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muovano poco o niente, e il grasso s' accumulerà nei loro tessuti

Nel documento NORTHEASTERN UNIVERSITY LIBRARY (pagine 95-98)

.

È

indubitato

dunque

che

un

animale è

un

vero appa-ratodi combustione, in cui

sempre

si brucia il carbonio,

da

cui

sempre

sisvolge acido carbonico.

Un

tale apparato colorificoè stato costituito in

maniera da

conservare

un

ec-cessodicalore,che

doveva

essere necesseriamente costante, o

poco

variabile,sullatemperaturadel

mezzo

anìbiente.

Que-sto eccesso varia

secondo

larapidità della combustione del-l'apparalocalorificoanimalee secondolatemperatura costan-tedel

mezzo ambiente

in cui vive.

Vn grammo

diferrochesi

ossidaall'aria e

un grammo

diferro che brucia nell' ossige-ne,svolgono di certo lastessa quantità di calore,

ma uno

si ossida,forsein

un

secondo

mentre

l'altrov'impiega molteore.

Da

ciòladifferenzadelcalore

immensamente

più!grande cheil

primo

mostra sul!'altro. l

na massa

di

mosto

conveniente-92

mente

ammuccliìatosiscalda

grandemente

nel siio fermen-tare, un'altra simile, ridotta

ad uno

strato sottile,svolge la slessa quantità di calore, che però

non

si rende sensi-bile ptr la maggior dispersione.

È

così che va intesa la differenzafraglianimali a sangue caldo, eglianimali a san-gue freddo

.

Non può dunque

cader dubbio sulla sorgente generale del calore animale . Questa si trova nelle azioni chimiche della respirazione operate neicapillari, della

trasformazio-ne

dei tessuti e principalmente nella combinazione delPos-sigene col carbonio.

Non ho

volutoe

non

voglio

neppure

accennarvile altre ipotesi

immaginate

sulle sorgenti del calore animale. Per-chè tagliando i nervi pneumo-gastrici o lamidolla spinale, si

vedeva

abbassare

un termometro immerso

neitessuti

d'un

animale, si diceva che 1' tnnervaztone era la diretta ca-gione del calore animale,

ma

intanto

non

si rilletteva che per questo taglio dei nervi e della midolla spinale la re-spirazione, la circolazione sanguigna venivano

meno.

Piuttosto che nella discussione di tali ipotesi, sarà

me-glio d'entrare in maggiori particolarità sulle azioni

chi-miche

che

abbiamo

considerate

come

unica sorgente del calore animale .

I Fisici

hanno

voluto mettere a provalaverità di questa ipotesi .

Un

animale esala in

un

certo

tempo una

certa

quan-tità d'acido carbonico e di acqua, e svolgenello stesso tem-po

una

dataquantità di calore che

può

misurarsidalla

quan-tità d'acqua che è capace di riscaldarein quel datotempo.

Se l'acido carbonico e l'

acqua

che l'animale esala, sono il

prodotto delia combustione del carbonio e delTidrogene,

ilcalore svolto dell'animale,

hanno

detto i Fisici,

deve

es-sere uguale a quello che quelle stesse quantitàdicarbonio e d'idrogene svilupperebbero bruciando air aria.

Partendo dalli' determiiiazioni faJte con

un

calorimetro circondato

d'acqua

fredda, in cui l'animale era tenuto,

no-93 laudo il liscaldaineiito dell'acqua, e

misurando

uellu slos-so

tempo

l'ossigene

consumato

dall' animale o i suoi pro-dotti, acido carbonico e actjua, l)uIon;j; e poscia Desprelz

hanno

lro\ato che sopra

100

parti dicaloreprodottedall' a-nimale e raccolte dal calorimetro, sole

80

o

90

erano rappresentate dallacombustione del carbonioe delP idroge-ne, dedotta dall'acidocarbonicoedall'acqua emessidall' a-uiniale.

Se si rillette che la temperatura dell'animale nel calo-rimetro è

sempre

più alta diquella dell'

acqua

che lo cir-conda, e che quindi V animale si raffredda durante

V

espe-rimento, si trova in questo raffreddamento

una

spiega-zione plausibile dell'eccesso trovato.

E

in fatti le

numero-se sperienzediDespretz

hanno

mostrato, che glieccessi del calore raccolto dal calorimetro, su quello dovuto alla

com-bustione respiratoria, sonotanto più grandi quanto più

l'ani-male

ègiovane,equanto più è elevatala sua temperatura.

Sisad'altrapartedalle bellesperienzedi

Edwards

chegli ani-mali giovani si raffreddano molto più presto degli adulti

.

;N'onv"ha

dunque

ragionedi cercare altre sorgenti di ca-lore animale, oltre le azioni chimiche della respirazione e della nutrizione5 se

non

che credo si abbia torto nel voler applicare esattamente i risultati delle sperienze delle

com^

bustioui ordinarie fatte in

un

calorimetro, a quelli delle combustioni che possono accadere in

un

animale, e a

non

voler

ammettere come

sorgente del calore animale, che

una

sola delle molte azioni chimiche che si operano nel seno dell'animale stesso .

E

di fatti l'acido carbonico di cui si carica il sangue venoso, il quale è sicuramente

un

prodotto della combina-zione dell'ossigene atmosferico col carboniodegli elementi organici dei varii tessuti che si trasformano,

non può

es-ser prodotto

da

carbonio esistente in questi tessutiallo sta-lo libero,

ma

bensì in combinazioni che siamo lontani dal conoscere pienamente.

Ora

è provalo dalle sperienze

94

di Diilon;? che

im

corpo combinato ad

un

altro

non

svolge nel bruciare o nel combinarsi all' ossigeno, la stessa

quan-tità dicaloricoche svolge essendo preso allostato libero. 11

calore che svolgono il gas idrogene bicarbonato, il gas des marais^

T

essenza di trementina, bruciando nell' ossigene,

formando acqua

e acido carbonico,

non

uguaglia la

somma

del calore che svolgerebbero i volumi dei gas

compo-nenti, bruciando separatamente,

ma

è generalmente molto

minore

.

Le

sperienze di Hess e di

Andrews

le quali pro-verebbero svolgersi

sempre

in

una

data combinazione,

una

quantità assoluta di calore,

qualunque

sia lo stato dei

due

corpi che si

combinano

, sono tuttora assai poco estese

,

e iln qui si riferiscono alle successive combinazioni

d'uno

stesso corpo,

come

sarebbe il caso delF acido solforico il

quale si

combina

con diversi atomi d'

acqua

.

Volendoci limitare allasolaazione chimicadel carbonioe dell'idrogene coli'ossigene per spiegare la produzione del calore animale, sarà difficile interpetrare i risultati ai quali songiuntiinquesti ultimitempi AndraieGavarret, studiando

r

esalazione dell'acidocarboniconell'atto della respirazione dell'

uomo

, Stando alle esperienze molto estese, e secondo ogni apparenza esatte, di questi

due

distinti Fisiologi, la quantità d' acido carbonico che viene esalato nella respira-zione è

estremamente

varia a seconda del sesso, dell'età e d'alcuni stati fisiologici .

La

differenza è

compresa

tra

i

numeri

5, e 14,4,

esprimendo

coi

medesimi

le quan-tità, prese in

grammi,

di carbonio che entrano a formare

r

acido carbonicoespiratonello spazio d'un ora. 11

primo

di quei

numeri

è stato trovato in

un

fanciullo di

8

anni, e

1'altro in

un

giovane di

26

anni . Notate che la tempera-turaessendo piìi elevata nei

bambini

chenegli adulti,

Nel documento NORTHEASTERN UNIVERSITY LIBRARY (pagine 95-98)

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