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Metodologia della storia controfattuale.

Pierre Corbeil ha definito l’ucronia come «un sous-genre de la science-fiction, dans

laquelle la science qui sous-tend le scénario est l'histoire»141. Questa affermazione

trasferisce il problema della verosimiglianza-plausibilità-realismo alle premesse scientifiche della disciplina storica. Vale quindi la pena esaminare i tentativi di legittimare la storia controfattuale in quella stessa disciplina e a partire dalle stesse premesse, per poi vedere se abbiano qualcosa a che fare con la costruzione delle ucronie di fiction.

Autori come Erodoto e Tito Livio non si sono preoccupati di difendere teoreticamente le proprie speculazioni, quanto semmai di giustificarle, l’uno affermando che «mi sembra conforme alla verità», l’altro, con un’affettazione retorica di modestia e casualità, parlando di «piacevole svago» per i lettori e «riposo» dello storico. Il primo a interrogarsi sul valore delle ipotesi controfattuali fu Isaac D’Israeli, che lo indicò nella critica del pensiero fatalista senza però offrire indicazioni sui criteri di attendibilità delle singole congetture; tra quelle da lui proposte ve ne sono alcune che sarebbe impossibile non tacciare di arbitrarietà, per esempio negli esiti attuali di premesse/divergenze collocate mille anni prima. Nella postfazione a Uchronie Renouvier affrontò espressamente il problema del metodo, ma di fatto ne ammise la perfino inevitabile arbitrarietà e riaffermò a sua volta la causa anti-deterministica. Il valore ultimo delle ucronie (cioè la propria, ma presentata come un’opera fondativa) stava per Renouvier nel messaggio etico o pedagogico che era tutt’uno con il rifiuto del determinismo, in un incontro tra filosofia della storia ed etica dell’individuo.

Occorre guardare a scritti recenti per trovare veri sforzi di definizione di un metodo.

Benché non sia stato il primo142 a parlarne, Niall Ferguson è probabilmente colui che

più ha contribuito, negli ultimi tempi, alla popolarizzazione di questi discorsi. Nel

saggio “Towards a chaotic theory of the past” (1997)143, l’autore ha anzitutto ripercorso

la storia del genere a partire da Tito Livio (escludendo Erodoto), indagando i rapporti tra determinismo religioso o secolare e assenza di storia controfattuale nel medio evo e nell’età moderna. Ferguson ha poi criticato i più noti precedenti, specie la raccolta If It

Had Happened Otherwise, giudicandone le ipotesi inverosimili ed espressione di

“wishful thinking”, e lo stile eccessivamente letterario e satirico: un’opera, quindi, che spiega il discredito opposto al genere da storici come Carr e Thompson. Negativo anche il suo giudizio della corrente “cliometrica” di storia economica lanciata negli anni Sessanta da Robert Fogel, per via dell’anacronismo alla base di un testo quale Railroads

and American Economic Growth: l’interrogativo “la ferrovia fu decisiva nello sviluppo

economico del paese?” è secondo Ferguson non pertinente, dal momento che nell’America dell’Ottocento la sua utilità e quindi la sua costruzione non erano state

141 P. Corbeil, "L'uchronie: une ancienne science inspire un nouveau sous-genre", in Solaris, n.110 (Estate

1994), pp. 29-33 (p.31).

142

Oltre a Robert Fogel (1964) e Alexander Demandt (1984), nel 1991 Geoffrey Hawthorn aveva pubblicato Plausible Worlds: Possibility and Understanding in History and the Social Sciences (Cambridge University Press). Tuttavia Ferguson ha ottenuto una vasta popolarità al di fuori degli ambienti accademici, divenendo il più conosciuto fautore della storia controfattuale.

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poste in dubbio. Il principale criterio di metodo proposto da Ferguson, nella scelta delle domande controfattuali, è difatti: «we should consider as plausible or probable only

those alternatives which we can show on the basis of contemporary evidence that contemporaries actually considered»144. Punto di partenza devono essere quindi i documenti, che attestano valutazioni e previsioni dei contemporanei agli eventi: come i dubbi di Asquith sui rapporti con la Germania fino al luglio del 1914, testimoniati da diari e alter fonti, che rendono quindi lecito domandarsi “cosa sarebbe accaduto se

l’Inghilterra fosse rimasta neutrale?”145

.

Non tutti gli storici controfattualisti hanno condiviso questo principio. Più di recente, Roland Wenzlhuemer ha osservato: «that the alternative has seemed probable (or even possible) to contemporaries has no impact on causation whatsoever and should, therefore, not be considered a general precondition in the selection of

counterfactuals»146. La previsione, fa notare Wenzlhuemer, non è di per sé una causa, e

non va quindi considerata dallo storico che le indaga. Dipende però che cosa si intende parlando dei “contemporanei”: è chiaro che sull’esito della campagna di Russia non può avere influito l’aspettativa dei soldati o dei cittadini francesi, ma molto probabilmente vi ha influito quella di Napoleone, se da essa è dipesa la strategia. Dipende cioè se si parla di testimoni o di agenti storici: nel primo caso le ipotesi controfattuali possono restituire un clima sociale, nel secondo possono spiegare come furono prese scelte determinanti. In ogni caso, il principio ha solo a che fare con la premessa ipotetica, mentre non dice nulla sulle conseguenze. Su queste ultime le indicazioni fornite sono molto più vaghe, e non si fatica a comprenderne la ragione: se le valutazioni degli uomini del passato possono essere fissate nei documenti, gli effetti possono essere solo supposti dallo storico in forma di congetture, che possono essere giudicate arbitrarie. A riguardo quasi tutti i promotori del metodo si sono limitati a raccomandare prudenza, circoscrivendo il campo d’indagine: «as the possible forks and bifurcations increase exponentially with the course of time, in-depth studies of causation are only manageable for short observational periods». Ciò ha portato Wenzlhuemer a concludere che, in fondo,

«counterfactual history has no clearly defined instruments or catalogue of methods»147.

Un altro studioso, Jeremy Black ne ha comunque sia rivendicato il merito nel sottolineare il ruolo «of the scholar as an interpreter»148, ciò che vale a qualche grado per tutti i giudizi storici ma che spesso viene negato da una posizione di pretesa oggettività.

144

Ivi, p.86. Corsivo dell’autore.

145

Sviluppato dallo stesso Niall Ferguson in un saggio di Virtual History, ma anche da Robert Cowley in What If? (1999). Cfr infra, capitolo VI.

146 R. Wenzlhuemer, “Counterfactual Thinking as a Scientific Method”, in HSR, op cit, pp.27-54 (p.40). 147

Ivi, p.48.

148

J. Black, What If. Counterfactuals and the Problem of History, Londra, Social Affairs Unit, 2008, p.189. Come tanti altri fautori, Black rammenta che «counterfactualism is a tool, capable of use in many contexts, rather than a position or school of thought» (p.2). Di fatto la fermezza di molti detrattori fa apparire anche gli avvocati del metodo piuttosto militanti, con sfumature diverse. D’altronde Black, come Ferguson, ha prodotto un numero elevato di testi storici non controfattuali.

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Probabilità e immaginario.

Il criterio indicato da Ferguson per la scelta della premessa/divergenza si trova facilmente nel brano di Erodoto. La scelta di schierare la flotta a Salamina è presa dagli ateniesi dietro l’istigazione di Temistocle. In realtà questi interpreta l’oracolo di Apollo, ma al netto della metafisica Erodoto fa chiaramente capire che si tratta di una lucida previsione, vale a dire un pronostico: Temistocle, infatti, aveva già in precedenza fatto costruire la flotta navale. Per contro, la premessa di Tito Livio non riflette una probabilità concreta neppure percepita, ma in epoca successiva a quella di Alessandro era divenuto comune compararne la figura con quella di consoli, dittatori e generali romani per stabilirne il valore; Livio si limita a calare questo confronto in uno scenario di guerra virtuale. In tempi più prossimi, l’ipotesi di Lorenzo Pignotti (già vagheggiata da Guicciardini) verte su un desiderio più che una possibilità o aspettativa, perché la morte di Lorenzo de Medici fu un fatto naturale. Tuttavia gli effetti immaginati sono stati condivisi da molti autori, come attesta anche Isaac D’Israeli citando la biografia del Magnifico scritta da William Roscoe. Asserendo che la sua morte fu causa decisiva delle invasioni dell’età moderna, Pignotti, Roscoe e gli altri non attribuirono responsabilità storiche, quanto semmai sancirono il ruolo di Lorenzo nel salvaguardare l’autonomia dell’Italia e l’equilibrio tra le signorie. Anche in diversi brani di If It Had

Happened Otherwise s’incontrano personalità “salvate” da morte prematura, da Byron

al Kaiser Federico III; che si tratti di uno spunto aleatorio è riconosciuto anche da John Collings Squire nell’introduzione al volume.

Della divergenza di Napoléon apocryphe, la vittoria di Napoleone in Russia, si è già detto che riflette una possibilità almeno teorica, dipendendo dalle strategie militari. Si può anche dire che probabilmente questa possibilità rientrava nelle attese di molti contemporanei, specie se filobonapartisti come il narratore. Gli storici hanno infatti osservato che l’attesa a Mosca di trattative mai concluse fu un errore strategico, ma che questo comportamento era in linea con la condotta tipica di Napoleone in guerra, abituato a ottenere la resa dopo poche travolgenti battaglie o assedi. La storia vera della campagna di Russia è infatti riassunta nel «roman coupable», e il narratore non manca di stigmatizzare quell’improbabile Napoleone temporeggiatore. Nel suo insieme, però, il racconto di Napoléon apocryphe si allontana sempre più dalla plausibilità iniziale, facendo escludere che lo scopo ultimo di Geoffroy fosse illustrare una concreta possibilità irrealizzatasi. Una plausibilità di specie diversa si trova nella divergenza di

Uchronie. E’ Renouvier stesso a segnalarne i rapporti con i fatti accaduti, rinviando i

lettori alla Historia Augusta per conoscere la figura di Avidio Cassio e il suo vero tentativo di usurpazione sotto Marco Aurelio. A questo episodio si ispira l’autore per creare una situazione esemplare, che fa di Cassio il simbolo dell’uomo virtuoso: il rapporto con la realtà sembra quindi un pretesto per creare un senso generico di possibilità, che d’altronde investe fatti non molto noti.

A ben vedere questi racconti, o piuttosto le loro divergenze dalla storia, si relazionano più con l’immaginario collettivo che con le fonti storiche e le possibilità che esse rivelano. Molti saggi controfattuali pongono ipotesi che vanno contro il sentire comune e il senso di inevitabilità creatosi intorno all’accaduto. Ma Louis Geoffroy, scrivendo

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non molti anni dopo la caduta di Napoleone, poteva appellarsi alle aspettative dei contemporanei sugli stessi eventi. Il racconto di Renouvier si colloca lontano nel tempo, ma i suoi personaggi – da Avidio Cassio a padre Antapire – hanno un’evidente qualità “attuale”, e il primo incarna una figura a metà strada tra il rivoluzionario e il riformatore di cui il pubblico francese del tardo Ottocento aveva numerosi esempi a disposizione. Il fatto che il “prototipo” storico fosse poco noto diviene quindi un vantaggio per Renouvier, perché non inficia la credibilità della controparte; d’altronde l’autore si preoccupa di radicare almeno formalmente la fantasia alla realtà, citando fonti su Avidio Cassio nonché i diari cui s’ispirano i gesti di Marco Aurelio. Il Napoleone di Geoffroy, divergenza a parte, si misura all’opposto su un massimo di notorietà pubblica, e l’identità tra prototipo e controparte poggia sulla riproduzione quanto più pedissequa della sua immagine, in particolare il suo modo di esprimersi.