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LE STRATEGIE DI DIVERSIFICAZIONE

2.4. LE MOTIVAZIONI DELLA DIVERSIFICAZIONE.

Le strategie di diversificazione si prefiggono tre obiettivi fondamentali: crescita, riduzione del rischio e aumento della profittabilità. Le motivazioni che possono spingere un’azienda a diversificare sono molteplici, alcune di ordine difensivo altre di ordine offensivo. Sono stati molti gli autori che si sono interessati a questo e possiamo

affermare che sono quattro le prospettive che spingono un’impresa a diversificare100:

Power market view: si può notare come una delle cause che ha portato

all’inversione di tendenza successiva alla seconda guerra mondiale è stato il cambiamento degli obiettivi dell’impresa. Finché i manager perseguono i propri interessi personali ci sono buone possibilità che privilegino la crescita a

100

Fonte: Montgomery (1994) “Corporate Diversification” in Journal of economic perspective, vol. 8. A queste prospettive è stata aggiunta la “risk view” in quanto dettata in molti lavori tra cui Grant.

Espansione locale Espansione globale Aree geografiche Integrazione a monte Integrazione a valle Vendita di competenze all’esterno

Step della filiera

Business Familiarità di marketing Servizio che diventa business Valorizzazione di tecnologie Canali Internet Distribuzione Canali indiretti Segmenti di clientela Nuovi segmenti Segmenti non ancora serviti Prodotti Servizio di supporto Prodotto complementare Prodotto di nuova generazione

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discapito della profittabilità. Anche Hill (1987)101 ha visto come un’impresa

diversificata prospera grazie ad un eccesso di potere e non ad una maggiore efficienza102. Se Edwards103 ritiene che l’impresa possa non raggiungere una massimizzazione dei profitti in ogni mercato in cui opera tramite tattiche che possono essere associate al monopolismo, altri ritengono che le imprese possono ottenere potere di mercato con politiche che vadano a ledere la concorrenza.

Sono queste le imprese che possono utilizzare il cosiddetto dumping 104andando

ad eliminare i concorrenti con prezzi predatori nonché le imprese che si incontrano su molti mercati possono abbassare la guardia e aumentare la cooperazione per cercare di evitare l’ingresso in quel mercato di altri concorrenti che potrebbero divenire insidiosi.

Risk view: la scelta della diversificazione per andare a ridurre il rischio totale di

impresa ricorre in letteratura sin da quando si è iniziato a discuterne. Edith Penrose105, infatti, riteneva che la diversificazione fosse uno strumento molto importante per andare a diversificare il proprio portafoglio prodotti quando un’impresa si trovava davanti a fluttuazioni particolari della domanda di mercato, in quanto questo permetteva loro di stabilizzare la loro performaces totale. Per capire al meglio la riduzione del rischio correlata alla diversificazione, dovremo spiegare meglio cosa sia la diversificazione

conglomerale, in quanto entrambe sono tra loro collegate. Grant (1994)106 ha

spiegato come tale diversificazione si ottiene quando l’impresa estende il proprio controllo su numerosi business indipendenti il cui flusso di cassa non viene influenzato da una gestione comune. Se i flussi di cassa non sono

101 Hill C. W. E Hoskisson E. (1987), “Strategy and structure in the multiproduct firm”, Academy of

management review 12, pp. 331-334

102

Marris R. (1964) in “The economic theory of managerial capitalism”, Macmilan ritiene che << la predilezione dei manager nei confronti della crescita dimensionale spinga le imprese ad investire più di quanto sia consigliato dalla massimizzazione del profitto, causando una dimensione del rapporti di valutazione tale da rendere le imprese vulnerabili al rischio di acquisizione>>.

103 O ancora Edwards (1995) scrisse << un’impresa che produce molti prodotti e opera su molti mercati

non ha bisogno di guardare alla massimizzazione dei profitti i tutti i mercati in cui opera come la schema tradizionale richiederebbe … essa può possedere potere in un particolare mercato non solo in virtù dell’importanza che ricopre nell’organizzazione di quel mercato ma anche in virtù dell’ampiezza e della tipologia delle sue attività in qualche altro mercato … >>.

104

Con dumping (termine di lingua inglese) si indica, nell'ambito del diritto (ma il concetto deriva dalla dottrina economica), una procedura di vendita di un bene o di un servizio su di un mercato estero (mercato di importazione) ad un prezzo inferiore rispetto quello di vendita (o, addirittura, a quello di produzione) del medesimo prodotto sul mercato di origine (mercato di esportazione). (wikipedia)

105

Penrose E. (2009), Op. Cit.

58 perfettamente correlati, la diversificazione riduce la varianza del flusso di cassa combinato. Poiché gli azionisti sono tendenzialmente avversi al rischio, la ripartizione del rischio generata dalla diversificazione non dovrebbe essere in contrasto con i loro interessi. Ma questo non tiene conto di un fattore fondamentale: cioè che gli investitori possono diversificare il loro portafoglio prodotti per ottenere una ripartizione del rischio; questo non solo assicura una diversificazione maggiore di quella ottenibile da qualsiasi altra impresa, ma presenta anche costi inferiori. Gli azionisti incorrono in costi di transazione minori diversificando il loro portafoglio prodotti rispetto a quelli affrontati dalle imprese nelle operazioni di acquisizione, gravati non solo dai costi legati al credito bancario, ma anche dal premium di acquisizione necessario, molto spesso, per il buon successo dell’operazione. Quindi l’impresa diversificata non svolge alcun ruolo economico nel diversificare i rischi per gli azionisti come confermato da numerosi studi empirici. Dall’altra parte è anche vero che gli azionisti non sono i soli con cui l’impresa entra in contatto e dovremmo quindi prendere in esame anche i benefici della ripartizione per gli altri stakeholder. Per quanto riguarda i lavoratori, se la ciclicità dei profitti è accompagnata dalla ciclicità delle assunzioni e i lavoratori possono agevolmente essere riconvertiti da un’attività ad un’altra dell’impresa, questi possono beneficiare della

diversificazione per attenuare le fluttuazioni della produzione107. Ma i maggiori

sostenitori della diversificazione sembrano essere i manager, in quanto la loro avversione al rischio è motivata dal desiderio di salvaguardare la loro autonomia e la loro occupazione. Dipendenti, fornitori e clienti avversi al rischio potrebbero desiderare una diminuzione del rischio totale di impresa, questo va sicuramente a implicare che se il costo di riduzione del rischio è minore del beneficio che ne traggono gli stakeholder, il valore totale dell’azienda non diminuirà necessariamente.

Agency view: la propensione dei manager a perseguire i propri obiettivi

personali a discapito di quelli dei reali proprietari dell’impresa è uno degli aspetti dei problemi di agenzia: il problema che deve affrontare il principale (in questo caso i possessori dell’impresa) per assicurarsi che l’agente (il top management) curi i suoi interessi. La possibilità di perseguire obiettivi diversi

59 dalla profittabilità è limitata a due fattori. Il primo riguarda la possibilità che l’impresa ottenga nel lungo periodo un ritorno sul capitale superiore al costo

dello stesso, pena la cessazione dell’attività108. Il secondo riguarda il fatto che i

manager possino sacrificare la profittabilità in favore di altri obiettivi correndo il rischio di essere estromessi dall’impresa in seguito alla riorganizzazione promossa dagli azionisti o causata dall’acquisizione da parte di terzi. Questo spiega perché le imprese dismettono le loro attività diversificate quando vengono minacciate da un’offerta di acquisizione o da una diminuzione della profittabilità tale da attirare eventuali predatori. C. Montgomery (1994) va ad individuare almeno due ragioni per cui i manager perseguono un’espansione eccessiva109: la prima risiede nel fatto che tramite la diversificazione questi aumentino la domanda per le proprie competenze manageriali e la seconda risiede nel fatto che gli azionisti possano efficientemente diversificare il loro rischio di portafoglio, mentre i manager non possono diversificare il loro rischio impiego. Quindi essi potrebbero andare a diminuire il rischio delle attività dell’impresa in modo da aumentare la stabilità del loro impiego. Gli effetti di un comportamento simile sono tutti riconducibili ai costi di agenzia. In conclusione, sempre per la Montgomery, la agency view ci da un’importante spiegazione del perché le imprese potrebbero eccedere in diversificazione.

Resource based view: questo approccio introduce importanti differenze e parte

dal riconoscere l’eterogeneità delle imprese e ci fa capire come l’impresa vada osservata in un’ottica di crescita e di evoluzione e non di ricerca di equilibrio: tale prospettiva porta avanti la convinzione che l’impresa, in cerca di profitti, diversifica, in presenza di eccesso di fattori produttivi, in particolare le risorse (Montgomery C. 1994). Tale autrice continua affermando che il mancato raggiungimento di una posizione di equilibrio in cui l’impresa non domanda più diversificazione, è riconducile a tre problematiche: la prima l’indivisibilità delle risorse (esse sono disponibili in quantità discrete ed è possibile che un loro utilizzo in più business ne garantisca un loro totale utilizzo); la seconda riguarda la diversa possibilità di impiego di una risorsa in diverse circostanze; il terzo riguarda la possibilità che all’interno dell’impresa vengano sempre generate nuove risorse. La teoria va quindi a suggerire che le caratteristiche che rendono

108

Montgomery (1994), Op. Cit. vol. 8

60 le risorse difficili da trasferire tra le imprese le rendono, al tempo stesso, difficili da imitare, e possono, quindi, essere fonte di un vantaggio competitivo nel mercato in cui vengono impiegate. Il fattore importante di questo tipo di ricerca risiede nel riconoscimento della diversità delle imprese e che ognuna di queste ha un diverso livello di diversificazione110.

Concludendo non possiamo affermare che vi sia un punto di vista migliore dell’altro, in quanto ognuno di questi ci dà una visione parziale delle motivazioni che possono indurre un’impresa a diversificare. Non possiamo infatti negare che gli obiettivi personali dei manager giochino un ruolo importante nelle scelte strategiche o che alle imprese non piaccia aumentare il proprio potere di mercato e che questo possa andare a discapito dei consumatori; ma possiamo sicuramente affermare come l’approccio

resource based dia un contributo importante in quanto è l’unico che individua una forte

correlazione tra diversificazione ed il vantaggio competitivo e che si interroga su come sia possibile creare valore all’interno di una strategia di crescita.