• Non ci sono risultati.

TOTALE TESS (AGO)ISTI+PROPAG.) 16.422 29.384 34.346 41.571 41

Spazio televisivo dedicato al marchio Sponsor

TOTALE TESS (AGO)ISTI+PROPAG.) 16.422 29.384 34.346 41.571 41

Se si considerano le righe riguardanti i totali delle società e dei tesserati, si osserva un co- stante incremento che fa registrare un +158% per le società costituite nei 24 anni di riferi- mento, e un +155% per i nuovi tesseramenti.

Tuttavia la dinamica non è stata costante nel corso del tempo; vediamo cosa è accaduto. Gli anni di boom in termini di tesseramenti sono stati il 2002 e 2003 che evidenziano un aumento, in soli due, anni di 7.225 tesserati, pari al 21%.

Anche gli anni ottanta sono importanti per la diffusione della conoscenza sulla palla ovale: i tesserati passano dalle 16.422 unità del 1981 alle 29.384, equivalente a un +78% in un de- cennio. E’ importante notare come al contrario di quanto accaduto dal 1981 al 1991, nel de- cennio successivo si rilevi un calo evidente, con un minimo aumento, di sole 4.962 unità. Se si dovesse pertanto riassumere la velocità con cui è progredito il movimento rugbistico italiano, si può dire che c’è stata un’iniziale accelerazione a ridosso degli anni ottanta, se- guito da un rallentamento nel decennio successivo e una seconda accelerazione dei primi anni del nuovo millennio.

Probabilmente le cause di tale dinamica sono da ricercare:

per gli anni ottanta, nel boom della pratica dello sport in Italia, che come già osservato per il calcio, è stato un fenomeno a cascata che ha investito tutte le discipline in generale;

per il periodo 2001-2003, probabilmente il fatto di essere stata ufficialmente inserita nelle partecipanti del Sei Nazioni ha costituito una grossa spinta verso lo sviluppo del rugby nella nostra nazione.

Sempre riferendoci ai tesserati, è osservabile una diversa dinamica, da cui ne consegue, da una lato, una nota positiva, mentre dall’altro, una di segno opposto. La nota positiva si rife- risce all’aumento dei tesseramenti per il comparto “propaganda”, che passa dalle 9.098 unità

del 1991, alle 22.014 del 2005. Quella negativa è che tale incremento è stato bilanciato da un decremento nel settore agonistico, che subisce una leggera flessione, se si parte dal 1991, mentre se si considera il 2003 il declino è molto più netto: si passa da 26.003 agonisti totali iscritti nel 2003 ai 19.920 del 2005.

Ciò evidenzia come il rugby stia assumendo una dimensione molto rilevante tra i più picco- li, cui purtroppo segue un elevato tasso di abbandono nel settore agonistico.

Si consiglia pertanto, da questa prima analisi, una maggiore politica di fidelizzazione da at- tuare a partire dalle fasce d’età adolescenziali che consenta di mantenere alto anche il nume- ro degli iscritti nella seconda fascia d’età, che, a maggior ragione, è anche quella più impor- tante per sfornare i campioni di domani.

Focalizzando nuovamente l’attenzione sulla tabella, alla riga delle società sportive, si osser- va anche in questo caso una dinamica pressoché identica a quella dei tesserati; tuttavia, si assiste ad una vera e propria esplosione delle fondazioni di nuove società, a ridosso degli anni 2003-2004-2005. Negli anni in oggetto, infatti, le società passano da 534 a 628 del 2005; il dato interessante è che per la prima volta dagli anni ottanta questa espansione socie- taria (del 17%) non è legata ad un aumento del numero dei tesserati, ma è a sé stante. Sicuramente non disponendo di dati in merito, non si possono trarre conclusioni, ma tra le ipotesi potrebbe farsi strada quella che a mio avviso sarebbe più idonea a spiegare questo aumento societario legato alla diminuzione degli atleti agonisti.

Credo che si possa pensare ad una massiccia politica promozionale attuata dalle neonate so- cietà, che sia riuscita a portare al tesseramento molti giovani atleti e non abbia invece pro- dotto risultati per le categorie più adulte. Questo darebbe una possibile soluzione

all’andamento dei dati, ma come accennato, sono solo ipotesi di cui non si ha una valenza oggettiva e quindi andrebbero verificate empiricamente.

Esulando da un’analisi così mirata sui dati dei tesseramenti, si può con uno sguardo più ge- nerale, semplicemente concludere che il movimento del rugby italiano vive sicuramente un momento importante per la sua diffusione e gli aumenti dei tesseramenti lo dimostrano; uni- co punto da correggere è l’alto tasso di abbandono, con conseguente calo nei tesserati ago- nisti registrato negli ultimi anni.

Il dato emerso è in un certo senso fisiologico, perché l’alto tasso di ricambio fra sport, spe- cie per le nuove generazioni, è un tratto caratteristico dei tempi moderni, che spingono più alla ricerca dell’esperienza che alla costanza dell’impegno.

Come già osservato negli altri sport analizzati, la tendenza è pressoché simile: le età in cui si registrano i numeri più alti in termini di nuove iscrizioni sono quelli a ridosso dei 6-13 anni, dopo subentrano fattori che portano quasi ovunque a un calo delle partecipazioni. Il rugby però a mio avviso è forse lo sport più interessato per diversi motivi, che emergono se lo si confronta, ad esempio, con le due realtà sportive analizzate: scherma e calcio.

Lo sport che avverte meno di tutti il calo tesseramenti è il calcio, che forte di una importante estensione del settore dilettantistico, rimane su cifre costanti in tutte le fasce d’età.

La scherma, dal canto suo, ha il vantaggio di essere rispetto agli altri sport più longevo fa- cendo registrare partecipazioni anche in fasce d’età avanzate, che consentono alla federa- zione di avere un target di riferimento più dilatato, e quindi di ripartire il calo su un orizzon- te temporale più lungo.

Per il rugby invece, la tipologia di sport non permette di beneficiare da un lato dei vantaggi del calcio, per il fatto che il settore dilettantistico non è così sviluppato, e dall’altro, di quelli della scherma, in quanto la longevità è sicuramente limitato dalla durezza della pratica ago- nistica. Strada quasi obbligata per ridurre il calo è di conseguenza la fidelizzazione dei neo iscritti.

Rilevato uno dei problema che si prospetta al movimento rugbistico nazionale, passiamo ad esaminare come la strategia federale si orienti per arginarlo, analizzandone l’attività gestio- nale.

3.4.2.3 ATTIVITA’ FEDERALE

La Federazione Italiana Rugby, non si allontana molto dalle altre federazioni in merito all’attività svolta nella sua gestione. Si sviluppano conseguentemente, a lato di operazioni a prevalente natura gestionale (aventi ad esempio carattere contabile piuttosto che logistico), tutta quella consueta serie di attività destinate alla promozione del prodotto rugbistico (co- municazione, manovre promozionali, sponsorizzazioni, partnership e merchandising). Partendo immediatamente con l’attività comunicazionale, è importante effettuare la seguen- te premessa.

Per poter svolgere un miglior raffronto tra le strategie federali delle diverse discipline riten- go che attingere per quanto possibile dalla stessa fonte dati, sia una prerogativa importante per rendere il confronto più chiaro ed evidente. Penso sia opportuno, pertanto, procedere con il rugby nella stessa direzione di quanto già stato fatto per il calcio e la scherma. Attin-

gerò quindi i dati dalle ricerche prodotte da “Sport System Europe”, soggetto operante nel settore del marketing sportivo, che da qualche anno collabora con alcune federazioni tra cui appunto FIR, FIS e FIGC22.

Partendo da quanto premesso, parlando di comunicazione i dati di riferimento sono quelli riguardanti la ricerca sulla presenza mediatica (tv, stampa) del rugby, riferita all’arco tempo- rale 2001/02 – 2005/06.

Emergeranno risultati che confermeranno la crescita già osservata in occasione sia dei dati storici, sia analizzando i tesserati.

Crescono i numeri del rugby: l’inserimento ufficiale della FIR nel Sei Nazioni ha prodotto una svolta sia in termini di tesserati, sia in termini di presenza sui media di massa. Si osserva infatti un importante incremento dello spazio assegnato sia per quel che riguarda la televisione che la stampa:

Stagione Ore di copertura televisiva (ore)

2001/02 82 2002/03 242 2003/04 245 2004/05 178 2005/06 423 2006/07 … 2007/08 540

Stagione Occupazione stampa (pagine di quotidiano medio)

2001/02 255 2002/03 504 2003/04 529 2004/05 515 2005/06 681 22

La suddetta impresa si avvale dei dati prodotti da Auditel e dalla loro rielaborazione produce report che fornisce alle federazioni sportive nazionali, le quali le valutano ai fini del monitoraggio della loro gestione e per identificare eventua- li opportunità per il futuro.

In cinque anni la presenza televisiva del rugby è quintuplicata, mentre quella giornalistica è aumentata di due volte e mezzo. Non avendo a disposizione dati oggettivamente analizzabili sui recenti anni cercheremo di estrapolare delle tendenze da questi appena sintetizza

fare, per quanto possibile, delle precisazioni sulla base di alcuni risultati più recenti.

Addentrandoci nello specifico dell’analisi e parlando prima del media televisivo, si possono prendere in considerazione i seguenti elaborati:

Dai primi grafici si visualizza l’evoluzione dell’occupazione televisiva delle ultime due st gioni prese in considerazione (2004/05 e 2005/06), con suddivisione dello spazio assegnato dalle emittenti. 0,05% 0,07% 12,58% 3,68% 0,02% 1,15% 29,19% 3,96%

Occupazione tv del rugby per