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Nundinario diacono Nundinario compare in quasi tutte le lettere dell'Appendice ed è

Edwards 13 Constantina C 14 lucerna et capitulata edd 17 acetabulum Baluze : acetrum Deutsch

3 falsa esse epistola C 4 duoviratu C 7 professione Ziwsa : professio C : ex professione Aug.,

1.5 Nundinario diacono Nundinario compare in quasi tutte le lettere dell'Appendice ed è

probabilmente colui che le ha divulgate in Africa. Egli era stato diacono di Silvano e viene citato come autore di testi scritti (a noi non giunti) in Opt. I, 14.1. Il suo nome compare anche

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in Agostino: in ep. Cath. 46 (= ad Catholicos de secta Donatistarum) è ricordato come diacono che, appartenuto un tempo alla chiesa donatista, aveva poi svelato di fronte a Zenofilo le trame di Lucilla; in Cresc. III, 29. 33, ove si cita Gesta p. 3.4, è definito exceptor (et legit Nundinius [scil.: Nundinarius] exceptor), mentre il nostro manoscritto distingue Nundinario dall'exceptor quali persone diverse (Gesta p. 3.4: et dedit Nundinarius et exceptor recitavit [scil.: acta]). 1.5 vir clarissimus consularis. Vir clarissimus (abbreviato v. c.) è titolatura ufficiale per indicare un uomo di rango senatorio introdotta dai tempi di Costantino, che aveva ampliato il numero di senatori. Consularis indica che Zenofilo era stato inviato in Numidia come governatore (la Numidia era provincia imperiale, mentre l'Africa proconsolare era provincia del popolo e del senato romano): in precedenza aveva ricoperto altri incarichi, in Sicilia, Acaia e Asia (sulla carriera di Zenofilo si veda BARNES 1982, pp. 106-7). Si poteva essere designati consulares (propriamente: "ex consoli") a capo di una provincia anche senza aver precedentemente ricoperto la magistratura consolare. Sul manoscritto il compendio viene erroneamente sciolto in vicarius consul (altrove victor consul), mentre Agostino omette l'epiteto v. c. e riporta solo la carica di consularis: può darsi che l'abbreviazione v. c. fosse andata perduta o che semplicemente Agostino non si sia curato di riportarla. La titolatura dei funzionari era rigidamente stabilita e articolata in quattro appellativi: illustres erano i funzionari più elevati, seguiti da spectabiles, clarissimi e infine perfectissimi. Questa materia è minuziosamente esposta nella Noticia dignitatum utriusque imperii a noi giunta in una redazione del V sec. (ed. SEECK 1876). Quis vocaris ... La domanda quis vocaris (con cui si chiede l'identità), come le successive cuius conditionis est (con cui si chiede l'occupazione) e cuius dignitatis es (con cui si chiede il ceto sociale, l'ordine di appartenenza), ricorrono identiche nel resto del verbale per ogni nuovo teste che viene introdotto (tranne la terza, che compare solo qui): si tratterà dunque di formule giuridiche standardizzate. Sulla ripetitività di tali domande si veda l'Introduzione, pp. XLVII-XLVIII. 1.7 grammaticus. Il grammaticus si occupava del primo livello dell'istruzione, consistente nell'insegnamento della lingua latina attraverso la lettura e il commento dei poeti e comprendente talvolta anche i primi esercizi di avviamento all'istruzione retorica, di cui si sarebbe occupato l'insegnante di livello superiore (il rhetor). 1.8-9 Patre decurione Constantiniensium ... militaverat. I decuriones erano magistrati locali, ma tale ufficio non comportava un alto livello socio-culturale; anzi, trattandosi di un incarico oneroso, esso era spesso avvertito come un peso dai meno abbienti. Constantina è il nome con cui l'imperatore Costantino aveva ribattezzato la città di Cirta. Abbiamo qui un uso dei tempi verbali diverso dalla norma classica: in luogo di un perfetto, Vittore usa il cosiddetto "piuccheperfetto slittato": in comitatu militaverat (= militavit).

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Questo tipo di slittamento non è infrequente nel latino tardoantico: se ne è occupato Löfsted commentando la Peregrinatio Aetheriae (LÖFSTED 2007, pp. 172-176). Secondo lo studioso, che nota come tali forme ricorrano quasi sempre in frasi relative (almeno in età arcaica e nei rari casi d'età classica, per poi diffondersi più ampiamente nel latino tardoantico), il piuccheperfetto ha in generale la funzione di collocare un evento in secondo piano e di veicolare informazioni collaterali o accessorie: questa spiegazione potrebbe applicarsi anche al nostro caso, essendo la professione del nonno in secondo piano (anche dal punto di vista cronologico) rispetto a quella del padre e alla propria. Il fenomeno è già noto al latino arcaico, per es. Plaut., Capt. 17 (ut dixerant ante) e numerose frasi relative con dixeram (del tipo ... aliquid, quod dixeram). La risposta di Vittore costituisce inoltre un esempio di paratassi asindetica, tipica della lingua parlata, così come una caratteristica del parlato potrebbe essere la forte tendenza alla concentrazione espressiva attraverso l'omissione di verbi o locuzioni date per scontate: Hoogterp fa notare infatti come si possa rendere più fluida la frase introducendovi una proposizione relativa e un verbo che regga i primi due ablativi (interpretabili come ablativi di qualità o come ablativi assoluti) e ricostruendo così una risposta del tipo a patre decurione, ab avo milite, qui in comitatu militaverat, originem duco (HOOGTERP 1940, p. 77). Il comitatus, istituzione militare potenziata da Costantino per garantire un controllo più efficace delle frontiere, risaliva alla distinzione (introdotta da Gallieno) tra milites limitanei o riparienses/ripenses, suddivisi in reparti al comando di duces o comites, e milites comitantes, alle dirette dipendenze dell'imperatore per essere rapidamente dislocati nei punti dove si richiedeva un intervento. Per motivi di età, è probabile che il nonno di Vittore avesse prestato servizio nel comitatus precostantiniano. 1.9 de sanguine Mauro. Vittore si dichiara di stirpe indigena (mauritana). Secondo FREMD 1952, pp. 49-58 il movimento donatista aveva raccolto un forte sostegno dalla popolazione autoctona, ostile alla politica di romanizzazione messa in atto da Diocleziano. 1.10 Memor fidei et honestatis

tuae. Formula per rivolgersi a un convenuto. Ad un funzionario invece (per es. un tribunus) ci

si può rivolgere con sinceritas o integritas (cfr. e. g. Gesta coll. Carth. I, 14.7; 22.2). 1.11

originem. FERRI 2012-13 nota che Vittore non si limita, come di norma, a riprendere nella

risposta una parte della domanda, ma ne muta significativamente un termine: la causa (p. 1.10) dello scisma diventa infatti una più generica origo. È evidente che Zenofilo, con la sua domanda precisa, voleva apprendere nomi e circostanze concrete, mentre la risposta di Vittore tende a spostare la responsabilità della divisione su un agente non definito (designa, quae causa fuerit dissensionis inter christianos ... Ego dissensionis originem nescio). Mentre Zenofilo indaga la causa come movente ed evento storico all'interno di un'inchiesta

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giudiziaria, Vittore sposta la questione sul piano della controversia ecclesiologica: origo è infatti termine pregnante della polemica antidonatista, con cui si indicavano le basi dell'istituzione ecclesiastica, di cui la nuova chiesa donatista era ritenuta priva. Ottato stesso si serve del termine per indicare l'origine dello scisma, da intendersi non tanto come il suo inizio storico, quanto piuttosto come la fonte da cui si generano i successivi sviluppi: così la sedia episcopale di Maggiorino non ha per Ottato un'origo, perché non esiste prima di Maggiorino stesso (Opt. I, 10.5: Nec Caecilianus recessit a cathedra Petri vel Cypriani sed Maiorinus cuius tu cathedram sedes, quae ante ipsum Maiorinum originem non habet), e la chiesa donatista gli appare come un fiume senza sorgente o come un ramo tagliato da un albero (Opt. II, 9.2: Non enim potest origo esse rivus qui parvus est et non de se nascitur, aut arbor a ramo concidi). Vittore sembra far riferimento a dispute ecclesiologiche di questo genere, dal momento che giustifica la propria impossibilità a rivelare l'origo dissensionis appellandosi all'unità della chiesa cattolica discesa dalla cattedra di Pietro, la sola per cui ha senso parlare di un'origo. Non era certo questo che voleva sapere Zenofilo, sicuramente più interessato alla causa scatenante del conflitto presente. Sull'importanza del concetto di unità come comune origine da una ben precisa tradizione e successione si veda ENO 1993, in particolare pp. 161- 164 su Ottato. L'evasività è tipica del modo di esprimersi dei testimoni (specialmente di condizione non elevata) sottoposti a interrogatorio (si veda FERRI 2012-13, p. 95). Ne troveremo altri esempi nel nostro documento, ma già in Cicerone si leggono testimonianze significative (si veda Introduzione, p. LXII n. 177). Vedremo volta per volta quali saranno le strategie persuasive e/o intimidatorie messe in atto da Zenofilo per estorcere la confessione a Vittore, che per ora cerca di argomentare in modo convincente la sua impossibilità di conoscere l'origine dello scisma. Vittore afferma che la sua chiesa, nonostante questi contrasti, era rimasta sempre unita: infatti, Silvano, che era passato dalla parte dei donatisti appoggiando l'elezione di Maggiorino, sembra non aver incontrato nella diocesi di Cirta un'efficace opposizione da parte dei cattolici (come si desume dall'Appendice 10 e da Aug., Ep. 53); pertanto, un membro della sua chiesa poteva non avere percezione dello scisma. Nel seguito, Vittore riferisce in modo piuttosto vago i fatti di Catagine del 312: la contestazione della nomina di Ceciliano da parte di Secondo di Tigisi, e l'elezione di Maggiorino. Sull'attività losca di Secondo di Tigisi si veda Ott. I, 19 e Agostino Ep. 46.6 ss. e Brev. III, 29- 30). 1.11-12. unus sum de populo christianorum. Unus mantiene qui il suo valore di isolamento (HOFMANN 1985, p. 242), che Vittore sfrutta per minimizzare la propria posizione all'interno della comunità cristiana e così giustificare la sua ignoranza dell'origine dello scisma ("sono solo uno dei cristiani", "non sono che uno dei tanti"). Cfr. infra, p. 1.15-

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16: unam ecclesiam. 1.12-16 Secundus episcopus ... omnino. Il soggetto anteposto rispetto