Il MAXXI: un flusso nella contemporaneità
3.7 MAXXI Re-‐Evolution
oggi uno degli obiettivi della mission centrato dal Museo:
“fare del MAXXI il polo internazionale e nazionale a cui gli artisti possono fare riferimento per trovare un adeguato centro espositivo, l’epicentro della creatività nazionale in grado di interloquire con tutti i musei internazionali avanzati. Tra le diverse attività di networking con gli altri centri di produzione visiva, infatti, verranno programmate anche le mostre dedicate ai nostri artisti. Cercheremo di avere una direzione comune, un confronto continuo con artisti italiani e internazionali. Si potrà così capire che il Museo è nato e cresce in Italia e che abbiamo una storia che ci permette di confrontarci con le identità internazionali”.
3.7 MAXXI Re-‐Evolution
“In questo nuovo allestimento – dicono Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi (Direttori di MAXXI Architettura e MAXXI Arte n.d.r.) – la collezione è pensata come un corpo vivo e dinamico, fatto di opere esposte a rotazione, donazioni, comodati e prestiti, per rendere sempre più il museo un punto di riferimento per artisti, collezionisti, studiosi e appassionati. Un percorso che racconta come artisti e architetti si sono confrontati con l’idea di spazio abitabile, dalla città agli ambienti più intimi”
Il nuovo allestimento, dal titolo “The Place To Be”, la “rivoluzione creativa” del MAXXI, nasce dalla collaborazione delle sue due anime, MAXXI Arte e MAXXI Architettura, che insieme hanno generato un grande progetto in cui le due discipline si parlano e si intrecciano, come mai avevano fatto all’interno del museo: Re-‐Evolution è una trasformazione totale che coinvolge il Museo rendendolo un avamposto culturale attraverso una collezione dinamica e sempre in grado di rinnovarsi, uno spazio continuo, dove grandi installazioni dialogano con opere esposte per la prima volta e con capolavori di maestri del nostro tempo, un porto sicuro di discussione ed elaborazione dei grandi temi della contemporaneità; non solo, quindi, un luogo di produzione scientifica e di ricerca, ma anche uno spazio di incontro, di esperienze e di scambio sociale e culturale.
Una rivisitazione delle raccolte che, nel confermare e rinforzare l’identità del museo romano, si è concretizzata grazie ad un intenso e profondo “lavoro di ricerca, scavo, comprensione del mondo”, ha sottolineato un’emozionata e commossa Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI, prima di condurre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini nella visita inaugurale del 5 Maggio 2017.
Il museo si offre generosamente al pubblico, ripensando i suoi spazi, ampliandoli, trasformandoli e rivisitandoli, a partire dal suo cuore pulsante, la Collezione permanente, a cui è stato dedicato l’intero piano terra per ristabilirne la sua centralità nell’ambito della politica culturale del museo. Il progetto si articola, infatti, secondo un percorso che inizia dalla Piazza Alighiero Boetti, che accoglie installazioni di grandi dimensioni, creando una connessione fra interno ed esterno e confermando il ruolo di spazio pubblico aperto alla città, per proseguire, senza soluzioni di continuità, al piano terra nella Galleria 1 che ospita anche una Videogallery permanente, uno spazio dedicato all’Archivio di Incontri Internazionali, un nuovo Laboratorio per la Didattica, che include il Kids Museum (itinerario tra le opere della collezione destinato ai bambini), la nuova Caffetteria-‐Bookshop “Typo”, con accesso diretto da via Guido Reni e il nuovo ristorante “Linea”. Al secondo piano, nella Galleria 2 continua l’esposizione, che comprende anche la nuova Sala dedicata a Claudia Gian Ferrari, con una selezione di opere provenienti dalla sua collezione personale e donate al museo nel 2010. Questi spazi sono destinati a focus ed approfondimenti correlati agli artisti ed alle opere della collezione. Nell’ottica di una nuova esperienza estetica ed emozionale che si vuole far vivere al pubblico, il rinnovato allestimento ha, dunque, origine all’esterno, nella Piazza che accoglie nuove grandi installazioni: Winter Moon (il calco di un ulivo alto 5 metri), uno degli alberi di Ugo Rondinone esposti recentemente a Parigi a Place Vendome e ai Mercati di Traiano a Roma, Anima, un enorme scheletro in legno e corda di Mircea Cantor, ispirato alla Basilica di San Pietro e il Mareo Merz di Elisabetta Benassi, omaggio al grande artista defunto, costituito da un barcone che traina, impigliata nella rete, l’ultima automobile appartenuta a Mario Merz. All’interno, la Galleria 1 è stata completamente trasformata sia nella prima sezione, l’Archivio di Incontri Internazionali d’Arte,
sia nella seconda, integralmente riqualificata in galleria e non più utilizzata come unico corridoio.
L’archivio di Incontri Internazionali d’Arte, di fronte alla Galleria 1, rappresenta il fulcro del patrimonio documentario del Museo, con oltre sessanta opere d’arte di architettura e fotografia che abbracciano il periodo dagli anni Sessanta alle più recenti produzioni; è un archivio dinamico, continuamente incrementato e studiato, che finalmente, per la prima volta, è aperto al pubblico, rendendo visibile e fruibile ciò che di solito viene tenuto privato.
Nella prima sala espositiva, all’entrata della Galleria 1, dove è stata rimossa la grande installazione di Anish Kapoor, sono accolti, adesso, la maestosa opera “Wall Drawing#1153 Ripples” di Sol LeWitt, allestita per la prima volta su una grande parete del MAXXI, ed il monumentale Igloo di Mario Merz. Nella Galleria, ripensata e arricchita ed ora visitabile gratuitamente dal martedì al venerdì e ogni prima domenica del mese, le opere d’arte sembrano sentirsi perfettamente a proprio agio nell’architettura fluida di Hadid; del resto il tema affrontato è il luogo dell’essere, il “place to be” e, più nel dettaglio, lo spazio abitabile in cui ciascuno sviluppa la concezione della sua esistenza. E dunque, questo contesto, questa casa dell’arte com’è stata concepita da Hadid, è lo spazio abitabile in cui vivono e vogliono condurre la loro esistenza le opere d’arte di artisti e architetti contemporanei che hanno affrontato l’idea di uno spazio abitabile, di uno spazio interpretato in senso allargato: nel senso più intimo, che è quello della propria casa, ma anche nel senso dello spazio pubblico, la città, con le sue infrastrutture e i suoi luoghi di incontro e socializzazione. Perciò, sono in mostra opere che rappresentano un viaggio nella concezione artistica contemporanea dell’abitare che, se a volte risulta difficilmente comprensibile, spesso meraviglia o suscita suggestive fantasie: si passa dalle opere di Cattelan e Boetti a quelle di Carl Andre e Vincenzo Agnetti, di Mario Merz e Gilbert & George, e di tanti altri protagonisti dell’arte contemporanea. Non solo: l’importante donazione “Piccolo sistema” di Gianfranco Baruchello, un’installazione legata al sogno, entra a far parte della collezione, così come le fotografie (recentemente acquisite grazie al contributo degli Amici del MAXXI) del progetto dedicato all’ospedale psichiatrico di via
Pindemonte a Palermo di Letizia Battaglia, testimone della memoria della città, e quelle di Helmut Newton, con gli scatti di una Roma notturna catturata e “messa a nudo”, realizzati in 72 ore per il suo unico progetto di paesaggio urbano. E poi, ancora un prestigioso prestito, i disegni per il fregio sulle sponde del Tevere di William Kentridge, che sottolinea l’obiettivo di “The Place to be”, ossia creare una collezione dinamica, non solo costituita dalle opere già di proprietà del MAXXI, ma formata anche da prestiti, comodati e donazioni. Tra i lavori di architettura inoltre, spiccano i plastici delle nuove stazioni della metropolitana di Napoli, realizzate da Dominique Perrault e Álvaro Siza e quelli per il ponte sullo stretto di Messina di Sergio Musmeci, Pierluigi Nervi e Giuseppe Perugini. Negli spazi del Centro Archivi è allestita, invece, l’esposizione “Interiors. Le stanze del quotidiano”, dedicata allo spazio interno che viviamo, frequentiamo e visitiamo, nell’interpretazione di dieci architetti italiani dagli Anni Trenta ad oggi (Cini Boeri, Vittorio De Feo, Enrico Del Debbio, Oriolo Frezzotti, Danilo Guerri, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, OBR, Aldo Rossi, Maurizio Sacripanti, Carlo Scarpa e Michele Valori), colti nella dimensione più intima del loro operare.
Una grande novità è la Videogallery a fianco del bookshop, nella Sala Carlo Scarpa: propone proiezioni di video d’artista e di video dedicati ad artisti che raccontano la loro opera o conducono le loro performance, ma è anche luogo di presentazione di rassegne e retrospettive, talk, conferenze e focus tematici, uno spazio del tutto nuovo per discutere con gli autori, partecipare ad incontri con critici, curatori e studiosi. Tutto questo, come ha spiegato il Direttore di MAXXI Architettura, Margherita Guccione, per ripensare, valorizzare e riproporre, in altra veste, gli spazi suggestivi della struttura del Museo.
Al primo piano il percorso continua ospitando a rotazione focus e approfondimenti sugli artisti in collezione. Bruna Esposito è la prima che si incontra lungo l’itinerario: dell’artista vengono proposti quattro lavori, fra cui una delle prime opere acquisite nella collezione del museo, l’installazione/performance “e così sia..”, realizzata nel 2000 per la mostra Migrazioni e Multiculturalità, prima edizione dell’attuale Premio MAXXI.
Si tratta di un mandala di legumi e spezie, una sorta di rito propiziatorio di positività e speranza, che l’artista completerà dal vivo durante tutta la mostra e sarà cancellato con una performance musicale a Settembre 2017. Seguono due focus dedicati ai temi della città (The other city) e della casa (No place like home), con una serie di disegni di architetture per Roma di Franco Pierluisi a cui si contrappongono modelli di opere concretamente realizzate, come la Moschea di Paolo Portoghesi, l’Auditorium di Renzo Piano, la Nuvola di Massimiliano Fuksas e, nel focus sulla casa, la ricostruzione di un’abitazione, la White U di Toyo Ito, un progetto di Aldo Rossi per Casa Alessi e vicino, opere di Francesco Arena, Micol Assaël, Gregorio Botta, Ilya ed Emilia Kabakov, Domenico Gnoli e Michelangelo Pistoletto.
In occasione di The Place To Be è stato pubblicato il catalogo aggiornato della Collezione MAXXI Arte, comprensivo del catalogo generale delle opere e di una sezione dedicata a premi, committenze e allestimenti tematici. Inoltre, è disponibile l’edizione digitale del catalogo MAXXI Architettura in forma di e-‐ book, che comprende anche le nuove acquisizioni del 2016-‐2017.
Primavera rivoluzionaria, quindi, per il MAXXI. Una rivoluzione che è una evoluzione, nel segno del progetto di Zaha Hadid, che ha realizzato un contenitore sorprendente, destinato a lanciare quotidianamente delle sfide. Il MAXXI è oggi, ancora di più, uno spazio da vivere, un posto dove incontrarsi, incontrare, stupirsi e arricchirsi, un luogo che in questi anni si è trasformato in una vera e propria agorà, dove tutti i linguaggi della creatività si attraversano, si incrociano e si innestano su nuovi percorsi di senso, nuove ricerche, sperimentazioni e produzioni artistiche, contribuendo ad orientarci nei complessi e spesso contraddittori scenari del mondo attuale e a consegnarci una chiave per decifrare il presente e immaginare il futuro “more than meets the eye”, oltre quello che lo sguardo riesce a vedere, come ci ricorda la grande scritta al neon, opera di Maurizio Nannucci, che spicca su una delle pareti esterne del MAXXI, costituendone la sua dichiarazione programmatica ed, insieme, l’icona del vero "the place to be" della città eterna.
IL CATALOGO AGGIORNATO DEL MAXXI ARTE
Le aree tematiche delle collezioni
Le collezioni, oggetto di rivisitazione e ripensamento, sono state concepite “come un dispositivo dinamico e vivo, capace di generare un programma di approfondimenti critici e teorici, di percorsi didattici e d’inclusione sociale, di nuove produzioni e riletture storiche e tematiche, d’incontri con gli artisti e i protagonisti del mondo dell’arte»*, scrive Bartolomeo Pietromarchi, Direttore di MAXXI Arte. Infatti, negli anni, soprattutto con le mostre temporanee, è stato delineato un percorso di ricerca che, in coerenza con l’indirizzo ed il programma culturale dell’istituzione, ha individuato tre aree tematiche, presenti nell’attuale panorama artistico e che definiscono con chiarezza, oggi più di prima, l’identità delle collezioni. I materiali raccolti nei pochi anni di vita del Museo (arte, architettura, fotografia, fondi archivistici e biblioteca), infatti, testimoniano sicuramente una storia importante, ma rappresentano anche la linea di ricerca e di orientamento per lo sviluppo futuro. Le tre aree riguardano i temi dello spazio/luogo/relazione, della nuova immagine e del mondo globale, che sono ampiamente illustrati nel Catalogo aggiornato, attraverso le schede descrittive di tutte le opere della collezione, mediante le quali il lettore potrà organizzare il proprio percorso mentale e scegliere il proprio allestimento ideale.
Il tema dello spazio/luogo/relazione coincide con il nuovo allestimento della collezione, “The place to be”, e prende le mosse dalla ricerca formale sull’idea di spazio e di ambiente degli anni Sessanta con l’Arte Povera e la Land Art e dalla definizione di opera come site-‐ specific (rappresentate da Mario Merz, Giuseppe Penone, Ilya ed Emilia Kabakov, Maurizio Nannucci..), per giungere fino ai nostri giorni con le opere di Rossella Biscotti, Lara Favaretto, Liliana Moro, Elisabetta Benassi, Alfredo Jaar, artisti che si sono cimentati con un’idea di spazio sempre più connotato politicamente e socialmente oppure tecnologicamente (spazi di relazione virtuali o ambienti immersivi o multisensoriali). Il secondo tema è dedicato alla nuova immagine, territorio esplorato a partire dalla stagione della Pop Art con la nascita della “civiltà dell’immagine” che vede gli artisti italiani, impegnati in questa ricerca, collocarsi all’avanguardia della tendenza. Linea di ricerca che, con la diffusione dei mass media e degli strumenti di presa diretta del reale (film e fotografia), si va sempre più definendo nel corso del tempo, attraversando gli anni Settanta ed Ottanta, fino alla attuale totale pervasività tecnologica e sociale dell’immagine. La terza area, infine, riguarda il tema del mondo globale, il cui significato può essere ricercato nell’approccio innovativo della mostra “Magiciens de la Terre”, allestita al Centre Pompidou nel 1989, quando il suo curatore, Jean-‐Hubert Martin, volle evitare categorie etnografiche ereditate dalle esposizioni coloniali e mostrare, invece, l'esistenza, nel presente, di artisti provenienti da ogni parte del mondo. E’ l’inizio dell’era della globalizzazione e l’ingresso, nel sistema dell’arte, di paesi e culture sino ad allora ignorate o relegate ad un ruolo marginale. Negli anni Novanta e Duemila si amplia la geografia dell’arte e gli artisti, in questa dimensione sempre più globale, dedicano le proprie opere ai temi delle emergenze attuali: conflitti, migrazioni, diritti umani, repressione, crisi ecologica, megalopoli e marginalità…, utilizzando tecniche ed approcci differenti e sperimentando linguaggi, media, forme ed espressioni. In collezione sono presenti, per questa area, opere di Adrian Paci, William Kentridge, Kara Walker, Francis Alÿs, Alfredo Jaar, Chen Zhen, Marinella Senatore.