(batte)
B
AGOLINOChi è là? Oh, sior Pantalon, mio patron.
P
ANTALONEBagolin bondì, via, vienla zoso?
B
AGOLINOSì, bondì, vegnir zoso! La xe che la va in letto giusto adesso, ella.
5
P
ANTALONEOhimèi, poveretto mi! Coss’è? Cossa gh’halla? Se gh’ha mosso la
mare? Se gh’ha voltà ’l buello? Cossa gh’è intravegnùo?
B
AGOLINOMi no so per verità, so che l’ha mal.
P
ANTALONEMo vogio ben andar a véder cossa xe sta novitàe.
(Pantalone vuole entrare e Bagolino lo tien respinto)
B
AGOLINONo, no, in verità sior Pantalon.
P
ANTALONEVarte bestia, lasseme andar.
10
B
AGOLINONon occorr cert signor, ghe faré più confusion che altro.
P
ANTALONEN’importa, varte, lasseme andar, lassa far a mi.
B
AGOLINO(a parte) Oh, poveret mi! Si gh’è colori de sora.
B
EATRICESon qui, signor Pantalone, son qui.
P
ANTALONEVè, vè, vè; coss’è sta cronica?
15
B
EATRICE(a parte) Bagolino, va’ là, falli partire.
PANTALONE MERCANTE FALLITO ATTO SECONDO
II.X.1: ho mandào la spesa, Pantalone informa gli spettatori di avere in realtà già da tempo inviato le provviste per il pranzo di Beatrice e delle sue amiche: in realtà secondo una successione di detto-fatto l’annuncio condensa nel tempo della dichiarazione l’intero svolgimento del pranzo; qui si riferisce che il pranzo è già stato digerito, (paìo, “patito”), mentre esso veniva annunciato come imminente nel precedente dialogo di Leandro e Lucindo, e l’ordine per Murano già andato, (l’ordene per Muran xe alestìo ). anemetta, «preso per diminutivo di anima, si dice per vezzo o compassione, di picciol fanciullino, come creaturina», (BOERIO s.v. anemeta). sarà restàe in asso, “saranno state senza
parole, meravigliate”; il BOERIO registra (s.v. asso) il significato completamente diverso di «restare abbandonato senza aiuto e senza consiglio», ma se si vede MUAZZO,p.73, i significati appaiono in sovrapposizione, se «restar in asso zé anca
quando sia in un discorso, sia in una predica, sia in una operazion, se se perde e no se sa andar avanti: se dise “l’amigo s’à perso, l’è restà in asso”», vale “senza parole”, “interdetto” e dunque “incredulo per la situazione”. l’ho cazzada de cola, cazzar de cola, letteralmente “caricare di colla”, (BOERIO s.v. cazzar), nel senso di «cacciata, avviata, nel migliore dei modi». in cào la fondamenta, “in capo della fondamenta”, «Le Fondamenta sono strade marginali che si stendono lungo i rivi della città. Vengono così dette perché servono di base, o di fondamento agli edifici. Dapprima si fecero di terra legata con graticci e sterpi, poscia di legname, e finalmente di pietra. Alcune fondamente, che danno sul Canal Grande, o sulla laguna, prendono il nome di Rive» (TASSINI).
II.X.3: vienla zoso, “viene giù”.
II.X.5: se gh’ha mosso la mare, se gh’ha voltà el buello, allusione piuttosto pesante alle possibili cause che hanno costretto Beatrice a letto dopo il pranzo, relative a dolori uterini (mal de mare, «mal di matrice; mal della donna o di madre; male isterico o uterino», BOERIO s.v. mare), o di digestione (voltà el buello); si tratta ovviamente di una scusa inventata sul momento da Bagolino, per non fare entrare in casa Pantalone che scoprirebbe Leandro e Lucindo.
II.X.9: Varte, forma contratta lessicalizzata per “guardati, stai attento”; «imperativo di vardar» (BOERIO s.v.).
II.X.12: Si gh’è colori de sora, “se di sopra ci sono coloro”, riferito ai bravi Leando e Lucindo, entrati in casa alla fine della scena precedente (cfr. sopra II.X.5).
II.X.14: coss’è sta cronica, “cos’è questa storia” coll’uso allusivo di cronica; cfr. la locuzione che cronica per «discorso lungo e scipito» (BOERIO s.v. cronica).
B
AGOLINO(a parte) Lassé far a mi.
P
ANTALONECoss’è stào, siora Beatrice?
(escono intanto di casa di Beatrice, pianamente Leandro e Lucindo e Bagolino li fa partire)
B
EATRICEVi dirò; la memoria che continuamente mi tormenta del strano
accidente ieri sera occorsovi, m’aveva così fattamente stretto il cuore che mi aveva
levato il respiro; ma agiutatami col sovvenimento della vostra sicurtà mi s’è
allegerito, anzi svanito il dolore, e se volete che andiamo in Muran eccomi pronta.
P
ANTALONEGran caso, siora Bernardina! Donca per affetto mio, per el ben che me
porté, ve giera vegnùo affanno al coresin?
20
B
EATRICESì certo.
P
ANTALONEOh, siéu cento e millanta volte benedìa. Mo che diséu de sto amor?
No doveràvio andar in fuogo per ella, si fasse bisogno?
B
AGOLINOLa v’ha sentì a tuffo, e ’l vostro odor l’ha guarida.
P
ANTALONEMa si mi l’ho varìa coll’odor, quando me variràlla mi col saòr?
B
AGOLINONon forsi, sior Pantalon, flemma e moneda.
25
P
ANTALONE. L’è la veccia, questa. Oh via, deme la zatta, vita mia, e andemo de
qua, che la gondola xe all’erta.
B
EATRICEAndiamo dove vi piace.
P
ANTALONEDove che me piase? Oh cara, caretta e carazza e caronazza e
caronazzazza!
B
AGOLINO(a parte) Oh che vecc, gonz, matt!
SCENA XI
Celio
C
ELIOOh, che caro signor padre! Ho saputo che ieri sera è stato gettato in aqua; li
succederà anche di pegio; io non so che farci; sta allegramente lui che è vecchio,
PANTALONE MERCANTE FALLITO ATTO SECONDO
II.X.19: gran caso siora Bernardina, locuzione proverbiale di stupore, non attestata; probabilmente con accezione bassa, dal momento che siora indica anche la “prostituta”; forse anche possibile un’allusione oscena costruita su l’utilizzo di un nome proprio femminile.
II.X.22: la v’ha sentì a tuffo, locuzione: “vi ha sentito dall’odore”; il tuffo, poi glossato col neutro odor, indica in realtà il “cattivo odore”, soprattutto quello di muffa, come indica MUAZZO,p.1068: «tuffo nualtri intendemo come muffa. “Sta
robba à giappà el tuffo, la sa de tuffo”. […] Sentir a vegnir uno a tuffo s’intende sentir a vegnirlo da lontan, e significa come per odor».
II.X.23: odor, saor, gioco di parole tra odore (della battuta precedente) e sapore, riferito al metaforico pasto ancora da consumare, ovviamente con declinazione del tempo verbale al futuro, (me variràlla mi, “la mi guarirà”); rimane costante la metafora dell’appetito sessuale come desiderio di cibo, (cfr. per esempio I.VIII.15 e II.III.1).
II.X.24: flemma e moneda, Bagolino spegne con due parole il sogno d’amore di Pantalone, ricordandogli quello che serve (ancora e ancora) per raggiungere il suo scopo: “pazienza” e “denaro”; cfr. sopra I.VIII.20.