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3.1 Palazzo Schifanoia, scrigno della simbologia borsiana

3.2.4 Monete e medaglie estens

Come si è già visto, la numismatica estense presenta un ricco catalogo di insegne ed emblemi. Oltre alle monete che vengono emesse a Ferrara – a Borso si deve la riapertura della zecca nel 1471 e l’emissione dello splendido ducato d’oro col suo ritratto – esistono anche alcune medaglie celebrative dei diversi membri della Casa d’Este, sul cui rovescio spesso sono incisi i simboli del potere. Per uno studio completo sulle medaglie estensi del Rinascimento, fondamentali sono i volumi di George Francis Hill e Graham Pollard, e prima ancora l’opera di Aloiss Heiss226 del 1883. Illuminante è anche l’intervento di Rodolfo Martini all’interno del catalogo dell’ultima mostra sulla scuola ferrarese: «la medaglia di età tardo-umanista – afferma quest’ultimo – presenta, forse per la prima volta in senso compiuto ed articolato, il

224 Fig. 55, p. 295.

225 Cosmè Tura e Francesco del Cossa (…), 2007, scheda n. 40, p. 254. 226 G.F.H

concetto di impresa, alieno in questa accezione e misura alla produzione monetaria, ove la effigie (d) – figura (r) si accompagna, intersecandosi, all’epigrafe (d) – leggenda (r), formando un complesso nodo interpretativo, in grado di evocare linee di condotta politica, scelte morali, avvenimenti sociali»227.

Se i primi esempi di questo genere sono legati alla figura di Leonello ed ai suoi emblemi – la lince bendata, il triplice volto, i canefori, l’ancora spezzata ed il leone con la vela spiegata sono visibili sul rovescio di quattro medaglie eseguite su disegni di Pisanello228 – è proprio con Borso che la medaglistica diviene sempre di più un mezzo per pubblicizzare le proprie virtù ed il proprio programma politico: non dimentichiamo, infatti, che tali manufatti venivano coniati a scopo celebrativo, o donati a importanti personaggi della scena contemporanea, sempre con intenti in certo modo pubblicitari rispetto alla famiglia estense e con un forte risvolto encomiastico nei confronti del’individuo ritratto. Jacopo Lixignolo, Petrecino da Firenze, Amadio da Milano ed Antonio Marescotti sono gli interpreti di questa declinazione della medaglistica rinascimentale come specchio della virtù del Duca.

Sul rovescio di una medaglia del 1460, il cui diritto rappresenta Borso di profilo con berretto e anagrifo, Jacopo Lixignolo rappresenta l’unicorno all’interno di un paesaggio montuoso: il sole splende nel cielo, e l’animale sta immergendo il corno in un ruscello, per purificarlo229. Un’esemplare di questo conio si trova a tutt’oggi nelle civiche collezioni dei Musei di Arte Antica di Ferrara, mentre la medaglia di Antonio Marescotti con l’unicorno sotto il dattararo, documentata tra il 1437 e il 1483, è conservata attualmente a Londra, presso il Department of Coins and Medals del British Museum230. A Petrecino da Firenze dobbiamo poi il conio rappresentante il fonte battesimale, interpretato invece dallo Heiss come una bussola analoga a quella

227

Cosmè Tura e Francesco del Cossa (…), 2007, p. 204. 228 Cap. 1, p. 16-17.

229 Fig. 56. p. 296. 230 Fig. 57, p. 296.

incisa nelle Imprese di Paolo Giovio231: secondo questo autore, sia il leocorno che la bussola starebbero a simboleggiare la prudenza umana, capace di superare gli ostacoli della vita.

Molto interessante è infine la medaglia di Amadio da Milano, nella quale ad un diritto rappresentante un giovane Borso senza berretto si contrappone un rovescio che mostra l’enigmatico “picchiotto”232: Giorgio Boccolari lo descrive come un «fiore aperto tra due lunghe foglie; sul fiore una sbarra quadrata intorno alla quale si avvolge un drago»233, mentre Graham Pollard parla di «una calendola» con «un battente con pomello a forma di stelo con testa di drago»234 appeso davanti al fiore.

Anche la monetazione del tempo riprende le “imprese” ducali. Il “quattrino” di epoca borsiana mostra, sul proprio rovescio, l’unicorno estense che immerge il corno nell’acqua e la scritta Ferarie . d . corniger235, mentre sul diritto porta l’aquila bicipite coronata, segno dell’avvenuta investitura dell’Estense a duca di Modena e Reggio da parte di Federico III.

Dell’età di Borso ricordiamo ancora l’abbeveratoio per colombi, coniato sul “quattrino”236. Giuseppe Boschini, nel 1841, aveva attribuito questa moneta al periodo di Niccolò III, identificando il soggetto del diritto in una cupola con cisterna, con le parole NE SICIANT, facendo riferimento ai pubblici pozzi costruiti o riparati in quegli anni per ovviare alla mancanza di fonti nel territorio ferrarese237; Luigi Bellesia invece, d’accordo col Boccolari, interpreta la scritta come NC SICI MH ET – forma contratta per nec sicitas mihi est – riconoscendo nell’abbeveratoio lo strumento grazie al quale Borso non farà mai patire la fame ai Ferraresi, né la sete alle campagne238.

231 Cap. 1, p. 21-22; fig. 11, p. 274. 232 Fig. 58, p. 296. 233 G.B OCCOLARI, 1987, p. 53. 234 G.P OLLARD, vol.I, 1984, p. 78. 235 L.BELLESIA, 2000, scheda n. 7, p. 86. 236 I BID., p. 89-90. 237 G.B OSCHINI, 1841, p. 7-8. 238 L.B ELLESIA, 2000, p. 91.

L’emblema dell’unicorno viene ripreso durante l’età di Ercole I, nel “grossetto” del 1477239: qui, il mitico animale è seduto sulle zampe posteriori e punta il corno verso il basso. A tale periodo, risale anche il “diamante d’argento”, decorato sul rovescio proprio con l’immagine dell’anello diamantato240. Infine, ricordiamo la già citata “masenetta” del 1477241, la cui parte anteriore rappresenta una macina da grano da cui escono fiamme, in tutto simile alla bacinella con le fiamme che Federica Toniolo interpreta come una sorta di forno da vetro e a cogliere il significato della quale mai nessuno studioso è finora arrivato242. In effetti, il nome “masenetta” - derivato appunto dalla macina per il grano con cui Ercole sarebbe intervenuto ad alleviare le sofferenze dei ferraresi, affamati per una improvvisa mancanza di farina conseguente alla grande gelata del gennaio di quell’anno – farebbe propendere per una identificazione della bacinella misteriosa con questo oggetto.

3.3 Insegne borsiane nei feudi del Ducato: gli affreschi nel Castello delle

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