa della sua scelta di schierarsi al fianco dei tiburtini, come induce a pensare il succitato passo del Catalogus. Inoltre, a completare il quadro dei rapporti tra il pontefice e Tivoli andrà segnalato che dopo la morte di Guido la diocesi perse la sua dignità cardinalizia. Di fatto il periodo in cui il vescovo tiburtino si fregiò di tale dignità fu, invero, assai breve: sono noti soltanto due cardinali vescovi di Tivoli, Manfredi e Guido73.

L’ultima attestazione del vescovo di Tivoli che si intende prendere qui in considerazione risulta di qualche mese precedente a quella del Catalogus. Si tratta di in un documento conservato presso l’Archivio Storico Diocesano di Lucca che riguarda la lunga disputa tra l’arcivescovo di Pisa e il vescovo di Lucca in merito al possesso della chiesa di S. Michele di Travalda e del poggio di Montecàlvoli74. Per dirimere la questione, la vertenza fu dibattuta il 18 aprile 1143 nella chiesa di Travalda davanti ad un arbitro scelto dai due contendenti, Atto vescovo di Pistoia, e ad altri ecclesiastici. Tra questi compare anche l’episcopus de Tiborim, il cui nome non viene menzionato ma che tuttavia non risulta difficile identificare con Guido. Purtroppo, però, non è possibile specificare in quale veste il vescovo di Tivoli partecipò a questo arbitrato, se come legato o semplicemente come testimone75.

72 MGH. SS. XXII, ed. G. Waitz, Hannover 1872, p. 357. Vanno segnalati i numerosi errori di

cronologia compiuti dal redattore del Catalogus.

73 Come ricostruito da Klewitz, la diocesi di Tivoli entrò nel numero delle sette diocesi suburbicarie

soltanto del 1123 circa, quando con la morte di Bruno di Segni fu necessario ricompletare il numero dei sette cardinali vescovi. Klewitz, Die Entstehung, cit., pp. 44-46.

74 ASDLu, Diplomatico, *H 70, 1143 aprile 18, ed. D. Bertini, Memorie e documenti per servire

all’istoria del Ducato di Lucca, IV/2, Lucca 1836, pp. 174-175. Per ciò che concerne la disputa P.

Morelli, Due antiche chiese della periferia di Pontedera. S. Michele di Travalda e S. Lucia di

Pedisciano, Pontedera 1992, pp. 25-26. Fu il Davidsohn ad identificare questo personaggio con

Guido, Storia di Firenze, I, cit., p. 638, nota 1.

75 Occore segnalare che fino ad oggi il documento in questione è stato ritenuto genuino, tuttavia

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Come già accennato in precedenza, tratteggiare la carriera e la biografia di Guido risulta assai arduo a causa del carattere sporadico delle sue attestazioni. Se è possibile inquadrare con maggior chiarezza gli inizi della sua carriera come canonico pisano, invece risulta difficile delineare la carriera in curia e l’ultima fase del cardinalato di questo personaggio, che non morì nel 1139 o poco dopo, ma, pur rimanendo lontano dalla curia, fu attivo nella sua diocesi e fuori da essa almeno fino al 1143.

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Uberto cardinale presbitero di S. Clemente (1126-1132) e