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LIGURIA 289 28820 21600 LOMBARDIA 1804 170779 4

OLYMPIC REVENUE SORCES

LIGURIA 289 28820 21600 LOMBARDIA 1804 170779 4

)ORD OVEST 2974 276091 76477 TRE)TI)O A.A. 246 23764 8285 VE)ETO 815 102879 14318 FRIULI V.G. 476 28549 24252 EMILIA ROMAG)A 892 84599 30858 )ORD EST 2429 239791 77713 TOSCA)A 816 76329 14549 UMBRIA 285 24013 24319 MARCHE 613 38795 6904 LAZIO 999 90745 35113 CE)TRO 2713 229882 80885 ABRUZZO 517 31181 12459 MOLISE 146 9686 2839 CAMPA)IA 1571 71755 21087 PUGLIA 993 51917 6248 BASILICATA 260 13699 1845 CALABRIA 784 33486 12329 SUD 4271 211724 56807 SICILIA 1220 53516 44443 SARDEG)A 545 39691 18125 ISOLE 1765 93207 62568

Vista l’entità del movimento, riterrei opportuno tralasciare alcuni comparti come quello di- lettantistico, il calcio a cinque e evidenziare solo alcuni aspetti del calcio femminile.

Procedendo in ordine d’età, inizierei con l’esame delle attività federali rivolte ai più piccoli. L’organizzazione federale è molto attenta alle nuove generazioni e alimenta incessantemen- te la loro formazione e apprendimento, già dalle fasce più piccole d’età. Per renderci conto di cosa significa il calcio in Italia, si possono citare alcune cifre della passata stagione, rela- tive al Settore Giovanile e Scolastico della FIGC.

Prima di tutto, va fatta però una premessa su cosa sia la Scuola calcio: la FIGC si occupa di promuovere, disciplinare e organizzare, con finalità tecniche e didattiche, il calcio tra i gio- vani compresi tra i sei e i sedici anni, attraverso un Settore appositamente individuato che è quello Giovanile e Scolastico.

Lo svolgimento di tale attività è decentralizzato a livello regionale, provinciale e locale e viene suddiviso in tre distinti comparti:

il comparto relativo all’attività di base, che si occupa dell’insegnamento tecnico e didattico dei bimbi tra i 5 e i 12 anni;

il comparto relativo all’attività agonistica, finalizzato appunto all’attività agonistica; infine il comparto dell’attività scolastica, che si preoccupa della diffusione dello sport cal- cio all’interno delle scuole.

Parlando in termini numerici, solo nell’attività di base rientrano 3893 scuole calcio uffi- cialmente riconosciute dalla FIGC che necessitano del coordinamento di tre Centri Federali, uno a Roma, uno a Tirrenia e uno a Catania.

Nel suo complesso il Settore Giovanile e Scolastico racchiude più di 48000 squadre, per un totale di circa 720000 tesserati, che ricevono insegnamento e formazione da quasi 7000 scuole calcio.

I numeri sono impressionanti, se si ricorda che è solo una minima parte di quello che è nel suo complesso il sistema calcistico italiano (che raggruppava nel 2005 1050695 atleti), si capisce del perché tale sport riveste un ruolo di dominio nella scena nazionale e mondiale. Se per soddisfare la nostra curiosità raffrontassimo i circa 15000 tesserati della Federazione Italiana Scherma, con i 720000 del solo settore giovanile, avremo una quantità di calciatori superiore di 48 volte a quella degli schermitori.

La FIGC, nonostante le numerosissime adesioni riscontrabili nel calcio rispetto agli altri sport, continua una importante attività promozionale propria, che esula quella dei singoli club locali. Ogni anno da sei edizioni, per esempio, viene disputata la “Fuoriclasse cup”, un torneo che vede scendere in campo le formazioni delle scuole di 75 città coinvolte

all’evento. E’ un’iniziativa che scaturisce dalla collaborazione tra Settore Giovanile e Scola- stico della FIGC e da Coca-Cola, volto alla diffusione dello sport calcio, prevedendo una fa- se di apprendimento e la disputa di un torneo per successive fasi eliminatorie: tra le classi di Istituto, poi tra Istituti ed infine eliminatorie tra Città con nomina del vincitore finale.

La competizione è suddivisa in fasce d’età: under 16 maschile e femminile e under 19 ma- schile e femminile e alla fine dell’evento viene individuata la formazione della nazionale scolastica. Risulta chiaro l’intento propagandistico, senza distinzione di genere, attento alle recenti tendenze di evoluzione della posizione femminile rispetto allo sport calcio.

La promozione dell’evento si avvale anche di un’importante progetto indirizzato sempre al- le classi partecipanti, che consisterà in un elaborato da creare, che verrà valutato anch’esso ai fini della vittoria finale della manifestazione.

I valori sui quali si è fatto leva per l’elaborazione della scorsa edizione sono stati:

valori in campo, il calcio come scuola di vita: diventa ambasciatore dei valori del calcio nel-

la tua città;

calcio è condivisione, il calcio come “lingua” universale…di unione; il cuore del calcio, il calcio come mezzo per la solidarietà.

Lo strumento mediatico che ha caratterizzato l’evento è il sito internet appositamente ap- prontato per l’evento www.fuoriclassecup.it, che era il punto di riferimento per ogni tipo di indicazione e il mezzo sul quale si è puntato per promuovere l’evento.

Come rilevato, la profonda attenzione a tenere sempre vivo l’interesse per il calcio si svi- luppa già dalle prime fasce d’età e si propaga anche verso le generazioni precedenti, assu- mendo connotati diversi. Si constata infatti, che l’attenzione promozionale è focalizzata sul target “praticanti”, fino ad una certa età e successivamente si sposta sul target “spettatori”. Tale per così dire “slittamento del target”, risulta chiaro dalle politiche di marketing ed ini- ziative adottate. Se per esempio semplicemente osservassimo la pagina di apertura del sito internet dedicato alla nazionale maggiore, ci accorgeremmo che oltre alle notizie sportive, una grossa percentuale dello spazio è assegnato ad attività promozionali rivolte ai tifosi- spettatori e non più ad incentivare la partecipazione di nuovi praticanti.

L’intento è ora quello di vendere lo spettacolo, attraverso una sezione di biglietteria online, oppure di poter usufruire delle divise originali tramite l’acquisto delle stesse; nonché di en- trare a far parte del club azzurro, aderendo all’iniziativa dell’acquisto della carta di credito “carta azzurra”.

Ciò dimostra le due contrapposte politiche, la prima mirata alle fasce d’età fino ai dicianno- ve anni, di coinvolgere praticanti e la seconda, rivolta a un pubblico più ampio, ma fonda- mentalmente più adulto di renderlo partecipe del fenomeno calcio, ma all’esterno del cam- po.

Il discorso promosso dalla FIGC ha chiaramente una ratio nel fatto che, disponendo di un movimento così numeroso fin dalle categorie più piccole, si fa leva sulle stesse per creare campioni e poi si punta su questi per dare vita allo spettacolo e recuperare gli introiti per la loro crescita e formazione, nonché per la gestione dell’attività federale.

Non va dimenticato infatti, che, al pari degli altri organi federali, la FIGC conta sui finan- ziamenti del CONI, che come detto a suo tempo, hanno subito un forte ridimensionamento dagli anni ottanta ad oggi. Di conseguenza, la Federazione Calcio, deve trovare fonti alter- native attraverso i tradizionali sistemi del marketing, quali sponsorizzazioni, partnership, merchandising e gestione degli eventi sportivi; ed affiancarle ad aspetti innovativi a caratte- re mediatico, come cessione diritti televisivi ecc.

Si deve sottolineare inoltre, che spesso si attribuiscono solo vantaggi al fatto che sussista un numero così elevato di adesioni ad uno sport, tralasciando l’enorme dispendio finanziario che la costituzione di questo sistema comporta. Emerge evidente allora che al fine di gestire un settore, sì così numeroso, ma anche così costoso, sono vitali manovre di questo genere, che in altri sport hanno solo carattere straordinario.

Andando più nello specifico, la FIGC, beneficia, come è ormai consuetudine per il mondo sportivo, di sponsor e partner che a vario titolo contribuiscono a incrementarne le fonti a di- sposizione.

I principali soggetti con cui collabora la Federazione Italiana Giuoco Calcio sono: Puma, a titolo di sponsor tecnico;

Tim e gruppo bancario Compass a titolo di sponsor ufficiali;

Acque Uliveto, veicoli Fiat, Obiettivo Lavoro, birra Peroni, assicurazioni Generali, materiali edili BigMat, carburanti Api e IP, Samsung, pavimentazioni Del Conca, alimenti Pai, pasta Antonio Amato, Nutella, abbigliamento Dolce e Gabbana, a titolo di partner ufficiali; RCS Pubblicità, advisor della FIGC;

Radio Italia, come partner musicale;

La Gazzetta dello Sport, come partner media; Technogym e Sixtus.it, come fornitori ufficiali.

L’estensione della collaborazione si propaga nei più svariati settori merceologici,

dall’alimentare all’abbigliamento, dimostrando come il settore aziendale sia interessato ad associare il proprio nome e la propria immagine al mondo della nazionale e anche al suo re- cente carattere vincente.

Accanto alle politiche di sponsorizzazioni e partnership, si sviluppano anche quelle di merchandising, che si avvalgono dei principali canali distributivi. Solo pochi sport hanno il privilegio di essere riusciti a trasformare i loro prodotti, soprattutto relativi al vestiario, in capi alla moda, indossabili quotidianamente come un qualsiasi indumento. Tra questi ov- viamente primeggia il calcio, che sia con i club locali, che con la nazionale può proporre nei negozi tradizionali, specializzati, sportivi e nei centri commerciali, le proprie divise ufficiali. E’ forse un caso emblematico quello del calcio, che ha il potere di riuscire ad attribuire un valore distintivo al punto vendita che espone i suoi prodotti originali in vetrina o negli espo- sitori. Tale punto di assoluta forza di cui può godere questo sport, lo proietta in una posizio- ne che raramente è riproponibile per altre discipline, almeno in Italia.

La FIGC consapevole di tale possibilità, ha appositamente creato all’interno del sito internet una sezione dedicata al merchandising, nominandola FIGC SHOP, all’interno della quale sono visibili i modelli e i prezzi delle maglie, dei pantaloncini, dei calzettoni e dei completi della squadra italiana. E, aprendo la voce accessori è visibile la scritta rossa “Esaurito”, sot- to il pallone con il logo della Federazione stessa, dimostrando la validità di tale strumento del marketing aziendale. Nella stessa sezione, ma in un’area separata troviamo anche lo spa- zio dedicato all’e-ticketing o biglietteria online, che consente l’acquisto del biglietto per tut- te le partite della nazionale e si colloca come una strada alternativa ai punti vendita più con- sueti ( ad esempio Istituti di credito e punti vendita specializzati).

Passando all’esame di un aspetto che negli ultimi tempi sta, soprattutto per il calcio, assu- mendo un peso impressionante, ci occuperemo ora dell’argomento mediatico; distinguendo la parte dedicata alla presenza mediatica da quella relativa ai diritti televisivi.

Al calcio non si presentano problemi nella diffusione del proprio prodotto sportivo, attraver- so l’utilizzo dei media. Non vi è giorno in cui aprendo la sezione sportiva di un qualunque quotidiano, non si trovi alla prima pagina una notizia calcistica.

Allo stesso modo è quasi impossibile che durante le 24 ore di programmazione di una qual- siasi emittente televisiva, non si senta parlare di calcio. E così via…

Il problema che si riscontra pertanto alla FIGC ha un carattere particolare e diverso da tutti gli altri sport: deve fare in modo che i diritti siano assegnati in modo tale da percepire un in- troito adeguato alla dimensione del movimento calcistico nazionale, e deve anche preoccu- parsi dell’adeguatezza delle informazioni diffuse dai media.

Cercheremo, a questo punto, di sottolineare e possibilmente quantificare l’entità della supe- riorità del calcio sulla scena comunicazionale italiana, anche se le difficoltà nel reperimento dati in merito sono elevate. E proprio a causa di tali difficoltà, si dovrà fare affidamento su indagini risalenti, purtroppo, a quattro anni fa: stagione 2004/2005.

Tuttavia, il fatto che gli estratti siano un po’ datati, non impedisce assolutamente di apprez- zare la valenza della situazione calcistica in Italia, anzi forse ne accresce la portata rispetto a quella riscontrabile attualmente.

E’ inoltre sviluppabile un elemento che gioca ulteriormente a nostro favore: la fonte di rife- rimento (Sport System Europe), nella suddetta stagione, ha contemporaneamente effettuato il monitoraggio della presenza mediatica, sia per il calcio, che per la scherma.

Sfruttando quindi l’analisi comparata, favoriti anche dal comune ricercatore, sarà più chiaro e preciso il confronto tra i due sport analizzati.

Chiarito tale aspetto, aprirei subito, con un dato di immediato impatto: l’indicazione delle ore di copertura televisiva dedicate al calcio e di quelle invece dedicate alla scherma.

Il divario è impressionante: nella stagione 2004/2005, la tv ha dedicato al calcio 6877 ore e

22minuti contro le 35 ore e 16 minuti dedicate alla scherma.

Se si passa alla carta stampata, dove la scherma ha un maggiore spazio, la situazione cam- bia di poco: la stampa italiana nel periodo di riferimento ha dedicato uno spazio che am-

monta a 3146 pagine di un quotidiano tipo (per estensione di pagina), la scherma nonostan- te abbia avuto un incremento, non supera le 100.

I dati sono evidenti, l’Italia ha occhi e orecchie solo per il calcio e la situazione mediatica lo conferma. Era un risultato facilmente prevedibile, ma la quantificazione ha dato una dimen-

sione del divario che sussiste nella realtà tra uno sport che gode di incontrastata notorietà e uno di nicchia che si vuole espandere.

Concentrando un attimo l’attenzione solo sul calcio, i dati offerti dal ricercatore, permettono anche di osservare l’evoluzione della s

ce una dinamica in continua crescita, nella quale lo spazio ricoperto dai media assume un ruolo sempre più di comando.

In particolare si può osservare dal seguente istogramma come i minuti dedicati a que sport crescano in modo costante, salvo il leggero calo della stagione 2002/2003; si passa i fatti dai 186.928 minuti del 2000/01 ai 412.624 del 2004/2005, con un incremento di 225.714 minuti pari al 120% circa nei 4 anni.

La maggiore accelerazione si registra nella stagione 2003/2004.

In particolare, dopo il calo dell’11% riscontrato nel 2002/2003, con 203.363 minuti di pr grammazione, si verifica un picco in aumento del 69,2% che fa rilevare un totale di 344.151 minuti di presenza del calcio in tv

Anche se non di tale portata, il trend in aumento prosegue anche nel 2004/2005 dove lo sp zio occupato è di 412.642, con un +20% rispetto al precedente anno.

Una delle ragioni di questo andamento può essere ravvisata nel mutamento mediatico in a to, che ha comportato un peso crescente dei diritti televisivi come fonte di finanziamento dei principali club calcistici nazionali e mondiali.

Basta osservare infatti l’ammontare degli introiti prodotti dalle televisioni a pagamento n gli ultimi anni, che garantendosi l’esclusiva della programmazione delle partite di alcuni

rio che sussiste nella realtà tra uno sport che gode di incontrastata notorietà e uno di nicchia che si vuole espandere.

Concentrando un attimo l’attenzione solo sul calcio, i dati offerti dal ricercatore, permettono anche di osservare l’evoluzione della situazione calcistica dal 2000 al 2005 e mettono in l ce una dinamica in continua crescita, nella quale lo spazio ricoperto dai media assume un

In particolare si può osservare dal seguente istogramma come i minuti dedicati a que sport crescano in modo costante, salvo il leggero calo della stagione 2002/2003; si passa i fatti dai 186.928 minuti del 2000/01 ai 412.624 del 2004/2005, con un incremento di 225.714 minuti pari al 120% circa nei 4 anni.

i registra nella stagione 2003/2004.

In particolare, dopo il calo dell’11% riscontrato nel 2002/2003, con 203.363 minuti di pr grammazione, si verifica un picco in aumento del 69,2% che fa rilevare un totale di 344.151 minuti di presenza del calcio in tv.

Anche se non di tale portata, il trend in aumento prosegue anche nel 2004/2005 dove lo sp zio occupato è di 412.642, con un +20% rispetto al precedente anno.

Una delle ragioni di questo andamento può essere ravvisata nel mutamento mediatico in a ha comportato un peso crescente dei diritti televisivi come fonte di finanziamento dei principali club calcistici nazionali e mondiali.

Basta osservare infatti l’ammontare degli introiti prodotti dalle televisioni a pagamento n endosi l’esclusiva della programmazione delle partite di alcuni rio che sussiste nella realtà tra uno sport che gode di incontrastata notorietà e

Concentrando un attimo l’attenzione solo sul calcio, i dati offerti dal ricercatore, permettono ituazione calcistica dal 2000 al 2005 e mettono in lu- ce una dinamica in continua crescita, nella quale lo spazio ricoperto dai media assume un

In particolare si può osservare dal seguente istogramma come i minuti dedicati a questo sport crescano in modo costante, salvo il leggero calo della stagione 2002/2003; si passa in- fatti dai 186.928 minuti del 2000/01 ai 412.624 del 2004/2005, con un incremento di

In particolare, dopo il calo dell’11% riscontrato nel 2002/2003, con 203.363 minuti di pro- grammazione, si verifica un picco in aumento del 69,2% che fa rilevare un totale di 344.151

Anche se non di tale portata, il trend in aumento prosegue anche nel 2004/2005 dove lo spa-

Una delle ragioni di questo andamento può essere ravvisata nel mutamento mediatico in at- ha comportato un peso crescente dei diritti televisivi come fonte di finanziamento dei

Basta osservare infatti l’ammontare degli introiti prodotti dalle televisioni a pagamento ne- endosi l’esclusiva della programmazione delle partite di alcuni

club e/o di importanti eventi, permettono ai bilanci delle nostre squadre di essere in attivo o quantomeno in pareggio.

Il riflesso inevitabile è proprio quello illustrato nella seguente figur delle emittenti private a pagamento ( Pay tv), rispetto alle tv in chiaro:

come risulta dal diagramma a torta, la fetta più grossa appartiene alla pay tv e alla pay per view, che raggiungono il 70% della programmazione; mentre il

dalla televisione terrestre.

In merito a tali dati, sarebbe stato sicuramente più opportuno verificare quelli più recenti, perché le percentuali, a mio avviso, avrebbero propeso ancora maggiormente verso la telev sione a pagamento. A conferma del fatto, da qualche anno, si contrappone al colosso Sky, il gruppo italiano Mediaset che contribuisce anch’esso con l’acquisto dei diritti delle maggiori squadre, al declino dello spazio destinato alla televisione in chiaro.

Una caratteristica da evidenziare della programmazione televisiva è che la maggior perce tuale dei programmi è dedicata al Campionato della massima serie con il 55% della pr grammazione totale e il restante 45% è ripartito tra tutti gli altri eventi tra i quali ricordi le coppe europee, le coppe nazionali, i campionati delle altre serie, appuntamenti della n zionale ecc.

0,30%

56,90%

Stagione 2003/2004

club e/o di importanti eventi, permettono ai bilanci delle nostre squadre di essere in attivo o

Il riflesso inevitabile è proprio quello illustrato nella seguente figura che evidenzia il peso delle emittenti private a pagamento ( Pay tv), rispetto alle tv in chiaro:

come risulta dal diagramma a torta, la fetta più grossa appartiene alla pay tv e alla pay per view, che raggiungono il 70% della programmazione; mentre il restante 30 è rappresentato

In merito a tali dati, sarebbe stato sicuramente più opportuno verificare quelli più recenti, perché le percentuali, a mio avviso, avrebbero propeso ancora maggiormente verso la telev

nto. A conferma del fatto, da qualche anno, si contrappone al colosso Sky, il gruppo italiano Mediaset che contribuisce anch’esso con l’acquisto dei diritti delle maggiori squadre, al declino dello spazio destinato alla televisione in chiaro.

stica da evidenziare della programmazione televisiva è che la maggior perce tuale dei programmi è dedicata al Campionato della massima serie con il 55% della pr grammazione totale e il restante 45% è ripartito tra tutti gli altri eventi tra i quali ricordi le coppe europee, le coppe nazionali, i campionati delle altre serie, appuntamenti della n

13,50%

29,40%

Stagione 2003/2004

Satellitare Pay per view Terrestre Pay tv

club e/o di importanti eventi, permettono ai bilanci delle nostre squadre di essere in attivo o

a che evidenzia il peso

come risulta dal diagramma a torta, la fetta più grossa appartiene alla pay tv e alla pay per restante 30 è rappresentato

In merito a tali dati, sarebbe stato sicuramente più opportuno verificare quelli più recenti, perché le percentuali, a mio avviso, avrebbero propeso ancora maggiormente verso la televi-

nto. A conferma del fatto, da qualche anno, si contrappone al colosso Sky, il gruppo italiano Mediaset che contribuisce anch’esso con l’acquisto dei diritti delle maggiori

stica da evidenziare della programmazione televisiva è che la maggior percen- tuale dei programmi è dedicata al Campionato della massima serie con il 55% della pro- grammazione totale e il restante 45% è ripartito tra tutti gli altri eventi tra i quali ricordiamo: le coppe europee, le coppe nazionali, i campionati delle altre serie, appuntamenti della na-

Sul punto vorrei soffermarmi un istante per aprire una breve parentesi sul fatto che la “pr pulsione” mediatica del calcio deriva principalmente

non da quella federale della FIGC. Certamente l’organismo istituzionale ha il duro compito di emanare la disciplina di questo delicato argomento, ma la posizione di assoluto merito in tale contesto la assumono i club

Se si prende ad esempio in considerazione il seguente grafico, si nota quanta parte del pr dotto calcio sia legato ai club e quanto alla nazionale.

I dati si riferiscono alla copertura stampa del calcio in Italia e confermano qua

detto: notando che ben l’85,96% delle pagine dedicate al mondo del calcio sono relative ai